Concluso il racconto delle sue peregrinazioni, Odisseo si congeda da Alcinoo. Una nave dei Feaci lo trasporta a Itaca ma, quando vi giunge, l'eroe è addormentato. I marinai lo depongono sulla spiaggia, insieme ai ricchi doni che Alcinoo gli ha fatto prima della partenza.

Il dio Poseidone, non essendo riuscito a impedire il ritorno di Odisseo in patria, si vendica sui Feaci: la loro nave, ormai in vista dell'isola Scheria, viene trasformata in scoglio.

Odisseo, dopo essere stato per tanto tempo lontano dalla sua patria, quando vi arriva non la riconosce e pensa di essere sbarcato in una terra straniera. Da una parte tutto questo è dovuto  alla dea Atena, che diffonde una nebbia intorno a lui, per avvisarlo di ciò che lo attende: la lotta con i Proci. Però l'assenza prolungata basterebbe da sola per spiegare il disorientamento dell'eroe.

E intanto si svegliava Odisseo luminoso,

addormentato sopra la terra dei padri; e non la conobbe,

da tanto n'era lontano: e poi nebbia gli versò intorno la dea,

Pallade Atena, figlia di Zeus,per farlo

invisibile e tutto svelargli, sicché non prima

lo conoscesse la sposa, e i cittadini e gli amici,

che avesse fatto pagare ai pretendentil sopruso.

Per questo tutte le cose sembravano strane al sire,

i lunghi sentieri, comodi prati,

le rocce inaccessibili e gli alberi floridi.

Balzò in piedi e là fermo guardava la patria,

e ruppe in un gemito e si batteva la coscia

a mano aperta, e singhiozzava e diceva:

-O povero me, di che uomini ancora arrivo alla terra?

forse violenti, selvaggi, senza giustizia,

oppure ospitali, e han mente pia verso i numi?

e tutte queste ricchezze dove le porto?dove io stesso

andrò errando?era meglio restar tra i Feaci,

laggiù; forse a un altro dei potenti signori

sarei venuto, che m'ospitasse e mi desse accompagno.

Odisseo si sveglia e siccome non riconosce la sua patria pensa di essere arrivato in un'altra terra.
Infatti si chiede chi troverà, se gli uomini sono ospitali o selvaggi ed inoltre si domanda dove metterà tutte quelle ricchezze che gli avevano donato.

Così dicendo, i lebeti e i bellissimi tripodi

contava, e l'oro e le belle vesti tessute:

ma nulla ebbe a rimpiangere. Solo la patria piangeva,

trascinandosi lungo la riva del mare urlante,

con molti singhiozzi; allora Atena gli venne vicino,

simile a un giovane nel corpo, a un pastore di greggi,

delicato e gentile come sono i figli dei re;

un doppio mantello ben lavorato intorno alle spalle,

e sotto i piedi robusti sandali aveva e in mano una picca.

Gioì Odisseo di vederla, e incontro le andò.

 

Mentre conta le sue ricchezze e piange per non essere ancora arrivato a Itaca, gli viene incontro la dea Atena, sotto le sembianze di un giovane pastore. Nel vederlo Odisseo gli va incontro salutandolo felicemente, nonostante non sappia che in realtà non è un pastore ma la dea Atena.

 

Ora sono venuta a tesser piani con te

e a nascondere i beni, che i gloriosi Feaci

alla partenza ti diedero per mio consiglio e pensiero;

e anche a dirti quanti dolori è destino che nel tuo palazzo ben fatto ,

tu soffra; e tu devi subirli,per forza,

e non rivelare a nessuno degli uomini e delle donne

tutte, che giungi dopo aver tanto errato, ma muto

subire molti dolori, alle violenze sottostando dei principi.

 

(Federica Conforti,4^A)