SESSIONE EUROPEA DEL CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA ANTONIO TAJANI
Si trasmette l'intervento del vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, in occasione della Sessione europea del Consiglio comunale.
"Gentile Presidente del Consiglio, signori Consiglieri, signore e signori,
è per me un onore...
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Si trasmette l'intervento del vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, in occasione della Sessione europea del Consiglio comunale.
"Gentile Presidente del Consiglio, signori Consiglieri, signore e signori,
è per me un onore essere qui a Palazzo d'Accursio a illustrare l'azione della Commissione Europea, partecipare a questo dibattito sull'Europa e lo faccio con un pizzico d'emozione, essendo stato cittadino di questa città per qualche anno, erano gli anni dello scudetto e forse bisogna che ritorni per far vincere il Bologna un'altra volta. Ringrazio veramente l'Amministrazione comunale per darmi questa possibilità.
Discutere di Europa oggi significa cercare di rispondere anche al malcontento che c'è fra i cittadini non solo del nostro Paese, ma dell'intera Unione europea. La disaffezione dal voto, alcune scelte elettorali non vanno sottovalutate, né possono essere accantonate. Questi segnali ci giungono come qualche cosa da non sottovalutare. Evidentemente c'è qualche cosa che non va, non è solo il malcontento nei confronti delle forze politiche tradizionali, c'è una crescente sofferenza per una situazione economica e per le soluzioni che vengono proposte che possono provocare disaffezione nei confronti dell'Europa. L'Europa non sono soltanto le misure di austerità o di rigore che vengono imposte ai cittadini, dirò brevemente cosa penso di questo, ma l'Europa, e lo ha ricordato molto bene il Presidente del Consiglio nel corso del suo intervento, sono anche oltre mezzo secolo di pace, l'unica parte dle mondo dove non esiste la pena di morte, il luogo dove c'è una moneta unica, dove si può girare senza affrontare lunghe code alle frontiere.
L'Europa ci ha dato molto, ma siamo a metà del guado, non basta più quello che abbiamo ricevuto, anche se importantissimo, come il Premio Nobel per la pace. Bisogna andare avanti, la soluzione non penso sia meno Europa, significherebbe tornare indietro agli egoismi nazionali, se si tornasse alla lira sarebbe un danno incredibile alla nostra economia. Andare avanti significa avere, lo ricordava il Sindaco nel suo intervento, istituzioni più moderne, serve avere un Parlamento europeo che conti di più, serve avere un percorso che ci porti verso gli Stati Uniti d'Europa, anche se non è un obiettivo che potremo raggiungere in tempi brevissimi. Serve avere in prospettiva un Presidente della Commissione eletto direttamente dai cittadini, oggi il Trattato dice che il presidente della Commissione deve essere indicato in base ai risultati delle elezioni europee, però l'elezione diretta sarebbe un ulteriore passo in avanti. Come servirebbe avere una politica della Difesa unica, una Banca Centrale europea che fosse una vera Banca centrale. Oggi l'euro è troppo forte per le nostre imprese e per un export competitivo, e una Banca centrale peraltro ben guidata, condivido la scelta di abbassare ulteriormente i tassi di interesse, ma la Banca centrale deve assomigliare sempre più alla Federal Reserve o a quella giapponese o cinese. Questo per quanto riguarda gli aspetti istituzionali.
