I racconti del colonialismo

Radici

Shaka Zulu

Cuore di tenebra

Il crollo

L'arco dei traditori

Il mio nome è Rigoberta Menchù

La morte di Artemio Cruz

L'odore dell'India

Passaggio in India

La grande proletaria si è mossa

Lord Jim

Colpo di luna

 

 

I personaggi

Stanley

Gordon

Livingstone

Colombo

 

 

 

Colonialismo Francese

 

Cause del Colonialismo Francese:

Il Colonialismo Francese ebbe inizio verso il 1500, per l’ansia di conoscenza di nuovi territori sui quali estendere il proprio dominio; il desiderio di accrescere la potenza personale e dello stato francese, appropriandosi delle risorse naturali e dei metalli preziosi di cui si favoleggiava esistessero sterminati giacimenti;nuove possibilità d’arricchimento per tutti; la ricerca della libertà dalle persecuzioni religiose. L'obiettivo della colonizzazione era molto preciso: le colonie dovevano fornire materie prime agricole e minerarie, e servire da sbocco per i prodotti manufatti delle potenze colonizzatrici. Infatti i paesi di antica industrializzazione (Regno Unito, Francia, Olanda) cercarono di mantenere le colonie come mercato per le proprie merci e fonte di materie prime.

La Colonizzazione delle Americhe

La penetrazione francese nell' America settentrionale, che si muoveva sui fiumi lungo due direttrici, una dal nord, lungo il San Lorenzo (verso il 1534-1535  condotta dal francese Jacques Cartier), l' altra dal sud, lungo il Mississippi.

 Non si trattava di popolosi insediamenti ma di nuclei abitati dispersi che acquistavano maggiore consistenza intorno alle basi militari. Soldati, funzionari, pescatori e cacciatori di pellicce erano gli abitanti; non vi era stato un vero e proprio trapianto di comunità famigliari, come era avvenuto nella Nuova Inghilterra perché i governi francesi si dimostrarono scarsamente interessati a favorire l'emigrazione nella Nuova Francia (o Canada), che non riuscì a diventare una vera colonia di popolamento.Nel complesso, non più di cinquantamila coloni francesi popolavano questa regione di contro alle colonie inglesi con oltre un milione di abitanti. Tuttavia le posizioni che i francesi occupavano e i loro accordi con le tribù indiane costituivano una grande minaccia, se non per l' esistenza, per la espansione verso nord delle colonie inglesi. La lotta sulle non ben definite frontiere non era mai cessata, neppure quando la pace regnava in Europa tra le due grandi potenze politiche. Sempre per iniziativa delle poche migliaia di cacciatori che vi si trovavano, entro la fine del Seicento vennero scoperte la regione dei Grandi Laghi e le pianure dell'Illinois, dell'Ohio, del Missouri, fino alla Louisiana, agli importanti centri di Quebec e Montreal e al golfo del Messico.

Con la pace di Utrecht (1713) la Francia cedette alla Gran Bretagna Terranova e Nuova Scozia, mentre circa 20.000 francesi restavano sparsi su un enorme territorio che andava da Québec a Nouvelle Orléans. Assai maggiore l'importanza attribuita dai governi francesi ai possessi coloniali nel mare dei Caraibi adibiti a piantagioni di zucchero, cioè le isole Guadalupa, Martinica e Dominica (più altre isole minori delle Piccole Antille), a cui si era aggiunta Haiti, la parte occidentale di Hispaniola sottratta alla Spagna nel 1697.

La Colonizzazione delle Indie

Dopo l'America settentrionale e le Antille, una terza area di colonialismo francese si trovava sulla costa sudorientale dell'India, a Pondichérry. In diversi momenti, dalla fine del Seicento a metà Settecento, i governatori del Canada (L. de Fronténac) e delle colonie indiane (J.-F. Dupleix) tentarono di trasformare la presenza mercantile francese in un vero dominio territoriale, ma non ottennero l'appoggio del governo. Con la guerra dei Sette anni (1756-1763) la Francia dovette cedere all'Inghilterra il Canada e abbandonare ogni progetto sull'India. Pur mantenendo il secondo posto nel commercio mondiale, la Francia rinunciava a una politica territoriale americana e cedeva alla Spagna la Louisiana.

