SESSIONE EUROPEA DEL CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL CONSIGLIERE BENEDETTO ZACCHIROLI (PD)
Si trasmette l'intervento del consigliere Benedetto Zacchiroli (Partito democratico), in occasione della Sessione Europea del Consiglio comunale.
"Ogni anno ci troviamo a discutere di Europa, ogni anno, almeno una volta all'anno cerchiamo di a...
Pubblicato il:
Descrizione
Si trasmette l'intervento del consigliere Benedetto Zacchiroli (Partito democratico), in occasione della Sessione Europea del Consiglio comunale.
"Ogni anno ci troviamo a discutere di Europa, ogni anno, almeno una volta all'anno cerchiamo di approfondire cosa voglia dire essere Europei a Bologna ed essere bolognesi in Europa.
La presenza del vice presidente della Commissione Tajani, oltre che onorarci, ci segnala l'attenzione che la Commissione ha nei confronti delle città, della nostra città, che con l'opera di suoi illustri cittadini del presente e del passato ha contribuito e intende contribuire sempre più alla realizzazione dell'ideale europeo, ne cito tre sperando di non far torto a nessuno: Renzo Imbeni, Giovanni Bersani e Romano Prodi. Bologna si appresta a vivere un mutamento istituzionale molto presto. Bologna, ne dà testimonianza l'incontro dei sindaci proprio in quest'aula pochi giorni fa, sta, anche territorialmente, diventando più grande, integrando, in forme nuove e al passo coi tempi, i suoi valori, le sue attitudini, le sue potenzialità, le sue complessità con la realizzazione della città metropolitana dal prossimo Gennaio.
È una sfida che impegna tutti, cittadini e istituzioni, a costruire una nuovo livello amministrativo capace di intestarsi più e meglio nel sistema Europa delle città e dei territori dell'Unione, per meglio metterne a frutto i vantaggi dell'appartenenza e per essere più efficacemente a servizio della crescita comune.
Un passo in avanti, sulla scorta di quello che successe in passato col passaggio dal mercato comune all'Unione Europea: i nostri comuni potranno essere parti e avvalersi di un ente che non ha precedenti per noi, ma che potrà essere occasione di innovazione, cooperazione e risparmio sui temi dell'energia, dei trasporti, dell'ambiente (per il quale proprio gli accadimenti di questi giorni ci ricordano, se mai ce ne fossimo dimenticati, la gravità e l'urgenza), del lavoro (per il quale dobbiamo fare tutto il possibile e andare oltre lo sconcerto procurato dai dati statistici), della scuola e del welfare. La sfida tecnica, politica e istituzionale che viviamo è affascinante. La città metropolitana potrà portarci a un livello di riconoscibilità e responsabilità importante anche e soprattuto tra le città europee.
La rappresentanza di un milione di cittadini distribuiti sul territorio vasto e non più soltanto gli attuali poco meno di quattrocentomila, comporta l'obbligo di investimenti nuovi e reali, non solo economici, ma anche di risorse umane, di pensiero nuovo, di creatività operativa e innovazione. Con la città metropolitana un cittadino europeo ogni cinquecento sarà cittadino bolognese.