Serve anche una politica diversa. Abbiamo chiesto ai cittadini europei di fare molti sacrifici per risanare i conti pubblici, era giusto risanare i conti pubblici, ma i sacrifici quando non sono accompagnati da una forte azione per la crescita, rischiano di essere inutili o dannosi. Quindi ritengo che si debba invertire una tendenza e applicare già alcune scelte politiche che sono state fatte a livello europeo: l'Europa 2020 va nella direzione di sostenere l'economia reale, il Sindaco ha fatto riferimento a un documento sullo spirito d'imprenditorialità, che è uno degli ultimi che ha approvato la Commissione europea su mia proposta, è un segnale anche questo in direzione dell'economia reale. La decisione di avere un altro obiettivo del 20% del PIL dell'Unione europea frutto del manifatturiero è un'altra scelta a favore dell'economia reale; la decisione di aprire a livello di Consiglio una serie di dibattiti sull'economia reale, due settimane fa quello sull'energia, il prossimo sui giovani e la competitività, poi un altro sull'industria della difesa e, a febbraio un Consiglio dedicato alla politica industriale, un Consiglio dei capi di stato e di governo dove, mi auguro che accanto al Fiscal Compact si possa dar vita all'Industrial Compact, cioè all'altro pilastro indispensabile per la crescita. Perché senza economia reale non possiamo pensare di dare una prospettiva di lavoro ai nostri figli né a breve, né a lungo periodo, e soprattutto senza un tessuto imprenditoriale e industriale non pensiamo di poter far fronte a nuove eventuali crisi nei prossimi decenni.
Bisogna certamente lavorare, e il dibattito è aperto su l'eccesso di burocrazia, il tema dell'accesso al credito, il costo dell'energia, la formazione, uno dei temi che sta particolarmente a cuore al Sindaco. Però dobbiamo andare avanti: credo che sia importante il segnale giunto dall'Europa e recepito poi da tutti i paesi dell'unione che è la famosa direttiva sul ritardo dei pagamenti alle imprese dalle pubbliche amministrazioni, che è stata una vera inversione di tendenza, un segnale forte in direzione dell'economia reale, come lo è stato il documento che ha tolto a chi pensava che la contabilità di stato dovesse prevalere sull'economia reale, la scusa di dire che è l'Europa che non vuole che si paghino i debiti pregressi. Il Patto di stabilità non deve essere applicato in maniera burocratica: si possono pagare i debiti alle imprese, anche tutti, entro la fine del 2014, perché poi entra in vigore il Fiscal Compact, ma 80-90 miliardi di euro - nessuno sa, è incredibile che lo Stato non sappia quanto deve dare alle imprese- significa immettere sul mercato miliardi di euro che impediscono alle piccole e medie imprese di fallire a causa di crediti e non di debiti e permettono ai lavoratori di non perdere il loro posto di lavoro, di poter iniziare a risparmiare, a consumare e aumentando i consumi aumentano gli ordinativi delle imprese e quindi aumenta anche la quota di tasse che si pagano allo stao: quegli 80 o 100 miliardi che si rimettono in circolazione in parte torneranno a foraggiare anche le casse della pubblica amministrazione. Questa credo che sia la manovra a sostegno dell'economia reale migliore che si possa fare.
Poi dobbiamo naturalmente sostenere l'economia con scelte politiche, intervenendo soprattutto sull'attività di innovazione e ricerca, attraverso anche i fondi europei, le prossime prospettive finanziarie prevedono 80 miliardi in innovazione e ricerca finalizzata alla politica industriale. Vorrei soffermarmi su questo aspetto particolare della politica industriale, perché per troppi anni la ricerca è stata staccata dall'impresa, così che molti giovani finita la loro attività erano costretti a fuggire in alte parti del mondo perché non erano in grado di guadagnare: ora, una ricerca applicata all'industria, permetterebbe non soltanto di non farci perder ele migliori intelligenze, ma anche di dare lavoro a questi giovani oltre a far crescere la competitività delle nostre imprese.
