CONSIGLIO CONGIUNTO PER LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA, BEATRICE DRAGHETTI
Di seguito, l'intervento della Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, nel corso della seduta congiunta del Consiglio comunale e provinciale per la Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
"Grazie, anc...
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Di seguito, l'intervento della Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, nel corso della seduta congiunta del Consiglio comunale e provinciale per la Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
"Grazie, anche da parte mia un saluto molto cordiale ai consiglieri, alle autorità tutte agli ospiti, in particolare agli studenti, ai loro insegnanti, al dirigente scolastico, li ringrazio davvero, non solo per la loro presenza, ma per il contributo di stamattina e per il cammino di formazione che c'è alle spalle.
credo che queste giornate siano molto importanti perché non dovendo essere appena celebrative, ci costringono ad essere più esigenti nelle nostre responsabilità - ognuno per la sua competenza - in tutti gli altri giorni dell'anno.
Ripensando a questa ricorrenza, così come siamo stati sollecitati, ho provato a contestualizzarla nel mondo dell'infanzia certamente, ma in particolare in questa fascia dell'adolescenza , vicina e lontana. Emerge una fotografia molto articolata, con molte luci e con molte ombre, vicende, esperienze, fatiche.
Parto da una pensiero che io considero fondamentale. Come tutti sappiamo, la vita non è semplicemente un affastellamento delle parti, 0-3, 3-6, 6-11, 11-18, e così via, ma è una vita che è presente in ogni punto del suo sviluppo. Ogni fase della vita ha un suo senso e un suo valore insostituibile, nessun tempo va sottratto ai suoi ritmi o va forzato ad essere altro. Così come è vero anche che come si vive una fase, una stagione della vita, è molto importante per come si sarà dopo.
Certamente l'infanzia, e focalizzo l'adolescenza, è uno dei tempi tra i più indifesi, dunque tra i più vulnerabili, ma sicuramente non è una patologia, anzi è una straordinaria e irripetibile stagione della vita di una persona. L'adolescente non esiste solo per diventare più grande, adulto, ma in primo luogo esiste per essere se stesso, cioè adolescente in quanto persona, perché si è persone in ogni fase della vita, a condizione a condizione che quella fase sia autenticamente e pienamente vissuta secondo il suo significato profondo. Perché la crescita è vero che è un cammino, però ricordiamoci che non si cammina solo per arrivare, ma anche per vivere mentre si cammina.
Ripensando anche al mio intervento stamattina mi sono chiesta: ma noi sappiamo chi sono veramente i ragazzi? Cioè, soprattutto nel senso di cosa possono essere? Qual è il contributo che loro possono dare a noi e a tutta al collettività? Noi sappiamo come adulti in cosa siamo debitori nei loro confronti, rispetto alle loro possibilità?
Noi non è che possiamo semplicemente rimanere sorpresi, non attrezzati, o senza parole o peggio girarci da un'altra parte, davanti alle manifestazione della loro adolescenza. Mi sembra che ci sia, anche dalla giornata di oggi, da questa ricorrenza che fedelmente e giustamente noi celebriamo, una grande sollecitazione per noi adulti a provare a capirli questi adolescenti, ad accompagnarli, e soprattutto a scommettere sulla direzione che li fa veramente fiorire, perché li rispetta, li promuove, li fa essere quello che devono e possono essere.
Io credo che a caratterizzare questa fase della vita ci siano due fattori. Uno positivo: capacità straordinaria di crescita della personalità e di una vitalità dirompente, temporalesca, ma sicuramente straordinaria. L'altro aspetto non è che sia negativo, è il rovescio della medaglia, la mancanza di esperienza della realtà. Da una parte ci sono aspettative, certezza di fare cose grandi, tutto sembra possibile, però manca la misura di quanto si può fare, manca quell'atteggiamento fondamentale per ogni riuscita che è la pazienza. Esperienza non significa sapere quanto spesso il bene fallisce e quanto male c'è nel mondo, l'esperienza significa saperlo nella maniera giusta. E questa esperienza ovviamente nell'adolescenza non c'è, verrà dopo. Ma ripeto, se questa fase non viene pienamente vissuta, ne mancheranno gli apporti nelle fasi successive.
