SESSIONE EUROPEA DEL CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA
Si trasmette l'intervento del sindaco Virginio Merola, in occasione della Sessione europea del Consiglio comunale.
“Presidente Lembi, Onorevoli, Autorità, Signor Prefetto, Consiglieri e Presidenti di Quartiere, care Consigliere e Consiglieri...
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Si trasmette l'intervento del sindaco Virginio Merola, in occasione della Sessione europea del Consiglio comunale.
“Presidente Lembi, Onorevoli, Autorità, Signor Prefetto, Consiglieri e Presidenti di Quartiere, care Consigliere e Consiglieri, è un piacere accogliere nuovamente nella nostra città il Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani.
Un amico di Bologna, come sapete Tajani è già stato nostro ospite nel febbraio scorso in occasione dell’evento dedicato alla rete europea degli Ambasciatori delle Piccole e medie imprese.
Quella di oggi è la seconda seduta del Consiglio Comunale di Bologna dedicata all’Europa e ai temi europei. L’anno scorso abbiamo ospitato l'attuale Presidente del Parlamento Europeo Schultz, quando ancora non era stato eletto.
Il Consiglio dedicato all’Europa rappresenta per tutti noi un momento importante fortemente voluto e promosso da tutti i gruppi consiliari. Bologna è una città molto legata allo spirito europeo, come abbiamo avuto modo di dire diverse volte e in modo particolare in occasione dell'inaugurazione della sede della Fondazione dedicata a Renzo Imbeni, che ha trovato spazio proprio qui a Palazzo D’Accursio.
Caro Vicepresidente Tajani, noi sentiamo crescere la richiesta fra i cittadini di sobrietà e insieme anche di punti di riferimento politici affidabili di fronte alle paure che la crisi sociale e economica produce. L'Europa resta un punto di riferimento, in particolare nella nostra città.
Negli scorsi decenni ha prevalso il fuorviante assunto che i mercati in generale, e quelli finanziari in particolare, fossero capaci di autoregolarsi senza bisogno di regolazione e intervento pubblico. Dal danno provocato da questo assunto è scaturita la consapevolezza dei governi di tutti i continenti, della necessità di mettere a punto un nuovo sistema di regole, capace di fondare un’efficace governance economica globale.
Dal liberismo siamo passati all’austerity senza soluzione di continuità, ma temo che nel mezzo abbiamo perso il contatto con la sofferenza, le nuove povertà e il bisogno di concretezza. Abbiamo perso il valore della politica come bene comune, la capacità di governare e di guidare le nostre comunità con temperanza e passione.
In molti ci si è illusi che la tecnica potesse normalizzare conflitti e differenze, ma dietro a tutto questo abbiamo perso la cosa più preziosa e più grande che la cultura europea ha saputo consegnarci nel dopoguerra: l’insegnamento che la tensione tra giustizia sociale e democrazia produce equità e progresso.
Il concetto di unione politica, infatti, non rappresenta solamente l’idea di avere un impianto istituzionale più forte e condiviso, ma richiama gli obiettivi politici di stabilità finanziaria, corresponsabilità e solidarietà, di crescita competitiva dell’economia europea nel suo complesso.
Abbiamo bisogno di una sostanziale europeizzazione della politica e dei partiti; di un aperto e vitale spazio pubblico europeo; di una dialettica politica e sociale che superi asfittici ambiti nazionali per farsi anch'essa davvero europea.
Come recentemente ci hanno ricordato il Presidente Napolitano e il Presidente francese Hollande, si fa pressante il tema di una rivisitazione dell'architettura istituzionale dell'Unione e di una sua più coerente Unione Politica. Essa rappresenta il banco di prova più significativo per il manifestarsi e consolidarsi di una nuova leadership democratica europea della quale abbiamo assolutamente bisogno.
A proposito di riforme, caro Vicepresidente, proprio in questa sala la settimana scorsa si è svolto un importante convegno ANCI che ha coinvolto i 12 Sindaci delle Città Metropolitane italiane. Uniti, abbiamo chiesto al Governo italiano, rappresentato dal ministro agli Affari regionali Graziano Delrio, un decreto legge per sbloccare la situazione.
La dead-line resta quella di fine anno perché i nuovi enti dovrebbero partire il 1' gennaio 2014. L'Italia è trent'anni che aspetta questa riforma, che deve essere soprattutto una grande occasione di semplificazione e sburocratizzazione e di sviluppo economico.