Innovazione e ricerca non sono solo rivolte alle grandi industrie o solo al livello tecnologico. L'innovazione è anche qualcosa che concerne l'intelligenza, la creazione pratica, il mondo del design e dei brevetti. Noi abbiamo sostenuto fortemente la competitività del nostro sistema anche puntando sul design. Noi possiamo competere, nell'era in cui il confronto è tra grandi aree del mondo, con la Cina, con l'India, con gli Stati Uniti, con la Russia, soltanto a livello europeo e puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Qualità significa scegliere le nostre eccellenze: non sono soltanto le tecnologie riabilitanti, ho ricordato prima in Regione il ruolo che svolge il distretto di Mirandola, che ho chiamato a far parte del nostro gruppo di alto livello per la competitività in questo settore. Qualità sono anche le cose di cui parlava il Sindaco, settori dell'innovazione che attraversano le nostre città e riguardano tanti settori: la moda, la cucina, l'agroindustria, l'arredamento. E' qui che l'Europa può giocare la sua partita e non credo che la politica industriale sia divisa in compartimenti stagni, ogni settore è collegato all'altro. Per esempio, ritengo che tutto il design sia come l'alta gamma, non certo riservata ai ricchi, e rappresentino uno straordinario biglietto da visita per attrarre turisti in Europa. Il turismo è un settore collegato all'agroalimentare, al tessile. E' una interconnessione quella della politica industriale e impresariale assolutamente fondamentale.
Per poter competere bisogna anche formare persone capaci di sviluppare le loro idee. Abbiamo certamente sbagliato in passato, pensando che i nostri figli dovessero andare a lavorare alla City di Londra, ma così non era, anche perché i fatti ci hanno dimostrato che la City non era la soluzione ai nostri problemi. Forse dovremmo fare in modo che la formazione porti i giovani a trovare occupazioni che diano loro soddisfazione nei settori dove c'è più richiesta di mercato , ma dove anche noi possiamo eccellere, più legati al nostro tessuto economico. Bologna che ha una tradizione legata all'Alma mater studiorum, la più antica università del mondo, sa cosa vuole dire formazione. Formazione è anche formazione professionale, ho proposto che per esempio negli ultimi anni di scuola superiore i giovani possano, senza arrivare al sistema duale com'è in Austria o Germania, quantomeno partecipare a stages veri presso le imprese, per capire se hanno dentro di loro delle risorse per diventare creatori di moda, di design o imprenditori o dirigenti. Perché non possiamo pensare che tutti quanti vadano a lavorare nell'amministrazione pubblica, che non può essere un ammortizzatore sociale. Faremmo dei funzionari pubblici scontenti, non convinti del ruolo importante che rivestono nei servizi al cittadino e perderemmo delle intelligenze brillanti in altri comparti economici. Ecco perché dobbiamo incentivare questo spirito d'impresa: anche utilizzando fondi comunitari, lo strumento di Orizzonte 2020 è uno strumento importante. Ma anche per la competitività industriale, per il venture capital e per l'accesso al credito, il pacchetto Cosme, da Cosimo de' Medici, dedicato alle PMI può essere uno strumento utilizzato per incentivare l'inizio di un'attività imprenditoriale dei giovani. Siamo riusciti grazie al lavoro con il Parlamento europeo e con il Consiglio, a impedire che Basilea 3 si applichi alle PMI, per prestiti fino a un milione e mezzo di euro, soglia che mantiene le vecchie regole senza l'incremento della garanzia che impedisce l'accesso al credito.
La formazione è fondamentale ma anche la possibilità di utilizzare strumenti finanziari: nei prossimi anni andrebbero usati contro la disoccupazione giovanile andrebbero impiegati con una maggior flessibilità i Fondi Regionali, il Fondo Sociale Europeo, abbiamo ancora 31 miliardi di euro che non sono utilizzati in Italia, tra soldi europei e il cofinanziamento. Questo è un altro errore che in molte Regioni soprattutto al Sud si è fatto, a danno della crescita e del lavoro.
