2 agosto 2025, l'intervento del presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, nel 45° anniversario della strage alla stazione

Al termine, alle 10.25, i tre fischi del treno e il minuto di silenzio in memoria delle vittime

Descrizione

Di seguito il testo della comunicazione letta questa mattina in piazza Medaglie d'Oro dal presidente Paolo Bolognesi a nome dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

"Anche 45 anni fa era un sabato, il primo sabato di agosto. In una giornata assolata, che avrebbe dovuto scorrere spensierata per l'inizio delle vacanze estive, la nostra città e l'intero Paese furono scaraventati nell'orrore. 85 morti e oltre 200 feriti; tra loro molti bambini. Una strage, la peggiore che abbia mai colpito l'Italia.

Il male assoluto.

Un male però non isolato: altri attentati terroristici di stampo fascista avevano già insanguinato il nostro Paese, da Piazza Fontana a Gioia Tauro; da Peteano alla Questura di Milano, da Piazza della Loggia al treno Italicus. Tutti, allora, rimasti impuniti.

Hannah Arendt scriveva: “Il male è banale quando si perde la capacità di interrogarlo”.

Il rischio che anche questo male assoluto diventasse banale, che anche questa ennesima strage rimanesse non solo senza colpevoli, ma soprattutto senza risposte, era più che concreto nell'Italia delle stragi impunite.

Per questo, nel 1981 noi parenti delle vittime e feriti della strage del 2 agosto 1980, ci siamo uniti in associazione. Distrutti dal dolore, ma non rassegnati, abbiamo così voluto porci l'obiettivo di ottenere con tutte le iniziative possibili la verità e la giustizia, per far sì che i nostri cari non fossero morti invano.

Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:

"45 ANNI DI TRAME E DEPISTAGGI PER NASCONDERE LA VERITÀ

LA DETERMINAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI LO HA IMPEDITO"

Ci sono voluti anni, decenni, e il cammino che ha fatto emergere in modo sempre più nitido il quadro delle responsabilità non è stato semplice. È stato difficile, lungo e faticoso il percorso, ma l’abbiamo fatto insieme ed è anche grazie a questo che, con le ultime sentenze, si sta finalmente delineando la verità completa.

Oggi sappiamo chi è stato e ne abbiamo anche le prove.

La strage del 2 agosto 1980, già ideata nel febbraio 1979, fu concepita e finanziata dai vertici della famigerata loggia massonica P2, protetta dai vertici dei Servizi Segreti italiani iscritti alla stessa loggia P2 , eseguita da terroristi fascisti.

Contiguità che sembrano ancora oggi salde e inconfessabili, se pensiamo che fino a ieri le inchieste sulla strage del 2 agosto sono state ostacolate in ogni modo con depistaggi e intossicazioni che, seppur smascherate e smontate in sede processuale, hanno portato a ritardi di anni e anni nell'accertamento dei fatti.

E se ci sono voluti così tanti anni perché si arrivasse a svelare il quadro completo di chi ha voluto ed eseguito la strage del 2 agosto 80, è perché tutti, a parole, affermano di volere la verità, ma nei fatti sono moltissimi coloro che, pur avendone la possibilità, hanno fatto e fanno qualunque cosa per nasconderla, ritardarla e dissimularla.

L’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga definì gli stragisti Mambro e Fioravanti giovani spontaneisti armati, così da evitare il collegamento coi vertici dei Servizi Segreti italiani.

Poi arrivò la pista palestinese: un depistaggio! Che si trascinò però per almeno trent'anni e, ancora oggi, nonostante le sentenze, gode di alcuni seguaci ignoranti o depistatori a loro volta.

Quando emisero la prima sentenza d’appello 18 luglio 1990 che assolse tutti per l’esecuzione della strage, Cossiga la definì una sentenza coraggiosa. La sentenza però fu poi annullata dalla Corte di Cassazione a sezioni unite perché illogica e arrivò Parisi, il Prefetto già Capo della Polizia e vice del servizio segreto civile che voleva tenacemente depistare unendo la strage di Ustica a quella di Bologna. Lo stesso Parisi che da Capo della Polizia, consegnò nel 1987 all'allora Ministro dell'Interno, Amintore Fanfani, il cosiddetto documento “Artigli” in cui veniva riportato il ricatto che Licio Gelli (tramite il suo avvocato) aveva recapitato allo Stato per garantirsi l'impunità per la strage di Bologna.

