QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL POLO DEL LAZZARETTO
L'assessore Patrizia Gabellini, ha risposto questa mattina in sede di Question time alle domande d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) e del consigliere Michele Facci (PDL) sul polo del Lazzaretto.
La domanda della consiglier...
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L'assessore Patrizia Gabellini, ha risposto questa mattina in sede di Question time alle domande d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) e del consigliere Michele Facci (PDL) sul polo del Lazzaretto.
La domanda della consigliera Cocconcelli
"La stampa riporta la notizia di un possibile ricorso contro il Comune di Bologna perché l'Università non farà più fronte ai propri impegni al Polo del Lazzaretto e ciò comporterà la mancata realizzazione di opere infrastrutturali necessarie al completamento del comparto: a tale proposito chiedo al Sindaco e alla Giunta: se non ritengano che le attuali normative che regolano la pianificazione territoriale, in Emilia Romagna, non consentano di realizzare le c.d. grandi opere per la complessità e lunghezza eccessiva delle procedure che non sempre sono finalizzate alla salvaguardia del territorio; se non ritengano che un anno solare, per realizzare una variante che non comporta modifiche sostanziali ai progetti né al comparto, sia un lasso di tempo troppo lungo rispetto alle esigenze del mercato, della economia, della società civile, delle singole imprese e della città che non riesce a realizzare le progettazioni importanti; se non ritengano che una simile legislazione sia uno dei fattori per cui Bologna non è in grado di realizzare, da tempo, i progetti di grande respiro (un altro esempio è la stazione per la quale siamo arrivati alla minaccia di non realizzazione perché non ci sono più i finanziamenti); se non ritengano sia giunto il tempo per sollecitare la Regione a compiere quel passaggio necessario dall'impedimento, nei fatti, della realizzazione delle progettazioni alla progettazione condivisa del territorio, per operare le trasformazioni e riqualificazioni necessarie del territorio; infine se non ritengano che tempi così lunghi di progettazione e realizzazione non siano una delle cause della lievitazione dei costi di realizzazione che, infine, non consentono di costruire; se non ritengano che sia più confacente alla nuova città metropolitana una progettazione condivisa su area vasta".
La domanda del consigliere Facci
"In relazione alle notizie relative al contenzioso gravante sul comparto del Lazzaretto, si chiede se l'amministrazione ritiene di dovere prevedere nel bilancio la somma potenzialmente a proprio carico per il paventato contenzioso con i costruttori interessati; in caso positivo, quale sia l'importo che l'amministrazione prevede di stanziare a bilancio; se l'amministrazione ritiene che l'attuale querelle possa compromettere l'equilibrio economico relativa all'investimento sul c.d. People Mover; se l'amministrazione non ritiene che la presenza dell'elettrodotto sia stata colpevolmente trascurata nella originaria programmazione delle opere da realizzare".
La risposta dell'assessore Gabellini
"Il Lazzaretto non rientra tra le grandi opere, bensì tra le rilevanti trasformazioni urbanistiche del territorio che, in quanto tali, coinvolgono una molteplicità di operatori economici e, nel caso specifico, di soggetti istituzionali. In particolare, non si tratta in questo caso di lunghezza delle procedure, bensì delle acclarate difficoltà di un soggetto istituzionale, l'Università, di portare avanti un programma di sviluppo edilizio che è stato pensato in una fase assai diversa della vita del Paese e dell'Università in particolare la contrazione delle risorse ha quindi inciso sui programmi e sulla tempistica di realizzazione. Quindi, attenendosi al caso specifico, le attuali normative regionali non risultano incidenti.
La prima domanda potrebbe riferirsi invece ai tempi che sono stati prudenzialmente ipotizzati per il completamento della variante che si rende necessaria. Anche in questo caso, però, i tempi lunghi (grossomodo un anno, si è detto in audizione) sono dovuti ad altri fattori. Innanzitutto il piano particolareggiato ha tradotto l'esito di un concorso internazionale per cui è necessario riaprire un rapporto con il progettista di allora; inoltre la variante non è banale perché va ripensato l'assetto urbanistico, attualizzate le analisi ambientali e di mobilità e va stabilita una nuova ripartizione dei lotti; è inoltre necessario procedere ad una verifica relativa all'accessibilità al comparto nel suo insieme, considerate le modifiche al quadro programmatico e le realizzazioni nel frattempo concluse, nonché l'aggiornamento della valutazione di sostenibilità, anche considerando le novità del quadro normativo e pianificatorio. La variante, la cui procedura di formazione consiste nell'adozione, nella pubblicazione, nella controdeduzione alle osservazioni e infine nell'approvazione, deve portare alla firma di una nuova convenzione urbanistica, la quale deve essere sottoscritta da tutti i soggetti coinvolti e questo presuppone la condivisione delle modifiche, con tutto il tempo dei confronti che ciò comporta. Indicativamente quindi occorreranno circa 6 mesi di attività tecnica e altrettanto per la procedura di approvazione. Questa è la stima fatta connesse al fatto che la variante entra nei contenuti, nel metodo e deve mettere d'accordo tutti i vari soggetti.