Il tema del lavoro è fondamentale, ma noi possiamo intervenire giustamente con un'azione dura a partire dal Consiglio Europeo di giugno. Ma non basta la tachipirina per curare la malattia: noi metteremo 6 miliardi di euro delle prossime prospettive finanziarie per combattere la disoccupazione giovnile. In prospettiva serve creare le condizioni per l'occupazioni, da cui l'azione per la reindustrializzazione in senso ampio dell'Unione europea, non penso all'industria del carbone e del petrolio, penso a una terza rivoluzione industriale dove si possano valorizzare tutte le peculiarità che hanno caratterizzato la forza delle nostre PMI, differenziate regione per regione. Sto lavorando perché venga approvato dal Parlamento e dal Consiglio e da tutti gli stati membri, una proposta di regolamento della Commissione che impone la tracciabilità di tutti i prodotti che verranno immessi sul mercato europeo, sia all'interno che extraUE. Tracciabilità significa non solo made in, tutela del consumatore, dell'impresa, del lavoro, lotta alla contraffazione, uno dei grandi mali che colpisce le nostre PMI. La contraffazione è un giro d'affari pari al traffico internazionale di droga e il colpevole non è il povero immigrato che vende la maglietta sotto al Pavaglione, è soprattutto malavita organizzata. Anche qui dobbiamo impegnarci per tutelare un'industria di qualità europea come l'industria della moda, e penso che anche attraverso questa azione vogliamo tutelare i nostri prodotti.
Queste sono le cose sulle quali stiamo lavorando: serve più Europa per fare tutto ciò, anche se poi le realtà all'interno della nostra Unione sono diversificate. Credo che progetti come quello di Smartcity, che vengono valorizzati a livello europeo, utilizzando il famoso pacchetto orizzonte 2020, e ritorniamo sempre alla questione innovazione e ricerca, siano uno strumento che serve per rendere le città più vivibili.
Non credo di dover aggiungere altro, ma soprattutto per me è importante ascoltare le vostre osservazioni, critiche, proteste e proposte pcon la totale disponibilità a collaborare con l'amministrazione, per poi rispondervi sostenendo la linea che ripeto è quella dell'Europa che non può essere quella dell'austerità, non può essere solo quella dei sacrifici, è giusto rimettere in sesto i conti, ma senza crescita, senza lavoro, senza politica industriale non c'è avvenire.
E un'Europa che vuole avere un avvenire è obbligata a creare questo fratello del Fiscal compact che si chiama Industrial compact. Lavoreremo fino a febbraio dell'anno prossimo per dare vita con l'iniziativa di tutti a una strategia che sia più equilibrata e che guardi all'interesse generale di mezzo miliardo di cittadini che vivono in Europa e che hanno diritto a un futuro migliore".
"Gentile Presidente del Consiglio, signori Consiglieri, signore e signori,
è per me un onore essere qui a Palazzo d'Accursio a illustrare l'azione della Commissione Europea, partecipare a questo dibattito sull'Europa e lo faccio con un pizzico d'emozione, essendo stato cittadino di questa città per qualche anno, erano gli anni dello scudetto e forse bisogna che ritorni per far vincere il Bologna un'altra volta. Ringrazio veramente l'Amministrazione comunale per darmi questa possibilità.
Discutere di Europa oggi significa cercare di rispondere anche al malcontento che c'è fra i cittadini non solo del nostro Paese, ma dell'intera Unione europea. La disaffezione dal voto, alcune scelte elettorali non vanno sottovalutate, né possono essere accantonate. Questi segnali ci giungono come qualche cosa da non sottovalutare. Evidentemente c'è qualche cosa che non va, non è solo il malcontento nei confronti delle forze politiche tradizionali, c'è una crescente sofferenza per una situazione economica e per le soluzioni che vengono proposte che possono provocare disaffezione nei confronti dell'Europa. L'Europa non sono soltanto le misure di austerità o di rigore che vengono imposte ai cittadini, dirò brevemente cosa penso di questo, ma l'Europa, e lo ha ricordato molto bene il Presidente del Consiglio nel corso del suo intervento, sono anche oltre mezzo secolo di pace, l'unica parte dle mondo dove non esiste la pena di morte, il luogo dove c'è una moneta unica, dove si può girare senza affrontare lunghe code alle frontiere.
