CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE DONDARINI (PD)
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Rolando Dondarini (PD) sulla valorizzazione del patrimonio artistico bolognese.
"In merito alle roventi polemiche suscitate dall'annuncio della mostra 'Da Cimabue a Morandi' che si aprir...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Rolando Dondarini (PD) sulla valorizzazione del patrimonio artistico bolognese.
"In merito alle roventi polemiche suscitate dall'annuncio della mostra 'Da Cimabue a Morandi' che si aprirà presso la sede di Genus Bononiae il 14 febbraio prossimo desidero esprimere il mio sconcerto per la levata di scudi che su iniziativa di Daniele Benati di "Italia Nostra" ha visto schierarsi contro il relativo progetto numerosi studiosi ed esperti di fama, tra cui una parte cospicua di docenti universitari che sono giunti a chiedere al ministro Franceschini di non consentire lo "sconcio della mostra". I motivi addotti per una così dura presa di posizione sono riconducibili alla presunta assenza di motivazioni scientifiche dell'evento che si tradurrebbe addirittura in un insulto alle opere "trattate da soprammobili", all'intelligenza del pubblico e alla memoria di grandi maestri come Longhi ed Arcangeli. Sotto accusa sono naturalmente anche il nostro assessore Alberto Ronchi e il direttore dell'istituzione Bologna Musei Gianfranco Maraniello che in accordo con Genus Bononia hanno acconsentito a spostare per l'occasione alcune preziose opere d'arte (7 in tutto) dalle loro consuete sedi civiche.
Per quanto sia amico di Benati da molti decenni e ne stimi il grande valore di studioso, non posso non rilevare come proprio queste motivazioni mi appaiano delle forzature che fra l'altro con dubbio gusto arrivano a chiamare in causa il presunto giudizio di persone scomparse.
Ritengo che la reazione di Vittorio Sgarbi e il suo preannunciato ricorso alla querela contro i firmatari dell'appello siano eccessivi e convengo sul fatto che si dovrebbe sempre limitare lo spostamento dei capolavori d'arte allo stretto indispensabile. Tuttavia credo anche di poter affermare che una finalità che giustifichi tale spostamento questa iniziativa ce l'abbia e che sia evidente. Attraverso una rassegna di alcune delle tappe fondamentali della storia della pittura bolognese se ne intende promuovere un'ulteriore valorizzazione di cui naturalmente si avvarranno l'intero patrimonio storico artistico della nostra città e di conseguenza anche le sue sedi che non potranno che giovarsi della fama che l'evento conferirà alle loro opere.
In merito a questo punto è opportuno rifarsi alle polemiche che hanno accompagnato la mostra della 'Ragazza dall'orecchino di perla'. Si ricorderà che tra le tante obiezioni che si sollevarono in quei mesi ci fu quella sul confronto tra il clamore suscitato dall'esposizione di quell'unico quadro di Vermeer e la perdurante disattenzione generale nei confronti di tante opere di ben maggior rilievo custodite ed esposte nella nostra pinacoteca e nei nostri musei. Allora furono in molti a rimproverare le istituzioni e i loro responsabili di inerzia, così come altri attribuirono agli organizzatori intenti prevalentemente speculativi. Ci fu anche chi volle sottolineare il contrasto tra la capacità promozionale degli enti privati e l'immobilità di quelli pubblici. Aldilà delle diverse opinioni - tutte degne di rispetto anche in questo caso - il progetto della prossima mostra si prospetta come un superamento di questa pretesa dicotomia verso una proficua sinergia tra pubblico e privato a tutto vantaggio del dovuto apprezzamento del nostro grande patrimonio comune. Finché le istituzioni pubbliche non disporranno delle risorse necessarie per organizzare e realizzare eventi di grande richiamo - eventualità quasi del tutto e sempre più improbabile - le loro funzioni dovranno essere di indirizzo e promozione, capaci di recepire ed attivare collaborazioni che consentano di attuare tali eventi. In questo senso e con dichiarata piena consapevolezza si sono mossi l'assessore Alberto Ronchi e il direttore dell'istituzione Bologna Musei Gianfranco Maraniello.
D'altronde, mi è gradito ricordare che nella sua storia Bologna ha più volte dimostrato come alcuni degli esiti più alti raggiunti dai suoi amministratori siano stati il frutto della lungimirante convergenza tra pubblico e privato. Auspico perciò che nel nome di questo interesse superiore e comune si superino i contrasti e che la loro vicenda valga solo a conferire più visibilità alla prossima mostra".
