CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI GIUSEPPE DOSSETTI


Di seguito l'intervento in Consiglio comunale della presidente Simona Lembi in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Dossetti.

"Signor Sindaco, Signori Consiglieri, Signore Consigliere, autorità civili e militari, gentili ospiti,...

Pubblicato il: 

Descrizione

Di seguito l'intervento in Consiglio comunale della presidente Simona Lembi in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Dossetti.

"Signor Sindaco, Signori Consiglieri, Signore Consigliere, autorità civili e militari, gentili ospiti, vi ringrazio molto per aver voluto prender parte alla celebrazione che il Consiglio comunale di Bologna ha scelto unanimemente di condividere per onorare la figura di Dossetti, nel centenario della sua nascita.
Saluto, in apertura di questo mio breve intervento, in particolare i rappresentati dell'Istituto delle scienze religiose presenti, anche il suo presidente che oggi non riesce a raggiungere i lavori del Consiglio comunale, a cui si deve il merito di aver voluto e messo a punto un ampio ventaglio di iniziative per celebrare questo importante anniversario. Permettetemi inoltre di saluto con molto affetto il Sindaco di Monteveglio, la presidente del Consiglio comunale di Reggio Emilia, le tante autorità civili e, non ho detto prima ma ci tengo tantissimo, religiose che sono intervenute in questa parte del Consiglio comunale.
Ai professori Villa e Pedrazzi, a cui tra brevissimo darò la parola, va un ringraziamento particolare. Quando li ho sentiti, settimane fa, invitandoli a tenere oggi una relazione su Dossetti Consigliere comunale, ho insistito moltissimo sul fatto che già molti approfondimenti in queste settimane, nelle settimane successive, erano già stati messi a punto sulla dimensione nazionale di Dossetti politico, oppure religioso e che per noi fosse naturale mettere in rilievo essenzialmente l'esperienza di Dossetti Consigliere comunale.
In realtà, in una qualche misura, sento di dovermi scusare con entrambi, per aver loro posto un obiettivo particolarmente complicato, essendo molto difficile poter segnare un confine netto nel pensiero e nella pratica politica o religiosa di Dossetti, tra il piano nazionale e quello locale, tra quello religioso e quello politico.
Si può anzi con una certa sicurezza affermare che uno degli aspetti più carismatici, affascinanti e unanimemente riconosciutogli è stato proprio quello di esser stato capace di allargare lo sguardo, dalle scelte locali ai contesti internazionali.
Chiunque abbia avuto modo di leggere anche solo una parte degli interventi tenuti da Dossetti a Bologna - la totalità dei quali è pubblicata nel prezioso volume di Villa 'Giuseppe Dossetti. Due anni a Palazzo d'Accursio, discorsi a Bologna 1956–1958, Aliberti editore 2004 - potrà verificare questa mia affermazione.
In apertura di questo Consiglio desidero quindi, non tanto elencare i temi che in due anni Giuseppe Dossetti ha affrontato da quel banco in Consiglio comunale dall'analisi sulla centrale del latte, alle riflessioni sul progetto di tangenziale, le motivazioni di uno 'sciopero' della minoranza o l'intervento più famoso sui fatti di Suez e di Ungheria e molti altri ancora, ma invece segnalare il legame che unisce il pensiero di Dossetti a un momento importante della storia di questa città. A questo proposito intendo ricordare le parole che il Sindaco Imbeni usò in occasione del conferimento dell'Archiginnasio d'Oro a Dossetti nel 1986. Disse: 'questa città deve a lui non poco della propria identità come dell'immagine che negli ultimi decenni ne ha fatto un modello dibattuto e studiato nel mondo'.
Cosa intendeva Imbeni per 'identità' e 'immagine' di Bologna?
Si riferiva a tre questioni precise:
La prima fa riferimento a una 'ricerca mai soddisfatta di modi e forme idonee a realizzare una società migliore, più equa e giusta e aperta alla partecipazione di ogni apporto valido'. La citazione è direttamente dalle parole del Sindaco Imbeni.
Così è da intendersi, a mio parere, la formazione di quel nucleo di studiosi composto da Achille Ardigò, da Nino Andreatta, da Osvaldo Piacentini e dallo stesso Pedrazzi (Pedrazzino, nelle parole di Dossetti), che lavorò alla campagna elettorale del '56 e nel farlo tanto si spese nella messa a punto di quel famoso Libro Bianco, definito da molti e ricordato anche da Pombeni come 'un monumento alle tecniche sociologiche ed economiche anglosassoni'. Il Libro Bianco è quel testo da cui presero vita i quartieri. Non erano nel programma di Dozza, ma fu quella giunta a realizzarli. Dozza e la sua Giunta poterono farlo in parte perché quella della ricerca continua delle alleanze era una precisa strategia adottata dal PCI. E in parte anche perchè Dossetti e tutto il suo gruppo, scelsero una strategia di collaborazione: nell'interesse di Bologna preferiva - cito parole sue - 'definire il proprio lavoro non di opposizione, ma di minoranza'. Aggiungo anche che nel pensiero di Dossetti e nella realizzazione della Giunta Dozza, i Quartieri non erano visti come erogatori di servizi, ma come strumento di democrazia necessario per affrontare la questione più seria di tutte: come i cittadini partecipano alle scelte dell'amministrazione tutta, come a dire che la democrazia è tanto più forte quanto più ampia è diffusa la partecipazione dei cittadini.