Le aree urbane sono un motore per la crescita e la coesione sociale. Di questo sia la Commissione Europea che il Governo Italiano paiono essere consapevoli, nonostante le difficoltà. Ma per tornare a crescere occorre anche che il dialogo tra le città e le istituzioni europee sia più forte e, soprattutto, sia più diretto. La nostra Repubblica è formata da Comuni, Regioni, Provincie, Città Metropolitane e Stato, la via non può essere quella di continuare a deprimere le autonomie dei comuni, le loro prospettive di federalismo fiscale e istituzionale e la risposta non può essere quella di un pericoloso centralismo statalista.
Con Bologna metropolitana arriveremo ad un milione di abitanti, raggiungendo finalmente un modello di governo istituzionale di area vasta simile alle città metropolitane francesi e tedesche.
L’elemento chiave della Città Metropolitana saranno i Comuni e i cittadini, uniti per rilanciare il futuro economico, culturale, ambientale e sociale di un territorio tra i più avanzati d’Europa in termini di reddito pro capite e prodotto interno lordo, ma di certo colpito dalla crisi e dalle trasformazioni che attraversano il Paese e l'Europa.
Bologna sarà quindi metropolitana per essere più europea, e quindi più forte.
Di questa sfida io sono un convinto sostenitore, insieme alla mia Giunta, ed è per questo che da Sindaco del Comune capoluogo, mi rivolgo a lei per sottolineare quanto siano oggi ancora più necessari gli sforzi profusi dalle istituzioni europee per appoggiare le città con programmi di sostegno, iniziative e risorse.
Sostenere le città garantendo loro il riconoscimento della dimensione urbana come valore, la flessibilità nell’uso delle risorse e la centralità del ruolo delle città nell’attuazione della politica di coesione rispetto ad altri livelli di governo, rappresenta senza ombra di dubbio un fatto essenziale.
Il Comune di Bologna ha seguito e continuerà a seguire da vicino la discussione sul futuro della politica di coesione europea.
In particolare, insieme alle altre città europee, al network EUROCITIES e all’Associazione Nazionale dei Comuni ci siamo adoperati affinché, nella prossima programmazione dei fondi strutturali, si tenesse nella giusta considerazione il tema dello sviluppo urbano.
Da questo punto di vista, nonostante nella nuova programmazione sia stata evidenziata una maggiore attenzione nei confronti delle aree urbane, assegnando loro un ruolo più centrale, auspichiamo, anche rispetto al nostro Governo, che l’incremento del dialogo diretto tra le città e le istituzioni europee non si arresti ma si rafforzi. L’Europa, infatti, con la sua strategia per la crescita intelligente, propone un nuovo quadro finanziario e di fondi diretti dedicati a dare priorità proprio allo sviluppo delle aree urbane. Occorre su questo una maggiore coerenza del Governo nazionale e una maggiore capacità di programmazione delle nostre Regioni.
Lei stesso sa bene quanto anche il suo importante piano per le PMI (Piccole e medie imprese) debba trovare una piattaforma territoriale all’interno della quale applicarsi in modo virtuoso.
Il suo piano si dedica a molte misure cruciali per il futuro delle Pmi in Europa e si concentra in primo luogo sul ruolo fondamentale dell'istruzione e della formazione per far crescere nuove generazioni di imprenditori e di lavoratori e per la ripresa economica competitiva di cui abbiamo bisogno. Per quanto mi riguarda questo è l'aspetto più importante e strategico e so che anche molti miei colleghi sindaci lo apprezzano.
Insieme a lei, al suo staff e alla Regione Emilia-Romagna vogliamo costruire un legame stretto e concreto.
Bologna si propone come una città dove sperimentare soluzioni innovative e coraggiose prima di altre.
Bologna, in particolare, ha una tradizione straordinaria nel campo del sapere tecnico e umanistico, non solo per la presenza della sua Università ma per la nascita del modello distretti. Nel concetto di distretto, viene racchiusa in modo chiaro l'interdipendenza tra un tessuto di Piccole e medie imprese legate tra loro non solo da un rapporto di fornitura ma anche anche da una condivisione di strumenti e beni comuni, tra i quali la formazione assume un rilievo assoluto.
A questo proposito la nostra scelta per il futuro si compone di due pilastri fondamentali:
il primo è diffondere il sapere della manifattura e farlo crescere per mantere il primato nella competizione globale. Parlo di un manifatturiero che oggi esporta l'80% di quello che produce.
