Stupazzoni, Giorgio

Bologna, 21/11/1924 - Bologna, 18/03/2018

A un anno dalla scomparsa di Giorgio Stupazzoni si è svolto il convegno, Giorgio Stupazzoni. Personalità poliedrica tra Accademia e Agricoltura, nella sala dello Stabat Mater dell'Archiginnasio, Bologna 18 aprile 2019.
Riportiamo l'intervento della consigliera Gabriella Montera, L'impegno nelle istituzioni.

Come rendere omaggio a Giorgio Stupazzoni senza banalizzare la sua persona e ripetere cose già dette o che diranno gli altri relatori: una domanda che mi sono fatta dal primo momento che mi è stato chiesto dal Prof. Baraldi di dare il mio contributo a questa giornata commemorativa. Ho avuto il piacere di conoscere Giorgio Stupazzoni e di seguirlo nei dieci anni in cui ho fatto l’assessore all’agricoltura in Provincia di Bologna, nel corso dei due mandati 2004-2014 guidati dalla Presidente Beatrice Draghetti. Erano gli anni dell’avvio di alcune riforme del settore molto impattanti anche sul nostro territorio, una su tutte quella del comparto bieticolo-saccarifero, gli anni della riforma della PAC, con il passaggio dei contributi dalle produzioni agricole ai produttori, chiamati con un’improvvisa accelerazione a fare uno sforzo straordinario di innovazione e di capacità imprenditoriale per produrre ciò che i mercati richiedevano.

Io ero agli esordi dell’attività di amministratrice, ed insieme alle apprensioni per la mia inesperienza, coglievo un certo disorientamento fra gli operatori del settore di fronte ad una fase così sfidante. Pensai che per sostenere e accompagnare il comparto in un momento così importante, mi sarei dovuta impegnare per incrementare il dialogo fra il mondo della produzione e quello accademico e della ricerca, e per favorire una maggiore integrazione fra gli ambiti dei “saperi” e quelli delle attività imprenditoriali e amministrative.

Per queste ragioni il mio approcci di fronte agli accademici, è sempre stato di grande rispetto, per le loro conoscenze che generavano in me una certa avidità di apprendere e acquisire quelle informazioni da mettere a servizio della comunità che ero stata chiamata ad amministrare.

 

