CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO IN RICORDO DI MAURIZIO CEVENINI, L'INTERVENTO DEL CONSIGLIERE LORENZO CIPRIANI
Di seguito l'intervento del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per Bo) in occasione del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Maurizio Cevenini.
"Le parole per ricordare Maurizio Cevenini e il significato che ha avuto per la città ...
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Di seguito l'intervento del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per Bo) in occasione del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Maurizio Cevenini.
"Le parole per ricordare Maurizio Cevenini e il significato che ha avuto per la città di Bologna e per la sua comunità sono state spese tutte. Quelle più intense le ha sicuramente pronunciate Federica e sono state senza dubbio quelle che hanno maggiormente contribuito a dipingere il ritratto del Cev, figlio di Bologna e uomo innamorato di questa città.
Consapevole di questo, da ragazzo che ha perso un genitore, ho imparato che i frammenti di ricordi delle altre persone, quelle che hanno percorso piccoli pezzi di strada insieme a chi abbiamo amato, possono aiutarci a mettere a fuoco in maniera ancora migliore quello che già sappiamo, fortificando il nostro ricordo e anche illuminandolo di luce nuova, grazie a una testimonianza a noi prima sconosciuta.
E perciò per ricordare in questa sede il Cevenini politico, l'uomo tra la gente, tornerò indietro di qualche anno, al novembre del 2006, per raccontare per la prima volta in pubblico il pezzo di strada in cui mi sono ritrovato al fianco Maurizio Cevenini.
Il luogo era Sala Borsa, il cuore culturale della nostra città. Il momento e la situazione non dissimili da quante, purtroppo, ne sentiamo tutti i giorni in questa nostra attuale quotidianità. All'epoca infatti, la fine, tra le polemiche, della convenzione tra il Comune di Bologna e l'allora gestore degli spazi commerciali della Sala Borsa, aveva portato come conseguenza immediata il licenziamento e la messa alla porta di oltre 40 giovani lavoratori, che avevano scritta sulla propria pelle la data di scadenza, il 6 gennaio 2007.
Questi lavoratori, questi ragazzi disperati, convocarono in Sala Borsa partiti e sindacati, politici e cittadini nella strenua ricerca di una possibile soluzione. I partiti che stavano all'opposizione dell'allora giunta videro in quella situazione una possibilità di sterile polemica, quelli della maggioranza semplicemente disertarono, o quasi.
E fu così che di tutta la segreteria degli allora Democratici di Sinistra, non se ne trovò uno a rappresentare il partito in quella occasione e tra quei lavoratori, giustamente arrabbiati.
Toccò a me, un ragazzo di 26 anni, praticamente coetaneo di quei ragazzi con la data di scadenza, perché all'epoca mi occupavo di politiche del lavoro per la Sinistra Giovanile. Dovevo parlare a nome di un partito che faceva parte – eccome! - di quella giunta che riteneva quella una partita chiusa, un contratto sciolto.
Mi sentivo solo e impaurito. Al mio fianco, quel giorno, trovai solo una persona: Maurizio Cevenini. Che all'epoca non era neanche in consiglio comunale: era presidente del consiglio provinciale, e quindi non era direttamente tirato in ballo su quella questione. Ma questo non gli impedì di venire lì ad ascoltare i bisogni di quelli che erano, come lui, figli di Bologna, con un problema, un grosso problema.
Ebbe parole di incoraggiamento per me, e soprattutto per quei ragazzi che stavano affrontando una montagna e sentivano di aver bisogno di persone al loro fianco.
E dove deve stare un politico se non tra la gente che ha dei problemi?
Questo Maurizio Cevenini lo sapeva bene e lo sapevano anche i bolognesi. Lo sapevano che il Cev era uno di loro, un politico di cui, stranamente, dati i tanti, troppi esempi contrari, potersi fidare.
Lo avrebbero senza dubbio eletto a sindaco con una maggioranza che sarebbe rimasta nella storia. E che sindaco sarebbe stato? Il fato, il destino, non ha voluto che potessimo leggere quella storia.
Io sono convinto che non si sarebbe circondato di yesman, di fedelissimi, ma che avrebbe cercato l'aiuto di persone anche migliori di lui, cosa non semplice, perché sapeva l'importanza della squadra, lui era un grande capitano.
