Consiglio comunale, intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy
"La settimana scorsa abbiamo assistito al lancio della campagna per la promozione della giornata denominata Fertility Day,...
Descrizione
"La settimana scorsa abbiamo assistito al lancio della campagna per la promozione della giornata denominata Fertility Day, legata al Piano Nazionale per la Fertilità. Non sto a riassumere le migliaia di ragioni per la quale questa campagna è stata unanimemente giudicata inadeguata, inefficace e - diciamolo - offensiva, tanto da determinarne l’immediato ritiro. Quello che lascia perplessi è la sollecita adesione da parte del comune di Bologna con delibera del 22 agosto a questa iniziativa. Le prese di distanze successive alle polemiche da parte dell’assessore Rizzo Nervo - e se per questo anche da parte del presidente del Consiglio dei Ministri Renzi, il quale ha sostenuto di non esserne a conoscenza - mi fanno supporre che nessuno in Giunta abbia letto con un minimo di attenzione i documenti del Piano Nazionale per la Fertilità. Se qualcuno l’avesse fatto di certo si sarebbe potuto immaginare il taglio della campagna. Personalmente penso che la campagna non fosse inadatta al piano, ma anzi perfettamente in linea con i suoi contenuti e in particolare con le premesse, dalle quali cito testualmente:
'Da un punto di vista psicologico sembra diffuso un ripiegamento narcisistico sulla propria persona e sui propri progetti, inteso sia come investimento sulla realizzazione personale e professionale, sia come maggiore attenzione alle esigenze della sicurezza, con tendenza all’autosufficienza da un punto di vista economico e affettivo. Tale disposizione, spesso associata ad una persistenza di un’attitudine adolescenziale'.
oppure:
'...funzionamenti narcisistici, la tendenza a privilegiare la propria realizzazione, personale e professionale, incapacità e paure ad assumersi le responsabilità genitoriali costituiscono un insieme di fattori che si rinforzano reciprocamente ed ostacolano il progetto procreativo'.
E ancora:
'Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità? La collettività, le istituzioni, il competitivo mondo del lavoro, apprezzano infatti le competenze femminili, ma pretendono comportamenti maschili'.
Come la campagna, anche nel piano si trova un linguaggio dai toni paternalistici e il messaggio che si trasmette è quello che una donna per essere tale deve essere madre. Tocca ribadire che il corpo è nostro e dovremmo essere noi a decidere in che modo disporne, perché la fertilità è un fatto privato, così come lo è la scelta di portare avanti una gravidanza.
Dinanzi a un paese con livelli altissimi di disoccupazione giovanile, in cui la stabilità lavorativa è un'utopia e dove la precarietà della vita è ormai diventata il quotidiano di milioni di persone, ci si concentra esclusivamente sul diventare madri? Siamo donne, prima che madri, figlie o sorelle, e a prescindere dall’essere madri, figlie o sorelle.
Più che prendere le distanze dalla campagna pubblicitaria, vorrei che il Comune di Bologna si ponesse, come sarebbe coerente con la sua storia, in una posizione di avanguardia e tutela dei diritti. Vorrei che si chiedesse a gran voce che il piano fosse intraministeriale, che coinvolgesse il Ministero del Lavoro e del Welfare. Vorrei che si educasse alle condivisione della genitorialità, in un paese dove sono le donne a rischiare il posto di lavoro qualora volessero anche essere madri. Senza questi criteri, mi pare evidente, non si può parlare di contrasto alla denatalità".