CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE PASQUALE CAVIANO (CENTRO DEM) SUL REFERENDUM
Di seguito l'intervento di inizio seduta del consigliere Pasquale Caviano (Centro dem) sul referendum:
"Signor Sindaco ed signori Assessori, Signora Presidente, Colleghi Consiglieri il fato ha voluto che io parlassi dopo la Consigliera Capogru...
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Di seguito l'intervento di inizio seduta del consigliere Pasquale Caviano (Centro dem) sul referendum:
"Signor Sindaco ed signori Assessori, Signora Presidente, Colleghi Consiglieri il fato ha voluto che io parlassi dopo la Consigliera Capogruppo di SEL Cathy La Torre e quindi sicuramente il mio intervento è un po’ diverso dal suo pensiero, ma questo vuol dire confronto e quindi vuol dire democrazia tra tutti e tre i partiti che oggi accompagnano la Giunta Merola.
Ha vinto la “A” , ma la partecipazione dei bolognesi al referendum ha toccato i minimi storici: 28,71 per cento, per l’esattezza 85.934 bolognesi. Vale a dire che meno di un terzo dei cittadini bolognesi ha espresso il suo parere.
Ovviamente la vittoria della risposta A, sostenuta dal Comitato promotore del referendum, con il 59% dei voti, è innegabile. Ma oltre a questo punto di bandiera, la lettura del dato referendario ci consegna un nulla di fatto e la sottolineatura che le battaglie ideologiche, come quella dell’abolizione del finanziamento alle scuola materne paritarie, non interessano più a nessuno.
Ciò che importa ai bolognesi è che l’Amministrazione, cioè il Sindaco, la Giunta e questo Consiglio Comunale, si prendano la responsabilità e l’onere di fare funzionare bene la città ed i suoi servizi.
Occorre quindi non perdere l’occasione di fare le scelte giuste adesso che ci accingiamo ad esaminare ed approvare il bilancio preventivo per il 2013, con forte ritardo già, poiché già i primi 5 mesi del 2013 sono trascorsi e con essi i 5 dodicesimi della spesa corrente sono stati spesi.
Insomma quello che i cittadini vogliono è:
· Che agli asili ci sia posto per i propri figli,
· che la qualità del servizio erogato, sia dal pubblico che dal privato, sia buona,
· che ci sia libertà e pluralità di scelta
· che il costo a carico della famiglie sia accessibile e graduato sulla base delle loro possibilità economiche.
Il nostro compito, quindi, non è quello di discutere se quel finanziamento dato alle scuole materne paritarie debba essere tolto e destinato alla scuola materna comunale, il nostro compito è quello di verificare che il 100% dei bambini bolognesi che vogliano andare alla scuola materna trovi posto e
che una volta lì, abbia un servizio ben organizzato e di qualità. Una riflessione politica, però, va fatta sulla spaccatura sempre più evidente fra il PD ed i suoi alleati di sinistra: quale futuro di governo possa essere garantito all’alleanza di centro sinistra se non si sgombera il campo da vecchi temi ideologici che soprattutto oggi non hanno più motivo di esistere.
Quando venne deciso il finanziamento alle scuole materne paritarie dal Comune di Bologna l’opposizione ci fu. Allora erano tempi diversi, soprattutto dal punto di vista economico. Allora si discuteva sul valore della sussidiarietà, considerandola ancora marginale. Oggi il ruolo della sussidiarietà, invece, è imprescindibile proprio per la contingenza economica che viviamo e per il decrescere delle capacità di spesa pubblica.
Occorre valutare la ricaduta sociale del finanziamento concesso alle scuole materne paritarie e misurare il prodotto che quel contributo dà in termini di servizio per verificare che il Comune, o comunque il sistema pubblico, non ha la reale e piena possibilità di fare a meno dell’azione sussidiaria delle scuole materne autonome.
E’ così a Bologna come in tutta l’Italia, ed anche in Europa.
Il mondo è radicalmente cambiato ed il welfare, l’intervento sociale in termini di servizio, non può prescindere da un sistema allargato e coordinato fra pubblico e privato.
La vera scommessa in termini di innovazione e di efficacia non è quella di discutere se i fondi pubblici debbano o meno essere dati al privato sociale che svolge un servizio, ma quella di rendere armonici e coordinati i diversi interventi in modo da produrre il massimo dell’efficienza dei servizi dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Un ruolo di governance che lo Stato, i Comuni e gli Enti pubblici debbono recuperare, rivalutare ed esercitare per garantire la pluralità dei servizi e la loro rispondenza ai bisogni della cittadinanza".