La vita, la comunità, ha bisogno dell'adolescenza, anzi, quando ho sentito la Presidente del Consiglio dire che il 10 dicembre si apriranno gli stati generali, mi piacerebbe che il titolo fosse il contributo degli adolescenti alla città di Bologna non viceversa, perché noi abbiamo bisogno di questa fase, di questa stagione di vita. L'uomo non vedrà mai più il mondo come lo vede da bambino, o come lo vede da ragazzo. Il bambino a cui non sia stato dato di ascoltare le favole e di viverle, in seguito non sarà in grado di dare alla scienza il suo valore pieno.
Poiché il bambino e il ragazzo è una persona in una specialissima fase di crescita, il suo crescere in modo corretto è affidato in misura decisiva alla responsabilità di chi è adulto. L'educatore è il difensore degli interessi vitali del ragazzo di fronte agli interessi degli adulti, e anche certamente di fronte agli istinti del ragazzo stesso, è il difensore dei suoi interessi vitali, non è primariamente il suo medico per guarirlo.
L'adulto deve provvedere a che l'adolescente possa essere veramente adolescente. L'adulto non deve tormentarlo, ma aiutarlo a prendere contatto con la sua capacità di determinare la vita, di acquistare il coraggio di essere se stesso. L'adulto avendo tuttavia una consapevolezza, che ciò che incide maggiormente rispetto alla crescita degli adolescenti, non è ciò che l'educatore dice, ma ciò che l'educatore è e che fa personalmente.
Da qui mi pare possa nascere quell'atmosfera, quella cultura che fa sbocciare le potenzialità degli adolescenti e consolidare le loro possibilità, le loro risorse. Quell'adolescenza che ha le sue maggiori difficoltà nel l'incertezza interiore, nel sapere e tuttavia non sapere, nel voler essere se stessi, ma non esserne ancora del tutto capaci dio farlo.
La domanda che vorrei ci portassimo via da questa giornata riguarda proprio quello che possiamo e dobbiamo fare noi adulti, nella varietà delle nostre responsabilità, per guidare i ragazzi verso una serena e consapevole autonomia".
"Grazie, anche da parte mia un saluto molto cordiale ai consiglieri, alle autorità tutte agli ospiti, in particolare agli studenti, ai loro insegnanti, al dirigente scolastico, li ringrazio davvero, non solo per la loro presenza, ma per il contributo di stamattina e per il cammino di formazione che c'è alle spalle.
credo che queste giornate siano molto importanti perché non dovendo essere appena celebrative, ci costringono ad essere più esigenti nelle nostre responsabilità - ognuno per la sua competenza - in tutti gli altri giorni dell'anno.
Ripensando a questa ricorrenza, così come siamo stati sollecitati, ho provato a contestualizzarla nel mondo dell'infanzia certamente, ma in particolare in questa fascia dell'adolescenza , vicina e lontana. Emerge una fotografia molto articolata, con molte luci e con molte ombre, vicende, esperienze, fatiche.
Parto da una pensiero che io considero fondamentale. Come tutti sappiamo, la vita non è semplicemente un affastellamento delle parti, 0-3, 3-6, 6-11, 11-18, e così via, ma è una vita che è presente in ogni punto del suo sviluppo. Ogni fase della vita ha un suo senso e un suo valore insostituibile, nessun tempo va sottratto ai suoi ritmi o va forzato ad essere altro. Così come è vero anche che come si vive una fase, una stagione della vita, è molto importante per come si sarà dopo.
Certamente l'infanzia, e focalizzo l'adolescenza, è uno dei tempi tra i più indifesi, dunque tra i più vulnerabili, ma sicuramente non è una patologia, anzi è una straordinaria e irripetibile stagione della vita di una persona. L'adolescente non esiste solo per diventare più grande, adulto, ma in primo luogo esiste per essere se stesso, cioè adolescente in quanto persona, perché si è persone in ogni fase della vita, a condizione a condizione che quella fase sia autenticamente e pienamente vissuta secondo il suo significato profondo. Perché la crescita è vero che è un cammino, però ricordiamoci che non si cammina solo per arrivare, ma anche per vivere mentre si cammina.
