QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLE POLITICHE PER AFFRONTARE LE NUOVE POVERTÀ


L'assessore ai Servizi sociali, Amelia Frascaroli, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni sulle politiche per affrontare le nuove povertà.

Domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:

"Visto l'articol...

Descrizione

L'assessore ai Servizi sociali, Amelia Frascaroli, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni sulle politiche per affrontare le nuove povertà.

Domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:

"Visto l'articolo di stampa - Bologna Today, 20 marzo - relativo alle nuove povertà, si chiede al Sindaco quali siano le politiche che l'amministrazione intende mettere in campo per aiutare coloro che versano nelle condizioni descritte dall'articolo e se l'amministrazione ha intenzione di fare - se non già redatto - una mappatura delle nuove povertà".

Risposta dell'assessore Frascaroli:

"Grazie alla consigliera Borgonzoni di questa domanda che mi da modo almeno di tornare su alcuni dei dispositivi che stiamo pensando. E' vero la fotografia della situazione è esattamente questa, ormai ne siamo più che consapevoli, da tutti i vari osservatori della città, e non solo della città, rispetto al fatto che la povertà presenta dei volti nuovi, nuovi degli ultimi due anni, ormai, che quindi ci stiamo abituando a conoscere e a valutare. Io parlo solo, rapidamente, di alcune misure, di quelle più immediate, che stiamo cercando di praticare.La mappatura viene fuori sia dai contatti raccolti dagli Sportelli sociali dei quartieri, che però di fatto non riescono a farsi carico di una domanda nuova in toto ma hanno bisogno di ulteriori risorse e ulteriori supporti della rete, non parlo tanto di risorse economiche quanto della possibilità e della capacità di attivare reti sul territorio che siano più in connessione e più in sintonia, per usrare tutti i mezzi e tutte le leve che abbiamo a disposizione, che in una città come Bologna sono parecchia ancora. Poi certo c' è un discorso anche di investimenti sul sociale, ma intanto noi possiamo lavorare per ottimizzare quello che abbiamo. Alcune cose le stiamo facendo così a spot, potrebbe essere anche questo un argomento da approfondire in una commissione, sono alcune cose di cui abbiamo già parlato.
Per esempio il progetto Case Zanardi si sta rivelando una risorsa interessante perché si basa tutto come primo punto di partenza sulla possibilità di recuperare, attraverso l'iniziativa antispreco, dei beni alimentari che trovino il modo di essere redistibuiti, ovviamente con criteri molto simili appunto alla possibilità di fare la propria spesa in modo personale, ma vengono redistribuiti, rimessi in circolo sui territori. Case Zanardi è in grado entro giugno di aprire tre di questi punti, stiamo cercando di individuare altri contenitori che diano la possibilità in ogni quartiere di avere in prospettiva un punto almeno di market solidale. Dovete pensare al market solidale come un'occosione rispetto alla distribuzione e all'accesso all'alimentare, ma anche e soprattutto come un luogo di presa di contatto e di ascolto di quelle povertà più invisibili, perchè il tema della spesa permette di fare emergere persone e situazioni, e di coinvogliarle in un unico luogo. Persone e situazioni che non andrebbero mai ai servizi sociali, ma per una spesa vanno in un luogo e lì possono trovare punto di ascolto, punto di orientamento, e altre possibilità di leve di sostegno dal punto di vista di iniziative economiche: il baratto, lo scambio, il riciclaggio, che dovrebbero produrre anche piccole esperienze di formazione lavoro, tirocini e poi vedere se possono diventare lavori sostenibili. Diciamo che Casa Zanardi è il contenitore che tenta di dare una progettualità attorno alle nuove forme di povertà.
Case Zanardi si avvale di un sistema, intanto ci abbiniamo subito la social card. Social card ha una vicenda un pò complessa che non dipende da noi, ma da tutti i vincoli le rigidità messe dal Ministero, e dall'Inps per la sua applicazione, contro le quali stiamo cercando di combattere, di fatto c'è un gruppo di 150 famiglie che ha avuto l'ok e che riceverà entro la fine del mese il bonus, la card già spendibile. Poi per fortuna i fondi destinati, anche se non tutti i nuclei familiari che abbiamo segnalato sono stati accettati dalle "maglie" nazionali, restano a nostra disposizione e quindi abbiamo aperto una discussione, un dibattito, per fare in modo che queste "maglie" di selezione si allarghino, ma non perché diventino più larghe, semplicemente perchè siano alleggerite dal punto di vista burocratico e formale e permettano al numero totale di circa 400 nuclei familiari di accedere a questo dispositivo. Perché per come l'abbiamo pensato permetterebbe di incidere su alcune spese, tipo l'affitto, le utenze ecc, perchè quelle famiglie, fruitrici della social card potrebbero essere le prime famiglie immediatamente fruitrici dell'utilizzo delle botteghe alimentari, in modo che la social card non sia uno strumento per acquistare cibo ma sia una leva in più, oltre al fatto che il cibo viene già garantito dalla spesa solidale, sia una leva in più per incidere sull'economia di una famiglia in difficoltà. E quel percorso di un anno che va monitorato per l'aiuto e la presa in carico da parte dei servizi, l'aiuto alla famiglia per rimettersi in carreggiata, sia un percorso nel quale agiscono più leve diverse e non soltanto il buono acquisto. Questo quindi è un dispositivo importante che viene messo in mano ai servizi per essere a fianco di percorsi di fragilità familiare in cui molte famiglie sono cadute.
Le iniziative che stiamo facendo sulla casa, il Prefetto ha convocato l'altro giorno questo tavolo su nostra richiesta, sulla quale devo dire abbiamo trovato un enorme aiuto A questo tavolo di programmazione, di ideazione di possibili individuazioni di contenitori pubblici non utilizzati da parte di proprietari pubblici, le Aziende sanitarie, l'Università, le Ferrovie, le Poste, c'erano tutti l'altro giorno attorno al tavolo, che possano essere individuati come luoghi per affrontare in modo emergenziale la fragilità abitativa, a cui un buon numero di popolazione comincia ad essere esposta. Cosa significa affrontare la fragilità abitativa? Non creare un luogo di assistenza e di parcheggio in cui mettere dentro in modo emergenziale le persone, ma attraverso un protocollo che la Prefettura ci sta aiutando a mettere a punto, un protocollo che dia anche garanzie minime ai possessori pubblici, delle modalità, appunto, di protezione abitativa immediata con la partecipazione e la responsabilizzazione delle persone coinvolte, che immediatamente trovino un modo di protezione ma anche immediatamente possano essere a partire da questo rimettersi in cammino, in situazioni già di coinvolgimento non vogliamo creare un parcheggio assistenziale per sfrattati, vogliamo trovare un luogo, almeno un luogo, in cui sperimentare situazioni di protezione abitativa nelle quali le persone vengano immediatamente messe nella possibilità di rimettersi in moto. A partire per esempio dal fatto che contribuiscano al pagamento delle bollette. Voglio ricordare il tema delle clausole sociali che è stato un dispositivo, uno strumento , che va nella direzione di rimettere all'interno dei circuiti lavorativi persone che l'hanno perso e il Patto di fragilità per gli anziani, che è un patto che stiamo praticando e che cerca proprio di andare a darci degli indicatori che vadano a scoprire quegli anziani che potenzialmente potrebbero diventare estremamente fragili ma che ancora non lo sono, e però vanno cercati e individuati quando ancora si può fare della prevenzione".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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