QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLA DESTINAZIONE DEL COMPARTO EX STAVECO
L'assessore all'Urbanistica, Patrizia Gabellini, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Scarano (Lega) sulla destinazione del comparto ex-Staveco.
Domanda d'attualità della consigliera Scarano:
"La stampa riporta la notizia ...
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L'assessore all'Urbanistica, Patrizia Gabellini, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Scarano (Lega) sulla destinazione del comparto ex-Staveco.
Domanda d'attualità della consigliera Scarano:
"La stampa riporta la notizia di due partiti, in città, su opposte posizioni riguardanti l'edificio ex Staveco; a questo proposito, chiedo al Sindaco e alla Giunta:
quale sia la posizione dell'Amministrazione comunale in merito, anche in relazione al Piano Generale di Sviluppo che prevedeva l'implementazione dei parcheggi cittadini;
in vista del futuro allargamento della fascia di pedonalizzazione della città se non credano che possa essere quell'area una potenziale risposta e come si pongano di fronte alla proposta di un "giardino aperto" previsto nel piano paesistico dell'architetto Bottino;
infine se vi sia già un orientamento politico definito sulla scelta tra l'incasso del 15% del valore delle caserme Sani, Mazzoni e Masini (acquistate da Cassa Depositi e Prestiti) o acquisire l'area Staveco".
Risposta dell'assessore Gabellini:
"Il dibattito tocca degli aspetti che sono rilevanti per la cultura architettonica-urbanistica, e lo dico sapendo come queste cose da tempo e ripetutamente vedono polarizzarsi differenti posizioni all'interno di questo campo professionale, accademico e culturale. Però sono punti di vista molto parziali. Se su questo dobbiamo esprimerci assumendo il punto di vista di un'amministrazione, non resta che dire che è impossibile, forse fuorviante, esprimersi pro o contro l'abbattimento dell'edificio sui viali, il Pirotecnico, perché il posto comporta il fatto di non tenere conto di alcune scelte che sono già state fatte e che sono nei nostri atti ufficiali. Si tratta di un'area inserita nel piano di valorizzazione (PUV), scelte recepite nel piano strutturale (PSC), c'è una volumetria comunque da ricollocare, perché il Pirotecnico ha un volume e se si demolisce questo edificio va individuato e collocato un equivalente. L'area non costruita da destinare a parco in continuità con la collina è già comunque molto ampia, anche nelle linee di trasformazione presenti sia nel PUV che nel PSC, legate ad una verifica di fattibilità e sostenibilità economica che fu fatta in quella fase. Poi c'è un vincolo generale espresso dalla Soprintendenza sull'intera area che dovrà poi essere specificato per i singoli immobili.
L'area Staveco è dichiarata di interesse storico-artistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio e con uno specifico decreto è sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nel decreto. La tutela fa riferimento all'intera area in relazione al valore artistico, testimoniale e ambientale, è stata approvata dal Consiglio comunale quando è stata approvata la scheda del PUV, ma nel momento in cui diventerà matura l'operazione di trasformazione, occorrerà un decreto che riguarda l'intera e che specifichi immobile per immobile. Questa è la ragione per cui la Soprintendente ha dato una risposta così interlocutoria, per il Codice per i beni architettonici la prima operazione è individuare l'interesse di un'area nel suo insieme poi, quand'è il momento di specificare il progetto si decide puntualmente cosa fare oggetto per oggetto. Ci troviamo però a discutere di una cosa che non può essere trattata a prescindere dalle diverse condizioni che ho sommariamente richiamato, per cui questo deve essere un progetto unitario che tenga conto dei diversi fattori in gioco, anche della sua fattibilità economica, oltre che delle destinazioni d'uso che di volta in volta richiederà una diversa soluzione per gli edifici.
Può esserci perciò un buon progetto per la Staveco con o senza il Pirotecnico.
Il parcheggio che è previsto nelle indicazioni sia del PUV che del PSC non viene toccato da questa alternativa, perché anche nelle prime elaborazioni si è data la possibilità di avere un parcheggio in gran parte, se non interamente, interrato. Quindi, senza togliere la vista sulle colline e sullo spazio aperto. L'ampliamento di quello attuale è la soluzione in attesa della trasformazione definitiva dell'area perché, lei ha ragione, credo che anche dall'esterno, benché non si possa avere la conoscenza approfondita di quello che avviene nel lavorio quotidiano, si capisca che la trasformazione di un'area come quella, della quale si discute dagli inizi degli anni novanta, è un'operazione che per essere portata ad operatività ha bisogno di una serie di passaggi. Posso anticipare che siamo arrivati ad uno stadio molto prossimo, come dirò tra poco.