Ma dentro quale Europa stiamo? Dentro quale Unione Europea vuole stare il Comune di Bologna già oggi, ma ancor di più con la futura città metropolitana? Dentro un'Europa più unita di quella che abbiamo oggi, un 'Europa che abbia una voce sola al suo esterno e con la quale gli altri si debbano confrontarsi. I territori, questo territorio, chiede ai governi nazionali e alle Istituzioni europee, non più soltanto parole pur importanti, ma passaggi concreti verso l'unità politica, perché abbiamo bisogno di crescere come europei. Non dobbiamo nasconderci che se l'Europa fosse diversa anche i primi anni di questa crisi che sembra non finire mai, sarebbero stati diversi. Meno incerti, meno angoscianti. Le istituzioni europee, tutte, non solo il parlamento, debbono sentire il fiato della responsabilità diretta nei confronti dei cittadini, perché eletti, in forza di un mandato direttamente ricevuto. La politica deve agire, ce n'è un bisogno vitale. Vogliamo poter votare per il Presidente degli Stati Uniti d'Europa, vogliamo un esercito solo, a servizio della pace in Europa e nei punti critici sul pianeta, un solo servizio civile europeo, una sola fiscalità, un solo diritto del lavoro, un solo sistema di diritti civili e di cittadinanza. Vogliamo una voce che nel mondo porti il tesoro culturale e l'eredità dell'Europa unita, un'Europa che non abbia riconoscimento in ragione della sua voce fioca, che con i primi vicini, nel mediterraneo, sappia essere partner commerciale e voce sicura sui diritti. Da due anni a questa parte abbiamo imparato il nome di piazza Taharir in Egitto, tutti ci siamo lasciati coinvolgere dalla forza e dall'ostinata determinazione di quei volti giovani, di donne e di uomini che chiedevano un nuovo Egitto e una nuova società. Una nuova politica in tutto il mediterraneo e nel Medio Oriente, fino a spendere eroicamente le loro vite. In questi giorni un altro nome, un altro esotismo lessicale ci porta a conoscere una nuova piazza, piazza Taksim...sembra lontana, ma è così vicina e sono sicuro che le migliaia di persone che riempiono ora tutte le piazze della Turchia guardano all'Europa, la guardano da Istanbul, come da Ankara e da Izmir. Non possiamo deluderli, altrimenti gireranno presto i loro volti da altre parti, verso altri vicini. Non possiamo permettercelo. Dico questo perché sono tante le città europee che cooperano in progetti con le città turche, anche Bologna negli ultimi anni ha collaborato con alcune città turche, soprattuto sulle nuove tecnologie.
Il protagonismo delle città nei progetti europei è la prima e vera opera base di politica estera dell'Unione. Lo scambio, l'immaginare progetti futuri, intessere relazioni, gettare ponti. Le città sanno essere svelte e incisive. Sono le prime ambasciatrici dell'Unione quando operano con altre amministrazioni. Il fatto che Bologna si appresti a diventare Metropolitana carica quest'opera di maggiore responsabilità.
Bologna vuole esserci e con responsabilità. Lo sente come un dovere. Bologna porta con sé un tesoro imprescindibile come quello della sua Università per cui l'economia della conoscenza è realtà da almeno nove secoli:a braccetto con l'Alma Mater, la città può definirsi, senza timore di essere smentita, una potenza culturale urbana pronta a dare il suo contributo anche e soprattutto a partire dalla rete di collaborazioni che legano la più antica università del mondo con tutti gli altri centri di sapere del globo dove si costruisce il futuro e si maneggiano i sogni delle future generazioni. Bologna porta con sé il tesoro del "Liber paradisus" che ha posto la prima pietra formale per l'umanità contro la schiavitù, abolendola. Da quel documento, da quell'atto, nasce la Bologna attenta ai diritti della persona, ed è pronta a dare il suo contributo in Europa per i diritti di tutti, ormai divenuti un esigenza di civiltà piena particolarmente nel nostro Paese. Bologna porta con sé il tesoro della sua manifattura, del saper fare le cose, di sapere costruire macchine complesse per il packaging e non solo, fino a quelle più belle come le Lamborghini o le Ducati. Un tesoro che sa cooperare anche nel segno della responsabilità sociale creando posti di lavoro anche in carcere perché sa "fare impresa".
Di converso, all'Europa, Bologna chiede la velocità, l'azzeramento della macchina burocratica, la possibilità di una effettiva circolazione dei saperi e del lavoro. Vogliamo vedere nell'Unione l'occasione per diventare grandi e affrontare le sfide che ci aspettano
con la consapevolezza che insieme, con gli altri 26 Paesi e con le altre città possiamo vincere la sfida di questo secolo, da soli siamo destinati alla piccolezza e alla debolezza. I cittadini sono pronti ad affrontare queste sfide, speriamo e vogliamo credere che il prossimo parlamento che verrà eletto tra un anno viva una legislatura costituente degli Stati Uniti d'Europa".
