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              le battaglie combattute in città contro tedeschi e fascisti, 
              molti partigiani si disperdono, tornando alla basi dalle quali erano 
              partiti, nelle campagne che circondano Bologna. Gli uomini 
              della 63^ Bolero, 
              ad esempio, che avevano già subito la distruzione del loro 
              comando a Casteldebole, riparano nelle campagne di Calderara 
              di Reno e di San Giovanni in Persiceto, così come 
              tornano nelle basi dellanzolese oltre sessanta gappisti del 
              distaccamento Tarzan, 
              protagonisti della battaglia di Porta Lame.  Il radicamento della lotta di liberazione in queste zone 
              agricole è testimoniato dalla scelta di molte famiglie coloniche 
              di offrire basi dappoggio logistiche e strategiche al movimento 
              partigiano: tra Anzola, Calderara e le frazioni meridionali 
              di San Giovanni le basi di questo tipo sono oltre sessanta. 
              Ma, pur se galvanizzati dallesito vittorioso delle battaglie 
              bolognesi, i partigiani sono anche in campagna visibili 
              e vulnerabili come mai lo erano stati.
  Allalba del 5 dicembre 1944  tedeschi 
              e fascisti danno il via ad un ampio rastrellamento
 (fig. 1) a nord-est di Bologna, tra Anzola, Calderara 
              di Reno e Amola di piano.
  In particolare ad Anzola sono guidati dalle precise 
              indicazioni di un delatore (nelle figg. 2 -3 i compensi per le delazioni) 
              infiltrato nella 7^ GAP, Ugo 
              Lambertini, un ex repubblichino di appena sedici anni, 
              e di due tedeschi che avevano combattuto, dopo avere disertato, 
              con i partigiani della zona (di questi due si conoscono solo i nomi 
              di battesimo, Hans e Fred); 
              entrano nelle case coloniche, le perquisiscono, portano via gli 
              uomini e i ragazzi e li ammassano, in un centinaio, nelle scuole 
              comunali. In qualche caso bruciano le abitazioni, in altre si limitano 
              a razziare denaro, animali, frumento.
  Molti partigiani sono catturati, alcuni nelle case coloniche 
              che hanno offerto
 loro rifugio, altri nelle loro abitazioni: in qualche caso, non 
              trovando il ribelle ricercato, si arresta il padre, 
              o qualche altro parente. Il rastrellamento anzolese
 è talmente devastante che mette fuori causa, per diverse 
              settimane, lorganizzazione
 della resistenza in quella zona: tra le prede più 
              importanti cade nella rete
 anche Gingillino 
              Drusiani, catturato tra Ponte 
              Samoggia e Calcara.
 Contemporaneamente i nazi-fascisti compiono unaltra retata 
              che ha come base Amola di Piano, alla caccia degli uomini 
              del battaglione Marzocchi. Rastrellano circa 
              250 persone, che vengono concentrate prima nel forno, poi nella 
              sagrestia, infine nel teatro di SantAgata.
  Ancora una volta, grazie alle indicazioni di Lambertini, 
              di Hans e di Fred, 
              i tedeschi vanno a colpo sicuro, ma rastrellano anche la gente che 
              passa sulla Persicetana
 in direzione del capoluogo: il 5 dicembre è 
              un mercoledì, giorno di mercato.
 Anche qui il danno allorganizzazione è enorme: sono 
              una sessantina i partigiani arrestati, tra i quali otto donne. Anche 
              nel Persicetano, come ad Anzola, i nazifascisti saccheggiano, 
              e in qualche caso bruciano, le case dei rastrellati.
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