L'Europa ci ha dato molto, ma siamo a metà del guado, non basta più quello che abbiamo ricevuto, anche se importantissimo, come il Premio Nobel per la pace. Bisogna andare avanti, la soluzione non penso sia meno Europa, significherebbe tornare indietro agli egoismi nazionali, se si tornasse alla lira sarebbe un danno incredibile alla nostra economia. Andare avanti significa avere, lo ricordava il Sindaco nel suo intervento, istituzioni più moderne, serve avere un Parlamento europeo che conti di più, serve avere un percorso che ci porti verso gli Stati Uniti d'Europa, anche se non è un obiettivo che potremo raggiungere in tempi brevissimi. Serve avere in prospettiva un Presidente della Commissione eletto direttamente dai cittadini, oggi il Trattato dice che il presidente della Commissione deve essere indicato in base ai risultati delle elezioni europee, però l'elezione diretta sarebbe un ulteriore passo in avanti. Come servirebbe avere una politica della Difesa unica, una Banca Centrale europea che fosse una vera Banca centrale. Oggi l'euro è troppo forte per le nostre imprese e per un export competitivo, e una Banca centrale peraltro ben guidata, condivido la scelta di abbassare ulteriormente i tassi di interesse, ma la Banca centrale deve assomigliare sempre più alla Federal Reserve o a quella giapponese o cinese. Questo per quanto riguarda gli aspetti istituzionali.
Serve anche una politica diversa. Abbiamo chiesto ai cittadini europei di fare molti sacrifici per risanare i conti pubblici, era giusto risanare i conti pubblici, ma i sacrifici quando non sono accompagnati da una forte azione per la crescita, rischiano di essere inutili o dannosi. Quindi ritengo che si debba invertire una tendenza e applicare già alcune scelte politiche che sono state fatte a livello europeo: l'Europa 2020 va nella direzione di sostenere l'economia reale, il Sindaco ha fatto riferimento a un documento sullo spirito d'imprenditorialità, che è uno degli ultimi che ha approvato la Commissione europea su mia proposta, è un segnale anche questo in direzione dell'economia reale. La decisione di avere un altro obiettivo del 20% del PIL dell'Unione europea frutto del manifatturiero è un'altra scelta a favore dell'economia reale; la decisione di aprire a livello di Consiglio una serie di dibattiti sull'economia reale, due settimane fa quello sull'energia, il prossimo sui giovani e la competitività, poi un altro sull'industria della difesa e, a febbraio un Consiglio dedicato alla politica industriale, un Consiglio dei capi di stato e di governo dove, mi auguro che accanto al Fiscal Compact si possa dar vita all'Industrial Compact, cioè all'altro pilastro indispensabile per la crescita. Perché senza economia reale non possiamo pensare di dare una prospettiva di lavoro ai nostri figli né a breve, né a lungo periodo, e soprattutto senza un tessuto imprenditoriale e industriale non pensiamo di poter far fronte a nuove eventuali crisi nei prossimi decenni.
Bisogna certamente lavorare, e il dibattito è aperto su l'eccesso di burocrazia, il tema dell'accesso al credito, il costo dell'energia, la formazione, uno dei temi che sta particolarmente a cuore al Sindaco. Però dobbiamo andare avanti: credo che sia importante il segnale giunto dall'Europa e recepito poi da tutti i paesi dell'unione che è la famosa direttiva sul ritardo dei pagamenti alle imprese dalle pubbliche amministrazioni, che è stata una vera inversione di tendenza, un segnale forte in direzione dell'economia reale, come lo è stato il documento che ha tolto a chi pensava che la contabilità di stato dovesse prevalere sull'economia reale, la scusa di dire che è l'Europa che non vuole che si paghino i debiti pregressi. Il Patto di stabilità non deve essere applicato in maniera burocratica: si possono pagare i debiti alle imprese, anche tutti, entro la fine del 2014, perché poi entra in vigore il Fiscal Compact, ma 80-90 miliardi di euro - nessuno sa, è incredibile che lo Stato non sappia quanto deve dare alle imprese- significa immettere sul mercato miliardi di euro che impediscono alle piccole e medie imprese di fallire a causa di crediti e non di debiti e permettono ai lavoratori di non perdere il loro posto di lavoro, di poter iniziare a risparmiare, a consumare e aumentando i consumi aumentano gli ordinativi delle imprese e quindi aumenta anche la quota di tasse che si pagano allo stao: quegli 80 o 100 miliardi che si rimettono in circolazione in parte torneranno a foraggiare anche le casse della pubblica amministrazione. Questa credo che sia la manovra a sostegno dell'economia reale migliore che si possa fare.
