QUESTION TIME, CHIARIMENTI SU BIKE SHARING E PEDONALIZZAZIONE
L'assessore alla Mobilità, Andrea Colombo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano (Lega Nord) sul bike sharing e progetto di pedonalizzazione.
Domanda della consigliera Paola...
Pubblicato il:
Descrizione
L'assessore alla Mobilità, Andrea Colombo, ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano (Lega Nord) sul bike sharing e progetto di pedonalizzazione.
Domanda della consigliera Paola Francesca Scarano:
"La stampa cittadina ha dedicato numerosi articoli alle biciclette a Bologna, al bike sharing e al progetto di pedonalizzazione della Giunta, ma non tutti favorevoli, a dire il vero; a questo proposito chiedo al Sindaco e alla Giunta se non ritengano di dover modificare il sistema di bike sharing attualmente esistente a Bologna, in maniera da evitare i problemi che si sono verificati sinora come la mancata restituzione delle bici e il loro scarso utilizzo; per quale motivo non siano stati chiesti i fondi regionali per implementare il numero delle biciclette pubbliche; quali intenzioni abbiano per rendere più agevole l'utilizzo della bicicletta sotto le due Torri, come, ad esempio, accade in via San Vitale e alla svolta della ciclabile sotto le Torri sempre occupata da mezzi commerciali per lo scarico delle merci, con evidente pericolo per le due ruote; se - con il nuovo piano - sia previsto l'acquisto di bici più "leggere" da utilizzare di quelle attuali, pesanti e difficili da maneggiare".
Risposta dell'assessore Andrea Colombo:
"Credo sia opportuno riprendere i temi principali della campagna di stampa sollevata la scorsa settimana da parte di un quotidiano locale, e cioè, volendo schematizzare, il tema dei furti, il tema dei costi e il tema dell'uso del servizio.
In merito anzitutto ai furti va detto che in tutte le città dove esistono sistemi pubblici o privati di bike sharing, si verificano, purtroppo, furti e vandalismi, che accade tra l'altro come è noto anche per le bici di proprietà privata. Fenomeni che arrivano a punte dell'80% di bici danneggiate o rubate, visto che si trovano in spazi aperti e non custoditi. Da questo punto di vista quindi rinnovare il 25% della flotta dopo 8 anni, perché di questo stiamo parlando è un'operazione assolutamente fisiologica e ampiamente nella media rispetto a quanto avviene anche altrove, ed è un'operazione utile tra l'altro anche a sostituire mezzi che inevitabilmente dopo un uso così prolungato hanno una funzionalità ridotta. A questo proposito il Comune e Atc che è il gestore di questo servizio hanno già concordato negli scorsi mesi un piano di ripristino dell'intera flotta per riportarla alle 188 bici originali. Il piano per integrare le 47 bici mancanti troverà attuazione proprio in questi giorni, volutamente proprio in coincidenza con l'edizione 2013 della settimana europea della mobilità sostenibile, la prossima settimana infatti entrerà in servizio un primo contingente di 31 nuove bici, mentre in quella successiva saranno installate le restanti 18.
Per quanto riguarda i costi, una analisi corretta impone di differenziare l'investimento e la gestione. Una bici nuova del sistema bolognese a chiave meccanica ha un costo di circa 500 euro, mentre nei sistemi che anche lei citava con smart card si va ad esempio dai 1.000 euro di Milano, ai quasi 3.000 di Parigi. Per la gestione e manutenzione a Bologna si spendono annualmente 55.000 euro, dunque meno di 300 euro bici all'anno a fronte invece di alcuni milioni di euro necessari ogni anno per far funzionare gli altri sistemi citati, in media si parla infatti di 2-3.000 euro a bici ogni anno, a fronte dei 3.000 euro totali a bici in 8 anni del nostro servizio. Non vi è dunque da questo punto di vista nessuno scandalo o nessuno spreco di denaro pubblico, e non si può certo parlare di bici d'oro. I costi sia di acquisto che di gestione del sistema "Centroinbici" infatti sono assai inferiori e ampiamente proporzionati rispetto ai sistemi avanzati, che costano molto di pii perché consentono di lasciare la bici anche in una stazione diversa da quella di partenza e richiedono quindi operazioni continue di riequilibrio della flotta e manutenzione.
