I racconti del colonialismo

Radici

Shaka Zulu

Cuore di tenebra

Il crollo

L'arco dei traditori

Il mio nome è Rigoberta Menchù

La morte di Artemio Cruz

L'odore dell'India

Passaggio in India

La grande proletaria si è mossa

Lord Jim

Colpo di luna

 

 

I personaggi

Stanley

Gordon

Livingstone

Colombo

 

 

 

Pascoli “La grande proletaria s’è mossa”

 

“Combattiamo e spargiamo sangue non per corrompere ma per umanare e incivilire

 

Il Pascoli, nell’orazione “La grande proletaria s’è mossa” pronunciata nel novembre del 1911, prende posizione  sulla guerra in Libia; pur avendo condiviso da giovane alcune delle idee socialiste, il poeta si dimostra favorevole a tale azione, infatti un successo in campo espansionistico avrebbe posto il nostro paese, da tempo sottovalutato e guardato con disprezzo dal mondo e in cerca di rivalsa e rivendicazione “…essi aprono la via alla marcia trionfale e redentrice dell’Italia”, sotto una diversa luce, in quanto avrebbe dimostrato il valore e il coraggio degli Italiani; inoltre  questo atto di conquista era indispensabile all’Italia per risolvere i gravosi problemi derivati dall’emigrazione: fino a quel tempo molti italiani erano stati costretti per mancanza di lavoro e denaro ad emigrare verso paesi sconosciuti a fare qualsiasi tipo di lavoro, fino al più umile e al più faticoso, guadagnando però ben poco: erano arrivati ad essere considerati schiavi, come lo erano già i neri d’Africa. Pascoli elogia e incoraggia l’esercito che soffre e si sforza per la patria “benedetti o morti per la patria” , inoltre vede la Libia come continuazione della terra nativa e luogo in cui gli Italiani avrebbero potuto coltivare terre e abitare territori conosciuti.

Oltre al riscatto di posizione dell’Italia, Pascoli proclama come motivi della colonizzazione il difficile compito degli Italiani di portare la pace ai Libici ed esportare la cultura europea per civilizzarli.

 

Questo atto di conquista veniva considerato dal poeta anche come un’azione doverosa verso le popolazioni sottosviluppate; vedeva anche tutta l’Italia unita per il buon esito della battaglia, senza differenza tra nord e sud, tra ricchi e poveri, come dice in un passo della sua orazione: così là muore, in questa lotta, l’artigiano e il campagnolo vicino al conte, al marchese, al duca.

(Vittoria Cirulli, Anna Maria Cuconati, Elena Farolfi)