Nel 1995 alla vigilia della sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite, uscirono una serie di note critiche, formulate rispetto alle varie sentenze che condannavano i terroristi Mambro e Fioravanti, confezionate da un folto gruppo trasversale riunito sotto lo slogan "E SE FOSSERO INNOCENTI?" Le note critiche erano state sottoposte e discusse nelle aule dei tribunali e tutte interamente confutate, ma vennero sorrette dal clamore mediatico imponente di giornali, televisioni e radio che crearono grande confusione e sbandamento.

Nel 2002 il Governo Berlusconi, anche lui iscritto alla famigerata loggia massonica P2, istituì la commissione bicamerale d’inchiesta denominata “Commissione Mitrokhin”, un vero e proprio depistaggio istituzionale voluto dal Governo di destra dell’epoca: tra i suoi compiti c’era quello di avallare in modo definitivo la pista palestinese. La relazione finale non fu votata nemmeno dalla maggioranza.

Di recente sono state rese note alcune chat tra due attuali esponenti della maggioranza parlamentare, l'Onorevole Frassinetti e il Ministro Lollobrigida, in cui riferendosi al processo relativo al 2 agosto, parlano di “sentenza sbagliata” e il ministro Lollobrigida invita a tenere un basso profilo sulla strage alla stazione, cosicché una volta al Governo avrebbero potuto provvedere a diffondere la “verità con la V maiuscola”.

In effetti, bisogna riconoscere che certi personaggi hanno un solo modo per uscire bene da questa triste vicenda: non parlarne, fare finta di niente, sperare che ci si dimentichi. Perché, se se ne parla invece, bisogna dire che per anni gli esecutori materiali della strage alla stazione, camerati amici di gioventù, sono stati furbescamente dipinti come ingenui spontaneisti armati, laddove invece erano stati ben preparati e addestrati militarmente e sono state inequivocabilmente provate le loro coperture in seno ai Servizi Segreti.

Perché, se se ne parla, bisogna dire che sono incredibili i trattamenti di favore riservati agli stessi esecutori materiali dell'eccidio del 2 agosto che, pur essendo pluriergastolani mai pentiti, sono da anni in libertà, in barba al principio di certezza della pena sbandierato nelle campagne elettorali.

Sappiamo bene che gli amici degli stragisti non si collocano solo a destra, perché il partito dei nemici della verità è trasversale, così come era trasversale la famigerata loggia massonica P2.

È però un fatto che tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento Sociale Italiano, partito costituito nel 1946 da esponenti della REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (allora in gran parte latitanti perché ricercati dalla nuova giustizia della Repubblica democratica), CHE FINO ALL’ULTIMO AVEVANO COMBATTUTO CON I TEDESCHI CONTRO I PARTIGIANI, PARTITO CHE SI COLLOCAVA APERTAMENTE CONTRO LA NASCENTE COSTITUZIONE NATA NEL 1947 ISPIRATA DALLA LOTTA DI LIBERAZIONE.

Elenco qui solo alcuni dei casi più gravi di uomini del MSI direttamente coinvolti o condannati per fatti eversivi e di strage:

Paolo Bellini ha affermato in aula a Bologna, senza mai essere smentito, che dal 1972 era “infiltrato in Avanguardia Nazionale per conto di Almirante”.

Insieme a lui le carte del processo hanno individuato Mario Tedeschi, senatore del MSI, come uno dei depistatori/mandanti dell’eccidio alla stazione.

Carlo Maria Maggi, esponente di Ordine Nuovo, rientrò nel 1969 nel MSI seguendo il suo capo Pino Rauti. Fu membro del Comitato centrale del partito e candidato al parlamento nelle elezioni del 1972. È stato condannato in via definitiva per la strage di Brescia del 28 maggio 1974.

Anche Paolo Signorelli seguì Rauti e tornò nel MSI nel Comitato Centrale. Vi rimase fino al 1976. È stato condannato per Associazione sovversiva e banda armata. Suo nipote, omonimo del nonno, è stato il capo ufficio-stampa del ministro Francesco Lollobrigida, incarico da cui si è dimesso dopo il caso delle telefonate con Fabrizio Piscitelli (ultras e narcotrafficante ucciso il 7 agosto 2019) insieme al quale si produceva in insulti antisemiti e in esaltazioni di Fioravanti e Ciavardini.