Sulla questione del parcheggio, quello che si sta precisando nei termini di un accordo con il demanio è l'ampliamento di quello esistente, ben sapendo che durerà un lasso di tempo che consenta la messa appunto di un progetto di trasformazione complessivo.
Per quanto riguarda il ruolo che può svolgere la Staveco rispetto al centro, e quindi sul tema del parco, posso dire che anche questo prescinde dal fatto che ci sia una cortina o meno (costituita dal Pirotecnico), perché il parco è previsto comunque con un'ampia fascia verde, e fin dall'inizio, dalla prima ipotesi, quella delle villette, che non è mai stata avvallata dalle amministrazioni successive, quella che è stata consolidata è la presenza di un grande parco, collegato non solo con quello di san Michele in Bosco, ma anche con un percorso che collega ai Giardini Margherita, che sarà uno dei grandi terminali di un sistema integrato, che lei vede in relazione con il centro storico e che anche nel progetto definito ha al centro questa relazione.
Ultimo punto, sulla questione di come arriviamo a disporre di quest'area che tuttora è di proprietà del Demanio, che ha fatto quell'intervento a seguito dell'ammaloramento e quindi del pericolo contingente di crollo che doveva essere limitato, portando all'insacchettamento dell'edificio e ai costi di manutenzione che sono noti. Ci arriviamo creando le condizioni di una operazione di trasformazione che non potrà che essere fatta avendo le risorse economiche per farla. Una delle strade possibili è che l'Amministrazione diventi proprietaria dell'area e poi si trovino le risorse con il concorso dell'Università per operare la trasformazione. Questa può essere una strada, altre ne stiamo valutando, come quella, nota, cui lei fa riferimento, cioè la rinuncia a tutti gli introiti del 15%, rispetto alla vendita a dei fondi che possono essere investiti anticipatamente nell'assunzione della proprietà totale dell'area. Questa ipotesi la stiamo studiando in tutti i suoi risvolti, ma la definizione prossima di questo complesso montaggio dell'operazione sta andando avanti anche nel confronto con l'Università.
Mi sento di dire che siamo prossimi a decidere quale strada imboccare, però sono tutte questioni che hanno i loro tempi di approfondimento, di studio, di valutazioni, di accordi, che solamente nel momento in cui tutto torna saranno resi noti alla città, e ovviamente al Consiglio e a tutti i soggetti interessati in questa grande operazione di trasformazione".
Domanda d'attualità della consigliera Scarano:
"La stampa riporta la notizia di due partiti, in città, su opposte posizioni riguardanti l'edificio ex Staveco; a questo proposito, chiedo al Sindaco e alla Giunta:
quale sia la posizione dell'Amministrazione comunale in merito, anche in relazione al Piano Generale di Sviluppo che prevedeva l'implementazione dei parcheggi cittadini;
in vista del futuro allargamento della fascia di pedonalizzazione della città se non credano che possa essere quell'area una potenziale risposta e come si pongano di fronte alla proposta di un "giardino aperto" previsto nel piano paesistico dell'architetto Bottino;
infine se vi sia già un orientamento politico definito sulla scelta tra l'incasso del 15% del valore delle caserme Sani, Mazzoni e Masini (acquistate da Cassa Depositi e Prestiti) o acquisire l'area Staveco".
Risposta dell'assessore Gabellini:
"Il dibattito tocca degli aspetti che sono rilevanti per la cultura architettonica-urbanistica, e lo dico sapendo come queste cose da tempo e ripetutamente vedono polarizzarsi differenti posizioni all'interno di questo campo professionale, accademico e culturale. Però sono punti di vista molto parziali. Se su questo dobbiamo esprimerci assumendo il punto di vista di un'amministrazione, non resta che dire che è impossibile, forse fuorviante, esprimersi pro o contro l'abbattimento dell'edificio sui viali, il Pirotecnico, perché il posto comporta il fatto di non tenere conto di alcune scelte che sono già state fatte e che sono nei nostri atti ufficiali. Si tratta di un'area inserita nel piano di valorizzazione (PUV), scelte recepite nel piano strutturale (PSC), c'è una volumetria comunque da ricollocare, perché il Pirotecnico ha un volume e se si demolisce questo edificio va individuato e collocato un equivalente. L'area non costruita da destinare a parco in continuità con la collina è già comunque molto ampia, anche nelle linee di trasformazione presenti sia nel PUV che nel PSC, legate ad una verifica di fattibilità e sostenibilità economica che fu fatta in quella fase. Poi c'è un vincolo generale espresso dalla Soprintendenza sull'intera area che dovrà poi essere specificato per i singoli immobili.
