QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLA VERTENZA SALA BORSA
L'assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Facci (FI) e Borgonzoni (LegaN) e sulla vertenza con Sala Borsa srl.
Domanda d'attualità del consigliere Facci
"Premesso che:
a seguito dell'ultim...
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Descrizione
L'assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Facci (FI) e Borgonzoni (LegaN) e sulla vertenza con Sala Borsa srl.
Domanda d'attualità del consigliere Facci
"Premesso che:
a seguito dell'ultima sentenza della Corte di Cassazione, il Comune di Bologna dovrà pagare la somma di circa 1,8 milioni alla società Sala Borsa srl per la vertenza sulla Sala Borsa;
secondo quanto riporta la stampa, tutto nasce nel marzo 2006, quando l'Amministrazione comunale risolse il contratto con la società privata che gestiva gli spazi interni alla Sala Borsa;
tale comportamento della Pubblica Amministrazione, quindi, è stato giudicato illegittimo in sede giudiziale, con conseguente obbligo risarcitorio nei confronti della controparte privata.
Ciò premesso chiede:
di conoscere quale sia l'orientamento della Giunta in ordine all'intera vicenda;
quali siano gli Uffici amministrativi che hanno assunto la decisione tecnica di risoluzione del contratto, decisione poi giudicata illegittima in sede giudiziale;
quale sarà l'esatto esborso che il Comune di Bologna dovrà sostenere per l'intera vertenza, comprensivo delle spese legali assunte per la propria difesa tecnica;
se l'Amministrazione comunale intende agire con azione di responsabilità nei confronti dei propri dirigenti per il danno erariale così cagionato alla collettività".
Domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni
"Visti gli articoli di stampa relativi alla lunga battaglia legale sulla Sala Borsa ed alla condanna al Comune che dovrà "pagare" ai privati, vincitori di bando pubblico, una cifra pari a 1,8 milioni per avere concluso il contratto anticipatamente senza, evidentemente, dare importanza alle penali del caso:
si chiede al signor sindaco il proprio pensiero nel merito;
si chiede quali decisioni di tipo politico abbiano portato la sua stessa maggioranza dell'epoca, a decidere di cancellare una realtà così interessante per la città;
se i dirigenti comunali di riferimento abbiano sottolineato, a suo tempo, le ripercussioni che tale scelta poteva portare sulle casse comunali.
Si chiede, altresì, chi risponderà di tale danno pecuniario e d'immagine, tanto oneroso per la nostra città".
Risposta dell'assessore Ronchi
"In riferimento alla vicenda processuale fra Comune e Sala Borsa spa, in premessa, va chiarito che l'orientamento dell'Amministrazione non può che essere quello di prendere atto e di attuare quanto disposto da una sentenza diventata definitiva.
Quanto alle vicende che hanno generato e caratterizzato il lungo il contenzioso voglio precisare quanto segue:
- il Comune di Bologna (ricorso ex art. 447 bis c.p.c.) chiedeva che il Tribunale di Bologna dichiarasse l'avvenuta risoluzione, per inadempimento contrattuale, a far tempo dal 15 dicembre 2005, del contratto stipulato in data 12/12/2001 (come modificato nel 2003) con la società Sala Borsa S.p.A. per la gestione degli spazi di SalaBorsa, a causa del mancato pagamento di due annualità consecutive del canone pattuito e del mancato rinnovo delle garanzie fidejussorie;
- il Tribunale civile di Bologna, con sentenza parziale del 2006, accertava la risoluzione di diritto del contratto, ordinando il rilascio dell'immobile;
- con sentenza definitiva di primo grado del 2009 il Tribunale riconosceva le ragioni del Comune (pagamento del canone dal 1/12/2005 al 31/3/2007), accertando, d'altra parte, un parziale inadempimento del Comune, con relativa compensazione delle somme dovute;
- Sala Borsa spa ricorreva in appello contro entrambe le sentenze soprarichiamate: la Corte d’Appello di Bologna, con sentenza n.1201/2010 accoglieva l'appello principale di Sala Borsa S.P.A., e quindi, rigettava la domanda di risoluzione 'di diritto' proposta dal Comune, e, tenuto conto della domanda e dell'eccezione riconvenzionale proposta dalle parti, condannava il Comune di Bologna a corrispondere a Sala Borsa S.P.A. la somma di Euro 1.811.712,36;
- Il Comune di Bologna presentava ricorso presso la Corte di Cassazione che, con sentenza n. 2846/2015, rigettava il ricorso, confermando in via definitiva la sentenza della Corte d'Appello.