"Ogni anno ci troviamo a discutere di Europa, ogni anno, almeno una volta all'anno cerchiamo di approfondire cosa voglia dire essere Europei a Bologna ed essere bolognesi in Europa.
La presenza del vice presidente della Commissione Tajani, oltre che onorarci, ci segnala l'attenzione che la Commissione ha nei confronti delle città, della nostra città, che con l'opera di suoi illustri cittadini del presente e del passato ha contribuito e intende contribuire sempre più alla realizzazione dell'ideale europeo, ne cito tre sperando di non far torto a nessuno: Renzo Imbeni, Giovanni Bersani e Romano Prodi. Bologna si appresta a vivere un mutamento istituzionale molto presto. Bologna, ne dà testimonianza l'incontro dei sindaci proprio in quest'aula pochi giorni fa, sta, anche territorialmente, diventando più grande, integrando, in forme nuove e al passo coi tempi, i suoi valori, le sue attitudini, le sue potenzialità, le sue complessità con la realizzazione della città metropolitana dal prossimo Gennaio.
È una sfida che impegna tutti, cittadini e istituzioni, a costruire una nuovo livello amministrativo capace di intestarsi più e meglio nel sistema Europa delle città e dei territori dell'Unione, per meglio metterne a frutto i vantaggi dell'appartenenza e per essere più efficacemente a servizio della crescita comune.
Un passo in avanti, sulla scorta di quello che successe in passato col passaggio dal mercato comune all'Unione Europea: i nostri comuni potranno essere parti e avvalersi di un ente che non ha precedenti per noi, ma che potrà essere occasione di innovazione, cooperazione e risparmio sui temi dell'energia, dei trasporti, dell'ambiente (per il quale proprio gli accadimenti di questi giorni ci ricordano, se mai ce ne fossimo dimenticati, la gravità e l'urgenza), del lavoro (per il quale dobbiamo fare tutto il possibile e andare oltre lo sconcerto procurato dai dati statistici), della scuola e del welfare. La sfida tecnica, politica e istituzionale che viviamo è affascinante. La città metropolitana potrà portarci a un livello di riconoscibilità e responsabilità importante anche e soprattuto tra le città europee.
La rappresentanza di un milione di cittadini distribuiti sul territorio vasto e non più soltanto gli attuali poco meno di quattrocentomila, comporta l'obbligo di investimenti nuovi e reali, non solo economici, ma anche di risorse umane, di pensiero nuovo, di creatività operativa e innovazione. Con la città metropolitana un cittadino europeo ogni cinquecento sarà cittadino bolognese.
