CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE CORRADO MELEGA (PD)
Di seguito l'intervento del consigliere Corrado Melega (PD)
"Qualche giorno fa sulle pagine nazionali di Repubblica è apparsa la notizia di invio da parte di Papa Francesco , in tutte le diocesi, durante il Giubileo, di Missionari della miser...
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Di seguito l'intervento del consigliere Corrado Melega (PD)
"Qualche giorno fa sulle pagine nazionali di Repubblica è apparsa la notizia di invio da parte di Papa Francesco , in tutte le diocesi, durante il Giubileo, di Missionari della misericordia, che avranno il mandato speciale di assolvere dal peccato grave dell’aborto non solo le donne che hanno subito l’intervento, ma anche i famigliari che hanno partecipato alla decisione e gli operatori che lo hanno eseguito. Questo , dice il Papa, sarà “un segno concreto di come un sacerdote deve essere un uomo di perdono e di vicinanza a tutti”. Si tratta sicuramente di un’importante apertura e credo di riconoscimento dei profondi cambiamenti che sono avvenuti nella morale e nell’etica nel corso degli ultimi decenni. Tanto più apprezzabile se si pensa cha da altre voci della Chiesa si rivolgono violente ed ingiuste accuse ai centri di procreazione medicalmente assistita come è successo recentemente al centro del S. Orsola, si continua nell’assurda obiezione di coscienza alla contraccezione di emergenza, si combatte in tutti i modi la legge 194. Dal mio punto di vista però, ringrazio del pensiero, ma ritengo di non aver bisogno di alcun perdono e tanto meno ne hanno bisogno le donne. Abbiamo tutti esercitato un diritto sancito dalla legge, diritto che purtroppo viene continuamente calpestato. A proposito poi di diritti negati mi è capitato la settimana scorsa di leggere un’inchiesta dell’Espresso, pubblicata su Repubblica on line, titolata “ Il mobbing per maternità colpisce mezzo milione di lavoratrici ogni anno : una storia di vessazioni, ordinarie ingiustizie, discriminazioni subdole e banali nei confronti di lavoratrici madri considerate dalle aziende “ meno produttive”- Un esempio fra tanti è quello di una ragazza che ha presentato il certificato per il congedo anticipato di maternità , dato che il suo lavoro era a rischio ed è stata accusata dal principale di essere stato costretto a produrre velocemente il documento sulla sicurezza degli ambienti di lavoro che l’azienda non possedeva. Ma le storie sono tante e finiscono quasi tutte nello stesso modo o con la declassazione dell’incarico o con una vera e propria azione di mobbing anche da parte dei colleghi. Secondo l’Osservatorio nazionale mobbing negli ultimi 5 anni i casi di mobbing per maternità sono aumentati del 30%. Nel corso della mia attività avevo ovviamente incontrato diverse volte casi come questi, ma le cifre presentate dall’articolo sono veramente preoccupanti: secondo l’osservatorio nazionale mobbing 4 donne su 10 sono costrette a dare le dimissioni a causa di “ mobbing post partum”, con un’incidenza del 21% nel Sud, del 20% nel Nord-ovest e del 18% nel Nord est. Si parla di 1800 segnalazioni a Milano, 1150 a Torino, 1600 a Roma, 926 a Bologna, per citare alcune tra le grandi città. Bisogna poi pensare che molto probabilmente le mancate denunce o le rinunce a proseguire sono in numero molto superiore sia per la difficoltà che per la lunghezza delle cause, oltre che per la paura di perdere il lavoro Anche perché dimostrare il mobbing non è semplice, dato che l’onere della prova spetta alla lavoratrice. Il tasso di occupazione delle donne con figli è inferiore del 14% rispetto a quelle senza figli; molte tendono ad abbandonare il lavoro nel primo anno di vita del bambino . Il Centro donna della Camera del Lavoro parla di lavoratrici che provengono da realtà piccole o piccolissime, dove è difficile trovare aiuto. Rispetto ai settori lavorativi interessati, i più frequenti sono i servizi, seguiti dalla pubblica amministrazione ,dal commercio ,dai pubblici esercizi, dagli studi professionali. Ad essere discriminate dopo la nascita di un figlio sono in egual misura libere professioniste e lavoratrici dipendenti. Sebbene la legge protegga la maternità vietando il licenziamento nel corso di una gravidanza , è il lavoro di mobbing che costringerà la lavoratrice a chiedere le dimissioni.
Il presidente dell’Osservatorio nazionale mobbing Antonio Vento afferma “ Siamo di fronte ad un circolo vizioso di difficile soluzione: da un lato la crisi genera precarietà ed incertezze per il futuro e costituisce terreno fertile per il mobbing, dall’altro induce i lavoratori e le lavoratrici a tenersi stretto un lavoro precario, forse mal retribuito subendo atteggiamenti e comportamenti vessatori. Tutto ciò porta all’Italia, dice ancora il presidente Vento, un primato: il costo più basso dei licenziamenti. Ancora una volta la legge 194 , il cui titolo è Legge a tutela della maternità con quel che segue, viene disattesa come del resto molti di noi non obiettori abbiamo sempre rivendicato".