L'esborso complessivo del Comune, spese legali compensate, da corrispondere a Sala Borsa S.r.l. (già S.p.A.), a seguito della sentenza soprarichiamata, è oggi di euro 1.811.712,36=, detratta la somma a suo tempo pignorata presso il Comune di Bologna da CoopService, quale creditrice di Sala Borsa S.p.A. per euro 535.503,54, già liquidata dal Comune con determinazione P.G.N.176653 del 10 giugno 2015.
A parte va segnalato che SalaBorsa spa conteggia come conseguenza della sentenza un'ulteriore somma. Questa somma è opinabile e contestabile in quanto non oggetto di specifica pronuncia. Per questa si attende un'ingiunzione di pagamento cui il comune farà opposizione.
Questa è la storia dal punto di vista della cronaca - ne siete in qualche modo a conoscenza - sul resto non posso che sottolineare alcuni aspetti.
Come io ho dichiarato varie volte, questa Amministrazione si è trovata molto spesso - sopratutto in questi campi della cultura - a lavorare in una situazione che non era particolarmente brillante. Credo che abbiamo ottenuto dei risultati molto importanti da questo tipo di vista (ma lascio stare questo che è un mio giudizio) devo dire anche condiviso in generale da molti. E' evidente che dal punto di vista politico io sono assolutamente d'accordo che la Sala Borsa e le attività di SalaBorsa escluso i servizi devono rimanere pubblici. In questo caso, come a volte avviene, ed è sbagliato, è aumentata la parte ideologica e demagogica. Si devono fare i procedimenti, si deve passare nuovamente ad un sistema pubblico che abbia un fondamento dal punto di vista contrattuale e degli eventuali oneri che il Comune deve pagare.
Questa è un'impostazione che ahimè oggi non c'è assolutamente, più in passato c'era un po' di più. Abbiamo lavorato perché questa impostazione non ci fosse più infatti tutte le scelte che abbiamo fatto anche di ripubblicizzazione hanno molto guardato, con attenzione, agli aspetti economici, che sono aspetti non di secondaria importanza.
Traduco: c'è un detto che dice "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", qualche volta bisogna attraversarlo questo mare. Se uno anticipa, si ritrova che la barca qualche buco ce l'ha, e sopratutto l'eredità di questa barca coi buchi finisce su di un'amministrazione che non è assolutamente responsabile di questo e sopratutto su un assessore che si ritrova questa bella vicenda in una situazione in cui è completamente mutata la vicenda.
Sul resto, le responsabilità, i dirigenti, anche qui, io ci credo che dobbiamo essere obiettivi e oggettivi: questa è stata una scelta che - ripeto - da un punto di vista politico strettamente culturale io condivido ma che aveva una parte politica molto forte in quel momento e, francamente, io non so se da questo punto di vista possiamo fare un ragionamento per cui individuiamo una responsabilità da parte di un dirigente su una cosa di questo tipo perché dobbiamo essere abbastanza sereni su questo.