Ripensando anche al mio intervento stamattina mi sono chiesta: ma noi sappiamo chi sono veramente i ragazzi? Cioè, soprattutto nel senso di cosa possono essere? Qual è il contributo che loro possono dare a noi e a tutta al collettività? Noi sappiamo come adulti in cosa siamo debitori nei loro confronti, rispetto alle loro possibilità?
Noi non è che possiamo semplicemente rimanere sorpresi, non attrezzati, o senza parole o peggio girarci da un'altra parte, davanti alle manifestazione della loro adolescenza. Mi sembra che ci sia, anche dalla giornata di oggi, da questa ricorrenza che fedelmente e giustamente noi celebriamo, una grande sollecitazione per noi adulti a provare a capirli questi adolescenti, ad accompagnarli, e soprattutto a scommettere sulla direzione che li fa veramente fiorire, perché li rispetta, li promuove, li fa essere quello che devono e possono essere.
Io credo che a caratterizzare questa fase della vita ci siano due fattori. Uno positivo: capacità straordinaria di crescita della personalità e di una vitalità dirompente, temporalesca, ma sicuramente straordinaria. L'altro aspetto non è che sia negativo, è il rovescio della medaglia, la mancanza di esperienza della realtà. Da una parte ci sono aspettative, certezza di fare cose grandi, tutto sembra possibile, però manca la misura di quanto si può fare, manca quell'atteggiamento fondamentale per ogni riuscita che è la pazienza. Esperienza non significa sapere quanto spesso il bene fallisce e quanto male c'è nel mondo, l'esperienza significa saperlo nella maniera giusta. E questa esperienza ovviamente nell'adolescenza non c'è, verrà dopo. Ma ripeto, se questa fase non viene pienamente vissuta, ne mancheranno gli apporti nelle fasi successive.
La vita, la comunità, ha bisogno dell'adolescenza, anzi, quando ho sentito la Presidente del Consiglio dire che il 10 dicembre si apriranno gli stati generali, mi piacerebbe che il titolo fosse il contributo degli adolescenti alla città di Bologna non viceversa, perché noi abbiamo bisogno di questa fase, di questa stagione di vita. L'uomo non vedrà mai più il mondo come lo vede da bambino, o come lo vede da ragazzo. Il bambino a cui non sia stato dato di ascoltare le favole e di viverle, in seguito non sarà in grado di dare alla scienza il suo valore pieno.
Poiché il bambino e il ragazzo è una persona in una specialissima fase di crescita, il suo crescere in modo corretto è affidato in misura decisiva alla responsabilità di chi è adulto. L'educatore è il difensore degli interessi vitali del ragazzo di fronte agli interessi degli adulti, e anche certamente di fronte agli istinti del ragazzo stesso, è il difensore dei suoi interessi vitali, non è primariamente il suo medico per guarirlo.
L'adulto deve provvedere a che l'adolescente possa essere veramente adolescente. L'adulto non deve tormentarlo, ma aiutarlo a prendere contatto con la sua capacità di determinare la vita, di acquistare il coraggio di essere se stesso. L'adulto avendo tuttavia una consapevolezza, che ciò che incide maggiormente rispetto alla crescita degli adolescenti, non è ciò che l'educatore dice, ma ciò che l'educatore è e che fa personalmente.
Da qui mi pare possa nascere quell'atmosfera, quella cultura che fa sbocciare le potenzialità degli adolescenti e consolidare le loro possibilità, le loro risorse. Quell'adolescenza che ha le sue maggiori difficoltà nel l'incertezza interiore, nel sapere e tuttavia non sapere, nel voler essere se stessi, ma non esserne ancora del tutto capaci dio farlo.
La domanda che vorrei ci portassimo via da questa giornata riguarda proprio quello che possiamo e dobbiamo fare noi adulti, nella varietà delle nostre responsabilità, per guidare i ragazzi verso una serena e consapevole autonomia".
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Piazza Maggiore, 6