QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLE OCCUPAZIONI ABUSIVE
L'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli , ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Manes Bernardini (Lega nord) sulle occupazioni abusive.
Domanda d'attualità del consigliere Bernardi...
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L'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli , ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Manes Bernardini (Lega nord) sulle occupazioni abusive.
Domanda d'attualità del consigliere Bernardini
"Visto un recente articolo di stampa relativo alle occupazioni abusive in città ed in particolare a quella avvenuta in Via de Maria, chiedo quale sia il pensiero della Giunta nel merito, in particolare si vuole sapere se l'atteggiamento assunto dalla Giunta nei confronti degli occupanti di Via de Maria è stato possibile grazie alla collaborazione con la proprietà. Si chiede altresì di sapere se vi è un protocollo sottoscritto dalla Giunta con le Forze dell'Ordine e con le società che gestiscono le utenze che si possa mettere in azione nel momento in cui un privato subisce una occupazione abusiva e naturalmente ne denuncia l'accaduto. Relativamente alle occupazioni che da tempo sono in atto in città, quale ad esempio le ex scuole di via Ferrari, si chiede di sapere come sia possibile che nonostante la cessazione delle utenze, risulti ancora l'energia elettrica all'interno dell'immobile".
Risposta dell'assessore Frascaroli
"Grazie consigliere Bernardini che mi da l'occasione di inserire il tema delle utenze in particolare dell'acqua, bene primario, riferite appunto alle situazioni di occupazione in un contesto più ampio di ragionamenti e di progettualità che stiamo portando avanti e cercando di concretizzare nella misura in cui è evidente che il tema sfratti legato alla crisi e alla mancanza di lavoro è diventato un problema sociale drammatico che riguarda alcune centinaia di famiglie nel territorio bolognese. In previsione ne riguarderà alcune migliaia perché gli sfratti continuano e hanno una cadenza temporale ben precisa, per non parlare di altre città che hanno situazioni estremamente drammatiche che riguardano già migliaia e migliaia di famiglie, con migliaia e migliaia di occupazioni. Non entro nel merito del tema delle occupazioni delle case popolari, dell'edilizia pubblica assegnata perché è un tema estremamente delicato e riguarda delle fragilità che vanno a innescarsi su altre fragilità e diventa una guerra fra poveri, non è questo il punto, e che stiamo tra l'altro affrontando con degli sgomberi per dare un segnale ben preciso, che non è quella la strada per affrontare anche il proprio problema individuale di mancanza di casa.
Invece mi rifaccio a un ragionamento, una riflessione generale che abbiamo fatto sulla situazione che trova la sua sintesi in un documento di indirizzo della Giunta del 26 agosto scorso sull'emergenza casa che analizza il problema per come si presenta in città, adesso, e cerca di individuare le possibili strade.
E' evidente che le possibili strade non significano la risoluzione del problema, il problema è molto più grande di noi, ha dei numeri e delle cifre che sovrastano tutti, è legato alla mancanza del lavoro, quindi non è che il comune ha le leve per risolvere il problema. Il comune però può, appunto, rendersi conto della situazione in cui versano centinaia di famiglie e decidere di provare alcune strade in via di pura sperimentazione, diciamo, che però indichino almeno delle modalità nuove e diverse, presidiate, anche innovative per affrontare in modo emergenziale il tema sfratti. Da quel documento di indirizzo è poi conseguita un'azione che avevamo già iniziato con la Prefettura, un tavolo di lavoro in cui il Prefetto si è fatto carico di convocare per noi tutti i proprietari pubblici, e anche privati, che abbiano edifici vuoti da tempo, inutilizzati, sia pur in odore di utilizzo con aste, per rispondere alla propria mission, che in questi anni sono andate deserte e quindi lasciano beni pubblici deserti, inutilizzati in preda al degrado e all'abbandono. La proposta che è stata fatta ai proprietari è quella di aderire a un protocollo di garanzia, che abbiamo messo a punto con la Prefettura, e che è stato firmato lunedì scorso, che offre ai proprietari alcuni elementi di fondo di garanzia, che non sono elementi di garanzia economica sia chiaro, sono elementi di fondo di garanzia rispetto a una serie di condizioni di utilizzo dello stabile, una serie di lavori di manutenzione ordinaria che sicuramente quando renderanno lo stabile sarà in condizioni molto migliori di come si è trovato, garanzia di liberare lo stabile in un tempo congruo nella misura in cui fossero dimostrate effettive condizioni di vendita o di utilizzo dello stabile da parte dei proprietari. Il protocollo è stato firmato ed è lo strumento con cui abbiamo agito per lo stabile occupato di via De Maria, sul quale si è aperta un interlocuzione con la proprietà, potrebbe essere questo il primo stabile in cui si attua una sperimentazione con cui affrontare in qualche modo il tema degli sfratti.