Il punto vero e ineludibile per un dibattito di merito, è che esattamente come per il trasporto pubblico anche il bike sharing, che è una forma complementare di mobilità pubblica, ha ricavi tariffari strutturalmente non in grado di coprire tutte le spese di gestione, e sono quindi necessari contributi pubblici, che per altro, l'esperienza in tutto il mondo dimostra restare irrinunciabili, anche quando la gestione è affidata a soggetti privati. Come la consiglierà saprà, in tutte le città che hanno proceduto con la messa a gara del servizio sono stati assicurati o dei contributi di spesa corrente annui per tutti gli anni di gestione del servizio, o la gestione degli impianti pubblicitari con trattenimento dei relativi ricavi da parte dei gestori privati, il che significa minori entrate per le amministrazioni pubbliche.
A proposito infine dell'uso del servizio, va evidenziato che attualmente sono iscritte circa 5.000 persone fra residenti a Bologna e studenti fuori sede dell'università a cui il servizio è stato aperto. A questi si aggiungono gli utenti delle altre 102 città italiane in cui è presente il sistema "Centroinbici" molte delle quali per altro in Emilia-Romagna, come Modena, Cesena, Ravenna, Imola, Faenza, che dispongono dell'apposita chiave e che frequentano Bologna per motivi di lavoro, studio turistici o altro, e che evidentemente aumenta in maniera ulteriore la base degli utilizzatori del servizio. A questo si aggiunga che il trend degli iscritti a questo servizio, a dispetto di chi ne parla come una cosa assolutamente inutilizzabile, è sempre stata in crescita ogni anno dal 2005 ad oggi. Quelli sugli iscritti sono dunque dati che confermano come il servizio, pur con le caratteristiche tradizionali che presenta e che l'Amministrazione comunale per prima riconosce, è oggi utilizzato quotidianamente, sistematicamente da centinaia di cittadini e pendolari per spostarsi in modo rapido e semplice in città sulle due ruote senza bisogno di avere una bici di proprietà. Sotto questo aspetto quindi le rastrelliere vuote che ogni giorno si vedono in giro per Bologna, sono sintomo positivo di un utilizzo intensivo ed a rotazione del servizio, considerando che il 75% della flotta è regolarmente disponibile e che come detto a breve tornerà al 100% con l'integrazione delle 47 bici mancanti.
Infine è falso che l'Amministrazione comunale non abbia partecipato ai bandi della Regione Emilia-Romagna per ottenere finanziamenti sul bike sharing, infatti nell'ambito dell'accordo di programma per la mobilità sostenibile e i servizi minimi 2011-2013 la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione del Comune 500.000 euro. Ovviamente il tema è quello di carattere economico sulla gestione, come ricordavo, e da questo punto di vista quindi il Comune sta valutando tutte le possibilità le fattibilità tecniche e le sostenibilità economiche e finanziarie di un possibile miglioramento o evoluzione del sistema".
Domanda della consigliera Paola Francesca Scarano:
"La stampa cittadina ha dedicato numerosi articoli alle biciclette a Bologna, al bike sharing e al progetto di pedonalizzazione della Giunta, ma non tutti favorevoli, a dire il vero; a questo proposito chiedo al Sindaco e alla Giunta se non ritengano di dover modificare il sistema di bike sharing attualmente esistente a Bologna, in maniera da evitare i problemi che si sono verificati sinora come la mancata restituzione delle bici e il loro scarso utilizzo; per quale motivo non siano stati chiesti i fondi regionali per implementare il numero delle biciclette pubbliche; quali intenzioni abbiano per rendere più agevole l'utilizzo della bicicletta sotto le due Torri, come, ad esempio, accade in via San Vitale e alla svolta della ciclabile sotto le Torri sempre occupata da mezzi commerciali per lo scarico delle merci, con evidente pericolo per le due ruote; se - con il nuovo piano - sia previsto l'acquisto di bici più "leggere" da utilizzare di quelle attuali, pesanti e difficili da maneggiare".
Risposta dell'assessore Andrea Colombo:
"Credo sia opportuno riprendere i temi principali della campagna di stampa sollevata la scorsa settimana da parte di un quotidiano locale, e cioè, volendo schematizzare, il tema dei furti, il tema dei costi e il tema dell'uso del servizio.
In merito anzitutto ai furti va detto che in tutte le città dove esistono sistemi pubblici o privati di bike sharing, si verificano, purtroppo, furti e vandalismi, che accade tra l'altro come è noto anche per le bici di proprietà privata. Fenomeni che arrivano a punte dell'80% di bici danneggiate o rubate, visto che si trovano in spazi aperti e non custoditi. Da questo punto di vista quindi rinnovare il 25% della flotta dopo 8 anni, perché di questo stiamo parlando è un'operazione assolutamente fisiologica e ampiamente nella media rispetto a quanto avviene anche altrove, ed è un'operazione utile tra l'altro anche a sostituire mezzi che inevitabilmente dopo un uso così prolungato hanno una funzionalità ridotta. A questo proposito il Comune e Atc che è il gestore di questo servizio hanno già concordato negli scorsi mesi un piano di ripristino dell'intera flotta per riportarla alle 188 bici originali. Il piano per integrare le 47 bici mancanti troverà attuazione proprio in questi giorni, volutamente proprio in coincidenza con l'edizione 2013 della settimana europea della mobilità sostenibile, la prossima settimana infatti entrerà in servizio un primo contingente di 31 nuove bici, mentre in quella successiva saranno installate le restanti 18.