Poi dobbiamo naturalmente sostenere l'economia con scelte politiche, intervenendo soprattutto sull'attività di innovazione e ricerca, attraverso anche i fondi europei, le prossime prospettive finanziarie prevedono 80 miliardi in innovazione e ricerca finalizzata alla politica industriale. Vorrei soffermarmi su questo aspetto particolare della politica industriale, perché per troppi anni la ricerca è stata staccata dall'impresa, così che molti giovani finita la loro attività erano costretti a fuggire in alte parti del mondo perché non erano in grado di guadagnare: ora, una ricerca applicata all'industria, permetterebbe non soltanto di non farci perder ele migliori intelligenze, ma anche di dare lavoro a questi giovani oltre a far crescere la competitività delle nostre imprese.
Innovazione e ricerca non sono solo rivolte alle grandi industrie o solo al livello tecnologico. L'innovazione è anche qualcosa che concerne l'intelligenza, la creazione pratica, il mondo del design e dei brevetti. Noi abbiamo sostenuto fortemente la competitività del nostro sistema anche puntando sul design. Noi possiamo competere, nell'era in cui il confronto è tra grandi aree del mondo, con la Cina, con l'India, con gli Stati Uniti, con la Russia, soltanto a livello europeo e puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Qualità significa scegliere le nostre eccellenze: non sono soltanto le tecnologie riabilitanti, ho ricordato prima in Regione il ruolo che svolge il distretto di Mirandola, che ho chiamato a far parte del nostro gruppo di alto livello per la competitività in questo settore. Qualità sono anche le cose di cui parlava il Sindaco, settori dell'innovazione che attraversano le nostre città e riguardano tanti settori: la moda, la cucina, l'agroindustria, l'arredamento. E' qui che l'Europa può giocare la sua partita e non credo che la politica industriale sia divisa in compartimenti stagni, ogni settore è collegato all'altro. Per esempio, ritengo che tutto il design sia come l'alta gamma, non certo riservata ai ricchi, e rappresentino uno straordinario biglietto da visita per attrarre turisti in Europa. Il turismo è un settore collegato all'agroalimentare, al tessile. E' una interconnessione quella della politica industriale e impresariale assolutamente fondamentale.
Per poter competere bisogna anche formare persone capaci di sviluppare le loro idee. Abbiamo certamente sbagliato in passato, pensando che i nostri figli dovessero andare a lavorare alla City di Londra, ma così non era, anche perché i fatti ci hanno dimostrato che la City non era la soluzione ai nostri problemi. Forse dovremmo fare in modo che la formazione porti i giovani a trovare occupazioni che diano loro soddisfazione nei settori dove c'è più richiesta di mercato , ma dove anche noi possiamo eccellere, più legati al nostro tessuto economico. Bologna che ha una tradizione legata all'Alma mater studiorum, la più antica università del mondo, sa cosa vuole dire formazione. Formazione è anche formazione professionale, ho proposto che per esempio negli ultimi anni di scuola superiore i giovani possano, senza arrivare al sistema duale com'è in Austria o Germania, quantomeno partecipare a stages veri presso le imprese, per capire se hanno dentro di loro delle risorse per diventare creatori di moda, di design o imprenditori o dirigenti. Perché non possiamo pensare che tutti quanti vadano a lavorare nell'amministrazione pubblica, che non può essere un ammortizzatore sociale. Faremmo dei funzionari pubblici scontenti, non convinti del ruolo importante che rivestono nei servizi al cittadino e perderemmo delle intelligenze brillanti in altri comparti economici. Ecco perché dobbiamo incentivare questo spirito d'impresa: anche utilizzando fondi comunitari, lo strumento di Orizzonte 2020 è uno strumento importante. Ma anche per la competitività industriale, per il venture capital e per l'accesso al credito, il pacchetto Cosme, da Cosimo de' Medici, dedicato alle PMI può essere uno strumento utilizzato per incentivare l'inizio di un'attività imprenditoriale dei giovani. Siamo riusciti grazie al lavoro con il Parlamento europeo e con il Consiglio, a impedire che Basilea 3 si applichi alle PMI, per prestiti fino a un milione e mezzo di euro, soglia che mantiene le vecchie regole senza l'incremento della garanzia che impedisce l'accesso al credito.