Voglio chiarire un piccolo aspetto, non immaginate che nel momento in cui si stabilissero degli accordi, all'interno del protocollo di garanzia, chi occupa automaticamente rimane dov'è, non sarà né penalizzato, né premiato chi occupa, né penalizzato chi non ha occupato e quindi rimane sommerso. Si ripartirà da una lettura complessiva dei bisogni che i nuclei familiari hanno, rispetto alla loro situazione sociale, per vedere chi potrà usufruire di questo progetto di transizione sulla fragilità abitativa, che significherà usare appunto gli stabili che avremo a disposizione per forme di riparo abitativo immediato a seguito di sfratti, soprattutto incolpevoli, come quelli che si stanno verificando per la maggior parte e che riguardano famiglie, con minori, disabili o anziani, per accompagnarli in un percorso di protezione abitativa immediata e poi una ripresa del loro cammino nella direzione della ricerca di lavoro e del ritrovamento di una nuova autonomia a abitativa.
Questa la sintesi estrema di ciò che è contenuto nel protocollo e nel progetto che stiamo avviando. Nel momento in cui delle proprietà fossero disponibili a cedere in concessione, come previsto dal protocollo, i loro stabili, è evidente che là dove ci sono delle situazioni di occupazione decade la situazione di illegalità, perché appunto la volontà del proprietario è quella che determina un cambio di condizione, per cui decadrebbe anche tutta la criticità creata dall'art. 5, contenuto nel Piano casa del Governo, che ha indicato che a fronte di occupazioni vanno staccate le utenze. Noi non abbiamo né staccato, né attaccato nulla da nessuna parte, questo vorrei che fosse chiaro, è né pagato nulla da nessuna parte.
Il tema delle Ferrari è un tema di proprietà privata ed è la proprietà privata che decide cosa fare: se c'è la luce, vuol dire che chi è dentro si è organizzato in qualche modo, so che esistono anche generatori e può darsi che ci siano. Io non sono andata a vedere come sono organizzati però è una proprietà privata, che non mi riguarda. Nella misura in cui la proprietà, pur interpellata, è l'unica che non si è seduta al tavolo della Prefettura per ragionare insieme e non apre nessun tipo di interlocuzione per essere aiutata a superare il suo problema, io non so cosa dire sulle Ferrari.
Sulle altre proprietà, e ripeto appunto che non abbiamo pagato nulla, ci sono scelte diverse. Per esempio, l'azienda Usl, proprietaria del Beretta, ha deciso per sua scelta che prevale l'idea che l'acqua è un bene primario, un bene comune e che non va sottratto a nessuna persona nonostante l'articolo 5, quindi ha lasciato l'acqua attaccata. Su questo, bisogna dire che sia il Comune che tutta l'Anci nazionale hanno molti dubbi sulla costituzionalità di questo articolo 5. L'abbiamo già fatto presente al Governo, che peraltro ancora non ci ha risposto, richiamando dei trattati internazionali, la Costituzione, fino ad arrivare al Regolamento di Hera del 2007 che dice che in ogni caso alle utenze domestiche deve essere garantito sempre il quantitativo minimo d'acqua per gli usi essenziali, addirittura lo delinea in 50 litri per persona al giorno, secondo quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, perché ci sono ragioni che superano l'art. 5 appunto, che riguardano le situazioni socio-sanitarie delle persone e i diritti fondamentali che non si possono scavalcare. Quindi, sono dell'idea che non abbiamo fatto nulla per incentivare bollette e utenze illegittime, ma sono anche dell'idea che quell'articolo vada profondamente rivisto, come abbiamo già chiesto".
