QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLA RIMODULAZIONE DELLA SPESA SANITARIA
L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla rimodulazione della spesa sanitaria e i tagli di posti letto.
La domanda d'attualità della consigliera Cocconce...
Pubblicato il:
Descrizione
L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla rimodulazione della spesa sanitaria e i tagli di posti letto.
La domanda d'attualità della consigliera Cocconcelli:
Si legge ancora sulla stampa che è prossima la realizzazione di risparmi sulla sanità e di tagli di posti letto negli ospedali, negli acuti (ossia branche chirurgiche) associata alla riconversione di 25 piccoli ospedali della provincia in ospedali di comunità dove non esisterà più la medicina di urgenza; a questo proposito, chiedo al Sindaco e alla Giunta di sapere:
1) se vi sia o se sarà aperto un tavolo di concertazione con la Regione per nuove linee di indirizzo del welfare che dovrà necessariamente cambiare, in vista del cambiamento che sta per subire la rete sanitaria ospedaliera regionale;
2) se ritengano di dover tracciare nuove linee per l'assistenza fornita dagli enti locali e dalle ASP in ragione dei cambiamenti che si prospettano nella sanità;
3) in caso positivo quali ritengano che dovranno essere le nuove linee e se ritengano che l'ASP unificata sia una struttura sufficientemente flessibile per essere pronta a dare le risposte necessarie alle nuove e diverse richieste che si presenteranno".
La risposta dell'assessore Rizzo Nervo:
"Mi trovo a confermare cose che abbiamo più volte detto e credo possano tendere a rassicurare rispetto ad alcune previsioni che venivano richiamate anche nell'intervento della consigliera e a delineare un quadro che, pur inserendosi all'interno della programmazione regionale e di un disegno delineato recentemente dalla Regione in un convegno svolto a Santa Lucia - cui fa riferimento l'intervista al dottor Carradori nell'articolo da cui prende spunto la domanda -, ha una sua specificità: perché la sanità bolognese all'interno del contesto emiliano romagnolo ha una sua specificità e il lavoro che ci ha impegnato in questi anni è teso a difendere questa specificità.
Noi arriviamo alle linee guida della Regione dopo due anni non di inerzia, ma di lavoro intenso sulla riorganizzazione della rete ospedaliera da un lato e sul rafforzamento della rete territoriale dall'altro. Lo abbiamo fatto prima e più degli altri, perché eravamo consapevoli che da un lato le risorse calanti, di cui c'era già ampia traccia, e dall'altro le evoluzioni che la sanità e la medicina oggi mettono in campo, chiedevano una rimodulazione di quella offerta. Lo abbiamo fatto, abbiamo fatto un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e una forte scommessa sul territorio, che non ha niente a che vedere con una banalizzazione e un declassamento dei nostri ospedali e, le dico di più, ancora a rassicurare, non ha nulla a che vedere con i country hospital di antica memoria. Noi non faremo i country hospital, abbiamo fatto una scelta diversa, che la Regione conosce ed ha approvato, che è quella di costruire una rete ospedaliera attorno a vocazioni specifiche e quindi evitando certamente sovrapposizioni e ridondanze, avendo la consapevolezza che il futuro della rete ospedaliera non può essere la riproduzione in ogni ospedale di tutto un po', ma la costruzione di una rete metropolitana complessiva che garantisca autosufficienza del sistema sanitario all'interno del territorio, in cui ogni punto, ogni ospedale, è un punto d'accesso che può prendere in carico la persona e portarla dove in maniera più appropriata la sua patologia può trovare risposta. Ad esempio, l'idea di concentrare, se penso alla rete chirurgica, la chirurgia di maggiore complessità negli ospedali che garantiscono una maggiore strutturazione, complessità e sicurezza, e su questo da un lato un ruolo fortissimo di Bologna città e delle sue strutture; dall'altro non l'idea di depauperare gli ospedali del territorio di provincia da funzioni che svolgono da tempo in maniera ottima. Tradotto: gli ospedali che lei ha richiamato non saranno a conduzione di medici di famiglia o di medicina generale o poco altro. L'ospedale di San Giovanni in Persiceto continuerà essere un centro di eccellenza sulla chirurgia urologica, sulla riabilitazione, sviluppando quella vocazione specifica all'interno di una rete complessiva che vede le operazioni di maggiore complessità al Maggiore, sotto la responsabilità unitaria del primario che opera in entrambi gli ospedali.
L'ospedale di Budrio vedrà una trasformazione importante con una collaborazione con il Sant'Orsola, che prevede che a Budrio vadano ad operare i chirurghi del Sant'Orsola. Questi ospedali manterranno il pronto Soccorso, nessuno ha mai pensato che venisse meno, semplicemente abbiamo consolidato una loro vocazione specifica.
