I racconti del colonialismo

Radici

Shaka Zulu

Cuore di tenebra

Il crollo

L'arco dei traditori

Il mio nome è Rigoberta Menchù

La morte di Artemio Cruz

L'odore dell'India

Passaggio in India

La grande proletaria si è mossa

Lord Jim

Colpo di luna

 

 

I personaggi

Stanley

Gordon

Livingstone

Colombo

 

 

 

La morte di Artemio Cruz

 

Gli ultimi istanti di Artemio Cruz, di un uomo potente, forte, sicuro di sé, vincitore e nello stesso tempo vinto dalla vita, dall’odio e dal rancore di chi ha ferito. Attento, negli ultimi momenti, ad osservare ogni parte del suo corpo in disfacimento, quel corpo forte, che sentiva quasi immortale, sopravissuto  a uomini ben più giovani, coglie il senso della vita e della morte, ripercorrendo a ritroso nel tempo il suo passato. Per tutta la durata di questo viaggio lo scenario non cambia, ambientato durante le guerre di Pancho Villa e Zapata, si attiene con estrema fedeltà, nonostante sia un romanzo storico, agli eventi del Messico. 

Questo libro non tratta direttamente della colonizzazione spagnola e portoghese nel Sud America, ma mostra i disastrosi effetti che ne derivarono: uno degli aspetti più visibili è il cambiamento della mentalità dei nativi americani, chiamati più comunemente Indios. Essi combatterono per molti anni con lo scopo di non mescolarsi o cadere alle dipendenze dell’ “uomo bianco” ma furono successivamente costretti a desistere. Infatti sin dalle prime pagine si leggono di contratti, accordi o semplicemente incontri fra queste due razze, l’una portatrice del progresso a discapito dell’altra che è costretta con la forza ad accertare tutto ciò che le viene imposto. 

Negli episodi di guerra, inoltre, le divise sono indossati da uomini dal diverso colore di pelle, per lo più mercenari o galeotti che decidono per quale schieramento combattere a seconda della paga. L’epoca dei grandi Conquistadores è ormai tramontata e le questioni si risolvono ora con atti di guerriglia o rappresaglia, poco utili e molto dannosi specialmente per coloro che, come donne e bambini non rientrano affatto negli affari politici. Ma la politica non è il solo settore che non dispone più di basi solide; le questioni sociali sfuggono a una giustizia che, totalmente assente, non trova un organo ove risiedere, in mezzo a uomini corrotti e deviati a pensare che l’unico espediente per risolvere le diatribe sia la giustizia personale. 

In somma “La morte di Artemio Cruz” riprende i classici aspetti del vecchio West e a quest’epoca paragona un uomo: Artemio. Egli rappresenta tutti coloro che, inseriti in un sistema, vi obbediscono con fedeltà senza mai chiedersi se ciò che fanno sia giusto o sbagliato. Questi uomini trascorrono la vita in modo passivo, non sono altro che marionette al servizio di una mente superiore che pianifica costantemente progetti di conquista. Cruz si accorge di questo solo in punto di morte e, nel poco tempo a lui rimasto, cerca di riflettere da uomo libero. Il potere, la forza, la conquista di cose e di persone, l’orgoglio di saper dominare tutto e tutti, lasciano il posto a domande alle quali però non c’è più il tempo di rispondere. Guardando il proprio corpo che, quasi sotto i sui occhi si va decomponevo, Artemio improvvisamente sente l’inutilità di tutta una vita, la solitudine che lui stesso si è creato, ma non può e forse nemmeno vuole, recuperare quello che per tutta una vita ha cercato. “Sono un sopravissuto”, viene spesso ripetuto nel romanzo, sopravissuto alle morti, e dolori, alle tragedie collettive e individuali, e per questo, forse, gli sembra così strana questa morte che si avvicina e non può dominare.

Breve biografia dei due uomini più gettonati nel libro:

Zapata: Fu un rivoluzionario e uomo politico messicano, nato a San Miguel nel 1883 e morto a Chinamela nel 1919. Egli partecipò alla rivoluzione di Francisco Madero con lo scopo di rovesciare il presidente Porfirio Diaz. Successivamente si mise a capo di un’insurrezione contro lo stesso Madero, ritenendo che il nuovo leader messicano non avesse tenuto fede alle promesse di riforma agraria. Nel 1914 marciò su Città del Messico assieme ad un altro rivoluzionario: Pancho Villa. Grazie alla sua ferma richiesta di restituzione della terra agli Indios, Zapata godette di un appoggio incondizionato da parte di queste popolazioni, con le quali formò uno degli eserciti più agguerriti della rivoluzione messicana. Fu però sconfitto da Alvaro Obregon e si ritirò a Tlaztizapàn, dove istituì una rete di servizi pubblici e scuole indipendenti dal governo centrale. Morì assassinato in un’imboscata il 10 Aprile 1919.

Pancho Villa: Doroteo Arango è il suo vero nome e nacque a San Juan del Rio nel 1877. Prende parte alla rivoluzione del 1910 contro la trentennale dittatura di Diaz, organizzando la guerriglia nello stato del Chihuahua e contribuendo alla vittoria del liberal-progressista Francisco Madero. Dopo il colpo di stato del generale reazionario Huerta e l’assassinio di Madero si unì ai costituzionalisti di V. Carranza, per mettere fine al governo reazionario. Venuti in contrasto con lo stesso Carranza, appoggiò insieme al rivoluzionario Zapata il progetto di una grande riforma agraria, fino a conquistare tutta la regione del Nord del Messico. Subì poi una sconfitta da parte del comandante Obregon nel 1915 e successivamente anche ad opera del costituzionalista Calles. Attaccato dai nord americani riuscì tuttavia a sottrarsi alla spedizione del generale Pershing. In seguito depose le armi sotto il governo di Adolfo de la Huerta e si ritirò in una fattoria a Durango. Morì assassinato il 20 Luglio 1923 a Parral.

(Chiara Cappucci e Giammarco Tosi)