La formazione è fondamentale ma anche la possibilità di utilizzare strumenti finanziari: nei prossimi anni andrebbero usati contro la disoccupazione giovanile andrebbero impiegati con una maggior flessibilità i Fondi Regionali, il Fondo Sociale Europeo, abbiamo ancora 31 miliardi di euro che non sono utilizzati in Italia, tra soldi europei e il cofinanziamento. Questo è un altro errore che in molte Regioni soprattutto al Sud si è fatto, a danno della crescita e del lavoro.
Il tema del lavoro è fondamentale, ma noi possiamo intervenire giustamente con un'azione dura a partire dal Consiglio Europeo di giugno. Ma non basta la tachipirina per curare la malattia: noi metteremo 6 miliardi di euro delle prossime prospettive finanziarie per combattere la disoccupazione giovnile. In prospettiva serve creare le condizioni per l'occupazioni, da cui l'azione per la reindustrializzazione in senso ampio dell'Unione europea, non penso all'industria del carbone e del petrolio, penso a una terza rivoluzione industriale dove si possano valorizzare tutte le peculiarità che hanno caratterizzato la forza delle nostre PMI, differenziate regione per regione. Sto lavorando perché venga approvato dal Parlamento e dal Consiglio e da tutti gli stati membri, una proposta di regolamento della Commissione che impone la tracciabilità di tutti i prodotti che verranno immessi sul mercato europeo, sia all'interno che extraUE. Tracciabilità significa non solo made in, tutela del consumatore, dell'impresa, del lavoro, lotta alla contraffazione, uno dei grandi mali che colpisce le nostre PMI. La contraffazione è un giro d'affari pari al traffico internazionale di droga e il colpevole non è il povero immigrato che vende la maglietta sotto al Pavaglione, è soprattutto malavita organizzata. Anche qui dobbiamo impegnarci per tutelare un'industria di qualità europea come l'industria della moda, e penso che anche attraverso questa azione vogliamo tutelare i nostri prodotti.
Queste sono le cose sulle quali stiamo lavorando: serve più Europa per fare tutto ciò, anche se poi le realtà all'interno della nostra Unione sono diversificate. Credo che progetti come quello di Smartcity, che vengono valorizzati a livello europeo, utilizzando il famoso pacchetto orizzonte 2020, e ritorniamo sempre alla questione innovazione e ricerca, siano uno strumento che serve per rendere le città più vivibili.
Non credo di dover aggiungere altro, ma soprattutto per me è importante ascoltare le vostre osservazioni, critiche, proteste e proposte pcon la totale disponibilità a collaborare con l'amministrazione, per poi rispondervi sostenendo la linea che ripeto è quella dell'Europa che non può essere quella dell'austerità, non può essere solo quella dei sacrifici, è giusto rimettere in sesto i conti, ma senza crescita, senza lavoro, senza politica industriale non c'è avvenire.
E un'Europa che vuole avere un avvenire è obbligata a creare questo fratello del Fiscal compact che si chiama Industrial compact. Lavoreremo fino a febbraio dell'anno prossimo per dare vita con l'iniziativa di tutti a una strategia che sia più equilibrata e che guardi all'interesse generale di mezzo miliardo di cittadini che vivono in Europa e che hanno diritto a un futuro migliore".
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Piazza Maggiore, 6