Io dal punto di vista politico generale - poi non sono io che devo entrare in questo tipo di discussione - francamente mi sembrerebbe un pochino riversare le responsabilità su chi in quel momento non ne aveva tante di responsabilità . Io penso però che sia giusto sottolineare, e l'ho fatto, un giudizio politico rispetto a una scelta che non ha tenuto in considerazione una serie di questioni perché quando si arriva a una sentenza di questo tipo è evidente che c'è stato un errore da un punto di vista della gestione di questa vicenda che - ribadisco - politicamente ha tutto il mio consenso ma nel metodo molto meno. Sottolineo anche questo aspetto, è evidente che questa amministrazione al di là delle opinioni che ognuno di noi può avere su singoli che ci stanno tutte, ma da questo punto di vista ha applicato rigorosamente un'attenzione giusta e approfondita su quelle che sono le competenze di bilancio e la spesa dei cittadini rispetto ai progetti culturali. C'è stata un'inversione di tendenza di fronte a un aumento. Ricordo questa cosa perché è importante per la città, la città di Bologna è la seconda città d'Italia per investimento culturale pubblico per abitante. Dietro Firenze c'è Bologna, siamo davanti a Torino, Milano etc, con un'attenzione smisurata, qualche volta anche contestata, alla spesa.
Ricordo - permettetemi perché è giusto far capire come cambiano le impostazioni nel momento in cui si contesta un modello - è giusto dire come è cambiata l'impostazione. Voglio ricordare, siamo al 10 di luglio, che le attività di bè bolognaestate hanno raggiunto in questo momento le 350 000 presenze e la spesa per i cittadini è stata di 150 mila euro, questo a dimostrazione dell'attenzione che poniamo. In questa città si sono fatte delle estati in cui si spendeva un milione, un milione e cinquecento mila euro, quindi c'è un'attenzione veramente.
Detto questo io ribadisco: noi in maniera oculata - perché questa città ha un bilancio molto oculato - abbiamo messo da parte le risorse per pagare. Ribadisco il fatto che dal punto di vista del principio politico io condivido pienamente il fatto che Sala Borsa deve essere pubblica fermo restando gli elementi di servizio come il bar etc che è giusto che siano privati, ma che il metodo con cui si è arrivati a questa decisione, dal punto di vista della attenzione ai regolamenti e ai contratti, è un metodo che mi lascia molto perplesso e che non appartiene alla mia impostazione amministrativa e politica, lo dico in maniera molto chaira; e non appartiene, devo dire, nemmeno alla impostazione amministrativa e politica di questa Giunta".
Domanda d'attualità del consigliere Facci
"Premesso che:
a seguito dell'ultima sentenza della Corte di Cassazione, il Comune di Bologna dovrà pagare la somma di circa 1,8 milioni alla società Sala Borsa srl per la vertenza sulla Sala Borsa;
secondo quanto riporta la stampa, tutto nasce nel marzo 2006, quando l'Amministrazione comunale risolse il contratto con la società privata che gestiva gli spazi interni alla Sala Borsa;
tale comportamento della Pubblica Amministrazione, quindi, è stato giudicato illegittimo in sede giudiziale, con conseguente obbligo risarcitorio nei confronti della controparte privata.
Ciò premesso chiede:
di conoscere quale sia l'orientamento della Giunta in ordine all'intera vicenda;
quali siano gli Uffici amministrativi che hanno assunto la decisione tecnica di risoluzione del contratto, decisione poi giudicata illegittima in sede giudiziale;
quale sarà l'esatto esborso che il Comune di Bologna dovrà sostenere per l'intera vertenza, comprensivo delle spese legali assunte per la propria difesa tecnica;
se l'Amministrazione comunale intende agire con azione di responsabilità nei confronti dei propri dirigenti per il danno erariale così cagionato alla collettività".
Domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni
"Visti gli articoli di stampa relativi alla lunga battaglia legale sulla Sala Borsa ed alla condanna al Comune che dovrà "pagare" ai privati, vincitori di bando pubblico, una cifra pari a 1,8 milioni per avere concluso il contratto anticipatamente senza, evidentemente, dare importanza alle penali del caso:
si chiede al signor sindaco il proprio pensiero nel merito;
si chiede quali decisioni di tipo politico abbiano portato la sua stessa maggioranza dell'epoca, a decidere di cancellare una realtà così interessante per la città;
se i dirigenti comunali di riferimento abbiano sottolineato, a suo tempo, le ripercussioni che tale scelta poteva portare sulle casse comunali.