Consigliera Cocconcelli, lei chiede se i ritardi della stazione abbiano inciso. Le rispondo che non sono ascrivibili alla legislazione urbanistica vigente nella regione Emilia-Romagna, in quanto la realizzazione del nuovo complesso integrato è stata fin dall'inizio legata alle risorse ottenibili attraverso la valorizzazione delle aree ferroviarie, mai nei piani di investimento di Rfi, il completamento del riassetto complessivo della stazione centrale che è stato messo a bando con un concorso internazionale vinto da Isozaki, è stata da sempre pensata come un'operazione da pagarsi con la valorizzazione delle aree ferroviarie ed anche questo ha scontato il profondo cambiamento intervenuto nel mercato immobiliare dopo il 2008.
In generale (non con riferimento al caso del Lazzaretto, per quanto detto sopra) riteniamo che non solo nella nostra regione, ma a livello nazionale, il quadro legislativo che ha portato alla riforma del Prg con l'istituzione di diverse componenti (Psc, Poc, Rue nella nostra regione) non abbia comportato l'alleggerimento e la flessibilità del percorso di formazione degli strumenti urbanistici che si era auspicato quando questa riforma è stata promossa e condotta nelle diverse regioni.
Proseguo con le sue domande, mi chiede se i tempi così lunghi di progettazione e realizzazione non siano una delle cause della lievitazione dei costi... Non riteniamo che la lievitazione dei costi (ci riferiamo sempre al Lazzaretto e in particolare all'interramento degli elettrodotti) sia da attribuire ai tempi delle procedure urbanistiche ma ad altro. E questo "altro", risponderò puntualmente al consigliere Facci. Ultima questione posta quello se non sia più confacente alla nuova città metropolitana una progettazione condivisa su area vasta. Riteniamo che sia necessaria una progettazione di area vasta e che la costituzione della città metropolitana sia però la condizione indispensabile per questo. Quando abbiamo redatto il PSC siamo stati costretti a rimanere all'interno dei confini comunali, in quanto la provincia è sottoposta ad altro ente che ha come strumento il PTCP. Occorre perciò il riconoscimento della città metropolitana. Ma la condivisione è già ora presente nel processo di progettazione degli strumenti di governo del territorio ed è caratterizzato da una molteplicità di livelli di confronto tra enti locali (il Comune si confronta con la Provincia e con i Quartieri, la Provincia con la Regione etc...) e con altri soggetti portatori di specifiche competenze territoriali (autorità ambientali, gestori di servizi pubblici, organi periferici dello Stato come le Soprintendenze) che sono ascrivibili proprio alla condivisione. Quindi, probabilmente, dovremo anche approfondire che cosa intendiamo per condivisione e quali siano i livelli e i modi per cercarla. Ma la questione è di tale rilevanza, come peraltro la revisione degli strumenti urbanistici, che non può adeguatamente affrontarsi in questa sede.
Consigliere Facci, l'interramento dell'elettrodotto è stato tenuto in piena considerazione, la stima dei costi veniva coperta dagli oneri di urbanizzazione dell'intervento dell'Università.
Per ciò che riguarda la previsione in bilancio della somma occorre premettere che al momento è stato depositato un ricorso al TAR che dovrà essere trattato nelle opportune sedi e che il danno in esso evidenziato è asserito dai ricorrenti ma non accertato, né conclamato. Sarà il tribunale stesso a stabilirlo. Inoltre il ricorso non è stato notificato solo all'Amministrazione Comunale ma anche a progettisti e Università degli studi. In secondo luogo va evidenziato che l'Amministrazione ha in corso una fitta serie di incontri con i ricorrenti per esplorare alcune ipotesi di accordo transattivo, volto al ritiro del ricorso stesso che, pertanto, al momento non viene sollecitato dalle parti e quindi non è di imminente trattazione. Ciò detto, l'Amministrazione deve in ogni caso prevedere di accantonare delle somme che, naturalmente vanno commisurate ad una stima realistica del rischio di essere parte soccombente nel contenzioso e non già all'intero ammontare che "arbitrariamente" (di parte) può essere asserito da qualsivoglia ricorrente. Per valutare la somma da accantonare andrà anche considerata la possibilità che non si arrivi a giudizio.