Per quanto riguarda i costi, una analisi corretta impone di differenziare l'investimento e la gestione. Una bici nuova del sistema bolognese a chiave meccanica ha un costo di circa 500 euro, mentre nei sistemi che anche lei citava con smart card si va ad esempio dai 1.000 euro di Milano, ai quasi 3.000 di Parigi. Per la gestione e manutenzione a Bologna si spendono annualmente 55.000 euro, dunque meno di 300 euro bici all'anno a fronte invece di alcuni milioni di euro necessari ogni anno per far funzionare gli altri sistemi citati, in media si parla infatti di 2-3.000 euro a bici ogni anno, a fronte dei 3.000 euro totali a bici in 8 anni del nostro servizio. Non vi è dunque da questo punto di vista nessuno scandalo o nessuno spreco di denaro pubblico, e non si può certo parlare di bici d'oro. I costi sia di acquisto che di gestione del sistema "Centroinbici" infatti sono assai inferiori e ampiamente proporzionati rispetto ai sistemi avanzati, che costano molto di pii perché consentono di lasciare la bici anche in una stazione diversa da quella di partenza e richiedono quindi operazioni continue di riequilibrio della flotta e manutenzione.
Il punto vero e ineludibile per un dibattito di merito, è che esattamente come per il trasporto pubblico anche il bike sharing, che è una forma complementare di mobilità pubblica, ha ricavi tariffari strutturalmente non in grado di coprire tutte le spese di gestione, e sono quindi necessari contributi pubblici, che per altro, l'esperienza in tutto il mondo dimostra restare irrinunciabili, anche quando la gestione è affidata a soggetti privati. Come la consiglierà saprà, in tutte le città che hanno proceduto con la messa a gara del servizio sono stati assicurati o dei contributi di spesa corrente annui per tutti gli anni di gestione del servizio, o la gestione degli impianti pubblicitari con trattenimento dei relativi ricavi da parte dei gestori privati, il che significa minori entrate per le amministrazioni pubbliche.
A proposito infine dell'uso del servizio, va evidenziato che attualmente sono iscritte circa 5.000 persone fra residenti a Bologna e studenti fuori sede dell'università a cui il servizio è stato aperto. A questi si aggiungono gli utenti delle altre 102 città italiane in cui è presente il sistema "Centroinbici" molte delle quali per altro in Emilia-Romagna, come Modena, Cesena, Ravenna, Imola, Faenza, che dispongono dell'apposita chiave e che frequentano Bologna per motivi di lavoro, studio turistici o altro, e che evidentemente aumenta in maniera ulteriore la base degli utilizzatori del servizio. A questo si aggiunga che il trend degli iscritti a questo servizio, a dispetto di chi ne parla come una cosa assolutamente inutilizzabile, è sempre stata in crescita ogni anno dal 2005 ad oggi. Quelli sugli iscritti sono dunque dati che confermano come il servizio, pur con le caratteristiche tradizionali che presenta e che l'Amministrazione comunale per prima riconosce, è oggi utilizzato quotidianamente, sistematicamente da centinaia di cittadini e pendolari per spostarsi in modo rapido e semplice in città sulle due ruote senza bisogno di avere una bici di proprietà. Sotto questo aspetto quindi le rastrelliere vuote che ogni giorno si vedono in giro per Bologna, sono sintomo positivo di un utilizzo intensivo ed a rotazione del servizio, considerando che il 75% della flotta è regolarmente disponibile e che come detto a breve tornerà al 100% con l'integrazione delle 47 bici mancanti.
Infine è falso che l'Amministrazione comunale non abbia partecipato ai bandi della Regione Emilia-Romagna per ottenere finanziamenti sul bike sharing, infatti nell'ambito dell'accordo di programma per la mobilità sostenibile e i servizi minimi 2011-2013 la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione del Comune 500.000 euro. Ovviamente il tema è quello di carattere economico sulla gestione, come ricordavo, e da questo punto di vista quindi il Comune sta valutando tutte le possibilità le fattibilità tecniche e le sostenibilità economiche e finanziarie di un possibile miglioramento o evoluzione del sistema".
A cura di
Piazza Maggiore, 6