Si chiede, altresì, chi risponderà di tale danno pecuniario e d'immagine, tanto oneroso per la nostra città".
Risposta dell'assessore Ronchi
"In riferimento alla vicenda processuale fra Comune e Sala Borsa spa, in premessa, va chiarito che l'orientamento dell'Amministrazione non può che essere quello di prendere atto e di attuare quanto disposto da una sentenza diventata definitiva.
Quanto alle vicende che hanno generato e caratterizzato il lungo il contenzioso voglio precisare quanto segue:
- il Comune di Bologna (ricorso ex art. 447 bis c.p.c.) chiedeva che il Tribunale di Bologna dichiarasse l'avvenuta risoluzione, per inadempimento contrattuale, a far tempo dal 15 dicembre 2005, del contratto stipulato in data 12/12/2001 (come modificato nel 2003) con la società Sala Borsa S.p.A. per la gestione degli spazi di SalaBorsa, a causa del mancato pagamento di due annualità consecutive del canone pattuito e del mancato rinnovo delle garanzie fidejussorie;
- il Tribunale civile di Bologna, con sentenza parziale del 2006, accertava la risoluzione di diritto del contratto, ordinando il rilascio dell'immobile;
- con sentenza definitiva di primo grado del 2009 il Tribunale riconosceva le ragioni del Comune (pagamento del canone dal 1/12/2005 al 31/3/2007), accertando, d'altra parte, un parziale inadempimento del Comune, con relativa compensazione delle somme dovute;
- Sala Borsa spa ricorreva in appello contro entrambe le sentenze soprarichiamate: la Corte d’Appello di Bologna, con sentenza n.1201/2010 accoglieva l'appello principale di Sala Borsa S.P.A., e quindi, rigettava la domanda di risoluzione 'di diritto' proposta dal Comune, e, tenuto conto della domanda e dell'eccezione riconvenzionale proposta dalle parti, condannava il Comune di Bologna a corrispondere a Sala Borsa S.P.A. la somma di Euro 1.811.712,36;
- Il Comune di Bologna presentava ricorso presso la Corte di Cassazione che, con sentenza n. 2846/2015, rigettava il ricorso, confermando in via definitiva la sentenza della Corte d'Appello.
L'esborso complessivo del Comune, spese legali compensate, da corrispondere a Sala Borsa S.r.l. (già S.p.A.), a seguito della sentenza soprarichiamata, è oggi di euro 1.811.712,36=, detratta la somma a suo tempo pignorata presso il Comune di Bologna da CoopService, quale creditrice di Sala Borsa S.p.A. per euro 535.503,54, già liquidata dal Comune con determinazione P.G.N.176653 del 10 giugno 2015.
A parte va segnalato che SalaBorsa spa conteggia come conseguenza della sentenza un'ulteriore somma. Questa somma è opinabile e contestabile in quanto non oggetto di specifica pronuncia. Per questa si attende un'ingiunzione di pagamento cui il comune farà opposizione.
Questa è la storia dal punto di vista della cronaca - ne siete in qualche modo a conoscenza - sul resto non posso che sottolineare alcuni aspetti.
Come io ho dichiarato varie volte, questa Amministrazione si è trovata molto spesso - sopratutto in questi campi della cultura - a lavorare in una situazione che non era particolarmente brillante. Credo che abbiamo ottenuto dei risultati molto importanti da questo tipo di vista (ma lascio stare questo che è un mio giudizio) devo dire anche condiviso in generale da molti. E' evidente che dal punto di vista politico io sono assolutamente d'accordo che la Sala Borsa e le attività di SalaBorsa escluso i servizi devono rimanere pubblici. In questo caso, come a volte avviene, ed è sbagliato, è aumentata la parte ideologica e demagogica. Si devono fare i procedimenti, si deve passare nuovamente ad un sistema pubblico che abbia un fondamento dal punto di vista contrattuale e degli eventuali oneri che il Comune deve pagare.