Questa è la nostra risposta al Piano di rimodulazione dell'offerta sanitaria della Regione Emilia-Romagna. Qui, partendo prima, l'abbiamo fatto bene, evitando delle chiusure e dei ridimensionamenti e allo stesso tempo garantendo una efficientazione che altri territori cominciano a realizzare oggi.
Nel territorio provinciale dell'Azienda sanitaria si sono chiusi in questi due anni 390 posti letto. Abbiamo chiuso posti letto poco o sotto utilizzati, senza che vi siano sconvolgimenti sul piano dell'offerta, non intervenendo linearmente, tagliando, ma rimodulando l'offerta e garantendo una continuità assistenziale che è fatta sì di ospedale nella fase acuta ma deve essere fatta sempre più di continuità territoriale. Da qui le case della salute che stiamo continuando ad aprire, fra qualche tempo vi saranno le prime aperte a Bologna, cioè Beroaldo e Nani che sono già oggi poliambulatori, ma che verranno potenziate nella direzione di processi innovativi.
Abbiamo già fatto molto e stiamo proseguendo su questa strada. I sacrifici fatti sono anche il segno di questo lavoro e al tempo stesso sono la nostra linea del Piave: oltre questo non possiamo andare e ci potrebbe essere il rischio di vedere calare la quantità e la qualità dell'offerta sanitaria sul nostro territorio, cosa che come Conferenza Sanitaria e come Comune non permetteremo.
Crediamo di aver risposto in maniera importante e proseguiremo su questa strada.
Chiudo sull'Asp unica e il suo contributo a questo ridisegno, anche se si occupa di sociale e socio -sanitario: ci stiamo lavorando, ad esempio, attraverso un lavoro congiunto dei servizi sociali ospedalieri e i servizi sociali territoriali per una presa in carico delle persone che escono dall'ospedale e hanno bisogno di continuità assistenziale; ancora, prevedendo la definizione di una unità di valutazione multidisciplinare e multi dimensionale che vede sia professionisti sanitari che sociali nella presa in carico degli anziani, in una lettura dei pazienti geriatrici congiunta fra sociale e sanitario.
Su questo l'Asp può dare un contributo importante, è nei suoi progetti e piani di sviluppo e credo che anche nell'innovazione che metteremo in campo attraverso l'Asp ci sia la possibilità di definire più complessivamente un nuovo modello socio-sanitario per questo territorio".
La domanda d'attualità della consigliera Cocconcelli:
Si legge ancora sulla stampa che è prossima la realizzazione di risparmi sulla sanità e di tagli di posti letto negli ospedali, negli acuti (ossia branche chirurgiche) associata alla riconversione di 25 piccoli ospedali della provincia in ospedali di comunità dove non esisterà più la medicina di urgenza; a questo proposito, chiedo al Sindaco e alla Giunta di sapere:
1) se vi sia o se sarà aperto un tavolo di concertazione con la Regione per nuove linee di indirizzo del welfare che dovrà necessariamente cambiare, in vista del cambiamento che sta per subire la rete sanitaria ospedaliera regionale;
2) se ritengano di dover tracciare nuove linee per l'assistenza fornita dagli enti locali e dalle ASP in ragione dei cambiamenti che si prospettano nella sanità;
3) in caso positivo quali ritengano che dovranno essere le nuove linee e se ritengano che l'ASP unificata sia una struttura sufficientemente flessibile per essere pronta a dare le risposte necessarie alle nuove e diverse richieste che si presenteranno".
La risposta dell'assessore Rizzo Nervo:
"Mi trovo a confermare cose che abbiamo più volte detto e credo possano tendere a rassicurare rispetto ad alcune previsioni che venivano richiamate anche nell'intervento della consigliera e a delineare un quadro che, pur inserendosi all'interno della programmazione regionale e di un disegno delineato recentemente dalla Regione in un convegno svolto a Santa Lucia - cui fa riferimento l'intervista al dottor Carradori nell'articolo da cui prende spunto la domanda -, ha una sua specificità: perché la sanità bolognese all'interno del contesto emiliano romagnolo ha una sua specificità e il lavoro che ci ha impegnato in questi anni è teso a difendere questa specificità.