Carlo Cicuttini era il segretario della sezione del MSI di Manzano in Friuli al momento della partecipazione alla strage di Peteano che uccise tre carabinieri. Cicuttini li aveva attirati sul luogo dell’attentato con una telefonata alla locale caserma. Il MSI, lo mostrano le carte dell’inchiesta del giudice Casson, raccolse 32.000 dollari per farlo operare alle corde vocali nel timore che venisse identificato dalla voce registrata dai militari.

Dal MSI provenivano figure chiave della stagione eversiva come Stefano Delle Chiaie (fondatore di Avanguardia Nazionale), oppure come Franco Freda il riconosciuto capo del gruppo ordinovista veneto responsabile della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.

Giuseppe Dimitri fu dirigente di Avanguardia Nazionale e Terza Posizione (TP). Responsabile di un deposito di armi a Roma condiviso con i NAR di Fioravanti e Mambro. Fu condannato per banda armata. Divenne, negli anni 2000, consulente del Ministro per l’agricoltura Gianni Alemanno.

E infine: cosa dire del fatto che nel gennaio 2007, l’allora senatore Ignazio La Russa (oggi presidente del Senato) presenziò ai funerali del terrorista Nico Azzi che il 7 aprile 1973 tentò una strage sul treno Torino-Roma e fornì le bombe a mano che cinque giorni dopo due missini usarono per uccidere il poliziotto Antonio Marino durante un corteo del MSI a Milano?

Sono queste le "radici che non gelano". E con queste ci si deve fare i conti.

E allora la verità con la “V” maiuscola di cui parla il Ministro Lollobrigida sembra assomigliare a una mistificazione più che alla realtà, a una menzogna più che alla verità.

E alla Presidente del Consiglio, che ci ha accusato di volerla esporre a ritorsioni, nel ricordare il passato da cui proviene, come quello da cui provengono gli esecutori delle stragi, vogliamo dire che una cosa è il rispetto per le Istituzioni, un altra cosa è l'accettazione di riscritture interessate della storia, cosa che non siamo in alcun modo disposti a far passare. Perché, Presidente Meloni, condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannarne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici.

In questi lunghi e faticosi anni, la nostra battaglia non è mai stata né  mai sarà una battaglia ideologica: quando più di 40 anni fa, noi parenti delle vittime e feriti della strage del 2 agosto ’80 ci siamo uniti in associazione, lo abbiamo fatto col puro intento di esercitare pienamente il nostro diritto di sapere come sono realmente andate le cose.

Dopo di noi, altri cittadini vittime di stragi e attentati precedenti hanno deciso di seguire il nostro esempio, costituendo altre associazioni per ottenere giustizia e verità e insieme a loro abbiamo potuto far sentire più forte la nostra voce in comuni battaglie di civiltà che avrebbero dovuto vedere in prima fila, sempre, le Istituzioni e i Governi.

Nel “PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA”, progetto golpista della famigerata loggia massonica P2 figurava “LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI”, preludio ad un controllo dell’esecutivo sulla magistratura; operazione che il Governo attuale vuole pervicacemente attuare spacciandola come riforma.

Da ultimo, esprimiamo grave preoccupazione per l'articolo 31 del DDL “Sicurezza”, che assegna ai Servizi di Sicurezza una sorta di “licenza di delinquere” piuttosto preoccupante, data la storia del nostro Paese. In Pratica con l’articolo 31 si stabilisce che d’ora in poi nessun uomo dei Servizi potrà essere inquisito per depistaggi, esecuzioni e incitamento alle stragi eccetera. Sembra un tributo pagato a coloro che avevano sì giurato fedeltà alla Costituzione, ma nei fatti ne hanno preso le distanze cercando di abbattere la democrazia.

E alle stesse associazioni di familiari, insieme a numerosi cittadini ed esponenti della società civile, abbiamo chiesto giustamente di non lasciarci soli e sono stati al nostro fianco anche qualche mese fa, quando abbiamo qui organizzato un presidio democratico, in risposta alla squallida sfilata di camicie nere organizzata da Casapound, definendola composta da Patrioti.

Quel presidio lo abbiamo organizzato dopo il periodo elettorale per non sovrapporci ulteriormente alla campagna elettorale per le regionali, perché la nostra è una battaglia di civiltà e di democrazia e non ha colore politico.

