QUESTION TIME, CHIARIMENTI IN MERITO ALLA CONFERENZA TERRITORIALE SOCIALE E SANITARIA DI BOLOGNA
L'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda del consigliere comunale Michele Facci (Forza Italia - P.d.L) in merito alla Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna
La domanda del co...
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L'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda del consigliere comunale Michele Facci (Forza Italia - P.d.L)in merito alla Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna
La domanda del consigliere Michele Facci (Forza Italia - P.d.L):
Premesso che l 'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo è attualmente Presidente della Conferenza territoriale Sociale e sanitaria di Bologna.
Come si legge dal sito Internet, la "CTSS è un organo di governo della sanità bolognese, che riunisce tutti i 50 sindaci dell’area metropolitana (escluso l’imolese che ha una propria Ctss) e svolge funzioni di programmazione, indirizzo e verifica delle politiche sanitarie e sociali dell’area metropolitana di Bologna".
All'atto della propria nomina quale Presidente, l'assessore Rizzo Nervo ebbe a dichiarare: “La rapida evoluzione del quadro istituzionale e del contesto socio-sanitario richiedono una attenzione costante per l’innovazione di ciò che mettiamo a disposizione dei cittadini e la capacità di garantire una elevata qualità della risposta del sistema ai loro bisogni. La CTSS ha esercitato il proprio ruolo, in questi anni, in questa direzione, che è la stessa verso la quale ci sentiamo chiamati ad operare sin da oggi”.
Considerato che il nuovo Ospedale della montagna bolognese, situato a Porretta Terme, venne progettato alla fine degli anni '90 proprio come risposta alla prospettata soppressione di alcune discipline sanitarie nell'allora Ospedale di zona ("Costa"), tra le quali vi era proprio il reparto di maternità (ostetricia-ginecologia), in considerazione del numero non soddisfacente di parti per anno; venne pertanto previsto un percorso di accreditamento e di specializzazione del personale medico ed infermieristico di stanza a Porretta, affinché, a prescindere dal numero dei parti per anno, fossero garantiti gli standard di sicurezza e di qualità;
Su questi presupporti, pertanto, la Regione Emilia-Romagna investì circa 30 milioni di euro nella costruzione del nuovo Ospedale del'Alta Valle del Reno, inaugurato nel 2010;
atteso che la città di Bologna è in procinto di divenire città metropolitana, ed in tal senso si stanno concentrando i lavori del Piano Strategico Metropolitano, tra i cui progetti rientra ovviamente anche tutta l'area sanitaria ed assistenziale, considerato pertanto che le linee guida della politica sanitaria regionale hanno previsto la chiusura del reparto di maternità nell'Ospedale di Porretta Terme, con conseguente necessità di tutte le gestanti di rivolgersi alle strutture sanitarie della città, visto inoltre che l'assessore Rizzo Nervo, nella sua qualità di Presidente della C.T.S. dell'area metropolitana, ha dichiarato di condividere questa scelta, poiche "i parti a Porretta sono troppo pochi, e la chiusura è la sicurezza delle donne e dei bambini".
Tutto ciò premesso e considerato, chiede:
"Grazie presidente, proverò a rispondere sia per la responsabilità che ho pro tempore come co-presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, ma anche come assessore del Comune di Bologna per alcune ripercussioni che questa scelta avrà anche sugli ospedali bolognesi, in particolare sull'ospedale Maggiore. Questo non prima di avere detto che su questa decisione, non maturata nelle ultime settimane, ma con un confronto lungo, anche sul territorio, discussione aperta e franca che si è svolta in questi anni, sono risultate decisive alcune valutazioni che lei richiamava e che io ripercorrerò precisandole.