L'area Staveco è dichiarata di interesse storico-artistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio e con uno specifico decreto è sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nel decreto. La tutela fa riferimento all'intera area in relazione al valore artistico, testimoniale e ambientale, è stata approvata dal Consiglio comunale quando è stata approvata la scheda del PUV, ma nel momento in cui diventerà matura l'operazione di trasformazione, occorrerà un decreto che riguarda l'intera e che specifichi immobile per immobile. Questa è la ragione per cui la Soprintendente ha dato una risposta così interlocutoria, per il Codice per i beni architettonici la prima operazione è individuare l'interesse di un'area nel suo insieme poi, quand'è il momento di specificare il progetto si decide puntualmente cosa fare oggetto per oggetto. Ci troviamo però a discutere di una cosa che non può essere trattata a prescindere dalle diverse condizioni che ho sommariamente richiamato, per cui questo deve essere un progetto unitario che tenga conto dei diversi fattori in gioco, anche della sua fattibilità economica, oltre che delle destinazioni d'uso che di volta in volta richiederà una diversa soluzione per gli edifici.
Può esserci perciò un buon progetto per la Staveco con o senza il Pirotecnico.
Il parcheggio che è previsto nelle indicazioni sia del PUV che del PSC non viene toccato da questa alternativa, perché anche nelle prime elaborazioni si è data la possibilità di avere un parcheggio in gran parte, se non interamente, interrato. Quindi, senza togliere la vista sulle colline e sullo spazio aperto. L'ampliamento di quello attuale è la soluzione in attesa della trasformazione definitiva dell'area perché, lei ha ragione, credo che anche dall'esterno, benché non si possa avere la conoscenza approfondita di quello che avviene nel lavorio quotidiano, si capisca che la trasformazione di un'area come quella, della quale si discute dagli inizi degli anni novanta, è un'operazione che per essere portata ad operatività ha bisogno di una serie di passaggi. Posso anticipare che siamo arrivati ad uno stadio molto prossimo, come dirò tra poco.
Sulla questione del parcheggio, quello che si sta precisando nei termini di un accordo con il demanio è l'ampliamento di quello esistente, ben sapendo che durerà un lasso di tempo che consenta la messa appunto di un progetto di trasformazione complessivo.
Per quanto riguarda il ruolo che può svolgere la Staveco rispetto al centro, e quindi sul tema del parco, posso dire che anche questo prescinde dal fatto che ci sia una cortina o meno (costituita dal Pirotecnico), perché il parco è previsto comunque con un'ampia fascia verde, e fin dall'inizio, dalla prima ipotesi, quella delle villette, che non è mai stata avvallata dalle amministrazioni successive, quella che è stata consolidata è la presenza di un grande parco, collegato non solo con quello di san Michele in Bosco, ma anche con un percorso che collega ai Giardini Margherita, che sarà uno dei grandi terminali di un sistema integrato, che lei vede in relazione con il centro storico e che anche nel progetto definito ha al centro questa relazione.
Ultimo punto, sulla questione di come arriviamo a disporre di quest'area che tuttora è di proprietà del Demanio, che ha fatto quell'intervento a seguito dell'ammaloramento e quindi del pericolo contingente di crollo che doveva essere limitato, portando all'insacchettamento dell'edificio e ai costi di manutenzione che sono noti. Ci arriviamo creando le condizioni di una operazione di trasformazione che non potrà che essere fatta avendo le risorse economiche per farla. Una delle strade possibili è che l'Amministrazione diventi proprietaria dell'area e poi si trovino le risorse con il concorso dell'Università per operare la trasformazione. Questa può essere una strada, altre ne stiamo valutando, come quella, nota, cui lei fa riferimento, cioè la rinuncia a tutti gli introiti del 15%, rispetto alla vendita a dei fondi che possono essere investiti anticipatamente nell'assunzione della proprietà totale dell'area. Questa ipotesi la stiamo studiando in tutti i suoi risvolti, ma la definizione prossima di questo complesso montaggio dell'operazione sta andando avanti anche nel confronto con l'Università.
Mi sento di dire che siamo prossimi a decidere quale strada imboccare, però sono tutte questioni che hanno i loro tempi di approfondimento, di studio, di valutazioni, di accordi, che solamente nel momento in cui tutto torna saranno resi noti alla città, e ovviamente al Consiglio e a tutti i soggetti interessati in questa grande operazione di trasformazione".
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Piazza Maggiore, 6