Ma dentro quale Europa stiamo? Dentro quale Unione Europea vuole stare il Comune di Bologna già oggi, ma ancor di più con la futura città metropolitana? Dentro un'Europa più unita di quella che abbiamo oggi, un 'Europa che abbia una voce sola al suo esterno e con la quale gli altri si debbano confrontarsi. I territori, questo territorio, chiede ai governi nazionali e alle Istituzioni europee, non più soltanto parole pur importanti, ma passaggi concreti verso l'unità politica, perché abbiamo bisogno di crescere come europei. Non dobbiamo nasconderci che se l'Europa fosse diversa anche i primi anni di questa crisi che sembra non finire mai, sarebbero stati diversi. Meno incerti, meno angoscianti. Le istituzioni europee, tutte, non solo il parlamento, debbono sentire il fiato della responsabilità diretta nei confronti dei cittadini, perché eletti, in forza di un mandato direttamente ricevuto. La politica deve agire, ce n'è un bisogno vitale. Vogliamo poter votare per il Presidente degli Stati Uniti d'Europa, vogliamo un esercito solo, a servizio della pace in Europa e nei punti critici sul pianeta, un solo servizio civile europeo, una sola fiscalità, un solo diritto del lavoro, un solo sistema di diritti civili e di cittadinanza. Vogliamo una voce che nel mondo porti il tesoro culturale e l'eredità dell'Europa unita, un'Europa che non abbia riconoscimento in ragione della sua voce fioca, che con i primi vicini, nel mediterraneo, sappia essere partner commerciale e voce sicura sui diritti. Da due anni a questa parte abbiamo imparato il nome di piazza Taharir in Egitto, tutti ci siamo lasciati coinvolgere dalla forza e dall'ostinata determinazione di quei volti giovani, di donne e di uomini che chiedevano un nuovo Egitto e una nuova società. Una nuova politica in tutto il mediterraneo e nel Medio Oriente, fino a spendere eroicamente le loro vite. In questi giorni un altro nome, un altro esotismo lessicale ci porta a conoscere una nuova piazza, piazza Taksim...sembra lontana, ma è così vicina e sono sicuro che le migliaia di persone che riempiono ora tutte le piazze della Turchia guardano all'Europa, la guardano da Istanbul, come da Ankara e da Izmir. Non possiamo deluderli, altrimenti gireranno presto i loro volti da altre parti, verso altri vicini. Non possiamo permettercelo. Dico questo perché sono tante le città europee che cooperano in progetti con le città turche, anche Bologna negli ultimi anni ha collaborato con alcune città turche, soprattuto sulle nuove tecnologie.
Il protagonismo delle città nei progetti europei è la prima e vera opera base di politica estera dell'Unione. Lo scambio, l'immaginare progetti futuri, intessere relazioni, gettare ponti. Le città sanno essere svelte e incisive. Sono le prime ambasciatrici dell'Unione quando operano con altre amministrazioni. Il fatto che Bologna si appresti a diventare Metropolitana carica quest'opera di maggiore responsabilità.
Bologna vuole esserci e con responsabilità. Lo sente come un dovere. Bologna porta con sé un tesoro imprescindibile come quello della sua Università per cui l'economia della conoscenza è realtà da almeno nove secoli:a braccetto con l'Alma Mater, la città può definirsi, senza timore di essere smentita, una potenza culturale urbana pronta a dare il suo contributo anche e soprattutto a partire dalla rete di collaborazioni che legano la più antica università del mondo con tutti gli altri centri di sapere del globo dove si costruisce il futuro e si maneggiano i sogni delle future generazioni. Bologna porta con sé il tesoro del "Liber paradisus" che ha posto la prima pietra formale per l'umanità contro la schiavitù, abolendola. Da quel documento, da quell'atto, nasce la Bologna attenta ai diritti della persona, ed è pronta a dare il suo contributo in Europa per i diritti di tutti, ormai divenuti un esigenza di civiltà piena particolarmente nel nostro Paese. Bologna porta con sé il tesoro della sua manifattura, del saper fare le cose, di sapere costruire macchine complesse per il packaging e non solo, fino a quelle più belle come le Lamborghini o le Ducati. Un tesoro che sa cooperare anche nel segno della responsabilità sociale creando posti di lavoro anche in carcere perché sa "fare impresa".
Di converso, all'Europa, Bologna chiede la velocità, l'azzeramento della macchina burocratica, la possibilità di una effettiva circolazione dei saperi e del lavoro. Vogliamo vedere nell'Unione l'occasione per diventare grandi e affrontare le sfide che ci aspettano
con la consapevolezza che insieme, con gli altri 26 Paesi e con le altre città possiamo vincere la sfida di questo secolo, da soli siamo destinati alla piccolezza e alla debolezza. I cittadini sono pronti ad affrontare queste sfide, speriamo e vogliamo credere che il prossimo parlamento che verrà eletto tra un anno viva una legislatura costituente degli Stati Uniti d'Europa".
A cura di
Piazza Maggiore, 6