Domanda d'attualità del consigliere Bernardini
"Visto un recente articolo di stampa relativo alle occupazioni abusive in città ed in particolare a quella avvenuta in Via de Maria, chiedo quale sia il pensiero della Giunta nel merito, in particolare si vuole sapere se l'atteggiamento assunto dalla Giunta nei confronti degli occupanti di Via de Maria è stato possibile grazie alla collaborazione con la proprietà. Si chiede altresì di sapere se vi è un protocollo sottoscritto dalla Giunta con le Forze dell'Ordine e con le società che gestiscono le utenze che si possa mettere in azione nel momento in cui un privato subisce una occupazione abusiva e naturalmente ne denuncia l'accaduto. Relativamente alle occupazioni che da tempo sono in atto in città, quale ad esempio le ex scuole di via Ferrari, si chiede di sapere come sia possibile che nonostante la cessazione delle utenze, risulti ancora l'energia elettrica all'interno dell'immobile".
Risposta dell'assessore Frascaroli
"Grazie consigliere Bernardini che mi da l'occasione di inserire il tema delle utenze in particolare dell'acqua, bene primario, riferite appunto alle situazioni di occupazione in un contesto più ampio di ragionamenti e di progettualità che stiamo portando avanti e cercando di concretizzare nella misura in cui è evidente che il tema sfratti legato alla crisi e alla mancanza di lavoro è diventato un problema sociale drammatico che riguarda alcune centinaia di famiglie nel territorio bolognese. In previsione ne riguarderà alcune migliaia perché gli sfratti continuano e hanno una cadenza temporale ben precisa, per non parlare di altre città che hanno situazioni estremamente drammatiche che riguardano già migliaia e migliaia di famiglie, con migliaia e migliaia di occupazioni. Non entro nel merito del tema delle occupazioni delle case popolari, dell'edilizia pubblica assegnata perché è un tema estremamente delicato e riguarda delle fragilità che vanno a innescarsi su altre fragilità e diventa una guerra fra poveri, non è questo il punto, e che stiamo tra l'altro affrontando con degli sgomberi per dare un segnale ben preciso, che non è quella la strada per affrontare anche il proprio problema individuale di mancanza di casa.
Invece mi rifaccio a un ragionamento, una riflessione generale che abbiamo fatto sulla situazione che trova la sua sintesi in un documento di indirizzo della Giunta del 26 agosto scorso sull'emergenza casa che analizza il problema per come si presenta in città, adesso, e cerca di individuare le possibili strade.
E' evidente che le possibili strade non significano la risoluzione del problema, il problema è molto più grande di noi, ha dei numeri e delle cifre che sovrastano tutti, è legato alla mancanza del lavoro, quindi non è che il comune ha le leve per risolvere il problema. Il comune però può, appunto, rendersi conto della situazione in cui versano centinaia di famiglie e decidere di provare alcune strade in via di pura sperimentazione, diciamo, che però indichino almeno delle modalità nuove e diverse, presidiate, anche innovative per affrontare in modo emergenziale il tema sfratti. Da quel documento di indirizzo è poi conseguita un'azione che avevamo già iniziato con la Prefettura, un tavolo di lavoro in cui il Prefetto si è fatto carico di convocare per noi tutti i proprietari pubblici, e anche privati, che abbiano edifici vuoti da tempo, inutilizzati, sia pur in odore di utilizzo con aste, per rispondere alla propria mission, che in questi anni sono andate deserte e quindi lasciano beni pubblici deserti, inutilizzati in preda al degrado e all'abbandono. La proposta che è stata fatta ai proprietari è quella di aderire a un protocollo di garanzia, che abbiamo messo a punto con la Prefettura, e che è stato firmato lunedì scorso, che offre ai proprietari alcuni elementi di fondo di garanzia, che non sono elementi di garanzia economica sia chiaro, sono elementi di fondo di garanzia rispetto a una serie di condizioni di utilizzo dello stabile, una serie di lavori di manutenzione ordinaria che sicuramente quando renderanno lo stabile sarà in condizioni molto migliori di come si è trovato, garanzia di liberare lo stabile in un tempo congruo nella misura in cui fossero dimostrate effettive condizioni di vendita o di utilizzo dello stabile da parte dei proprietari. Il protocollo è stato firmato ed è lo strumento con cui abbiamo agito per lo stabile occupato di via De Maria, sul quale si è aperta un interlocuzione con la proprietà, potrebbe essere questo il primo stabile in cui si attua una sperimentazione con cui affrontare in qualche modo il tema degli sfratti.
