CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MIRKA COCCONCELLI (LEGA NORD) SU CRISI DELLA POLITICA E DEFAULT DELLE PICCOLE E MEDIE AZIENDE


Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla crisi della politica e default delle piccole e medie aziende: pignoriamo i rimborsi elettorali dei partiti

"Iniziamo a dare il buon esempio e a far...

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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulla crisi della politica e default delle piccole e medie aziende: pignoriamo i rimborsi elettorali dei partiti

"Iniziamo a dare il buon esempio e a far vedere che esiste una buona politica che ha a cuore le sorti delle piccole e medie imprese e degli artigiani.
La Pubblica Amministrazione è in ritardo con i pagamenti, nei confronti di imprenditori e artigiani, ritardi che, addirittura, in alcuni casi variano da sei mesi a tre anni, mentre le scadenze fiscali, per chi abbia una impresa, o una ditta artigiana, sono improcrastinabili.
Bene: in questo momento di grave crisi economica, con perdita dei posti di lavoro e chiusura delle imprese o, nella migliore delle ipotesi, rateizzazione degli stipendi, da parte degli imprenditori che non hanno liquidità, la mia proposta è semplice: iniziamo a pignorare i rimborsi elettorali ai partiti.
Chiediamo ai Giudici civili dei decreti ingiuntivi, che sono titoli esecutivi di pagamento, nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni inadempienti o ritardatarie.
Se le aziende sono in debito con la Pubblica Amministrazione ovviamente, devono chiedere prestiti alle Banche, per assolvere le scadenze contributive, fiscali e gli interessi che pagano, al contempo, diventano un peso troppo oneroso, che viene ricaricato sui prezzi al consumo del materiale fornito, con l’inevitabile conseguenza di rendere le imprese meno competitive sul mercato, con il rischio di perdere gli appalti e di far collassare le imprese medesime.
In Europa, (Francia e Germania, per esempio) i tempi sono ridotti di un terzo rispetto a quelli italiani.
Abbiamo una direttiva europea, diventata legge dello Stato, D. Lgs 192/2012, che obbliga le Amministrazioni a pagare i fornitori entro 30 giorni (60 per la sanità) allo scadere dei quali maturano gli interessi legali del 7 o 8%.
Esisteva già una legge del 2002, rimasta, però, lettera morta. Quasi nessuna PA italiana rispetta i tempi, nella convinzione di essere “intoccabile”. Pensate che c’è una vecchia pronuncia del TAR Piemonte, a favore della multinazionale SQUIBB, che non accettava il pagamento a 6 mesi, scritto in contratto, annullato dai Giudici piemontesi.
Ma chi difende le piccole imprese??
Pensate, per esempio, ad una azienda emiliana, che fabbrica e fornisce strumentazioni chirurgiche, che avanza 500 milioni di euro dalla PA; il suo fatturato annuo è, circa, 3.500.000 di euro; capite bene che la suddetta azienda avrà una grave sofferenza sul mercato e potrà arrivare a non fornire più il materiale chirurgico all’ASL richiedente, e questo penalizzerà il Servizio Sanitario Nazionale e,d in ultima analisi, il cittadino/paziente.
Quindi mi associo a quanto asserisce Vardanega (presidente di Unindustria Treviso): prima di saldare i rimborsi elettorali ai partiti, che valgono circa 170.000 euro a parlamentare, lo Stato paghi i suoi creditori (artigiani e piccole e medie imprese) ed i partiti si mettano in coda nella riscossione dei crediti; esiste una scala di priorità nei pagamenti; le nostre priorità sono: la sanità, l'istruzione e la difesa della nostra economia, con il salvataggio dei posti di lavoro.
Pensate che le imprese italiane vantano pagamenti per 100 miliardi di euro nei confronti della PA, quindi che la politica inizi a dare il buon esempio.
Noi politici possiamo denunciare alla Corte dei Conti quei contratti i cui corrispettivi sono inevasi da troppo tempo; facciamo uscire dalla tana le Amministrazioni che non pagano i fornitori, denunciandole apertamente.
Stiamo dalla parte dei cittadini: facciamo una politica concreta e segnaliamo questa iniquità che diventa ingiustizia sociale.
Cominciamo a invocare il pignoramento delle somme assegnate ai partiti, che ammontano a più di 4 volte le spese sostenute!
A volte basta l’idea. E se si teme che le PA non si rivolgano più a quelle imprese fornitrici non dimentichiamo che questo è un regime di oligopolio, dove i fornitori sono pochi e se questi chiudono i flussi chi pagherà il prezzo di questo braccio di ferro? Sicuramente non dovranno essere i malati".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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