Una battaglia lunga e faticosa, spesso portata avanti nel silenzio quasi assoluto dei mass media che, per convenienza, censurano le ultime risultanze processuali sull’eccidio del 2 agosto 80, sperando nell'oblio e nell'ignoranza diffusa. 

Lo scorso gennaio la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva Gilberto Cavallini quale esecutore della strage alla stazione.

Il primo luglio scorso la Corte di Cassazione ha condannato Paolo Bellini all’ergastolo in via definitiva, nell’ambito del processo mandanti per aver partecipato alla strage; Piergiorgio Segatel a 6 anni per depistaggio e Domenico Catracchia a 4 anni per false dichiarazioni ai giudici.

Un cerchio che si chiude e dopo 45 anni possiamo dire che conosciamo i retroscena della strage!!

In quella sentenza sono passate in giudicato altre vicende molto interessanti:

1 - La pista Palestinese è un palese depistaggio,

2 - È provato il collegamento organico dei Servizi Segreti italiani con i terroristi dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) e coi gruppi Avanguardia Nazionale, Terza Posizione e Ordine Nuovo, collegati ai primi.

3 - È provato che nel covo dei NAR di via Monte Asolone a Torino, tra svariati documenti trovati, tra cui tesserini dei carabinieri firmati dal comandante della legione di Brescia, il Colonnello Giuseppe Montanaro anche lui  iscritto alla famigerata loggia massonica  P2, c’erano gli spezzoni rimanenti delle targhe dell’auto usati dagli esecutori dell’omicidio del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella. Questi spezzoni ci consentono di mettere in stretto collegamento quell’omicidio con la formazione dei terroristi neofascisti, i NAR.

4 - I NAR non erano degli spontaneisti armati come voleva far credere l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ma erano persone ben addestrate militarmente.

5 - È provato che il Sisde, Servizio Segreto Civile, tramite il Prefetto Parisi concedeva in suoi appartamenti i covi delle Brigate Rosse e dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari).

6- Anche alcuni vertici dell’Arma dei Carabinieri conoscevano prima della strage ciò che sarebbe successo il 2 agosto.

Questo splendido risultato è merito anche del nostro collegio di difesa composto dagli avvocati Lisa Baravelli, Alessia Merluzzi, Alessandro Forti coordinati dall’avvocato Andrea Speranzoni che con grande dedizione e impegno hanno condotto in porto questa impresa processuale che possiamo definire storica. 

I processi svolti e le relative sentenze, ci consentono oggi di leggere insieme, come diceva il giudice Mario Amato, questi fatti e capire le trame criminali che hanno attraversato il nostro Paese per sovvertire l’ordinamento democratico.

Questi documenti però sono di difficile accesso, comprese le sentenze che sono atti pubblici. Il Direttore della Direzione Generale Archivi, Antonio Tarasco, ha emanato una circolare che limita la consultabilità delle sentenze che, ripeto, sono atti pubblici.

Le resistenze alla verità non mutano quindi! Anzi, per evitare ulteriori passi avanti, aumentano.

Abbiamo nel frattempo dato vita ad un coordinamento tra le associazioni di vittime delle stragi storiche degli anni 70 -80 e quelle relative al periodo del 92- 93, perché vi sono molti punti di contatto tra vecchi elementi che hanno concorso ad eseguire le vecchie stragi e i Servizi Segreti.

Figure come quella di Paolo Bellini risultano coinvolte anche nelle stragi del '92-93, svelando un filo nero che collega terroristi fascisti agli episodi più sanguinosi della storia del nostro Paese.

Su questi ricorrenti intrecci avrebbe dovuto indagare la Commissione Antimafia approfondendo la commistione criminale fra terrorismo nero, mafia e Servizi Segreti.

La Commissione Antimafia che invece sta limitando il proprio spettro di azione ad operazioni che riguardano Mafia e appalti. Questa impostazione porterà sicuramente ad un clamoroso nulla di fatto. E chi vuole la verità si vedrà sottratti altri 5 anni, tanti quanti una intera legislatura.