Noi arriviamo alle linee guida della Regione dopo due anni non di inerzia, ma di lavoro intenso sulla riorganizzazione della rete ospedaliera da un lato e sul rafforzamento della rete territoriale dall'altro. Lo abbiamo fatto prima e più degli altri, perché eravamo consapevoli che da un lato le risorse calanti, di cui c'era già ampia traccia, e dall'altro le evoluzioni che la sanità e la medicina oggi mettono in campo, chiedevano una rimodulazione di quella offerta. Lo abbiamo fatto, abbiamo fatto un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e una forte scommessa sul territorio, che non ha niente a che vedere con una banalizzazione e un declassamento dei nostri ospedali e, le dico di più, ancora a rassicurare, non ha nulla a che vedere con i country hospital di antica memoria. Noi non faremo i country hospital, abbiamo fatto una scelta diversa, che la Regione conosce ed ha approvato, che è quella di costruire una rete ospedaliera attorno a vocazioni specifiche e quindi evitando certamente sovrapposizioni e ridondanze, avendo la consapevolezza che il futuro della rete ospedaliera non può essere la riproduzione in ogni ospedale di tutto un po', ma la costruzione di una rete metropolitana complessiva che garantisca autosufficienza del sistema sanitario all'interno del territorio, in cui ogni punto, ogni ospedale, è un punto d'accesso che può prendere in carico la persona e portarla dove in maniera più appropriata la sua patologia può trovare risposta. Ad esempio, l'idea di concentrare, se penso alla rete chirurgica, la chirurgia di maggiore complessità negli ospedali che garantiscono una maggiore strutturazione, complessità e sicurezza, e su questo da un lato un ruolo fortissimo di Bologna città e delle sue strutture; dall'altro non l'idea di depauperare gli ospedali del territorio di provincia da funzioni che svolgono da tempo in maniera ottima. Tradotto: gli ospedali che lei ha richiamato non saranno a conduzione di medici di famiglia o di medicina generale o poco altro. L'ospedale di San Giovanni in Persiceto continuerà essere un centro di eccellenza sulla chirurgia urologica, sulla riabilitazione, sviluppando quella vocazione specifica all'interno di una rete complessiva che vede le operazioni di maggiore complessità al Maggiore, sotto la responsabilità unitaria del primario che opera in entrambi gli ospedali.
L'ospedale di Budrio vedrà una trasformazione importante con una collaborazione con il Sant'Orsola, che prevede che a Budrio vadano ad operare i chirurghi del Sant'Orsola. Questi ospedali manterranno il pronto Soccorso, nessuno ha mai pensato che venisse meno, semplicemente abbiamo consolidato una loro vocazione specifica.
Questa è la nostra risposta al Piano di rimodulazione dell'offerta sanitaria della Regione Emilia-Romagna. Qui, partendo prima, l'abbiamo fatto bene, evitando delle chiusure e dei ridimensionamenti e allo stesso tempo garantendo una efficientazione che altri territori cominciano a realizzare oggi.
Nel territorio provinciale dell'Azienda sanitaria si sono chiusi in questi due anni 390 posti letto. Abbiamo chiuso posti letto poco o sotto utilizzati, senza che vi siano sconvolgimenti sul piano dell'offerta, non intervenendo linearmente, tagliando, ma rimodulando l'offerta e garantendo una continuità assistenziale che è fatta sì di ospedale nella fase acuta ma deve essere fatta sempre più di continuità territoriale. Da qui le case della salute che stiamo continuando ad aprire, fra qualche tempo vi saranno le prime aperte a Bologna, cioè Beroaldo e Nani che sono già oggi poliambulatori, ma che verranno potenziate nella direzione di processi innovativi.
Abbiamo già fatto molto e stiamo proseguendo su questa strada. I sacrifici fatti sono anche il segno di questo lavoro e al tempo stesso sono la nostra linea del Piave: oltre questo non possiamo andare e ci potrebbe essere il rischio di vedere calare la quantità e la qualità dell'offerta sanitaria sul nostro territorio, cosa che come Conferenza Sanitaria e come Comune non permetteremo.
Crediamo di aver risposto in maniera importante e proseguiremo su questa strada.
Chiudo sull'Asp unica e il suo contributo a questo ridisegno, anche se si occupa di sociale e socio -sanitario: ci stiamo lavorando, ad esempio, attraverso un lavoro congiunto dei servizi sociali ospedalieri e i servizi sociali territoriali per una presa in carico delle persone che escono dall'ospedale e hanno bisogno di continuità assistenziale; ancora, prevedendo la definizione di una unità di valutazione multidisciplinare e multi dimensionale che vede sia professionisti sanitari che sociali nella presa in carico degli anziani, in una lettura dei pazienti geriatrici congiunta fra sociale e sanitario.
Su questo l'Asp può dare un contributo importante, è nei suoi progetti e piani di sviluppo e credo che anche nell'innovazione che metteremo in campo attraverso l'Asp ci sia la possibilità di definire più complessivamente un nuovo modello socio-sanitario per questo territorio".
A cura di
Piazza Maggiore, 6