La seconda questione identitaria Bologna/Dossetti esplicitata da Imbeni è la povertà. Per Dossetti significava almeno due cose: da una parte la ricerca di un rapporto nuovo con i beni, con le cose (e' bene ricordare che l'epoca che vive Dossetti è quella in cui si afferma un consumismo sempre più deciso e poi dilagante, le cui conseguenze io credo abbiamo oggi sotto gli occhi e tocchiamo con mano nell'evolversi di questa crisi), e dall'altra dal desiderio di partire sempre e comunque, tanto nello scrivere la Costituzione, quanto nel definire le proposte per l'Amministrazione locale, poi successivamente nelle scelte religiose, di partire - dicevo - sempre dai più poveri, dai più umili, da quelli che prima e più di altri hanno bisogno di attenzione da parte della politica e delle istituzioni locali. Possiamo dire che Dossetti praticava la strategia opposta e contraria di quei politici che oggi si comportano da deboli con i forti e da forti con i deboli.
Infine c'è la questione della pace che per Dossetti è - cito da un suo intervento in consiglio comunale - 'più di ogni altra cosa legata ad un'ispirazione profondamente religiosa' e che in Consiglio ebbe a definire 'potente e imperiosa volontà di pace che sale dal cuore di tutti gli uomini e dal cuore di tutti i popoli in questo momento'. Siamo nel 1956: Dozza aveva appena ricordato l'esperienza dell'anno precedente quando l'allora Sindaco di Firenze La Pira, aveva riunito a Palazzo Vecchio i sindaci delle capitali di 38 paesi del mondo per firmare un patto di pace e di amicizia affinché fosse fatto tutto quanto era nelle possibilità dei comuni per la pace nel mondo. Era, anche questo, nelle corde di Bologna, città medaglia d'oro della Resistenza, un percorso che ha trovato poi altri rivoli, penso in particolare alle scelte del Consiglio comunale quando, successivamente, ha assegnato la cittadinanza onoraria, tra gli altri, al Cardinale Giacomo Lercaro e poi, successivamente, a Mikhail Gorbaciov, a Shulamit Aloni e Zahira Kamal, a Dubcek, al Dalai Lama e ad Aung San Suu Kyi.
Dal punto di vista della pace, fa ancora scuola l'intervento in Consiglio comunale sui fatti di Suez e di Ungheria. Dossetti affermò 'si legge nel testo sacro che gli uomini parlavano tutti la stessa lingua e dicevano tutti le stesse parole. Ma allora si intendevano; oggi, questa sera abbiamo sentito da tutti parlare di pace, parlare di libertà e tuttavia abbiamo visto che gli uomini che dicevano queste cose non si intendevano. Qui io proprio sono al di fuori delle parti e delle posizioni che sono state assunte, perché né l'una né l'altra è la mia, (…) sinceramente io sento catene di schiavitù dall'una e dall'altra parte.'
Ho ricordato solo pochissimi degli episodi e degli interventi tenuti da Dossetti in questo Consiglio comunale, non e' mia intenzione dilungarmi oltre, spero invece di aver esplicitato i motivi per cui abbiamo ritenuto doveroso che Bologna ricordasse una figura così importante come quella di Dossetti che è stato Costituente, vice segretario della DC, poi principale avversario di Dozza nel '56, Consigliere comunale a Bologna per due anni e che successivamente ha seguito il Cardinal Lercaro nell'impresa del Concilio Vaticano II. Dossetti prese i voti, fondò la Piccola Famiglia dell'Assunta a Monteveglio, visse per un lungo periodo in Terra Santa, infine chiese di essere sepolto nel cimitero di Casaglia di Marzabotto.
Mi sembra quindi particolarmente giusto e opportuno che si commemori Dossetti nel Consiglio comunale.
Il Consiglio comunale di Bologna, quello che scelse di conferirgli l'Archiginnasio d'Oro nel 1986 e 10 anni dopo gli intitolò lo scranno che aveva occupato per due anni, è oggi un organismo profondamente cambiato: dimezzato per numero di componenti - anche il numero dei quartieri è stato dimezzati!. Gli attuali consiglieri sono per il 70% al primo mandato; appartengono prevalentemente a una fascia d'età tra i 30 e i 40 anni, e soprattutto lavorano in un contesto in cui la sfiducia nei confronti delle istituzioni e della politica è alta.
La crisi che viviamo, ce lo ha ricordato il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno, è diventata rapidamente una crisi sociale. Anche per questo è naturale pensare oggi al significato storico di una figura come quella di Dossetti .
Dossetti ci insegna a partire sempre dagli ultimi, a metterci a servizio della comunità e a riscoprire il senso più profondo della politica.
Credo che questi siano insegnamenti estremamente attuali".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

Back to top