QUESTION TIME: CHIARIMERNTI IN MERITO AI TAGLI ALLA SANITA'


L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sui taglia alla Sanità.

La domanda della consigliera comunale Mirka Cocconcelli (Lega...

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L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sui taglia alla Sanità.

La domanda della consigliera comunale Mirka Cocconcelli (Lega nord):

So che la Regione Emilia Romagna quest'anno avrà 81 milioni in meno per la sanità, a fronte di 120 milioni di aumento dei costi; so anche che la nostra Regione ha stanziato 150 mln dl proprio bilancio per raggiungere la parità per l'anno in corso; a questo proposito chiedo al sindaco e alla giunta quali saranno le ricadute sul sistema ospedaliero cittadino visti i tagli dei posti letto e come saranno organizzati gli ospedali di prossimità; e, nell'ambito del piano degli interventi per le nuove tecnologie (138 mln per tutta l'Emilia Romagna) la natura degli interventi che riguardano l'ASL di Bologna, il Sant'Orsola e il Rizzoli, strutture cui andranno, secondo la stampa, rispettivamente, 14 12.4 e 4 mln".

La risposta dell'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo:

"Rispondo volentieri a questa domanda proseguendo un dialogo sul tema che ha già visto diverse occasioni in cui abbiamo parlato del medesimo argomento. Quindi mi scuso se, pur nello sforzo di creatività, rischierò di dire cose già ampiamente dette. Un'ulteriore precisazione su numeri, la Regione Emilia-Romagna vede un differenziale rispetto agli anni scorsi fra bisogno e risorse destinate, non di 80 milioni ma di 410 milioni di euro, che diventano 260 milioni di euro a fronte di questa scelta importante, coraggiosa, ovviamente anche però impattante sui cittadini, che è quella di destinare 150 milioni di euro alla sanità regionale, provenienti dal bilancio della Regione Emilia-Romagna.
I 260 milioni di euro di tagli impongono sicuramente una revisione, una rimodulazione dell'intero sistema sanitario, lo abbiamo già detto più volte, chiedono possibilmente ad una regione che ha saputo già in altre occasioni rimodulare questa offerta di evitare un approccio che ultimamente va per la maggiore, in ambito soprattutto nazionale, che è quello della linearità dei tagli, ed invece appunto cogliere l'occasione per rimodulare la propria offerta intorno a scelte che in molti casi sono ugualmente dovute e ugualmente possibili. Penso al fatto che oggi sempre di più fuori dalla fase acuta del bisogno, e quindi delle prestazioni sanitarie, c'è una fase post acuta e riabilitativa che sempre di più si riesce a fare vicino al proprio territorio di residenza e con un approccio domiciliare.
Proprio per questo la conseguenza di questi tagli, che per altro, lo dico fuori da ogni polemica, non nascono con questo Governo, neanche con quello precedente e nemmeno con quello ancora precedente forse, è una lunga sequela di decisioni che certamente rischiano di impoverire il sistema sanitario nazionale. A fronte di ciò, da molto tempo, l'Emilia-Romagna e anche la Conferenza territoriale sanitaria di Bologna, dentro il quale ovviamente Bologna regge un suo ruolo importante, hanno avviato una rimodulazione dell'offerta.
Già sul 2013 sono state fatte alcune scelte a fronte di una rete territoriale metropolitana di qualità, che ha la fortuna di avere molti presidi ospedalieri di qualità, con una diffusa presenza dell'emergenza-urgenza, ma anche con la presenza in molti di questi ospedali di presidi chirurgici di assoluta qualità, con sale ammodernate di recente. Come conferenza territoriale sanitaria abbiamo scelto un'altra strada. Anche rispetto a quello che i documenti nazionali e regionali ci invitano a fare, e cioè immaginare che una parte delle strutture territoriale possa trasformarsi in strutture sanitarie territoriali intermedie di degenza temporanea, riconvertendo di fatto gli ospedali e quindi anche nel