Il secondo è trasformare il sapere culturale in un’economia proficua, cioè in un’industria competitiva. La cultura è in sé una speciale manifattura che ha anch’essa un suo mercato ed una sua offerta. In Emilia-Romagna sono 51.000 gli addetti nel settore delle industrie creative, 31.000 nella sola provincia di Bologna (pari al 30%).
Su queste due priorità intendiamo concentrarci e investire insieme alla Regione, dedicando il prossimo Ciclo di Fondi Strutturali 2014-2020.
Stiamo investendo molto nel nostro ecosistema urbano. Dal 2012 al 2016 abbiamo contato circa un miliardo di investimenti in progetti e reti, con partnership pubblico privato. L’obiettivo prioritario è aprire una stagione di politiche territoriale volte a stimolare i fattori abilitanti per l’insiedimento di talenti e imprese. Stiamo lavorando per questo su un mix che riteniamo vincente: riqualificazione urbana, innovazione sociale, nuovi strumenti finanziari per sostenere l’innovazione d’impresa, la formazione e l’orientamento professionale.
Insieme, alla Camera di Commercio, all'Università, agli Istituti di credito e alle associazioni di categoria stiamo creando una vera e propria alleanza per lo sviluppo e il lavoro. Dobbiamo unire gli sforzi, ridurre la frammentazione e mettere insieme gli strumenti già esistenti. Solo così, nei prossimi anni potremo garantire una politica che porti un impatto vero sulla vita reale delle persone e delle imprese.
Dobbiamo riacquistare consapevolezza e orgoglio dei nostri territori e dell’Europa. Per essere in grado di dire specialmente ai giovani che è possibile costruire qui il vostro futuro.
Questa missione è compito culturale e sociale delle città-guida europee, specialmente ora che tocchiamo con mano quali disuguaglianze, squilibri e ingiustizie hanno finito per sprigionarsi dalla pressione di oligarchie irresponsabili e dalla finanziarizzazione esasperata degli ultimi tempi.
La politica in Italia ha bisogno di Europa, ha bisogno di Europa attorno a due temi fondamentali che l'emergenza, ma ancora prima di questa crisi una politica ridotta solo alla ricerca di un consenso immediato hanno finora evitato di affrontare: la qualità della Pubblica Amministrazione, che è tutt'uno con l'esigenza delle riforme istituzionali cui pare dedicarsi, e speriamo con successo, questo nuovo governo e la qualità della Ricerca e dell'Istruzione.
Sono i due aspetti fondamentali dove la politica, al di là di tutte le emergenze immediate, sa davvero pensare a costruire un futuro per il nostro Paese e per l'Europa. Grazie".
“Presidente Lembi, Onorevoli, Autorità, Signor Prefetto, Consiglieri e Presidenti di Quartiere, care Consigliere e Consiglieri, è un piacere accogliere nuovamente nella nostra città il Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani.
Un amico di Bologna, come sapete Tajani è già stato nostro ospite nel febbraio scorso in occasione dell’evento dedicato alla rete europea degli Ambasciatori delle Piccole e medie imprese.
Quella di oggi è la seconda seduta del Consiglio Comunale di Bologna dedicata all’Europa e ai temi europei. L’anno scorso abbiamo ospitato l'attuale Presidente del Parlamento Europeo Schultz, quando ancora non era stato eletto.
Il Consiglio dedicato all’Europa rappresenta per tutti noi un momento importante fortemente voluto e promosso da tutti i gruppi consiliari. Bologna è una città molto legata allo spirito europeo, come abbiamo avuto modo di dire diverse volte e in modo particolare in occasione dell'inaugurazione della sede della Fondazione dedicata a Renzo Imbeni, che ha trovato spazio proprio qui a Palazzo D’Accursio.
Caro Vicepresidente Tajani, noi sentiamo crescere la richiesta fra i cittadini di sobrietà e insieme anche di punti di riferimento politici affidabili di fronte alle paure che la crisi sociale e economica produce. L'Europa resta un punto di riferimento, in particolare nella nostra città.
Negli scorsi decenni ha prevalso il fuorviante assunto che i mercati in generale, e quelli finanziari in particolare, fossero capaci di autoregolarsi senza bisogno di regolazione e intervento pubblico. Dal danno provocato da questo assunto è scaturita la consapevolezza dei governi di tutti i continenti, della necessità di mettere a punto un nuovo sistema di regole, capace di fondare un’efficace governance economica globale.
Dal liberismo siamo passati all’austerity senza soluzione di continuità, ma temo che nel mezzo abbiamo perso il contatto con la sofferenza, le nuove povertà e il bisogno di concretezza. Abbiamo perso il valore della politica come bene comune, la capacità di governare e di guidare le nostre comunità con temperanza e passione.