Nella decisione assunta dall'Azienda sanitaria sul trasferimento della funzione di parto dall'ospedale di Porretta ha prevalso l'attenzione e il rispetto per i requisiti di attività, di qualità e di sicurezza per le donne e i bambini di quel territorio. Criterio ad avviso non solo dell'Asl, ma di tutta la Conferenza territoriale che è stata messa nelle condizioni di poter valutare questa scelta, preordinato a qualunque altro criterio o valutazione, compreso il disagio che può derivare da questa nuova scelta. Questi requisiti di attività, qualità e sicurezza non li ha determinati l'Asl di Bologna o la Conferenza territoriale socio-sanitaria, ma sono stabiliti in maniera controvertibile nel Piano nazionale sanitario 2011-2013, che dice non solo che non si può andare sotto i 500 parti, ma dice che a tendere bisogna andare in questo triennio, che è già scaduto, verso i 1.000 parti per struttura. Lo dice la Conferenza Stato-Regioni nel 2010, lo dicono in maniera piuttosto inequivocabile l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed è confermato anche da svariate dichiarazioni pubbliche dei presidenti della Società italiana di ginecologia ed ostetricia e dell'Associazione dei ginecologi ostetrici ospedalieri italiani che raccolgono più del 90% dei professionisti impegnati in quest'area clinica.
Il trasferimento della funzione di parto dell'ospedale di Porretta ha seguito l'iter programmatico previsto nelle sedi istituzionali competenti è stato oggetto di discussione all'interno della Conferenza territoriale socio-sanitaria di Bologna ed è stato discusso in varie occasioni nel Comitato di distretto di Porretta Terme, composto dai sindaci dei 13 comuni interessati. Questo oltre ad incontri anche recenti nelle commissioni consiliari della Regione Emilia-Romagna. In tutte queste sedi è stata ribadita la necessità di procedere al trasferimento delle funzioni di parto il cui livello di attività è ben al di sotto dei 500 parti l'anno come soglia minima per la sicurezza delle donne e dei bambini. Do alcuni dati che penso possano essere abbastanza chiari e significativi su cosa voglia dire ad oggi essere sotto dei 500 parti in quella struttura. Nei primi 11 mesi del 2013 i parti al punto nascita dell'ospedale di Porretta sono stati 78, pari a 7 parti al mese, cioè uno ogni 4 giorni. Sono stati 78 a fronte di 357 donne residenti nel distretto di Porretta Terme che hanno nel corso di quegli 11 mesi partorito. Il che vuol dire che la gran parte di quelle donne ha scelto liberamente di partorire negli ospedali Sant'Orsola e Maggiore di Bologna.
Il progetto di trasferimento della funzione di parto è basato sull'integrazione di funzioni con la maternità dell'ospedale Maggiore secondo livelli di complessità crescenti. A fianco ad una scelta fatta per queste motivazioni, c'è però un rafforzamento del percorso nascita, in particolare riferito a quel distretto territoriale, per rendere questa scelta compatibile con le specificità territoriali di quella zona e per garantire la sicurezza delle madri e dei bambini. Un progetto complessivo che prevede la presenza continuativa da parte di figure professionali ostetrico-ginecologiche, nella fascia 8-14 dal lunedì al sabato per lo svolgimento di attività di consulenza urgente e non urgente per le donne in gravidanza, e di prestazioni programmate di diagnostica prenatale previste dal percorso nascita. Questo prevede la presa in carico delle gravidanze inserite nel percorso nascita con prenotazione diretta da parte degli specialisti ed esecuzione in loco della diagnostica ecografica, prenatale, non invasiva, e dell'indagine di laboratorio a partire dal primo trimestre di gestazione, cioè da subito. L'inquadramento e la gestione della minaccia di parto prematuro attraverso ecografia trans vaginale programmata alla 34°/36° settimana, per la determinazione della cervicometria, stratificazione del rischio e conseguente definizione dei percorsi assistenziali più idonei per ogni singolo caso. Rispetto al tema del rischio dell'urgenza segnalo che non da oggi sono in atto dei protocolli di emergenza-urgenza, come sa, la nostra Asl e il nostro 118 insegna non solo nella nostra area territoriale, ma alla nazione, che già prevedono le modalità di presa in carico di eventuali urgenze. Esattamente consigliere, come è necessario oggi prevedere protocolli di presa in carico per l'emergenza-urgenza quando sorgono delle complicanze perché come lei sa, all'ospedale di Porretta non c'è la terapia intensiva e se serve una terapia intensiva a quelle donne, devono essere portate sulla stessa porrettana all'ospedale di Bologna per prendere in carico le eventuali complicanze che li non possono essere affrontate. Quindi il tema dell'emergenza-urgenza già oggi e in passato si poneva e si pone, quindi trovo strumentale dirlo solo oggi in vista di questa innovazione. Ancora la presa in carico della donna in gravidanza da parte dell’ambulatorio gravidanza a termine dalla 38° settimana di gravidanza per i monitoraggi previsti come da indicazione del percorso nascita. La risposta specialistica per l'urgenza diurna nella fascia 8-14. L'urgenza pomeridiana e notturna gestita anche attraverso il trasferimento in ambulanza verso il centro Hub. La prenotazione diretta di consulenze e prestazioni di secondo livello di diagnostica ecografica e prenatale. E ancora una presa in carico della donna in gravidanza presso l’ambulatorio gravidanza a termine della maternità dell’ospedale Maggiore, dalla 40° settimana di gestazione e la possibilità per le donne residenti a Porretta di soggiorno gratuito in appartamenti convenzionati dell'Asl per essere appunto dal momento del parto già nelle zone dell'ospedale Maggiore.
