IL MONUMENTO DI MONTE SABBIUNO
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LE PIANTE
Affacciandosi sul calanco si può notare quanto l’ambiente sia inospitale per la vegetazione. La copertura arborea manca quasi del tutto e qualche esemplare isolato di Cerro, Roverella, Olmo e Acero campestre compare solo dove la pendenza è minore e sui versanti esposti a nord. Lungo le pareti più scoscese e soggette a forte erosione, soprattutto se esposte a sud, scarseggiano anche gli arbusti: solo i cespuglieti a Ginestra, grazie al poderoso e tenace apparato radicale di questa specie, resistono al continuo sfaldamento della superficie; dove la pendenza è minore si aggiungono Rosa selvatica, Biancospino, Rovo, Asparago selvatico e, a tratti, il sempreverde Ligustro. Le pendici più fresche rosseggiano in autunno e inverno per la presenza del Sanguinello. Un po’ dovunque il calanco è punteggiato da una conifera molto rustica, il Ginepro, un alberello sempreverde che si adatta a tutti i suoli ed è importantissimo per la sua capacità di ricoprire quelli deforestati, preparando il suolo al ritorno del bosco. Le piante erbacee sono ridotte a poche specie adattate a sopravvivere in queste condizioni estreme: dominano Agropyron litorale, una graminacea tipica di suoli molto aridi come le dune costiere, e Aster linosyris, una composita dalle foglie lineari, accompagnate dai cespugli di un’altra composita, i Ceppittoni. Il fondo delle vallecole, dove il suolo è intriso d’acqua, ospita qualche cespuglio di Salice e il Farfaro, una piccola composita che fiorisce in febbraio colorando per prima i calanchi di bellissime macchie gialle.


 
 


Durante gli anni ’70 alla base del calanco è stata realizzata un’opera di regimazione idraulica costituita da una soglia con un canale emissario in cemento, a monte della quale si è formato un laghetto artificiale ormai interrato, che è circondato da una vegetazione igrofila a Canne di palude e Mazze sorde. L’intervento è stato un tentativo per recuperare il calanco dal basso, rallentando l’erosione e dalla colmata la vegetazione pioniera sta cominciando a risalire lentamente il pendio.
Nelle aree non calanchive del parco, che prima dell’acquisizione pubblica erano utilizzate soprattutto a prato e seminativo semplice, a partire dalla metà degli anni ’80 sono stati effettuati interventi di rimboschimento con alberi e arbusti tipici della vegetazione collinare. I prati e le cavedagne si ricoprono in primavera delle fioriture di Pratolina, Tarassaco, Salvia dei prati e Muscari.
Le scarpate a monte e a valle della via di Sabbiuno, non più sfalciate, si sono anch’esse spontaneamente rivestite di arbusti tipici della vegetazione collinare e sono state poi arricchite con Alberi di Giuda e Ornielli. È questa l’unica area fruibile dai visitatori: soprattutto quando il terreno è umido, è infatti sconsigliabile avventurarsi per gli stretti sentieri delle creste calanchive.

 

LA POIANA E ILGHEPPIO
La poiana (Buteo buteo) e il gheppio (Falco tinnunculus) sono tra i più comuni uccelli da preda della collina e frequentano regolarmente la zona del parco. La poiana è spesso osservabile mentre volteggia maestosamente utilizzando le correnti d’aria calda che salgono verso l’alto. In questo modo questo grande uccello dal piumaggio brunastro, di intensità variabile da individuo a individuo, si mantiene a lungo in volo senza sforzo alla ricerca di piccoli mammiferi, rettili, uccelli e animali morti. Non cattura mai le prede in volo ma a terra, dopo averle inseguite volando a bassa quota.
A volte attende, però, la preda all’agguato, posato su un palo, un ramo o una sporgenza rocciosa. In estate cattura anche grandi insetti nei prati, camminando e saltellando sul terreno come un pollo. Il gheppio ha una taglia decisamente inferiore, corpo snello e ali lunghe e appuntite. Caccia prevalentemente piccoli roditori, lucertole e grossi insetti e più raramente anche piccoli uccelli. Spesso vola a bassa quota cercando di sorprendere allo scoperto la preda, ma la tecnica di caccia più frequente è quella detta dello “spirito santo”, che consiste nell’esplorare il terreno mantenendosi fermo nell’aria a circa dieci metri d’altezza mediante rapidi battiti d’ali.

 
 
 

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Informazioni per la realizzazione di percorsi didattici: Istituto per la Storia e le Memorie del '900 Parri E-R tel. 051 3397211
 
SACRARIO AI CADUTI DELLA RESISTENZA NEL PARCO COLLINARE