In molti ci si è illusi che la tecnica potesse normalizzare conflitti e differenze, ma dietro a tutto questo abbiamo perso la cosa più preziosa e più grande che la cultura europea ha saputo consegnarci nel dopoguerra: l’insegnamento che la tensione tra giustizia sociale e democrazia produce equità e progresso.
Il concetto di unione politica, infatti, non rappresenta solamente l’idea di avere un impianto istituzionale più forte e condiviso, ma richiama gli obiettivi politici di stabilità finanziaria, corresponsabilità e solidarietà, di crescita competitiva dell’economia europea nel suo complesso.
Abbiamo bisogno di una sostanziale europeizzazione della politica e dei partiti; di un aperto e vitale spazio pubblico europeo; di una dialettica politica e sociale che superi asfittici ambiti nazionali per farsi anch'essa davvero europea.
Come recentemente ci hanno ricordato il Presidente Napolitano e il Presidente francese Hollande, si fa pressante il tema di una rivisitazione dell'architettura istituzionale dell'Unione e di una sua più coerente Unione Politica. Essa rappresenta il banco di prova più significativo per il manifestarsi e consolidarsi di una nuova leadership democratica europea della quale abbiamo assolutamente bisogno.
A proposito di riforme, caro Vicepresidente, proprio in questa sala la settimana scorsa si è svolto un importante convegno ANCI che ha coinvolto i 12 Sindaci delle Città Metropolitane italiane. Uniti, abbiamo chiesto al Governo italiano, rappresentato dal ministro agli Affari regionali Graziano Delrio, un decreto legge per sbloccare la situazione.
La dead-line resta quella di fine anno perché i nuovi enti dovrebbero partire il 1' gennaio 2014. L'Italia è trent'anni che aspetta questa riforma, che deve essere soprattutto una grande occasione di semplificazione e sburocratizzazione e di sviluppo economico.
Le aree urbane sono un motore per la crescita e la coesione sociale. Di questo sia la Commissione Europea che il Governo Italiano paiono essere consapevoli, nonostante le difficoltà. Ma per tornare a crescere occorre anche che il dialogo tra le città e le istituzioni europee sia più forte e, soprattutto, sia più diretto. La nostra Repubblica è formata da Comuni, Regioni, Provincie, Città Metropolitane e Stato, la via non può essere quella di continuare a deprimere le autonomie dei comuni, le loro prospettive di federalismo fiscale e istituzionale e la risposta non può essere quella di un pericoloso centralismo statalista.
Con Bologna metropolitana arriveremo ad un milione di abitanti, raggiungendo finalmente un modello di governo istituzionale di area vasta simile alle città metropolitane francesi e tedesche.
L’elemento chiave della Città Metropolitana saranno i Comuni e i cittadini, uniti per rilanciare il futuro economico, culturale, ambientale e sociale di un territorio tra i più avanzati d’Europa in termini di reddito pro capite e prodotto interno lordo, ma di certo colpito dalla crisi e dalle trasformazioni che attraversano il Paese e l'Europa.
Bologna sarà quindi metropolitana per essere più europea, e quindi più forte.
Di questa sfida io sono un convinto sostenitore, insieme alla mia Giunta, ed è per questo che da Sindaco del Comune capoluogo, mi rivolgo a lei per sottolineare quanto siano oggi ancora più necessari gli sforzi profusi dalle istituzioni europee per appoggiare le città con programmi di sostegno, iniziative e risorse.
Sostenere le città garantendo loro il riconoscimento della dimensione urbana come valore, la flessibilità nell’uso delle risorse e la centralità del ruolo delle città nell’attuazione della politica di coesione rispetto ad altri livelli di governo, rappresenta senza ombra di dubbio un fatto essenziale.
Il Comune di Bologna ha seguito e continuerà a seguire da vicino la discussione sul futuro della politica di coesione europea.
In particolare, insieme alle altre città europee, al network EUROCITIES e all’Associazione Nazionale dei Comuni ci siamo adoperati affinché, nella prossima programmazione dei fondi strutturali, si tenesse nella giusta considerazione il tema dello sviluppo urbano.
Da questo punto di vista, nonostante nella nuova programmazione sia stata evidenziata una maggiore attenzione nei confronti delle aree urbane, assegnando loro un ruolo più centrale, auspichiamo, anche rispetto al nostro Governo, che l’incremento del dialogo diretto tra le città e le istituzioni europee non si arresti ma si rafforzi. L’Europa, infatti, con la sua strategia per la crescita intelligente, propone un nuovo quadro finanziario e di fondi diretti dedicati a dare priorità proprio allo sviluppo delle aree urbane. Occorre su questo una maggiore coerenza del Governo nazionale e una maggiore capacità di programmazione delle nostre Regioni.
