CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MIRKA COCCONCELLI (LEGA NORD) SULLA PRESSIONE FISCALE
Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulla pressione fiscale.
"Morire di tasse. Basta proclami, il governo, le istituzioni nazionali e locali devono intervenire per interrompere ...
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Si trasmette il testo dell'intervento d'inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulla pressione fiscale.
"Morire di tasse. Basta proclami, il governo, le istituzioni nazionali e locali devono intervenire per interrompere questa mattanza, queste vite macellate e triturate dai debiti, dalle tasse e dall’usura, immolate sull’altare dello spread! Nei primi 2 mesi dell’anno sono stati 45 gli imprenditori e gli artigiani uccisi dalle troppe tasse, 11.615 le aziende fallite, 50.000 i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro ed il governo Monti non ha fatto altro che inasprire la tassazione fino ad un limite insopportabile, ci mancano solo la tassa sul macinato e le cannonate sulla folla di Bava Baccaris e poi abbiamo fatto l’an plein! Il Nord non merita un governo che fa dell’imprenditoricidio un sistema. E’ dagli anni ’90 che l’economia italiana è morta e prosegue solo con la mafia, le banche e la pubblica amministrazione corrotta. La classe media è finita, sono finiti gli imprenditori, gli artigiani e con essi gli operai. Si stanno privando le aziende delle risorse necessarie per investire nella crescita e nello sviluppo. Il divario fra la classe politica-dirigente ed il popolo è sempre più ampio e incolmabile. Il paese si è impoverito, i soldi mancano e quando ci sono finiscono nei caveau delle banche, munificamente foraggiate da governi nazionali e internazionali. Ricordatevi che gli artigiani e le piccole e medie imprese sono il motore che ha fatto crescere l’Italia, si parla del falso problema della riforma dell’articolo 18, a cui noi della lega siamo sempre stati contrari, ma cosa c’entra l’art. 18, quando le aziende chiudono e licenziano perché non hanno lavoro, in quanto è calata la domanda interna, perché sono penalizzate dalla mancanza di liquidità, dovuta alla difficoltà di accesso al credito da parte delle banche, ai ritardi nei pagamenti ed alla concorrenza sleale di altri gruppi etnici, leggasi i cinesi, andate a vedere quello che sta succedendo a Prato, altro che demagogia e populismo.
In questo strano paese si ammazza per il disonore e la vergogna, chi le tasse le ha sempre pagate ed il governo dei tecnocrati non fa altro che porgere la pistola alla tempia e caricare il grilletto. Molti di loro erano ex operai, riusciti a mettersi in proprio, che hanno dato vita a realtà imprenditoriali, spesso a conduzione familiare, che non sono riuscite a sopravvivere all’attuale fase recessiva. Il fallimento di un imprenditore non è solo economico, ma è vissuto come un fallimento personale.
Il sociologo del lavoro De Masi ha detto che, nell’era della globalizzazione, gli imprenditori sono il nuovo proletariato e sono sempre più isolati dallo Stato, in comunione con gli stessi operai, non esistendo più la lotta di classe, ma la lotta intergenerazionale. Il piccolo imprenditore, soprattutto in provincia, ha vergogna di essere costretto a licenziare i propri compagni di lavoro, le persone che vede ogni giorno e che da lui dipendono, perché sono anche amici e compagni di bevute al bar. E’ ora di dire basta, è indispensabile ritornare ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Chiediamo al governo ed al comune di adottare seri provvedimenti per la difesa ed il sostegno degli artigiani, delle piccole e medie imprese che languono, ad esempio garantendo il rispetto dei termini di pagamento previsti, nei rapporti con la pubblica amministrazione,non si può aspettare 1-2 anni per essere pagati. Perché nella vicina Germania bastano solo 63 giorni? Per raddrizzare la situazione,se siamo ancora in tempo, è necessario sbloccare da subito i pagamenti dei crediti che le imprese e gli artigiani vantano nei confronti della PA, è indispensabile favorire l’apertura ed il mantenimento di linee di credito nei confronti delle aziende in un momento di crisi che non è più congiunturale, ma strutturale. E’ necessario compensare i crediti che le imprese vantano nei confronti della PA, con i debiti tributari che le stesse hanno maturato. La crisi è ormai insostenibile e stiamo raggiungendo il punto del non ritorno,molti porteranno i libri contabili in tribunale,altri si sono già suicidati come a Rovigo,Trani, Vicenza,Treviso, Guidonia, Verona e Bologna, per il disonore del fallimento,dei debiti,dei licenziamenti. E’necessario che le Istituzioni locali e non, che ci chiedono sacrifici, siano le prime a dare il buon esempio, come farebbe un buon padre di famiglia, con una manovra economica che, per esempio: elimini le consulenze esterne per lo stato e gli enti locali,recuperi i 98 mld evasi dalle società di slot machines, obblighi alla copertura finanziaria di ogni opera pubblica, ridimensioni le spese della Pa, abolisca gli enti inutili e gli incarichi multipli degli amministratori pubblici, riduca le spese militari ed il numero di parlamentari, elimini ogni privilegio alle province ed alle regioni a statuto speciale, abolisca il finanziamento ai partiti scomparsi, leggasi Margherita e finalmente renda ineleggibili gli amministratori pubblici condannati per reati di corruzione, concussione, truffa e peculato. E’ ora di istituire un fondo di solidarietà che aiuti l’imprenditore che si trova a corto di liquidità. L’Italia e le istituzioni locali si sono arrese allo spread, al default, al PIL, non si produce più buona politica ed invece bisogna sviluppare un’azione collettiva che produca una nuova disciplina sociale, è indispensabile credere in una rinascita ed in un nuovo illuminismo italiano, per non morire sotto il peso di una tassazione eccessiva!"