Mi perdonerete questa introduzione autobiografica, che ha il solo fine di raccontare il significato che ha avuto per me l’incontro con il Prof. Stupazzoni. Posso dire che lui rappresentava la “summa” della voglia inesauribile di divulgare e trasmettere conoscenze sui tanti temi che lo interessavano. Non a caso si iscrisse molto presto all’ordine dei giornalisti e svolse con passione e orgoglio l’attività di pubblicista. L’impegno di Giorgio Stupazzoni nelle istituzioni è un titolo a cui abbiamo pensato in quanto peculiare e distintivo della sua esistenza: al servizio della cosa pubblica sempre, anche quando i molteplici ruoli ricoperti nella sua lunga carriera erano svolti in enti privati, come le fondazioni, oppure nel mondo dell’impresa cooperativa, come quella dell’agroalimentare, che ha tanto collaborato a sviluppare in particolare in Emilia-Romagna, rendendola un punto di riferimento a livello nazionale e comunitario. Venti anni di docenza in materia di economia agricola, per venti anni direttore generale del Ministero dell’agricoltura con Marcora, per ventuno anni Presidente del Consorzio della Bonifica Renana, presidente di vari enti ed istituti di ricerca e tanto altro. Attività che ha svolto sempre con quell’autorevolezza e spessore che sono stati testimoniati dai relatori che mi hanno preceduto e che seguiranno. Penso che la capacità di ricoprire con competenza ed autorevolezza sia i ruoli di rappresentanza che quelli di gestione, gli derivassero certo dai suoi molteplici studi accademici, ma anche dal suo impegno politico e sindacale, da cui trasse quella formazione umana propedeutica a fare di lui una persona speciale: il suo impegno con le ACLI Terra, la collaborazione con Giuseppe Fanin e Giovanni Bersani per la nascita del Movimento dei Lavoratori Cristiani, le attività di sostegno e assistenza al CEFA e alla Fondazione Nord e nei paesi in via di sviluppo, il contributo al lavoro delle istituzioni, come consigliere comunale a Bologna dal 1956 al 1963 con Giuseppe Dozza Sindaco e poi come consigliere nella Provincia di Bologna. Per commemorarlo, fra i tanti straordinari contributi che ci ha donato, ho scelto di soffermarmi su due di essi, paradigmatici della sua personalità: alcuni passaggi della prolusione fatta in occasione del 206° anno accademico nell’aprile 2013, a cui ero presente e che mi aveva molto colpito per la completezza del ragionamento, e alcuni stralci dei suoi interventi in Consiglio Comunale, che ho trovato facendo un’incursione nell’archivio storico del Comune di Bologna.La prolusione era di sedici pagine, molto dense, perché scritte in piccolo, e perché contenevano un excursus completo dell’agricoltura italiana. La introduceva con una poesia ben augurale di Emily Dickinson, che aveva il significato di indicare per l’agricoltura la speranza di un futuro più promettente, dopo l’oblio che incombeva su di essa da molti anni. Cito le sue parole: “Per avviare la serie di considerazioni che mi sono proposto di esporre, credo anzitutto doveroso chiarire il complessivo quadro di riferimento entro cui sono collocati e si collocano ancora oggi i grandi momenti dello sviluppo dell’economia agricola: prima di tutto la conquista della terra su cui produrre ed insediare un mondo ampiamente bisognoso di risorse alimentari, poi i molteplici sforzi per rendere sicuri e risanati questi spazi; indi la conquista di una produttività unitaria e globale capace di sopperire alla crescita delle esigenze alimentari del mondo; infine la determinazione e la realizzazione di politiche mercantili confacenti ai mutati costumi dell’era moderna, sempre più bisognosa anche di sistemi di impresa, di tecnica, di strumenti e di mezzi tecnici confacenti al mutato ordinamento dell’intera società civile”. E via così, con un’analisi che va “dalla liberazione dei servi della gleba a Bologna con il Liber Paradisus del Comune nel 1256”, fino al medioevo e ai tempi dell’età moderna che vide “il fiorire delle iniziative per la regolazione delle acque, tramite le Consorterie e le Comunioni, ai Consorzi di Bonifica, in una descrizione puntuale delle attività “che hanno portato alla difesa dalle calamità meteoriche e all’utilizzo delle risorse idriche per l’agricoltura”. Senza dimenticare l’invito alla responsabilizzazione dei vari attori in campo, per costruire maggiori integrazioni fra le parti, e di auspicio “che i produttori agricoli, le loro rappresentanze sindacali e le loro organizzazioni operative, vengano sempre più direttamente coinvolti nella responsabilità della costruzione e della gestione della politica agricola e che a questo scenario dovranno far fronte attrezzandosi per essere protagonisti ed interlocutori senza deleghe, nei confronti delle varie controparti politiche, sociali ed economiche …”, e senza trascurare gli aspetti più suggestivi e di grandissima attualità quando sostiene che parlando di agricoltura “non può dimenticarsi l’esigenza fondamentale di una valorizzazione ambientale reale e concreta della quale l’uomo deve essere il “guardiano” protagonista, l’operatore intelligente ed attento, il conservatore illuminato, teso a salvaguardare ciò che ha già conquistato e renderlo permanentemente disponibile per le generazioni dell’avvenire”. Parole molto attuali, che sembrano un monito di fronte alla protesta globale di questi giorni dei giovanissimi per la salvaguardia del pianeta.

La sua attività nel Consiglio comunale di Bologna

Erano gli anni di grandi personalità come Giuseppe Dossetti, l’uomo dell’innovazione costituzionale, della costituzione intesa come atto morale, che interpretava il ruolo del suo partito, la Democrazia Cristiana, non come macchina per la gestione del potere, ma come strumento di aggregazione e di scelta della classe dirigente. Questo fu l’humus e il modello ispiratore di Giorgio Stupazzoni che a Dossetti era molto legato. I suoi compagni in Consiglio comunale, oltre a Dossetti, erano Luigi Pedrazzi e Guido Fanti, solo per citarne alcuni. Nelle istituzioni rappresentò quel mondo cattolico che ambiva al rinnovamento, ad “un terzo tempo sociale”, come fu chiamata quella fase dal Sindaco di allora Giuseppe Dozza. Il Sindaco del dialogo, che malgrado gli scontri con l’opposizione democristiana, si ritrovò a non respingerne a priori il programma, ma ne riprese buona parte: un esempio per tutti la nascita dei quartieri, sedi del decentramento amministrativo, o l’accordo per la realizzazione della tangenziale cittadina. Attività amministrative importanti alle quali Giorgio Stupazzoni ha dato il proprio originale contributo. Scorrendo i suoi numerosi interventi in Consiglio Comunale, si ritrovano fra gli oggetti a cui prestava ripetuta attenzione: il rapporto con il personale, gli appalti dei servizi, le aziende municipalizzate. Tutti temi strategici per la buona gestione della “res pubblica”.