Questa è un'impostazione che ahimè oggi non c'è assolutamente, più in passato c'era un po' di più. Abbiamo lavorato perché questa impostazione non ci fosse più infatti tutte le scelte che abbiamo fatto anche di ripubblicizzazione hanno molto guardato, con attenzione, agli aspetti economici, che sono aspetti non di secondaria importanza.
Traduco: c'è un detto che dice "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", qualche volta bisogna attraversarlo questo mare. Se uno anticipa, si ritrova che la barca qualche buco ce l'ha, e sopratutto l'eredità di questa barca coi buchi finisce su di un'amministrazione che non è assolutamente responsabile di questo e sopratutto su un assessore che si ritrova questa bella vicenda in una situazione in cui è completamente mutata la vicenda.
Sul resto, le responsabilità, i dirigenti, anche qui, io ci credo che dobbiamo essere obiettivi e oggettivi: questa è stata una scelta che - ripeto - da un punto di vista politico strettamente culturale io condivido ma che aveva una parte politica molto forte in quel momento e, francamente, io non so se da questo punto di vista possiamo fare un ragionamento per cui individuiamo una responsabilità da parte di un dirigente su una cosa di questo tipo perché dobbiamo essere abbastanza sereni su questo.
Io dal punto di vista politico generale - poi non sono io che devo entrare in questo tipo di discussione - francamente mi sembrerebbe un pochino riversare le responsabilità su chi in quel momento non ne aveva tante di responsabilità . Io penso però che sia giusto sottolineare, e l'ho fatto, un giudizio politico rispetto a una scelta che non ha tenuto in considerazione una serie di questioni perché quando si arriva a una sentenza di questo tipo è evidente che c'è stato un errore da un punto di vista della gestione di questa vicenda che - ribadisco - politicamente ha tutto il mio consenso ma nel metodo molto meno. Sottolineo anche questo aspetto, è evidente che questa amministrazione al di là delle opinioni che ognuno di noi può avere su singoli che ci stanno tutte, ma da questo punto di vista ha applicato rigorosamente un'attenzione giusta e approfondita su quelle che sono le competenze di bilancio e la spesa dei cittadini rispetto ai progetti culturali. C'è stata un'inversione di tendenza di fronte a un aumento. Ricordo questa cosa perché è importante per la città, la città di Bologna è la seconda città d'Italia per investimento culturale pubblico per abitante. Dietro Firenze c'è Bologna, siamo davanti a Torino, Milano etc, con un'attenzione smisurata, qualche volta anche contestata, alla spesa.
Ricordo - permettetemi perché è giusto far capire come cambiano le impostazioni nel momento in cui si contesta un modello - è giusto dire come è cambiata l'impostazione. Voglio ricordare, siamo al 10 di luglio, che le attività di bè bolognaestate hanno raggiunto in questo momento le 350 000 presenze e la spesa per i cittadini è stata di 150 mila euro, questo a dimostrazione dell'attenzione che poniamo. In questa città si sono fatte delle estati in cui si spendeva un milione, un milione e cinquecento mila euro, quindi c'è un'attenzione veramente.
Detto questo io ribadisco: noi in maniera oculata - perché questa città ha un bilancio molto oculato - abbiamo messo da parte le risorse per pagare. Ribadisco il fatto che dal punto di vista del principio politico io condivido pienamente il fatto che Sala Borsa deve essere pubblica fermo restando gli elementi di servizio come il bar etc che è giusto che siano privati, ma che il metodo con cui si è arrivati a questa decisione, dal punto di vista della attenzione ai regolamenti e ai contratti, è un metodo che mi lascia molto perplesso e che non appartiene alla mia impostazione amministrativa e politica, lo dico in maniera molto chaira; e non appartiene, devo dire, nemmeno alla impostazione amministrativa e politica di questa Giunta".
A cura di
Piazza Maggiore, 6