nomen superare il nome ospedale per divenire struttura sanitaria. Pure nella necessaria rimodulazione, abbiamo scelto di mantenere i presidi ospedalieri che conosciamo, non solo a Bologna, ma anche sulla rete provinciale, e al contrario decidere di dargli una vocazione specifica, evitando ridondanze che pur ci sono oggi. Quindi costruendo delle specificità intorno a delle vocazioni che questi ospedali già hanno, costruendo delle collaborazioni nuove anche interaziendali, cosa che solo qualche anno fa sembrava fantascienza; oggi ad esempio Sant'Orsola e Asl collaborano, oggi c'è un progetto, ad esempio per citarne uno, che è stato proprio presentato ieri l'altro in Conferenza territoriale socio-sanitaria per fare si che i migliori chirurghi del Sant'Orsola possano operare anche nell'ospedale e nelle chirurgie ammodernate dell'ospedale di Budrio; quindi appunto una rete che fatta di Bologna con le sue specificità ed eccellenze regionali e nazionali, e in alcuni casi oltre che nazionali, e una rete territoriale che si costruisce intorno a delle vocazioni specifiche, pur mantenendo alcuni presidi certi in tutti gli ospedali, come appunto la presenza di pronto soccorso, e la presenza di presidi chirurgici.
Per questo nei prossimi mesi Bologna e gli ospedali bolognesi, il Maggiore, il Sant'ORsola, lo IOR, saranno sempre di più ospedali generalisti, ovviamente della città, ma sapranno accogliere una domanda sanitaria costruita sull'alta complessità, orientando verso le ospedalità territoriali altri tipi di intervento di minore complessità. Questo non vuole dire che depotenziamo gli ospedali della provincia, ma che Bologna nella sua dimensione metropolitana, credo che senza smentite si possa dire che l'ambito sanitario è forse quello in cui l'esperienza metropolitana sia più avanti con i lavori, potrà avere a regime un quadro di autosufficienza, e la risposta al bisogno sanitario di Bologna si troverà in tutta la rete ospedaliera costruita sugli ospedali di Bologna e su quelli della rete.
Certo questo comporterà anche cambiamenti, si dovranno dare vocazioni anche agli ospedali bolognesi, e si dovrà anche accompagnare questo cambiamento, che spesso è anche un cambiamento culturale, quindi non solo un fatto organizzativo. Faccio un esempio per ragionare su una cosa che c'è già stata. La chiusura del reparto post acuti del Bellaria, che pure ha suscitato le legittime preoccupazioni, è una scelta, quella di distribuire nella rete, sempre più vicino a casa, una risposta per il post acuto, nel momento in cui il Bellaria diventa sempre più una specialità, un'eccellenza nell'ambito neurologico e neurochirurgico da un lato, e sul lato oncologico con la realizzazione della breast unit. Il nostro obiettivo è arrivare a questo risultato senza fare percepire ai bolognesi una diminuzione della propria sicurezza in ambito sanitario, cosa di cui Bologna può sempre andare fiera.
Accanto a questo ci sarà lo sviluppo di tutta la rete territoriale, le 5 case della salute immaginate su Bologna, l'utilizzo sempre maggiore delle professioni sanitarie con responsabilità e con politiche che valorizzino le loro professionalità e tutto il lavoro di continuità assistenziale.
Non riesco a rispondere invece consigliera alla seconda parte della sua domanda che faceva riferimento agli interventi per le nuove tecnologie, i 138 milioni di euro per tutta l'Emilia-Romagna, in cui mi chiedeva dettagliatamente gli interventi che riguardano Bologna. Per motivi di tempo è una domanda in cui non si riesce a rispondere in una giornata e perché sommessamente dico, probabilmente, non è un argomento da domanda di attualità, forse è più appropriata una interrogazione, forse meglio ancora sarebbe una domanda direttamente all'Azienda, anche attraverso un'audizione nella commissione consiliare competente".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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