Queste sono state le considerazioni che hanno motivato questa scelta. Questa scelta porterà anche, lo dico anche nella sua funzione di consigliere e nella funzione complessiva di questo Consiglio, a un rafforzamento del reparto di ostetricia dell'ospedale Maggiore di Bologna, dove oggi sono impiegate 29 ostetriche che fanno 3.100 parti all'anno. Una parte delle ostetriche oggi impiegate a Porretta saranno impiegate al Maggiore. Aggiungo ancora che non vi è nessuna smobilitazione dell'ospedale di Porretta, anzi, c'è stata una recente individuazione di un primario di chirurgia, che ha prodotto un conseguente aumento dell'attività chirurgica: è raddoppiata rispetto all'anno precedente. E' prevista l'apertura della casa della salute per la continuità assistenziale e per la presa in carico delle cronicità ed è previsto anche un importante investimento per la struttura così accreditabile, oggi non accreditabile, relativa al prelievo sangue. Non si sta smobilitando l'ospedale di Porretta, ma si sta facendo una scelta nell'ottica della tutela della salute delle donne e dei bambini. "
La domanda del consigliere Michele Facci (Forza Italia - P.d.L):
Premesso che l 'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo è attualmente Presidente della Conferenza territoriale Sociale e sanitaria di Bologna.
Come si legge dal sito Internet, la "CTSS è un organo di governo della sanità bolognese, che riunisce tutti i 50 sindaci dell’area metropolitana (escluso l’imolese che ha una propria Ctss) e svolge funzioni di programmazione, indirizzo e verifica delle politiche sanitarie e sociali dell’area metropolitana di Bologna".
All'atto della propria nomina quale Presidente, l'assessore Rizzo Nervo ebbe a dichiarare: “La rapida evoluzione del quadro istituzionale e del contesto socio-sanitario richiedono una attenzione costante per l’innovazione di ciò che mettiamo a disposizione dei cittadini e la capacità di garantire una elevata qualità della risposta del sistema ai loro bisogni. La CTSS ha esercitato il proprio ruolo, in questi anni, in questa direzione, che è la stessa verso la quale ci sentiamo chiamati ad operare sin da oggi”.
Considerato che il nuovo Ospedale della montagna bolognese, situato a Porretta Terme, venne progettato alla fine degli anni '90 proprio come risposta alla prospettata soppressione di alcune discipline sanitarie nell'allora Ospedale di zona ("Costa"), tra le quali vi era proprio il reparto di maternità (ostetricia-ginecologia), in considerazione del numero non soddisfacente di parti per anno; venne pertanto previsto un percorso di accreditamento e di specializzazione del personale medico ed infermieristico di stanza a Porretta, affinché, a prescindere dal numero dei parti per anno, fossero garantiti gli standard di sicurezza e di qualità;
Su questi presupporti, pertanto, la Regione Emilia-Romagna investì circa 30 milioni di euro nella costruzione del nuovo Ospedale del'Alta Valle del Reno, inaugurato nel 2010;
atteso che la città di Bologna è in procinto di divenire città metropolitana, ed in tal senso si stanno concentrando i lavori del Piano Strategico Metropolitano, tra i cui progetti rientra ovviamente anche tutta l'area sanitaria ed assistenziale, considerato pertanto che le linee guida della politica sanitaria regionale hanno previsto la chiusura del reparto di maternità nell'Ospedale di Porretta Terme, con conseguente necessità di tutte le gestanti di rivolgersi alle strutture sanitarie della città, visto inoltre che l'assessore Rizzo Nervo, nella sua qualità di Presidente della C.T.S. dell'area metropolitana, ha dichiarato di condividere questa scelta, poiche "i parti a Porretta sono troppo pochi, e la chiusura è la sicurezza delle donne e dei bambini".