Da questo palco, confermo la mia contrarietà alla nomina a presidente della commissione Antimafia dell’On. Colosimo; ho già espresso questo mio giudizio nell'intervista pubblicata, all'indomani della nomina, sul giornale La Repubblica il 25 maggio 2023 “Colosimo? Tanto valeva Messina Denaro a capo della Commissione”. Ovviamente, il titolo non è stato scelto dal sottoscritto e l'On. Colosimo non è Matteo Messina Denaro né mi riferisco alla qualità della persona che nulla c'entra con Matteo Messina Denaro, ma alla scelta politica non condivisa, tenuto conto della FOTO CHE LA RITRAE CON IL TERRORISTA condannato quale esecutore della strage di Bologna LUIGI CIAVARDINI, DIFFUSA E DISCUSSA AMPIAMENTE SU GIORNALI E TELEVISIONI: ciò ci induce a ritenere quella nomina politicamente inopportuna al massimo livello. 

Pochi mesi fa ci ha lasciati un grande amico: Gianni Flamini.

Lo vogliamo ricordare perché è stato un grande giornalista dallo spirito libero che ha approfondito come pochi altri le vicende eversive di mezzo secolo di storia non soltanto italiana.

Flamini è stato un ricercatore appassionato e instancabile. Più volte i risultati della sua straordinaria capacità di ricerca hanno offerto alla nostra Associazione un contributo fondamentale nella ricerca della verità e della giustizia.

Contro il diffondersi interessato di superficialità, omissioni, indifferenza e più o meno grossolane falsità, la nostra associazione ha sempre dato primaria importanza al rapporto con le scuole e le giovani generazioni. Quei giovani che quest’anno, nella ricorrenza del 9 maggio, Giorno della Memoria delle Vittime e delle stragi di tale matrice, sono stati gli unici a parlare di terrorismo nero e neofascismo in quell’aula della Camera dei Deputati che aveva blindato la cerimonia scegliendo come moderatore addirittura Bruno Vespa, giornalista che - ricordiamolo - all’indomani della strage di Piazza Fontana e dell’arresto dell’anarchico Pietro Valpreda, non esitò a definirlo acriticamente colpevole.

Pietro Valpreda era innocente e quella strage fu commessa dal gruppo di Ordine Nuovo veneto.

Non è una banalità: i giovani sono il futuro di tutti noi e per loro e con loro possiamo costruire una società in cui nessuno sia più costretto a subire quello che, noi e il Paese, abbiamo subito. A questi ragazzi che ci guardano con occhi intelligenti e curiosi, spieghiamo la nostra storia. Diciamo loro che la ricerca di giustizia e verità nei casi migliori è un risultato, ma soprattutto è un processo, è un percorso, come il nostro, lungo e pieno di ostacoli con grandi sacrifici anche familiari.

E a chi fra loro ci chiede come abbiamo fatto a rimanere saldi in tutti questi anni, rispondiamo che abbiamo fatto come gli alberi: abbiamo cambiato le foglie, ma conservato le nostre radici.

Il primo presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime è stato Torquato Secci: un grande uomo, che qui aveva perso suo figlio, è stato per noi come un padre.

Con lui abbiamo affrontato e superato tanti ostacoli, e molte delle vittorie ottenute dopo la sua scomparsa sono maturate grazie ai semi piantati con lui: gli accertamenti nelle aule giudiziarie, il reato di depistaggio, il coinvolgimento artistico con “Il Concorso internazionale di composizione "2 Agosto" che è uno dei maggiori concorsi di composizione d'Italia, nato nel 1994. Il prossimo anno, a parlare da questo palco sarà un nuovo presidente, eletto dall’assemblea odierna dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, che nominerà Paolo Lambertini, attuale vicepresidente, carica che ricopre da nove anni, figlio di Mirella Fornasari, una dipendente della CIGAR, perita nella strage. Da parte mia continuerò il mio impegno e darò il mio contributo come presidente onorario dell’Associazione

Cambieranno le foglie, conserveremo le radici.

Cambieranno le persone rimarranno i nostri principi di giustizia e verità.

E come ogni albero robusto, avremo ancora bisogno di un terreno fertile e un sano nutrimento: il vostro sostegno e supporto, la vostra partecipazione che dà forza e significato alle nostre battaglie.

Mi piace passare il testimone con alcune parole di Aldo Moro:

Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.”.
Il coraggio non ci è mai mancato e non ci mancherà.

La verità e la giustizia saranno sempre il nostro faro.

Dal profondo del cuore GRAZIE a tutti Voi". 

Ultimo aggiornamento: 02/08/2025

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