Il viaggio nella storia

L'uomo ha sempre viaggiato.

Gli uomini della preistoria viaggiavano alla ricerca di cibo, si spostavano dietro alle mandrie lungo corsi d'acqua. Poi nacquero i villaggi, l'uomo acquistò un aspetto più sociale, più stazionario, ma questo non vuol dire che smise di viaggiare.

Egli continuò e continua tuttora: non sarà più il cibo quello che andrà cercando ma nuove terre da conquistare, popoli da sottomettere per aumentare il suo dominio, ricchezze da sfruttare per accrescere il suo potere.

Senza analizzare in dettaglio tutta la storia dell'umanità si può dunque affermare che l'uomo è sempre andato alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa da conoscere.

Un esempio, o forse è meglio dire l'esempio per eccellenza a tutti noto, è Ulisse, personaggio mitologico che ci viene decantato dalla letteratura greca antica, nel quale ognuno di noi ha riconosciuto un momento della propria esistenza: quello in cui si vuole conoscere, si vogliono oltrepassare tutti i limiti imposti.

Poi il mondo ha allargato gli orizzonti e l'umanità ha cercato nuovi spazi, nuove terre, nuove realtà un nuovo o diverso modo di vivere.

Il passo dalla scoperta di nuove terre al loro sfruttamento fu immediato da parte dei paesi avventurieri. I popoli potenti hanno l'obiettivo principale di aumentare le proprie potenze economiche: dalla conquista del West, alle colonizzazioni. Dominare gli indigeni, considerati sempre arretrati, non considerare la loro tradizione, la loro cultura, per sfruttare con potenza e violenza le ricchezze frutto della conquista: le materie prime, le risorse della terra, le risorse della popolazione, le braccia per lavorare. Storia di ieri come di oggi.

Gli "Ulisse" moderni hanno superato i limiti dei territori conosciuti e sono arrivati sulla Luna: per conquistare che cosa? Non si è trattato in questo caso di sfruttamento di nuove terre, perché hanno trovato ben poco, ma il viaggio sulla luna è stato un viaggio dell'intelligenza umana che ha saputo superare barriere considerate impossibili.

Oggi, come da sempre, viaggiano anche i deboli, gli oppressi, alla ricerca del minimo per sopravvivere: è il caso degli emigrati, dei profughi delle guerre che sperano di trovare in altri paesi il lavoro, la pace, l'uguaglianza tra gli uomini. Ma non sempre i loro sogni si realizzano, difficile è l'integrazione di culture, difficile è trovare un lavoro, difficile è l'uguaglianza delle razze, e ciò che veniva cercato come indispensabile e banale spesso resta un'illusione.

Ma il viaggio non è stato solo esteriore: l'uomo ha cercato, e cerca ancora dentro di sé, il significato del suo essere, il fine della sua esistenza, il suo essere nella realtà che lo circonda, il perché dell'evoluzione della natura.

In questo esemplari sono l'arte e la letteratura, dove artisti, poeti, scrittori, con sensibilità, intuizioni e ricerche più spiccate degli altri, hanno concretizzato in dipinti, sculture, poesie, racconti i pensieri dell'umanità, le risposte alle domande "chi sono, dove vado?". Anche la filosofia cerca di dare risposte scientifiche alle domande esistenziali dell'uomo con teorie che nel corso dei secoli hanno dato risposte diverse alle domande di sempre.

E nel 2000 l'umanità è ancora in viaggio: c'è chi "naviga" per avere più informazioni possibili in "tempo reale" perché ai giorni nostri l'informazione è potere e nascono quindi strumenti e realtà fino a poco tempo fa impensabili: fra qualche anno chi non saprà fare "clic con il mouse" verrà considerato un debole, un escluso, o anche questo fenomeno si ridimensionerà?

E c'è chi rifiuta la realtà, ha paura di confrontarsi con il mondo che lo circonda e quindi "viaggia" per lidi immaginari, annullando la propria personalità; anche questo è un viaggio dei deboli, riusciremo a debellarlo?

E in questo cammino perpetuo l'uomo riuscirà alla fine a trovare il perché del suo essere nel mondo?

(Giovanni Pozzana, 4S1)

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