Le valutazioni sul bilancio 2014 e la fase di predisposizione del budget sono attualmente in corso. In tale sede verrà evidenziata, ed è già stata fatta, la necessità di accantonare una cifra adeguata e quantificata sulla base dei criteri suddetti. Di intesa coi settori competenti dell'Amministrazione, verrà concordata una strategia ed una eventuale distribuzione di tale cifra in più esercizi, stante, come detto, la non immediata necessità di dare copertura finanziaria a danni che non sono conclamati e che, in caso di non raggiungimento di accordo transattivo, dovranno attendere l'espressione del tribunale in merito e non sono pertanto imminenti.
Per quel che riguarda il rapporto con il People mover, la Convenzione che regola i rapporti fra Amministrazione Comunale e Marconi Express, ripartisce il rischio d'impresa (sia positivo che negativo) esclusivamente sull'utenza della tratta stazione/aeroporto, rimanendo pertanto tale rischio insensibile all'utenza relativa alla fermata Lazzaretto. Inoltre nei primi anni di esercizio del People Mover non sono fin dall'origine previste significative presenze di passeggeri da e per il comparto Lazzaretto. In ogni caso, allo stato, non è pervenuta una richiesta di riequilibrio economico fondata su tale presupposto. Il problema del Lazzaretto non si è riverberato sulla trattativa con Marconi Express.
Finisco sui costi: la presenza degli elettrodotti (uno di Terna, due di RFI) è dichiarata e prevista dalla progettazione sin dall'inizio. La necessità di interrarli quindi è sempre stata presa in considerazione e valutata nei cronoprogrammi di intervento. Rispetto alle stime iniziali, fatte considerando un regime di libero mercato che avrebbe contenuto i costi dell'interramento, si è registrato un forte incremento dei costi dovuto al fatto che, oltre al tempo trascorso, il gestore Terna (subentrato nella proprietà ad Enel) ha di fatto raddoppiato le proprie tariffe in quanto applica standard internazionali, per quanto riguarda tecnologie e materiali. E interviene direttamente, non ammette che altri possano fare le opere. Tali costi sono dunque incomprimibili, come già abbiamo potuto verificare presso lo stesso gestore. Al fine di contenere l’incremento si è attivata e si sta trovando con RFI un’ipotesi di accordo per l’accorciamento della porzione di interramento. Il costo complessivo, così nuovamente stimato, è circa 18 milioni, iva inclusa, i 15 di cui avete parlato".
La domanda della consigliera Cocconcelli
"La stampa riporta la notizia di un possibile ricorso contro il Comune di Bologna perché l'Università non farà più fronte ai propri impegni al Polo del Lazzaretto e ciò comporterà la mancata realizzazione di opere infrastrutturali necessarie al completamento del comparto: a tale proposito chiedo al Sindaco e alla Giunta: se non ritengano che le attuali normative che regolano la pianificazione territoriale, in Emilia Romagna, non consentano di realizzare le c.d. grandi opere per la complessità e lunghezza eccessiva delle procedure che non sempre sono finalizzate alla salvaguardia del territorio; se non ritengano che un anno solare, per realizzare una variante che non comporta modifiche sostanziali ai progetti né al comparto, sia un lasso di tempo troppo lungo rispetto alle esigenze del mercato, della economia, della società civile, delle singole imprese e della città che non riesce a realizzare le progettazioni importanti; se non ritengano che una simile legislazione sia uno dei fattori per cui Bologna non è in grado di realizzare, da tempo, i progetti di grande respiro (un altro esempio è la stazione per la quale siamo arrivati alla minaccia di non realizzazione perché non ci sono più i finanziamenti); se non ritengano sia giunto il tempo per sollecitare la Regione a compiere quel passaggio necessario dall'impedimento, nei fatti, della realizzazione delle progettazioni alla progettazione condivisa del territorio, per operare le trasformazioni e riqualificazioni necessarie del territorio; infine se non ritengano che tempi così lunghi di progettazione e realizzazione non siano una delle cause della lievitazione dei costi di realizzazione che, infine, non consentono di costruire; se non ritengano che sia più confacente alla nuova città metropolitana una progettazione condivisa su area vasta".
La domanda del consigliere Facci
"In relazione alle notizie relative al contenzioso gravante sul comparto del Lazzaretto, si chiede se l'amministrazione ritiene di dovere prevedere nel bilancio la somma potenzialmente a proprio carico per il paventato contenzioso con i costruttori interessati; in caso positivo, quale sia l'importo che l'amministrazione prevede di stanziare a bilancio; se l'amministrazione ritiene che l'attuale querelle possa compromettere l'equilibrio economico relativa all'investimento sul c.d. People Mover; se l'amministrazione non ritiene che la presenza dell'elettrodotto sia stata colpevolmente trascurata nella originaria programmazione delle opere da realizzare".
