QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL PROGETTO 0-12 E SUL BONUS BEBÈ


L'assessore alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Pd) sul Progetto 0-12 e sul bonus bebè.

La domanda d'attualità della consigliera Lembi:

"Visto l’articolo sul quotidiano...

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L'assessore alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Pd) sul Progetto 0-12 e sul bonus bebè.

La domanda d'attualità della consigliera Lembi:

"Visto l’articolo sul quotidiano Libero del 9 gennaio 2014 sul progetto O-12 e il Bonus bebè, chiede alla Giunta:
da quanto tempo è attivo il Bonus bebè e come si è evoluto;
per quale ragione si è scelta una differenza di importo per papà o mamme;
se non ritenga di incrementare il Bonus bebè e come valuti l’andamento di questo provvedimento sugli effetti complessivi delle politiche rivolte all’infanzia".

La risposta dell'assessore Pillati:

"Ringrazio la Consigliera per questa domanda, che mi dà l'opportunità di fare chiarezza in quest'Aula rispetto alle tante inesattezze e imprecisioni, che hanno trovato spazio in questi giorni in diversi articoli di stampa, non solo locali.

Il Servizio Zerododici prevede un contributo a favore delle madri e dei padri che, dopo il congedo di maternità (ex aspettativa obbligatoria), singolarmente o in alternanza, si avvalgono del congedo parentale (ex aspettativa facoltativa) entro il primo anno di età dei propri figli. Si tratta di uno strumento che favorisce la conciliazione tra tempi di cura e tempi di lavoro e che, insieme ad altri interventi (nido casa, tata bologna) amplia le opportunità di scelta dei genitori nel primo anno di vita dei propri figli. Non si tratta, quindi, di una misura di assistenza rivolta a genitori in difficoltà economica. Questo tipo di intervento ha avuto inizio in via sperimentale nel 1997, pur essendo allora connotato più come forma di integrazione al reddito delle madri e dei padri nel periodo di assenza facoltativa dal lavoro. Già nel 1997 era previsto ciò che forse è all'origine dell'equivoco veicolato dalla stampa in questi giorni e cioè che il contributo fosse più elevato qualora dell'aspettativa usufruisse non un solo genitore, ma in alternanza sia la madre che il padre. Il contributo era dello stesso importo qualora fosse o solo il padre o solo la madre a usufruire dell'assenza facoltativa dal lavoro.

Nel 2003 ci fu una prima importante revisione che consolidò tale servizio come uno strumento di conciliazione tra tempi di cura e lavoro con l’approvazione del cosiddetto “Progetto a sostegno delle libere scelte educative da parte dei genitori: in famiglia a tempo pieno e in famiglia a tempo parziale” e ricomprendeva tra i destinatari del contributo anche coloro che trasformavano il proprio rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time. Nel 2008 furono apportate altre importanti e significative modifiche al progetto, denominato a partire da quel momento “Servizio Zerododici a sostegno della maternità e della paternità", tra le modifiche più importanti richiamo l'innalzamento del valore isee da 18.000 a 21.000 euro, la durata continuativa di almeno 6 mesi dell’astensione facoltativa (di 3 mesi per i lavoratori a tempo determinato e autonomi), l'obbligo di non iscrivere il proprio figlio al nido nel primo anno di vita, l'esclusione tra i beneficiari di coloro che trasformano il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, l'estensione del contributo ai lavoratori a tempo determinato o a progetto. Viene sempre comunque confermata la maggiorazione del contributo nel caso entrambi i genitori usufruiscano, alternativamente, del congedo, come del resto nella delibera del febbraio 2010 in cui viene introdotta la possibilità, da parte dei genitori che usufruiscono del servizio Zerododici, di iscrivere il proprio bambino al nido d'infanzia, se nato entro il 31 ottobre dell'anno precedente, permanendo però la necessità di non sovrapposizione dei due servizi. Vengono ampliate ulteriormente le categorie di lavoratori beneficiari. All'inizio del 2011 il servizio viene sospeso per criticità sui finanziamenti a disposizione, ma nel dicembre 2011, il servizio viene riattivato, grazie a nuovi finanziamenti da parte da parte della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione del Monte.

