CONSIGLIO COMUNALE, LA VICEPRESIDENTE PAOLA FRANCESCA SCARANO E MARIARAFFAELLA FERRI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DELLE ELETTE RICORDANO RITA LEVI MONTALCINI, MARILENA FERRARI E VINKA KITAROVIC


Di seguito, il testo degli interventi d'apertura della Vicepresidente del Consiglio comunale Paola Francesca Scarano e della consigliera Mariaraffaella Ferri, presidente della commissione consiliare delle Elette, sulla recente scomparsa di Rita Levi...

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Di seguito, il testo degli interventi d'apertura della Vicepresidente del Consiglio comunale Paola Francesca Scarano e della consigliera Mariaraffaella Ferri, presidente della commissione consiliare delle Elette, sulla recente scomparsa di Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina nel 1986 e senatrice a vita, Marilena Ferrari, fondatrice di Art'è e Vinka Kitarovic, partigiana che ottenne il riconoscimento militare di “capitano”.
Alla fine degli interventi il Consiglio ha osservato un minuto di silenzio.

L'intervento della vicepresidente del Consiglio comunale Paola Francesca Scarano:
"«La mia vita è tanto lunga e piena di splendide cose, ma quello che importa sono i valori», così aveva detto per i suoi 100 anni Rita Levi Montalcini e l’unico regalo che davvero desiderava era: «un mondo che creda nei valori etici» e nella scienza, perché «senza scienza non c'è futuro». Poche parole che racchiudono l'essenza della lunghissima vita di Rita Levi Montalcini, vero e proprio simbolo della ricerca italiana. Elegante e sobria, grande e umile aveva un aspetto esile che nascondeva una personalità fortissima con la quale ha affrontato le sfide più difficili.
Fin da bambina diceva di «non essere interessata agli uomini né a un futuro di buona moglie o di buona madre». Nonostante le resistenze paterne, si iscrisse a Medicina e studiò nella scuola dell'istologo Giuseppe Levi insieme a Salvador Luria e Renato Dulbecco suo grandissimo amico di sempre che come lei sarebbero diventati Nobel.
«Il Nobel non cambierà la mia vita. Continuerò a lavorare come ho sempre fatto» diceva. Anche i festeggiamenti furono in linea con la sua sobrietà.
So che seguirà anche un intervento della consiglierà Cocconcelli e pertanto desidero soffermarmi più sugli aspetti umani ed unirmi all’Italia che si inchina alla persona ed al genio della professoressa Rita Levi Montalcini, la più grande scienziata italiana del Novecento, l’unica donna ad aver vinto un Premio Nobel per la Medicina per una scoperta scientifica straordinaria (Ngf), la prima donna nella Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano, la donna ebrea italiana della scienza al servizio dell’umanità.
Desidero ricordare inoltre la scomparsa di Marilena Ferrari fondatrice della casa editrice Art'è presente a Bologna da 20 anni e il cui obbiettivo è stato quello di avvicinare il pubblico all'arte sapendo che la bellezza è capace di elevare l'animo umano più di ogni altra cosa. “Investire in cultura significa investire nella parte migliore del Paese” creando una grande opportunità lavorativa.
L’arte che capiscono solo pochi esperti è un’arte lontana dalla gente ed è destinata ad essere dimenticata e ad essere confinata in luoghi chiusi e polverosi.
Per la casa editrice FMR-ART’E' l’arte nasce per essere vissuta attivamente, per comunicare con chi la ammira attraverso un dialogo di arricchimento reciproco avvicinando il pubblico all’arte, in particolare a quella italiana che ha segnato e nutrito di sé il mondo e ha contribuito alla sua evoluzione.
Tra i tanti riconoscimenti ricevuti in carriera mi piace ricordare quello che l'ha collocata tra le quaranta imprenditrici più importanti del mondo e il Premio Donna per la cultura nel mondo, consegnato da Tara Gandhi.
Concludo con una frase di Rita Levi Montalcini: Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace".


L'intervento della consigliera Maria Raffaella Ferri, presidente della commissione consiliare delle Elette:
"Il 26 dicembre scorso è morta all’età di 86 anni Vinka Kitarovic, la partigiana che per il ruolo avuto durante la Resistenza ottenne il riconoscimento militare di “capitano”. Era nata in Croazia, a Sibenik (Sebenico) il 5/4 1926; quando da giovane studentessa liceale vide la violenza e la brutalità rivolta alla popolazione civile dai fascisti italiani sbarcati nella sua città, iniziò l'attività politica, aderendo all’Unione della gioventù comunista del suo Paese. Fu arrestata dalla polizia nel 1942, a 16 anni, e deportata in Italia, insieme a due compagne, fu rinchiusa in un Istituto per la rieducazione dei minorenni, proprio qui a Bologna, in Via della Viola. Entrò in contatto con la Resistenza e, quando riuscì a scappare dalla prigione, durante un bombardamento, nell'ottobre del 43, si unì ai gruppi partigiani e divenne staffetta della 7° brigata GAP, assumendo il nome di battaglia di “Lina”. Operò fra Bologna e Modena, dove fu incaricata dal Comando Unico Militare dell'Emilia Romagna d' individuare la dislocazione dei mezzi corazzati e delle postazioni tedesche, con il compito di accompagnare i soldati alleati, paracadutati nella zona, e di smistare gli ordini alle varie brigate, con cui teneva i collegamenti.
Vinka ora faceva parte della Presidenza provinciale dell’ANPI di Bologna ed amava testimoniare la sua esperienza di partigiana soprattutto ai giovani e nelle scuole, sottolineando in particolare il ruolo delle donne, la loro passione, il loro impegno, il sacrificio, anche della vita, per un ideale di libertà, per un futuro di giustizia. A questi incontri Vinka si presentava non come un'eroina, ma come semplice testimone dell'insopprimibile volontà di combattere la violenza ed il soppruso, in tutte le sue forme. In un'intervista, registrata nel docufilm “La mia bandiera – La Resistenza al Femminile” , promosso fra gli altri anche dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Bologna , Vinka ebbe a dire “ il coraggio è solo questo: vincere la paura nel momento adatto. Se il movimento partigiano ha potuto andare avanti è perchè c'erano delle donne a fianco degli uomini, non solo come staffette, come Irma Bandiera, che ha pagato con la vita il suo coraggio, ma anche quelle donne che non sono state combattenti, ma che erano indispensabili, che erano lì, che erano infermiere, che ti aiutavano in tutti i modi, che ti ospitavano a casa loro... ed il pericolo era grandissimo”. Una donna di coraggio, dunque capace di riconoscere e di essere riconoscente per il coraggio ordinario delle tante donne protagoniste silenziose e perlopiù sconosciute della Resistenza civile e della lotta di Liberazione del nostro Paese.
Una grande donna da ricordare; la ricorderemo con riconoscenza".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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