Questo è l'insegnamento che mi ha lasciato e il mio piccolo contributo al ricordo di un grande politico, di un grande uomo, di un ragazzo innamorato di Bologna: Maurizio Cevenini, il Cev.".
"Le parole per ricordare Maurizio Cevenini e il significato che ha avuto per la città di Bologna e per la sua comunità sono state spese tutte. Quelle più intense le ha sicuramente pronunciate Federica e sono state senza dubbio quelle che hanno maggiormente contribuito a dipingere il ritratto del Cev, figlio di Bologna e uomo innamorato di questa città.
Consapevole di questo, da ragazzo che ha perso un genitore, ho imparato che i frammenti di ricordi delle altre persone, quelle che hanno percorso piccoli pezzi di strada insieme a chi abbiamo amato, possono aiutarci a mettere a fuoco in maniera ancora migliore quello che già sappiamo, fortificando il nostro ricordo e anche illuminandolo di luce nuova, grazie a una testimonianza a noi prima sconosciuta.
E perciò per ricordare in questa sede il Cevenini politico, l'uomo tra la gente, tornerò indietro di qualche anno, al novembre del 2006, per raccontare per la prima volta in pubblico il pezzo di strada in cui mi sono ritrovato al fianco Maurizio Cevenini.
Il luogo era Sala Borsa, il cuore culturale della nostra città. Il momento e la situazione non dissimili da quante, purtroppo, ne sentiamo tutti i giorni in questa nostra attuale quotidianità. All'epoca infatti, la fine, tra le polemiche, della convenzione tra il Comune di Bologna e l'allora gestore degli spazi commerciali della Sala Borsa, aveva portato come conseguenza immediata il licenziamento e la messa alla porta di oltre 40 giovani lavoratori, che avevano scritta sulla propria pelle la data di scadenza, il 6 gennaio 2007.
Questi lavoratori, questi ragazzi disperati, convocarono in Sala Borsa partiti e sindacati, politici e cittadini nella strenua ricerca di una possibile soluzione. I partiti che stavano all'opposizione dell'allora giunta videro in quella situazione una possibilità di sterile polemica, quelli della maggioranza semplicemente disertarono, o quasi.
E fu così che di tutta la segreteria degli allora Democratici di Sinistra, non se ne trovò uno a rappresentare il partito in quella occasione e tra quei lavoratori, giustamente arrabbiati.
Toccò a me, un ragazzo di 26 anni, praticamente coetaneo di quei ragazzi con la data di scadenza, perché all'epoca mi occupavo di politiche del lavoro per la Sinistra Giovanile. Dovevo parlare a nome di un partito che faceva parte – eccome! - di quella giunta che riteneva quella una partita chiusa, un contratto sciolto.
Mi sentivo solo e impaurito. Al mio fianco, quel giorno, trovai solo una persona: Maurizio Cevenini. Che all'epoca non era neanche in consiglio comunale: era presidente del consiglio provinciale, e quindi non era direttamente tirato in ballo su quella questione. Ma questo non gli impedì di venire lì ad ascoltare i bisogni di quelli che erano, come lui, figli di Bologna, con un problema, un grosso problema.
Ebbe parole di incoraggiamento per me, e soprattutto per quei ragazzi che stavano affrontando una montagna e sentivano di aver bisogno di persone al loro fianco.
E dove deve stare un politico se non tra la gente che ha dei problemi?
Questo Maurizio Cevenini lo sapeva bene e lo sapevano anche i bolognesi. Lo sapevano che il Cev era uno di loro, un politico di cui, stranamente, dati i tanti, troppi esempi contrari, potersi fidare.
Lo avrebbero senza dubbio eletto a sindaco con una maggioranza che sarebbe rimasta nella storia. E che sindaco sarebbe stato? Il fato, il destino, non ha voluto che potessimo leggere quella storia.
Io sono convinto che non si sarebbe circondato di yesman, di fedelissimi, ma che avrebbe cercato l'aiuto di persone anche migliori di lui, cosa non semplice, perché sapeva l'importanza della squadra, lui era un grande capitano.
Questo è l'insegnamento che mi ha lasciato e il mio piccolo contributo al ricordo di un grande politico, di un grande uomo, di un ragazzo innamorato di Bologna: Maurizio Cevenini, il Cev.".
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Piazza Maggiore, 6