Tutto ciò premesso e considerato, chiede:
- di conoscere se il Sindaco di Bologna, quale Sindaco in pectore dell'area metropolitana, ritenga effettivamente che le donne ed i bambini dell'Alta Valle del Reno debbano essere considerati "al sicuro" nell'essere private di una struttura sanitaria in loco, che li costringerà, anche in situazioni di potenziale emergenza, a "trasferte" distanti oltre 60 km dal primo Ospedale cittadino (il Maggiore)
- sempre al Sindaco di Bologna, quale Sindaco in pectore della città metropolitana, nonchè all'Assessore Rizzo Nervo, nella sua qualità di Presidente della C.T.S. dell'area metropolitana, se non ritengano di dovere richiedere alla Regione Emilia-Romagna la previsione di specifiche deroghe - nell'ambito dei piani socio-sanitari regionali - per i territori più disagiati della più lontana periferia dell'area metropolitana.
"Grazie presidente, proverò a rispondere sia per la responsabilità che ho pro tempore come co-presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, ma anche come assessore del Comune di Bologna per alcune ripercussioni che questa scelta avrà anche sugli ospedali bolognesi, in particolare sull'ospedale Maggiore. Questo non prima di avere detto che su questa decisione, non maturata nelle ultime settimane, ma con un confronto lungo, anche sul territorio, discussione aperta e franca che si è svolta in questi anni, sono risultate decisive alcune valutazioni che lei richiamava e che io ripercorrerò precisandole.
Nella decisione assunta dall'Azienda sanitaria sul trasferimento della funzione di parto dall'ospedale di Porretta ha prevalso l'attenzione e il rispetto per i requisiti di attività, di qualità e di sicurezza per le donne e i bambini di quel territorio. Criterio ad avviso non solo dell'Asl, ma di tutta la Conferenza territoriale che è stata messa nelle condizioni di poter valutare questa scelta, preordinato a qualunque altro criterio o valutazione, compreso il disagio che può derivare da questa nuova scelta. Questi requisiti di attività, qualità e sicurezza non li ha determinati l'Asl di Bologna o la Conferenza territoriale socio-sanitaria, ma sono stabiliti in maniera controvertibile nel Piano nazionale sanitario 2011-2013, che dice non solo che non si può andare sotto i 500 parti, ma dice che a tendere bisogna andare in questo triennio, che è già scaduto, verso i 1.000 parti per struttura. Lo dice la Conferenza Stato-Regioni nel 2010, lo dicono in maniera piuttosto inequivocabile l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed è confermato anche da svariate dichiarazioni pubbliche dei presidenti della Società italiana di ginecologia ed ostetricia e dell'Associazione dei ginecologi ostetrici ospedalieri italiani che raccolgono più del 90% dei professionisti impegnati in quest'area clinica.
Il trasferimento della funzione di parto dell'ospedale di Porretta ha seguito l'iter programmatico previsto nelle sedi istituzionali competenti è stato oggetto di discussione all'interno della Conferenza territoriale socio-sanitaria di Bologna ed è stato discusso in varie occasioni nel Comitato di distretto di Porretta Terme, composto dai sindaci dei 13 comuni interessati. Questo oltre ad incontri anche recenti nelle commissioni consiliari della Regione Emilia-Romagna. In tutte queste sedi è stata ribadita la necessità di procedere al trasferimento delle funzioni di parto il cui livello di attività è ben al di sotto dei 500 parti l'anno come soglia minima per la sicurezza delle donne e dei bambini. Do alcuni dati che penso possano essere abbastanza chiari e significativi su cosa voglia dire ad oggi essere sotto dei 500 parti in quella struttura. Nei primi 11 mesi del 2013 i parti al punto nascita dell'ospedale di Porretta sono stati 78, pari a 7 parti al mese, cioè uno ogni 4 giorni. Sono stati 78 a fronte di 357 donne residenti nel distretto di Porretta Terme che hanno nel corso di quegli 11 mesi partorito. Il che vuol dire che la gran parte di quelle donne ha scelto liberamente di partorire negli ospedali Sant'Orsola e Maggiore di Bologna.