Le vicende della rivoluzione avevano intanto allentato il controllo su Haiti, dove nel 1791 era scoppiata la rivolta degli schiavi neri guidati da Toussaint l'Ouverture; la Francia aveva ottenuto nel 1795 la sovranità teorica anche sulla metà spagnola dell'isola (Santo Domingo), ma nel 1803 dovette abbandonare ai ribelli quella che era rimasta la sua principale colonia.

La Colonizzazione dell’Africa

Una nuova fase del colonialismo francese cominciò soltanto nel 1830, quando Carlo X intraprese la conquista di Algeri. Dal 1840 l'Algeria fu la prima vera colonia di popolamento francese e costituì il modello per la successiva espansione in Africa settentrionale. Già dagli anni settanta dell'Ottocento era intanto cominciata la spartizione dell'Africa nera, sancita dalla conferenza internazionale di Berlino del 1885; le colonie ottenute dalla Francia furono organizzate, rispettivamente nel 1895 e nel 1910, nei due grandi complessi dell'Africa equatoriale francese e dell'Africa occidentale francese, mentre la crisi di Fashoda (1899) induceva la Francia a rinunciare all'espansione nel Sudan.

Al nord si formò un'area di predominio francese (Algeria, Marocco, Tunisia), esplorata da Savorgnan di Brazzà tra il 1875 e il 1880, separata dall'Egitto e dal Sudan, controllati dalla Gran Bretagna. La Francia ebbe ampi possedimenti anche nelle regioni occidentali a sud del Sahara, facenti capo al Senegal, nonostante le grandi enclave britanniche di Nigeria, Costa d'oro e Sierra Leone, il Gambia e la Guinea portoghese. Francese fu anche gran parte dell'Africa centro occidentale, sino al fiume Congo (o Zaire), con la piccola inserzione spagnola sul Rio Muni (Guinea equatoriale) e la grande colonia tedesca del Camerun.La Francia si stanziò anche a Gibuti e nel Madagascar.

Nel 1875-1941 l'attività coloniale francese conobbe un periodo di forte espansione, soprattutto in terra nordafricana, dove, nel 1881, la Francia costrinse il bey di Tunisi ad accettare un protettorato sulla Tunisia sulla quale la Francia cominciò a esercitare la completa sovranità, come analogamente accadde al Marocco nel 1912.

La penetrazione francese in Indocina, già cominciata con il protettorato sulla Cambogia nel 1863, fu accelerata dalla guerra del Tonchino (1882), che condusse alla conquista di Hanoi e del Vietnam e più tardi (1893) al protettorato sul Laos. L'impero coloniale francese raggiunse la sua massima espansione dopo la prima guerra mondiale, con il mandato sulla Siria e sul Libano (1920). La seconda guerra mondiale provocò la liquidazione dell'impero già con l'occupazione giapponese dell'Indocina (1940-1945) e con i movimenti di guerriglia nazionalista allo stesso tempo antifrancesi e antigiapponesi. Con la costituzione dell'Unione francese (1946), organismo analogo al britannico Commonwealth, la Francia tentò di mantenere il legame con le proprie colonie, ma ovunque dovette fronteggiare movimenti indipendentisti armati. La guerra dell'Indocina (1946-1954) condusse a un assetto provvisorio del Vietnam, mentre nel 1953 la Francia dovette concedere l'indipendenza al Laos e alla Cambogia. Nel Maghreb la Tunisia e il Marocco ottennero l'indipendenza nel 1954 e 1956, ma il fallimento del tentativo di associare più strettamente l'Algeria alla Francia condusse alla lunga guerra di liberazione algerina del 1954-1962. La fine del colonialismo nell'Africa nera francese avvenne in forma meno traumatica nel corso degli anni cinquanta; dodici stati africani sorsero al posto delle colonie, entrando quasi tutti a far parte della Comunità francese, un organismo di cooperazione economica e politica costituito nel 1958. Dell'impero coloniale francese restarono la Guyana francese, le due isole antillane Martinica e Guadalupa e l'isola Réunion nell'oceano Indiano e alcuni gruppi di isole nell'oceano Pacifico (Polinesia e Nuova Caledonia), tutte considerate dipartimenti d'oltremare con diritto di voto e partecipazione al parlamento nazionale.