Lei stesso sa bene quanto anche il suo importante piano per le PMI (Piccole e medie imprese) debba trovare una piattaforma territoriale all’interno della quale applicarsi in modo virtuoso.
Il suo piano si dedica a molte misure cruciali per il futuro delle Pmi in Europa e si concentra in primo luogo sul ruolo fondamentale dell'istruzione e della formazione per far crescere nuove generazioni di imprenditori e di lavoratori e per la ripresa economica competitiva di cui abbiamo bisogno. Per quanto mi riguarda questo è l'aspetto più importante e strategico e so che anche molti miei colleghi sindaci lo apprezzano.
Insieme a lei, al suo staff e alla Regione Emilia-Romagna vogliamo costruire un legame stretto e concreto.
Bologna si propone come una città dove sperimentare soluzioni innovative e coraggiose prima di altre.
Bologna, in particolare, ha una tradizione straordinaria nel campo del sapere tecnico e umanistico, non solo per la presenza della sua Università ma per la nascita del modello distretti. Nel concetto di distretto, viene racchiusa in modo chiaro l'interdipendenza tra un tessuto di Piccole e medie imprese legate tra loro non solo da un rapporto di fornitura ma anche anche da una condivisione di strumenti e beni comuni, tra i quali la formazione assume un rilievo assoluto.
A questo proposito la nostra scelta per il futuro si compone di due pilastri fondamentali:
il primo è diffondere il sapere della manifattura e farlo crescere per mantere il primato nella competizione globale. Parlo di un manifatturiero che oggi esporta l'80% di quello che produce.
Il secondo è trasformare il sapere culturale in un’economia proficua, cioè in un’industria competitiva. La cultura è in sé una speciale manifattura che ha anch’essa un suo mercato ed una sua offerta. In Emilia-Romagna sono 51.000 gli addetti nel settore delle industrie creative, 31.000 nella sola provincia di Bologna (pari al 30%).
Su queste due priorità intendiamo concentrarci e investire insieme alla Regione, dedicando il prossimo Ciclo di Fondi Strutturali 2014-2020.
Stiamo investendo molto nel nostro ecosistema urbano. Dal 2012 al 2016 abbiamo contato circa un miliardo di investimenti in progetti e reti, con partnership pubblico privato. L’obiettivo prioritario è aprire una stagione di politiche territoriale volte a stimolare i fattori abilitanti per l’insiedimento di talenti e imprese. Stiamo lavorando per questo su un mix che riteniamo vincente: riqualificazione urbana, innovazione sociale, nuovi strumenti finanziari per sostenere l’innovazione d’impresa, la formazione e l’orientamento professionale.
Insieme, alla Camera di Commercio, all'Università, agli Istituti di credito e alle associazioni di categoria stiamo creando una vera e propria alleanza per lo sviluppo e il lavoro. Dobbiamo unire gli sforzi, ridurre la frammentazione e mettere insieme gli strumenti già esistenti. Solo così, nei prossimi anni potremo garantire una politica che porti un impatto vero sulla vita reale delle persone e delle imprese.
Dobbiamo riacquistare consapevolezza e orgoglio dei nostri territori e dell’Europa. Per essere in grado di dire specialmente ai giovani che è possibile costruire qui il vostro futuro.
Questa missione è compito culturale e sociale delle città-guida europee, specialmente ora che tocchiamo con mano quali disuguaglianze, squilibri e ingiustizie hanno finito per sprigionarsi dalla pressione di oligarchie irresponsabili e dalla finanziarizzazione esasperata degli ultimi tempi.
La politica in Italia ha bisogno di Europa, ha bisogno di Europa attorno a due temi fondamentali che l'emergenza, ma ancora prima di questa crisi una politica ridotta solo alla ricerca di un consenso immediato hanno finora evitato di affrontare: la qualità della Pubblica Amministrazione, che è tutt'uno con l'esigenza delle riforme istituzionali cui pare dedicarsi, e speriamo con successo, questo nuovo governo e la qualità della Ricerca e dell'Istruzione.
Sono i due aspetti fondamentali dove la politica, al di là di tutte le emergenze immediate, sa davvero pensare a costruire un futuro per il nostro Paese e per l'Europa. Grazie".
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Piazza Maggiore, 6