"Morire di tasse. Basta proclami, il governo, le istituzioni nazionali e locali devono intervenire per interrompere questa mattanza, queste vite macellate e triturate dai debiti, dalle tasse e dall’usura, immolate sull’altare dello spread! Nei primi 2 mesi dell’anno sono stati 45 gli imprenditori e gli artigiani uccisi dalle troppe tasse, 11.615 le aziende fallite, 50.000 i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro ed il governo Monti non ha fatto altro che inasprire la tassazione fino ad un limite insopportabile, ci mancano solo la tassa sul macinato e le cannonate sulla folla di Bava Baccaris e poi abbiamo fatto l’an plein! Il Nord non merita un governo che fa dell’imprenditoricidio un sistema. E’ dagli anni ’90 che l’economia italiana è morta e prosegue solo con la mafia, le banche e la pubblica amministrazione corrotta. La classe media è finita, sono finiti gli imprenditori, gli artigiani e con essi gli operai. Si stanno privando le aziende delle risorse necessarie per investire nella crescita e nello sviluppo. Il divario fra la classe politica-dirigente ed il popolo è sempre più ampio e incolmabile. Il paese si è impoverito, i soldi mancano e quando ci sono finiscono nei caveau delle banche, munificamente foraggiate da governi nazionali e internazionali. Ricordatevi che gli artigiani e le piccole e medie imprese sono il motore che ha fatto crescere l’Italia, si parla del falso problema della riforma dell’articolo 18, a cui noi della lega siamo sempre stati contrari, ma cosa c’entra l’art. 18, quando le aziende chiudono e licenziano perché non hanno lavoro, in quanto è calata la domanda interna, perché sono penalizzate dalla mancanza di liquidità, dovuta alla difficoltà di accesso al credito da parte delle banche, ai ritardi nei pagamenti ed alla concorrenza sleale di altri gruppi etnici, leggasi i cinesi, andate a vedere quello che sta succedendo a Prato, altro che demagogia e populismo.
In questo strano paese si ammazza per il disonore e la vergogna, chi le tasse le ha sempre pagate ed il governo dei tecnocrati non fa altro che porgere la pistola alla tempia e caricare il grilletto. Molti di loro erano ex operai, riusciti a mettersi in proprio, che hanno dato vita a realtà imprenditoriali, spesso a conduzione familiare, che non sono riuscite a sopravvivere all’attuale fase recessiva. Il fallimento di un imprenditore non è solo economico, ma è vissuto come un fallimento personale.
Il sociologo del lavoro De Masi ha detto che, nell’era della globalizzazione, gli imprenditori sono il nuovo proletariato e sono sempre più isolati dallo Stato, in comunione con gli stessi operai, non esistendo più la lotta di classe, ma la lotta intergenerazionale. Il piccolo imprenditore, soprattutto in provincia, ha vergogna di essere costretto a licenziare i propri compagni di lavoro, le persone che vede ogni giorno e che da lui dipendono, perché sono anche amici e compagni di bevute al bar. E’ ora di dire basta, è indispensabile ritornare ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Chiediamo al governo ed al comune di adottare seri provvedimenti per la difesa ed il sostegno degli artigiani, delle piccole e medie imprese che languono, ad esempio garantendo il rispetto dei termini di pagamento previsti, nei rapporti con la pubblica amministrazione,non si può aspettare 1-2 anni per essere pagati. Perché nella vicina Germania bastano solo 63 giorni? Per raddrizzare la situazione,se siamo ancora in tempo, è necessario sbloccare da subito i pagamenti dei crediti che le imprese e gli artigiani vantano nei confronti della PA, è indispensabile favorire l’apertura ed il mantenimento di linee di credito nei confronti delle aziende in un momento di crisi che non è più congiunturale, ma strutturale. E’ necessario compensare i crediti che le imprese vantano nei confronti della PA, con i debiti tributari che le stesse hanno maturato. La crisi è ormai insostenibile e stiamo raggiungendo il punto del non ritorno,molti porteranno i libri contabili in tribunale,altri si sono già suicidati come a Rovigo,Trani, Vicenza,Treviso, Guidonia, Verona e Bologna, per il disonore del fallimento,dei debiti,dei licenziamenti. E’necessario che le Istituzioni locali e non, che ci chiedono sacrifici, siano le prime a dare il buon esempio, come farebbe un buon padre di famiglia, con una manovra economica che, per esempio: elimini le consulenze esterne per lo stato e gli enti locali,recuperi i 98 mld evasi dalle società di slot machines, obblighi alla copertura finanziaria di ogni opera pubblica, ridimensioni le spese della Pa, abolisca gli enti inutili e gli incarichi multipli degli amministratori pubblici, riduca le spese militari ed il numero di parlamentari, elimini ogni privilegio alle province ed alle regioni a statuto speciale, abolisca il finanziamento ai partiti scomparsi, leggasi Margherita e finalmente renda ineleggibili gli amministratori pubblici condannati per reati di corruzione, concussione, truffa e peculato. E’ ora di istituire un fondo di solidarietà che aiuti l’imprenditore che si trova a corto di liquidità. L’Italia e le istituzioni locali si sono arrese allo spread, al default, al PIL, non si produce più buona politica ed invece bisogna sviluppare un’azione collettiva che produca una nuova disciplina sociale, è indispensabile credere in una rinascita ed in un nuovo illuminismo italiano, per non morire sotto il peso di una tassazione eccessiva!"
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Piazza Maggiore, 6