Esposto comitati su urbanistica. La nota dell’amministrazione comunale
Descrizione
Se l’autorità giudiziaria riterrà opportuno promuovere approfondimenti in merito all’esposto dei comitati, ci sarà, come sempre, la massima disponibilità del Comune nel fornire informazioni e chiarimenti, in pieno spirito di collaborazione. Nel rispetto del lavoro delle autorità inquirenti, riteniamo tuttavia gli elementi proposti dall’esposto infondati e contestabili nel merito.
Da quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa, i sottoscrittori dell’esposto inviterebbero l’autorità giudiziaria ad approfondire l’operato del Comune di Bologna - in qualità di Pubblica Autorità preposta a vigilare sul rispetto della normativa urbanistica - su alcuni interventi edilizi, autorizzati peraltro in anni passati, sul presupposto che presenterebbero situazioni analoghe a quelle contestate al Comune di Milano.
Tale suggestione e accostamento appare tuttavia improprio per diversi ordini di ragioni, a partire dal quadro normativo di riferimento, che vede per Bologna (come per le altre città emiliano-romagnole) la vigenza di un quadro normativo differente, regolato da una norma regionale che prevede prescrizioni precise. Il Comune non solo ritiene di aver applicato correttamente quelle norme, ma nel corso degli ultimi anni, ed in tempi non sospetti, ha promosso una attività di regolamentazione sempre più stringente in materia urbanistica, anche per governare interventi a potenziale alto impatto e renderli compatibili con il contesto urbano e con gli indirizzi urbanistici complessivi che vedono un impegno potenziato sul verde pubblico e sull’edilizia residenziale sociale.
Sul piano strettamente tecnico si sottolinea in particolare come l’articolo di stampa, richiamando i contenuti dell’esposto, sollevi dubbi di “legittimità” relativamente al rilascio di titoli edilizi, facendo riferimento ad un quadro normativo parziale e incompleto. Infatti si citano solo le norme di carattere nazionale contenute in un comma dell’art. 41 della legge urbanistica nazionale del 1942, come modificata da una legge del 1967. Viene invece completamente ignorata l’evoluzione successiva della normativa, sia dal punto di vista della disciplina urbanistica, che da quella degli interventi edilizi.
Infatti lo Stato da allora non ha più normato le questioni inerenti densità, altezze e standard urbanistici, delegando invece alle Regioni la facoltà di stabilire le leggi in materia di governo del territorio; la Regione Emilia-Romagna ne ha definite 3 dal 1978 ad oggi, sulla base delle quali sono stati redatti e approvati gli strumenti urbanistici negli ultimi cinquant’anni o quasi.
Gli strumenti urbanistici del Comune di Bologna, prima il PRG, poi PSC, più recentemente il PUG, hanno dato applicazione a queste norme.
Intanto lo Stato, per favorire la “semplificazione” delle procedure, ha allargato in maniera molto consistente la definizione di “Ristrutturazione Edilizia” (del 1978), dal 2001 al 2022, includendo in questo tipo di intervento sempre più interventi di nuova costruzione per sostituzione di edifici esistenti; in particolare il “decreto del fare” del 2013 ha eliminato il limite della sagoma nelle ricostruzioni, consentendo di demolire edifici e ricostruirli anche fuori dalla sagoma preesistente; l’entrata in vigore di questo decreto ha fatto sì che le norme già contenute negli strumenti urbanistici (PSC) si potessero applicare con procedure “semplificate”.
Se si guardano i 13 interventi oggetto dell’esposto solo due di questi sono stati realizzati con SCIA, usufruendo delle semplificazioni di legge, gli altri invece sono tutti rilasciati con permesso di costruire; tre degli interventi sono conseguenti strumenti urbanistici attuativi (PRU o POC, paragonabili ai piani particolareggiati), due realizzano parzialmente opere di urbanizzazione e quindi sono accompagnati da una convenzione approvata dal Consiglio comunale.
La possibilità di non realizzare standard urbanistici, corrispondendo al Comune risorse pari al valore delle opere non realizzate (“monetizzazione”), è normata dalle leggi regionali 20/2000 e 24/2017 e dai piani urbanistici del Comune. Si tratta di una norma che prevede valutazioni nel merito (relative alla misura degli interventi e alla esistenza di dotazioni nell’area urbana interessata), che vengono svolte dagli uffici comunali sulla base di norme che prevedono le modalità di valutazione (ad esempio cinque degli interventi suddetti non richiedono valutazioni perchè sono di dimensioni piccole, che non darebbero luogo alla realizzazione di dotazioni significative).
Queste norme, che stanno evolvendo nel tempo, affrontano alcuni temi della rigenerazione urbana, sempre più attuali per Bologna; se nel 1967 un approccio quantitativo alla dotazione di spazi e attrezzature pubbliche era sicuramente adatto per città che si espandono, oggi è molto importante poter fare valutazioni di carattere qualitativo, basate su criteri come quelli inerenti la qualità di “prossimità” dei servizi e la loro concreta disponibilità, integrazione e accessibilità sul territorio.
Anche per quanto riguarda il tema della densità e delle altezze è necessario considerare che la rigenerazione urbana si basa sull’obiettivo di non accrescere la città consumando suoli agricoli e naturali: per questo se una città ha obiettivi di sviluppo, accanto alla piena utilizzazione del patrimonio edilizio esistente, deve considerare ipotesi di aumento della densità. Questo non può dipendere da parametri assoluti come quelli stabiliti nella legge del 1967, ma adattarsi a situazioni e contesti urbani molto differenti.
Appare evidente in questo caso come ad animare l’esposto dei comitati sia purtroppo una parziale conoscenza degli strumenti urbanistici, dal quale discendono considerazioni infondate quando non lesive. Ci auguriamo ci siamo modo, al netto degli eventuali approfondimenti che le autorità competenti valuteranno eventualmente di promuovere, di un confronto più disteso e non ideologico su temi di così grande rilevanza e complessità. Non mancherà la disponibilità dell’amministrazione al confronto sul merito con i comitati su questo.