Sulla base delle esperienze degli anni precedenti, ma soprattutto del mutato scenario economico e sociale, la Giunta alla fine del 2011 decise di apportare alcune modifiche per superare le crescenti difficoltà di accesso al contributo. Prevedere, infatti, una durata minima e continuativa di 6 mesi del congedo parentale, risultava troppo rigido e non coerente con le dinamiche del mercato del lavoro, che vedono sempre più il diffondersi di tipologie contrattuali di breve durata oltre che la contrazione degli stipendi. Per questo diventava sempre più difficile per i genitori usufruire di tutto il periodo di aspettativa facoltativa che la legislazione vigente prevede e su cui era stato progettato il Servizio Zerododici. Per questi motivi, oltre all'eliminazione di qualunque limitazione alla possibilità di iscrivere il bambino al nido, fermo restando la non cumulabilità dei due servizi, la novità introdotta nel 2011 è stata la mensilizzazione del contributo pari a 300 euro al mese e la possibilità, quindi, di usufruire a mesi (anche uno solo) del periodo di astensione dal servizio. L’obiettivo era quello di soddisfare il maggior numero possibile di domande.
Non è stata modificata la maggiorazione prevista del contributo - che dal 2011 è diventato mensile - in caso di alternanza dell'astensione dal lavoro da parte di entrambi i genitori.

Quindi, in sintesi, quanto riportato da alcuni articoli di stampa in questi giorni non corrisponde al vero, perché il contributo mensile pari a 300 euro ed è il medesimo se ad essere in aspettativa è il padre o la madre. E’ prevista, invece, una maggiorazione, per alcuni casi particolari. Tra questi, da sempre, cioè dal 1997, quello dell’alternanza del congedo tra padre e madre, come chiunque può verificare anche leggendo l'avviso pubblicato sul sito del Comune.

Leggo testualmente: "Il contributo viene maggiorato (più euro 100,00) per i casi di cui ai punti a), b), c), d) dell’art.3 sopra richiamato"

All'art. 3 si può leggere quali sono i quattro casi in cui il contributo passa da 300 a 400 euro mensili:
"a. Bambine e bambini in situazione di handicap certificati dal competente servizio AUSL;
b. Bambine e bambini conviventi e residenti con un solo genitore esclusivamente nei seguenti casi: unico genitore che l’ha riconosciuto, un genitore è deceduto, o detenuto in carcere o ha perso la potestà genitoriale;
c. Genitori che richiedono il contributo per parti gemellari,
d. Aspettativa del padre in alternanza con l’aspettativa della madre.

L’Amministrazione comunale ritiene che il Servizio Zerododici costituisca un tassello importante nell’ambito delle proprie politiche volte a sostenere la genitorialità e la conciliazione fra i tempi di cura e di lavoro, con particolare riferimento al delicato periodo in cui il bambino ha meno di 1 anno.
Vorrei ricordare che nell’ottica di ampliare le possibilità di scelta dei genitori sono anche altri gli interventi che il Comune sostiene, come il progetto Tata Bologna, oltre a quelli che assumono un rilievo anche sul piano educativo (nidi d’infanzia, centri bambini e genitori, sezioni primavera, piccoli gruppi educativi, nido casa). Il Servizio Zerododici, fra tutti, assume un significato particolare in quanto sostiene la scelta di quei genitori che decidono in quella particolare età dei bambini di non indirizzarsi al nido d’infanzia o ad altri servizi educativi con affido, ma decidono di usufruire delle possibilità di astensione dal lavoro previste dalla normativa.
Vorrei anche ricordare che l’utilizzo di questo strumento è in linea con le politiche regionali che da molti anni sostengono la conciliazione con specifici finanziamenti. Nel 2013 il Comune di Bologna ha ricevuto dalla Regione 90.000 euro circa che sono stati appunto destinati a sostenere il Servizio Zerododici.
Non vi è dubbio che negli ultimi anni vi è stato un calo delle domande, che abbiamo cercato di contrastare con la flessibilizzazione introdotta alla fine del 2011.

Per quanto riguarda, infine, l'opportunità di aumentare il contributo, voglio sottolineare che non si tratta di una forma di integrazione al reddito, e quindi credo che qualunque scelta che vada in questa direzione, rispetto alla quale non ci sono preclusioni, debba essere però valutata nell'ambito di una riflessione più ampia su tutte le opportunità per le famiglie e i loro bambini e che parta dai reali e mutati bisogni delle famiglie, come del resto è stato sollecitato in occasione di una recente commissione consiliare che aveva ad oggetto l'analisi dei dati sugli utenti dei nidi d'infanzia del 2012, realizzata dal Settore Statistica".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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