I racconti del colonialismo

Radici

Shaka Zulu

Cuore di tenebra

Il crollo

L'arco dei traditori

Il mio nome è Rigoberta Menchù

La morte di Artemio Cruz

L'odore dell'India

Passaggio in India

La grande proletaria si è mossa

Lord Jim

Colpo di luna

 

 

I personaggi

Stanley

Gordon

Livingstone

Colombo

 

 

 

L’ODORE DELL’INDIA, Pier Paolo Pasolini

 

Questo libro raccoglie le impressioni dell’autore riguardo ad un viaggio compiuto in India nel 1961 insieme a Moravia e a Elsa Morante. Questo percorso ha lasciato un segno indelebile nella vita del poeta a causa dell’incontro con gente e costumi tanto diversi e remoti dalla cultura occidentale. Pasolini osserva che l’India di per sé è un Paese povero, rimasto tale anche dopo la fine della colonizzazione inglese, dove il novanta per cento circa della popolazione vive nella miseria più totale, mentre soltanto una ridotta minoranza dispone della maggior parte delle ricchezze. 

Per quanto riguarda la prima categoria, gli indiani si possono dividere ulteriormente secondo il loro modo di vestire: alcuni sono vestiti quasi all’europea, con dei calzoni bianchi larghi alla caviglia e una camiciola bianca; altri, e sono di più, vestiti con una specie di lenzuolo fra le gambe, pieno di nodi sulla pancia coi polpacci scoperti e sopra o una camicia o una giacca europea, in testa uno straccio arrotolato; altri ancora sono vestiti con dei lunghi calzoni bianchi di forma araba, sopra una tunica trasparente; atri indossano un paio di shorts larghissimi e una camicia sventolante. Le donne sono tutte col sari colorato di vecchia raffinatezza artigiana.

Lo scrittore si rende conto che all’interno della città vige un enorme senso di miseria. Le case, cadenti, hanno davanti un piccolo portico e sono fabbricate con il fango e lo sterco. Lungo i marciapiedi sono distesi a terra, contro le colonne, contro i muri, contro gli stipiti delle porte; i cittadini più poveri, avviliti completamente nella sporcizia, accoccolati con le ginocchia all’altezza del viso e le braccia penzolanti appoggiate sopra le gambe, mangiando il pudding e il resto delle cene dei ricchi.

Secondo l’autore del libro fra le abitudini religiose Indù vi sono numerosi riti sacri compiuti sulle spiagge da famiglie allargate. Prendiamo come esempio uno fra quelli citati nel libro: qualche bambino faceva volare il proprio aquilone quadrato, una donna cieca cantava mentre due bambini seri suonavano testardi degli strumenti assordanti, simili a nacchere. Due delle donne più anziane portavano due vassoi di bronzo o di legno, pieni di frutta, verdura cotta, riso e mazzetti di fiori. Le donne deposero sulla sabbia i vassoi e i bambini cominciarono a danzare attorno; un uomo prese un frutto, fece cerchi sulle teste dei presenti, si avvicinò al mare e si inoltrò diventando una specie di ombra magica i cui gesti non si distinguevano.

Nella religione Indù però ognuno ha un suo culto Visnu Siva o Calì e ne segue fedelmente i riti, ma un gesto fondamentale le accomuna:il linguaggio degli sguardi.

Durante il viaggio Pasolini nota anche che gli effetti della colonizzazione su questo popolo sono diversi ma non tutti hanno portato le conseguenze sperate.Alcuni di questi cambiamenti sono: i giardini ornati di fiori importati, come la buganville, e le case di gusto inglese; i porti internazionali per l’importazione e l’esportazione; l’uso di macchine come la Fiat e di grandi ventilatori; la comparsa di sigarette nel mercato indiano; l’importazione del teatro e della musica europea; missionari che si dedicano ogni giorno ad aiutare la popolazione più povera e infine la nascita di edifici adibiti a scuole e di caserme dove viene insegnata la lingua inglese.

(Ilaria Dall’Olmo, Silvia Lambertini, VB)