Il Colonialismo Francese nel Mondo (giallo-arancione):

Il Colonialismo Francese in Africa:

Politica Francese nei confronti delle Colonie:

II Colonialismo con­temporaneo si è realizzato come Stato con forme amministrative differenziate e complesse. Struttura articolata di organizzazione e sfruttamento delle risorse, soprattutto di reclutamento e controllo della forza-lavoro che sotto vari sistemi di produ­zione rappresentava certo la ricchezza principale delle colonie, lo Stato si perfeziona come sistema amministrativo principalmente e prima di tutto nelle colonie delle potenze più avanzate: Inghilterra e Francia.

La differenza fondamentale fra i due principali tipi di Colonialismo sta nel diverso at­teggiamento nei confronti dello sviluppo delle co­lonie. Nel sistema inglese non si pretende di svol­gere col Colonialismo alcuna missione civilizzatrice se non quella di introdurre l’economia di mercato, né si considera che i popoli coloniali possano trarre vantaggio da forme di governo simili a quelle in uso nella metropoli.II sistema coloniale francese in teoria si presenta come portatore della «mission civilisatrice» che dovrebbe cancellare qualsiasi struttura di potere tradizionale, livellando ogni società in uno svilup­po lineare definito da una amministrazione centra­lizzata e uniforme col supporto di un sistema edu­cativo del tutto simile a quello della madrepatria, riconoscendo loro di rado uno status tradizionale.Il sistema francese usa le autorità locali, variamente definite, come ausiliari della colonizzazione.Nella realtà questo non solo non è possibile ma non è nemmeno condiviso nella pratica economica e politica dell’ amministrazione coloniale.

Con l'abolizione della schiavitù si aprì il periodo del commercio cosiddetto "legittimo", che da una parte vide l'esportazione di manufatti dai paesi industrializzati verso le colonie, dall'altra lo sfruttamento di risorse (minerali, legno, cotone ecc.) indispensabili alla produzione industriale. In questo periodo le postazioni commerciali stabilite nel corso dei secoli precedenti furono utilizzate dalle potenze coloniali come basi per la conquista militare dei territori interni e si andò definendo il sistema amministrativo coloniale.

Per chi lo subì, il colonialismo ebbe da una parte indiscutibili effetti negativi: i modi di vita tradizionali furono cancellati, le culture distrutte e interi popoli soggiogati o sterminati. Anche il bilancio economico e politico non è positivo, perché il colonialismo lasciò delle economie "estrovertite", che producevano ciò che non consumavano e consumavano ciò che non producevano, restando quindi totalmente dipendenti dal mercato estero ed esponendo i paesi che avevano appena raggiunto l'indipendenza a nuove forme di colonialismo, stavolta prettamente economiche. Inoltre lasciò degli stati autoritari, diretti da élite autocratiche, che non furono capaci o non vollero trasformare le istituzioni ereditate in senso democratico. D'altra parte, il contatto con la cultura europea portò ai popoli colonizzati indiscutibili benefici nel campo della sanità, dell’istruzione e dell’ accesso alle nuove tecnologie.

(Di Maria Elena Ricci Signorini; Silvia Lambertini; Andrea Lolli.)