"Signor Sindaco ed signori Assessori, Signora Presidente, Colleghi Consiglieri il fato ha voluto che io parlassi dopo la Consigliera Capogruppo di SEL Cathy La Torre e quindi sicuramente il mio intervento è un po’ diverso dal suo pensiero, ma questo vuol dire confronto e quindi vuol dire democrazia tra tutti e tre i partiti che oggi accompagnano la Giunta Merola.
Ha vinto la “A” , ma la partecipazione dei bolognesi al referendum ha toccato i minimi storici: 28,71 per cento, per l’esattezza 85.934 bolognesi. Vale a dire che meno di un terzo dei cittadini bolognesi ha espresso il suo parere.
Ovviamente la vittoria della risposta A, sostenuta dal Comitato promotore del referendum, con il 59% dei voti, è innegabile. Ma oltre a questo punto di bandiera, la lettura del dato referendario ci consegna un nulla di fatto e la sottolineatura che le battaglie ideologiche, come quella dell’abolizione del finanziamento alle scuola materne paritarie, non interessano più a nessuno.
Ciò che importa ai bolognesi è che l’Amministrazione, cioè il Sindaco, la Giunta e questo Consiglio Comunale, si prendano la responsabilità e l’onere di fare funzionare bene la città ed i suoi servizi.
Occorre quindi non perdere l’occasione di fare le scelte giuste adesso che ci accingiamo ad esaminare ed approvare il bilancio preventivo per il 2013, con forte ritardo già, poiché già i primi 5 mesi del 2013 sono trascorsi e con essi i 5 dodicesimi della spesa corrente sono stati spesi.
Insomma quello che i cittadini vogliono è:
· Che agli asili ci sia posto per i propri figli,
· che la qualità del servizio erogato, sia dal pubblico che dal privato, sia buona,
· che ci sia libertà e pluralità di scelta
· che il costo a carico della famiglie sia accessibile e graduato sulla base delle loro possibilità economiche.
Il nostro compito, quindi, non è quello di discutere se quel finanziamento dato alle scuole materne paritarie debba essere tolto e destinato alla scuola materna comunale, il nostro compito è quello di verificare che il 100% dei bambini bolognesi che vogliano andare alla scuola materna trovi posto e
che una volta lì, abbia un servizio ben organizzato e di qualità. Una riflessione politica, però, va fatta sulla spaccatura sempre più evidente fra il PD ed i suoi alleati di sinistra: quale futuro di governo possa essere garantito all’alleanza di centro sinistra se non si sgombera il campo da vecchi temi ideologici che soprattutto oggi non hanno più motivo di esistere.
Quando venne deciso il finanziamento alle scuole materne paritarie dal Comune di Bologna l’opposizione ci fu. Allora erano tempi diversi, soprattutto dal punto di vista economico. Allora si discuteva sul valore della sussidiarietà, considerandola ancora marginale. Oggi il ruolo della sussidiarietà, invece, è imprescindibile proprio per la contingenza economica che viviamo e per il decrescere delle capacità di spesa pubblica.
Occorre valutare la ricaduta sociale del finanziamento concesso alle scuole materne paritarie e misurare il prodotto che quel contributo dà in termini di servizio per verificare che il Comune, o comunque il sistema pubblico, non ha la reale e piena possibilità di fare a meno dell’azione sussidiaria delle scuole materne autonome.
E’ così a Bologna come in tutta l’Italia, ed anche in Europa.
Il mondo è radicalmente cambiato ed il welfare, l’intervento sociale in termini di servizio, non può prescindere da un sistema allargato e coordinato fra pubblico e privato.
La vera scommessa in termini di innovazione e di efficacia non è quella di discutere se i fondi pubblici debbano o meno essere dati al privato sociale che svolge un servizio, ma quella di rendere armonici e coordinati i diversi interventi in modo da produrre il massimo dell’efficienza dei servizi dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Un ruolo di governance che lo Stato, i Comuni e gli Enti pubblici debbono recuperare, rivalutare ed esercitare per garantire la pluralità dei servizi e la loro rispondenza ai bisogni della cittadinanza".
A cura di
Piazza Maggiore, 6