Il progetto di trasferimento della funzione di parto è basato sull'integrazione di funzioni con la maternità dell'ospedale Maggiore secondo livelli di complessità crescenti. A fianco ad una scelta fatta per queste motivazioni, c'è però un rafforzamento del percorso nascita, in particolare riferito a quel distretto territoriale, per rendere questa scelta compatibile con le specificità territoriali di quella zona e per garantire la sicurezza delle madri e dei bambini. Un progetto complessivo che prevede la presenza continuativa da parte di figure professionali ostetrico-ginecologiche, nella fascia 8-14 dal lunedì al sabato per lo svolgimento di attività di consulenza urgente e non urgente per le donne in gravidanza, e di prestazioni programmate di diagnostica prenatale previste dal percorso nascita. Questo prevede la presa in carico delle gravidanze inserite nel percorso nascita con prenotazione diretta da parte degli specialisti ed esecuzione in loco della diagnostica ecografica, prenatale, non invasiva, e dell'indagine di laboratorio a partire dal primo trimestre di gestazione, cioè da subito. L'inquadramento e la gestione della minaccia di parto prematuro attraverso ecografia trans vaginale programmata alla 34°/36° settimana, per la determinazione della cervicometria, stratificazione del rischio e conseguente definizione dei percorsi assistenziali più idonei per ogni singolo caso. Rispetto al tema del rischio dell'urgenza segnalo che non da oggi sono in atto dei protocolli di emergenza-urgenza, come sa, la nostra Asl e il nostro 118 insegna non solo nella nostra area territoriale, ma alla nazione, che già prevedono le modalità di presa in carico di eventuali urgenze. Esattamente consigliere, come è necessario oggi prevedere protocolli di presa in carico per l'emergenza-urgenza quando sorgono delle complicanze perché come lei sa, all'ospedale di Porretta non c'è la terapia intensiva e se serve una terapia intensiva a quelle donne, devono essere portate sulla stessa porrettana all'ospedale di Bologna per prendere in carico le eventuali complicanze che li non possono essere affrontate. Quindi il tema dell'emergenza-urgenza già oggi e in passato si poneva e si pone, quindi trovo strumentale dirlo solo oggi in vista di questa innovazione. Ancora la presa in carico della donna in gravidanza da parte dell’ambulatorio gravidanza a termine dalla 38° settimana di gravidanza per i monitoraggi previsti come da indicazione del percorso nascita. La risposta specialistica per l'urgenza diurna nella fascia 8-14. L'urgenza pomeridiana e notturna gestita anche attraverso il trasferimento in ambulanza verso il centro Hub. La prenotazione diretta di consulenze e prestazioni di secondo livello di diagnostica ecografica e prenatale. E ancora una presa in carico della donna in gravidanza presso l’ambulatorio gravidanza a termine della maternità dell’ospedale Maggiore, dalla 40° settimana di gestazione e la possibilità per le donne residenti a Porretta di soggiorno gratuito in appartamenti convenzionati dell'Asl per essere appunto dal momento del parto già nelle zone dell'ospedale Maggiore.
Queste sono state le considerazioni che hanno motivato questa scelta. Questa scelta porterà anche, lo dico anche nella sua funzione di consigliere e nella funzione complessiva di questo Consiglio, a un rafforzamento del reparto di ostetricia dell'ospedale Maggiore di Bologna, dove oggi sono impiegate 29 ostetriche che fanno 3.100 parti all'anno. Una parte delle ostetriche oggi impiegate a Porretta saranno impiegate al Maggiore. Aggiungo ancora che non vi è nessuna smobilitazione dell'ospedale di Porretta, anzi, c'è stata una recente individuazione di un primario di chirurgia, che ha prodotto un conseguente aumento dell'attività chirurgica: è raddoppiata rispetto all'anno precedente. E' prevista l'apertura della casa della salute per la continuità assistenziale e per la presa in carico delle cronicità ed è previsto anche un importante investimento per la struttura così accreditabile, oggi non accreditabile, relativa al prelievo sangue. Non si sta smobilitando l'ospedale di Porretta, ma si sta facendo una scelta nell'ottica della tutela della salute delle donne e dei bambini. "
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