Odisseo & Calipso

 

 

 

Con il libro IV si è conclusa la Telemachia. Almeno un ainformazione rassicurante Telemaco ha tratto dal suo soggiorno presso Menelao: il re di Sparta gli ha infatti raccontato come, nel viaggio di ritorno da Troia, abbia appreso dal dio Proteo che Odisseo è ancora vivo

(“l’ho in un’isola versar largo pianto,
nella dimora della ninfa Calipso, che a forza
lo tiene. E non può ritornare alla terra paterna,
perché non ha navi armate di remi, no ha compagni
che lo trasportino sul dorso ampio del mare”,IV, 556-560)

Ora, nel libro V,vediamo direttamente in scena Odisseo, nella prigione dorata che Calipso ha costruito per lui.

Calipso è “la dea che nasconde”; è quasi certo che Omero attribuisse questo significato al suo nome, facendolo derivare dal verbo greco kaluptw (”nascondo”). Il mito poneva la sede di Calipso nell’Isola di Ogigia : in quest’isola favolosa, ricca di vegetazione e benedetta da un clima mite, Odisseo ha soggiornato per sette anni (siamo ormai all’ottavo), da quando un naufragio lo ha privato di tutti i compagni e lo ha spinto sulle sue rive. Calipso, innamorata di lui, vorrebbe trattenerlo accanto a sé per sempre, ma la volontà degli dei è diversa: Zeus, infatti, invia il suo messaggero Ermete, a ingiungere a Calipso di permettere la partenza dell’eroe.

Vi sono altre opere, che rimandano all’episodio di Odisseo e Calipso: esemplare è la rivisitazione novecentesca di Cesare Pavese, nei “Dialoghi con Leucò”.

S. Kubrick, invece, nel 1968 ha realizzato una pellicola, che reinterpreta il viaggio di Odisseo. In “2001: Odissea nello spazio”, il protagonista, un’astronave in viaggio verso Giove, sceglie di superare l’orizzonte, come Odisseo nell’isola di Ogigia. E’ l’orizzonte cosmico, oltre il quale non ci sono spazio e tempo umani, ma infinito ed eternità.

(Bertone Francesca, 4^A)