Nel 1959 Giorgio Stupazzoni presenta come primo firmatario insieme ad altri consiglieri un’interpellanza al Sindaco “per conoscere i motivi della inconsueta e straordinaria convocazione del personale dipendente del Comune di Bologna avvenuta il 12 novembre 1959, durante l’orario di lavoro e con carattere di obbligatorietà, al di fuori anche dei normali contatti con i sindacati”. La ragione dell’interpellanza era dovuta al fatto che i consiglieri firmatari ritenevano che la materia trattata dal Sindaco avrebbe dovuto formare oggetto di preventiva comunicazione e discussione in Consiglio Comunale. Nel merito Stupazzoni affermava che al suo gruppo (Democratico-Cristiano) i modi, i tempi e il motivo della convocazione apparivano inconsueti e straordinari. “Inconsueti, poiché poche sono state le riunioni di questo tipo e straordinari in riferimento al tipo di amministrazione e di datore di lavoro”. Pur affermando che il gruppo aveva condiviso e condivideva l’impostazione di un nuovo tipo di rapporto con il personale, in certi tempi e circostanze, questi modi sono attribuibili ad una sorta di “paternalismo imprenditoriale” fra l’amministrazione comunale e i suoi dipendenti, che abbiamo tenuto a sottolineare anche in altre circostanze”. E’ interessante leggere lo scambio che segue, dove la critica consisteva nell’aver convocato in maniera irrituale il personale per informarlo sugli aumenti concordati, ma non ancora deliberati dalla Giunta e dal Consiglio. Sul tema del paternalismo imprenditoriale il Sindaco Dozza replicava che non gli pareva ci fosse nulla di paternalistico nell’incontrare i propri dipendenti e si augurava che il Consigliere Stupazzoni “volesse esercitarsi contro il paternalismo in altre occasioni e in altri luoghi con la stessa diligenza con la quale aveva parlato in quell’occasione”. Stupazzoni nella replica informava il Sindaco di una sua particolare sensibilità rispetto al tema dell’esercizio del paternalismo, tant’è che “nell’ultimo congresso nazionale delle ACLI, dove aveva svolto un ampio intervento, l’unica parte rilevata dalla stampa era stata la violenza con cui in quella sede si era espresso, non soltanto contro il paternalismo in senso lato, ma contro precisi esempi di fatti che succedevano”. Il sindaco, per tutta risposta, gli chiese se gli poteva far avere gli atti del congresso, che gliene sarebbe stato grato e li avrebbe letti con molta attenzione. Un altro esempio di confronto/scontro è datato dicembre 1962, quando Stupazzoni chiede a nome del suo gruppo che venga rinviata l’approvazione della deliberazione concernente l’aumento dei canoni di concessione e dei diritti di statistiche dell’Azienda municipalizzata mercato all’ingrosso ortoflorofrutticolo. La critica scaturiva dal fatto che i Consiglieri insieme alla delibera avevano ricevuto il testo, già stampato, della relazione e del bilancio dell’azienda municipalizzata del mercato ortoflorofrutticolo che dava per scontato l’aumento dei canoni nella misura del 50%. Dal momento che, per la prima volta la commissione amministratrice del Mercato aveva votato malgrado il parere consultivo unanime non favorevole della Commissione del Mercato, Stupazzoni, ritenendo che l’aumento del 50% delle tariffe fosse sostanziale e che quindi non potesse passare così’ “scivolando” […] chiese il rinvio dell’esame e dell’approvazione della deliberazione, per poter approfondire meglio. Il Presidente del Consiglio accolse la richiesta, malgrado le argomentazioni addotte dalla maggioranza per approvarla in quella seduta.

Concludo ricordando due piccoli, ma per me molto significativi episodi di Giorgio Stupazzoni:
- davanti ad una platea di agronomi, dopo aver dissertato come di consueto sui massimi sistemi dell’agricoltura, concludeva il suo intervento declamando una poesia del poeta indiano Tagore, per trasmettere un messaggio di saggezza e di speranza;

- in un incontro tra lui e me, quando ero assessore in Provincia di Bologna, nel quale gli raccontavo alcune preoccupazioni rispetto alla mia capacità di gestire la delega e di riuscire ad incidere nei processi, mi rassicurava, non soltanto offrendomi il suo punto di vista e suggerendomi delle azioni, ma dicendomi, bontà sua, che non solo svolgevo diligentemente quella funzione, ma che portavo il valore aggiunto della “madre”.

 

Stupazzoni, Giorgio è parte dei seguenti Mandati elettorali

  • 1956 (27.5.1956) (Consigliere) vedi
  • 1960 (6.11.1960) (Consigliere) vedi