"In merito alle roventi polemiche suscitate dall'annuncio della mostra 'Da Cimabue a Morandi' che si aprirà presso la sede di Genus Bononiae il 14 febbraio prossimo desidero esprimere il mio sconcerto per la levata di scudi che su iniziativa di Daniele Benati di "Italia Nostra" ha visto schierarsi contro il relativo progetto numerosi studiosi ed esperti di fama, tra cui una parte cospicua di docenti universitari che sono giunti a chiedere al ministro Franceschini di non consentire lo "sconcio della mostra". I motivi addotti per una così dura presa di posizione sono riconducibili alla presunta assenza di motivazioni scientifiche dell'evento che si tradurrebbe addirittura in un insulto alle opere "trattate da soprammobili", all'intelligenza del pubblico e alla memoria di grandi maestri come Longhi ed Arcangeli. Sotto accusa sono naturalmente anche il nostro assessore Alberto Ronchi e il direttore dell'istituzione Bologna Musei Gianfranco Maraniello che in accordo con Genus Bononia hanno acconsentito a spostare per l'occasione alcune preziose opere d'arte (7 in tutto) dalle loro consuete sedi civiche.
Per quanto sia amico di Benati da molti decenni e ne stimi il grande valore di studioso, non posso non rilevare come proprio queste motivazioni mi appaiano delle forzature che fra l'altro con dubbio gusto arrivano a chiamare in causa il presunto giudizio di persone scomparse.
Ritengo che la reazione di Vittorio Sgarbi e il suo preannunciato ricorso alla querela contro i firmatari dell'appello siano eccessivi e convengo sul fatto che si dovrebbe sempre limitare lo spostamento dei capolavori d'arte allo stretto indispensabile. Tuttavia credo anche di poter affermare che una finalità che giustifichi tale spostamento questa iniziativa ce l'abbia e che sia evidente. Attraverso una rassegna di alcune delle tappe fondamentali della storia della pittura bolognese se ne intende promuovere un'ulteriore valorizzazione di cui naturalmente si avvarranno l'intero patrimonio storico artistico della nostra città e di conseguenza anche le sue sedi che non potranno che giovarsi della fama che l'evento conferirà alle loro opere.
In merito a questo punto è opportuno rifarsi alle polemiche che hanno accompagnato la mostra della 'Ragazza dall'orecchino di perla'. Si ricorderà che tra le tante obiezioni che si sollevarono in quei mesi ci fu quella sul confronto tra il clamore suscitato dall'esposizione di quell'unico quadro di Vermeer e la perdurante disattenzione generale nei confronti di tante opere di ben maggior rilievo custodite ed esposte nella nostra pinacoteca e nei nostri musei. Allora furono in molti a rimproverare le istituzioni e i loro responsabili di inerzia, così come altri attribuirono agli organizzatori intenti prevalentemente speculativi. Ci fu anche chi volle sottolineare il contrasto tra la capacità promozionale degli enti privati e l'immobilità di quelli pubblici. Aldilà delle diverse opinioni - tutte degne di rispetto anche in questo caso - il progetto della prossima mostra si prospetta come un superamento di questa pretesa dicotomia verso una proficua sinergia tra pubblico e privato a tutto vantaggio del dovuto apprezzamento del nostro grande patrimonio comune. Finché le istituzioni pubbliche non disporranno delle risorse necessarie per organizzare e realizzare eventi di grande richiamo - eventualità quasi del tutto e sempre più improbabile - le loro funzioni dovranno essere di indirizzo e promozione, capaci di recepire ed attivare collaborazioni che consentano di attuare tali eventi. In questo senso e con dichiarata piena consapevolezza si sono mossi l'assessore Alberto Ronchi e il direttore dell'istituzione Bologna Musei Gianfranco Maraniello.
D'altronde, mi è gradito ricordare che nella sua storia Bologna ha più volte dimostrato come alcuni degli esiti più alti raggiunti dai suoi amministratori siano stati il frutto della lungimirante convergenza tra pubblico e privato. Auspico perciò che nel nome di questo interesse superiore e comune si superino i contrasti e che la loro vicenda valga solo a conferire più visibilità alla prossima mostra".
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Piazza Maggiore, 6