La risposta dell'assessore Gabellini
"Il Lazzaretto non rientra tra le grandi opere, bensì tra le rilevanti trasformazioni urbanistiche del territorio che, in quanto tali, coinvolgono una molteplicità di operatori economici e, nel caso specifico, di soggetti istituzionali. In particolare, non si tratta in questo caso di lunghezza delle procedure, bensì delle acclarate difficoltà di un soggetto istituzionale, l'Università, di portare avanti un programma di sviluppo edilizio che è stato pensato in una fase assai diversa della vita del Paese e dell'Università in particolare la contrazione delle risorse ha quindi inciso sui programmi e sulla tempistica di realizzazione. Quindi, attenendosi al caso specifico, le attuali normative regionali non risultano incidenti.
La prima domanda potrebbe riferirsi invece ai tempi che sono stati prudenzialmente ipotizzati per il completamento della variante che si rende necessaria. Anche in questo caso, però, i tempi lunghi (grossomodo un anno, si è detto in audizione) sono dovuti ad altri fattori. Innanzitutto il piano particolareggiato ha tradotto l'esito di un concorso internazionale per cui è necessario riaprire un rapporto con il progettista di allora; inoltre la variante non è banale perché va ripensato l'assetto urbanistico, attualizzate le analisi ambientali e di mobilità e va stabilita una nuova ripartizione dei lotti; è inoltre necessario procedere ad una verifica relativa all'accessibilità al comparto nel suo insieme, considerate le modifiche al quadro programmatico e le realizzazioni nel frattempo concluse, nonché l'aggiornamento della valutazione di sostenibilità, anche considerando le novità del quadro normativo e pianificatorio. La variante, la cui procedura di formazione consiste nell'adozione, nella pubblicazione, nella controdeduzione alle osservazioni e infine nell'approvazione, deve portare alla firma di una nuova convenzione urbanistica, la quale deve essere sottoscritta da tutti i soggetti coinvolti e questo presuppone la condivisione delle modifiche, con tutto il tempo dei confronti che ciò comporta. Indicativamente quindi occorreranno circa 6 mesi di attività tecnica e altrettanto per la procedura di approvazione. Questa è la stima fatta connesse al fatto che la variante entra nei contenuti, nel metodo e deve mettere d'accordo tutti i vari soggetti.
Consigliera Cocconcelli, lei chiede se i ritardi della stazione abbiano inciso. Le rispondo che non sono ascrivibili alla legislazione urbanistica vigente nella regione Emilia-Romagna, in quanto la realizzazione del nuovo complesso integrato è stata fin dall'inizio legata alle risorse ottenibili attraverso la valorizzazione delle aree ferroviarie, mai nei piani di investimento di Rfi, il completamento del riassetto complessivo della stazione centrale che è stato messo a bando con un concorso internazionale vinto da Isozaki, è stata da sempre pensata come un'operazione da pagarsi con la valorizzazione delle aree ferroviarie ed anche questo ha scontato il profondo cambiamento intervenuto nel mercato immobiliare dopo il 2008.
In generale (non con riferimento al caso del Lazzaretto, per quanto detto sopra) riteniamo che non solo nella nostra regione, ma a livello nazionale, il quadro legislativo che ha portato alla riforma del Prg con l'istituzione di diverse componenti (Psc, Poc, Rue nella nostra regione) non abbia comportato l'alleggerimento e la flessibilità del percorso di formazione degli strumenti urbanistici che si era auspicato quando questa riforma è stata promossa e condotta nelle diverse regioni.
Proseguo con le sue domande, mi chiede se i tempi così lunghi di progettazione e realizzazione non siano una delle cause della lievitazione dei costi... Non riteniamo che la lievitazione dei costi (ci riferiamo sempre al Lazzaretto e in particolare all'interramento degli elettrodotti) sia da attribuire ai tempi delle procedure urbanistiche ma ad altro. E questo "altro", risponderò puntualmente al consigliere Facci. Ultima questione posta quello se non sia più confacente alla nuova città metropolitana una progettazione condivisa su area vasta. Riteniamo che sia necessaria una progettazione di area vasta e che la costituzione della città metropolitana sia però la condizione indispensabile per questo. Quando abbiamo redatto il PSC siamo stati costretti a rimanere all'interno dei confini comunali, in quanto la provincia è sottoposta ad altro ente che ha come strumento il PTCP. Occorre perciò il riconoscimento della città metropolitana. Ma la condivisione è già ora presente nel processo di progettazione degli strumenti di governo del territorio ed è caratterizzato da una molteplicità di livelli di confronto tra enti locali (il Comune si confronta con la Provincia e con i Quartieri, la Provincia con la Regione etc...) e con altri soggetti portatori di specifiche competenze territoriali (autorità ambientali, gestori di servizi pubblici, organi periferici dello Stato come le Soprintendenze) che sono ascrivibili proprio alla condivisione. Quindi, probabilmente, dovremo anche approfondire che cosa intendiamo per condivisione e quali siano i livelli e i modi per cercarla. Ma la questione è di tale rilevanza, come peraltro la revisione degli strumenti urbanistici, che non può adeguatamente affrontarsi in questa sede.