Voglio chiarire un piccolo aspetto, non immaginate che nel momento in cui si stabilissero degli accordi, all'interno del protocollo di garanzia, chi occupa automaticamente rimane dov'è, non sarà né penalizzato, né premiato chi occupa, né penalizzato chi non ha occupato e quindi rimane sommerso. Si ripartirà da una lettura complessiva dei bisogni che i nuclei familiari hanno, rispetto alla loro situazione sociale, per vedere chi potrà usufruire di questo progetto di transizione sulla fragilità abitativa, che significherà usare appunto gli stabili che avremo a disposizione per forme di riparo abitativo immediato a seguito di sfratti, soprattutto incolpevoli, come quelli che si stanno verificando per la maggior parte e che riguardano famiglie, con minori, disabili o anziani, per accompagnarli in un percorso di protezione abitativa immediata e poi una ripresa del loro cammino nella direzione della ricerca di lavoro e del ritrovamento di una nuova autonomia a abitativa.
Questa la sintesi estrema di ciò che è contenuto nel protocollo e nel progetto che stiamo avviando. Nel momento in cui delle proprietà fossero disponibili a cedere in concessione, come previsto dal protocollo, i loro stabili, è evidente che là dove ci sono delle situazioni di occupazione decade la situazione di illegalità, perché appunto la volontà del proprietario è quella che determina un cambio di condizione, per cui decadrebbe anche tutta la criticità creata dall'art. 5, contenuto nel Piano casa del Governo, che ha indicato che a fronte di occupazioni vanno staccate le utenze. Noi non abbiamo né staccato, né attaccato nulla da nessuna parte, questo vorrei che fosse chiaro, è né pagato nulla da nessuna parte.
Il tema delle Ferrari è un tema di proprietà privata ed è la proprietà privata che decide cosa fare: se c'è la luce, vuol dire che chi è dentro si è organizzato in qualche modo, so che esistono anche generatori e può darsi che ci siano. Io non sono andata a vedere come sono organizzati però è una proprietà privata, che non mi riguarda. Nella misura in cui la proprietà, pur interpellata, è l'unica che non si è seduta al tavolo della Prefettura per ragionare insieme e non apre nessun tipo di interlocuzione per essere aiutata a superare il suo problema, io non so cosa dire sulle Ferrari.
Sulle altre proprietà, e ripeto appunto che non abbiamo pagato nulla, ci sono scelte diverse. Per esempio, l'azienda Usl, proprietaria del Beretta, ha deciso per sua scelta che prevale l'idea che l'acqua è un bene primario, un bene comune e che non va sottratto a nessuna persona nonostante l'articolo 5, quindi ha lasciato l'acqua attaccata. Su questo, bisogna dire che sia il Comune che tutta l'Anci nazionale hanno molti dubbi sulla costituzionalità di questo articolo 5. L'abbiamo già fatto presente al Governo, che peraltro ancora non ci ha risposto, richiamando dei trattati internazionali, la Costituzione, fino ad arrivare al Regolamento di Hera del 2007 che dice che in ogni caso alle utenze domestiche deve essere garantito sempre il quantitativo minimo d'acqua per gli usi essenziali, addirittura lo delinea in 50 litri per persona al giorno, secondo quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, perché ci sono ragioni che superano l'art. 5 appunto, che riguardano le situazioni socio-sanitarie delle persone e i diritti fondamentali che non si possono scavalcare. Quindi, sono dell'idea che non abbiamo fatto nulla per incentivare bollette e utenze illegittime, ma sono anche dell'idea che quell'articolo vada profondamente rivisto, come abbiamo già chiesto".
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Piazza Maggiore, 6