"Qualche giorno fa sulle pagine nazionali di Repubblica è apparsa la notizia di invio da parte di Papa Francesco , in tutte le diocesi, durante il Giubileo, di Missionari della misericordia, che avranno il mandato speciale di assolvere dal peccato grave dell’aborto non solo le donne che hanno subito l’intervento, ma anche i famigliari che hanno partecipato alla decisione e gli operatori che lo hanno eseguito. Questo , dice il Papa, sarà “un segno concreto di come un sacerdote deve essere un uomo di perdono e di vicinanza a tutti”. Si tratta sicuramente di un’importante apertura e credo di riconoscimento dei profondi cambiamenti che sono avvenuti nella morale e nell’etica nel corso degli ultimi decenni. Tanto più apprezzabile se si pensa cha da altre voci della Chiesa si rivolgono violente ed ingiuste accuse ai centri di procreazione medicalmente assistita come è successo recentemente al centro del S. Orsola, si continua nell’assurda obiezione di coscienza alla contraccezione di emergenza, si combatte in tutti i modi la legge 194. Dal mio punto di vista però, ringrazio del pensiero, ma ritengo di non aver bisogno di alcun perdono e tanto meno ne hanno bisogno le donne. Abbiamo tutti esercitato un diritto sancito dalla legge, diritto che purtroppo viene continuamente calpestato. A proposito poi di diritti negati mi è capitato la settimana scorsa di leggere un’inchiesta dell’Espresso, pubblicata su Repubblica on line, titolata “ Il mobbing per maternità colpisce mezzo milione di lavoratrici ogni anno : una storia di vessazioni, ordinarie ingiustizie, discriminazioni subdole e banali nei confronti di lavoratrici madri considerate dalle aziende “ meno produttive”- Un esempio fra tanti è quello di una ragazza che ha presentato il certificato per il congedo anticipato di maternità , dato che il suo lavoro era a rischio ed è stata accusata dal principale di essere stato costretto a produrre velocemente il documento sulla sicurezza degli ambienti di lavoro che l’azienda non possedeva. Ma le storie sono tante e finiscono quasi tutte nello stesso modo o con la declassazione dell’incarico o con una vera e propria azione di mobbing anche da parte dei colleghi. Secondo l’Osservatorio nazionale mobbing negli ultimi 5 anni i casi di mobbing per maternità sono aumentati del 30%. Nel corso della mia attività avevo ovviamente incontrato diverse volte casi come questi, ma le cifre presentate dall’articolo sono veramente preoccupanti: secondo l’osservatorio nazionale mobbing 4 donne su 10 sono costrette a dare le dimissioni a causa di “ mobbing post partum”, con un’incidenza del 21% nel Sud, del 20% nel Nord-ovest e del 18% nel Nord est. Si parla di 1800 segnalazioni a Milano, 1150 a Torino, 1600 a Roma, 926 a Bologna, per citare alcune tra le grandi città. Bisogna poi pensare che molto probabilmente le mancate denunce o le rinunce a proseguire sono in numero molto superiore sia per la difficoltà che per la lunghezza delle cause, oltre che per la paura di perdere il lavoro Anche perché dimostrare il mobbing non è semplice, dato che l’onere della prova spetta alla lavoratrice. Il tasso di occupazione delle donne con figli è inferiore del 14% rispetto a quelle senza figli; molte tendono ad abbandonare il lavoro nel primo anno di vita del bambino . Il Centro donna della Camera del Lavoro parla di lavoratrici che provengono da realtà piccole o piccolissime, dove è difficile trovare aiuto. Rispetto ai settori lavorativi interessati, i più frequenti sono i servizi, seguiti dalla pubblica amministrazione ,dal commercio ,dai pubblici esercizi, dagli studi professionali. Ad essere discriminate dopo la nascita di un figlio sono in egual misura libere professioniste e lavoratrici dipendenti. Sebbene la legge protegga la maternità vietando il licenziamento nel corso di una gravidanza , è il lavoro di mobbing che costringerà la lavoratrice a chiedere le dimissioni.
Il presidente dell’Osservatorio nazionale mobbing Antonio Vento afferma “ Siamo di fronte ad un circolo vizioso di difficile soluzione: da un lato la crisi genera precarietà ed incertezze per il futuro e costituisce terreno fertile per il mobbing, dall’altro induce i lavoratori e le lavoratrici a tenersi stretto un lavoro precario, forse mal retribuito subendo atteggiamenti e comportamenti vessatori. Tutto ciò porta all’Italia, dice ancora il presidente Vento, un primato: il costo più basso dei licenziamenti. Ancora una volta la legge 194 , il cui titolo è Legge a tutela della maternità con quel che segue, viene disattesa come del resto molti di noi non obiettori abbiamo sempre rivendicato".
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