Consigliere Facci, l'interramento dell'elettrodotto è stato tenuto in piena considerazione, la stima dei costi veniva coperta dagli oneri di urbanizzazione dell'intervento dell'Università.
Per ciò che riguarda la previsione in bilancio della somma occorre premettere che al momento è stato depositato un ricorso al TAR che dovrà essere trattato nelle opportune sedi e che il danno in esso evidenziato è asserito dai ricorrenti ma non accertato, né conclamato. Sarà il tribunale stesso a stabilirlo. Inoltre il ricorso non è stato notificato solo all'Amministrazione Comunale ma anche a progettisti e Università degli studi. In secondo luogo va evidenziato che l'Amministrazione ha in corso una fitta serie di incontri con i ricorrenti per esplorare alcune ipotesi di accordo transattivo, volto al ritiro del ricorso stesso che, pertanto, al momento non viene sollecitato dalle parti e quindi non è di imminente trattazione. Ciò detto, l'Amministrazione deve in ogni caso prevedere di accantonare delle somme che, naturalmente vanno commisurate ad una stima realistica del rischio di essere parte soccombente nel contenzioso e non già all'intero ammontare che "arbitrariamente" (di parte) può essere asserito da qualsivoglia ricorrente. Per valutare la somma da accantonare andrà anche considerata la possibilità che non si arrivi a giudizio.
Le valutazioni sul bilancio 2014 e la fase di predisposizione del budget sono attualmente in corso. In tale sede verrà evidenziata, ed è già stata fatta, la necessità di accantonare una cifra adeguata e quantificata sulla base dei criteri suddetti. Di intesa coi settori competenti dell'Amministrazione, verrà concordata una strategia ed una eventuale distribuzione di tale cifra in più esercizi, stante, come detto, la non immediata necessità di dare copertura finanziaria a danni che non sono conclamati e che, in caso di non raggiungimento di accordo transattivo, dovranno attendere l'espressione del tribunale in merito e non sono pertanto imminenti.
Per quel che riguarda il rapporto con il People mover, la Convenzione che regola i rapporti fra Amministrazione Comunale e Marconi Express, ripartisce il rischio d'impresa (sia positivo che negativo) esclusivamente sull'utenza della tratta stazione/aeroporto, rimanendo pertanto tale rischio insensibile all'utenza relativa alla fermata Lazzaretto. Inoltre nei primi anni di esercizio del People Mover non sono fin dall'origine previste significative presenze di passeggeri da e per il comparto Lazzaretto. In ogni caso, allo stato, non è pervenuta una richiesta di riequilibrio economico fondata su tale presupposto. Il problema del Lazzaretto non si è riverberato sulla trattativa con Marconi Express.
Finisco sui costi: la presenza degli elettrodotti (uno di Terna, due di RFI) è dichiarata e prevista dalla progettazione sin dall'inizio. La necessità di interrarli quindi è sempre stata presa in considerazione e valutata nei cronoprogrammi di intervento. Rispetto alle stime iniziali, fatte considerando un regime di libero mercato che avrebbe contenuto i costi dell'interramento, si è registrato un forte incremento dei costi dovuto al fatto che, oltre al tempo trascorso, il gestore Terna (subentrato nella proprietà ad Enel) ha di fatto raddoppiato le proprie tariffe in quanto applica standard internazionali, per quanto riguarda tecnologie e materiali. E interviene direttamente, non ammette che altri possano fare le opere. Tali costi sono dunque incomprimibili, come già abbiamo potuto verificare presso lo stesso gestore. Al fine di contenere l’incremento si è attivata e si sta trovando con RFI un’ipotesi di accordo per l’accorciamento della porzione di interramento. Il costo complessivo, così nuovamente stimato, è circa 18 milioni, iva inclusa, i 15 di cui avete parlato".
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Piazza Maggiore, 6