CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO IN RICORDO DI MAURIZIO CEVENINI, L'INTERVENTO DEL CONSIGLIERE DANIELE CARELLA


Di seguito l'intervento del consigliere Daniele Carella (Pdl) in occasione del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Maurizio Cevenini.

"Non mi sono scritto niente, ringrazio i colleghi del gruppo per avermi fatto questo onore e devo ...

Descrizione

Di seguito l'intervento del consigliere Daniele Carella (Pdl) in occasione del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Maurizio Cevenini.

"Non mi sono scritto niente, ringrazio i colleghi del gruppo per avermi fatto questo onore e devo dire che vivo questo momento con un senso di incredulità che mi accompagna ormai da un anno a questa parte. Maurizio era un patrimonio di tutta la città, ne faceva parte, la incarnava e quindi era oggettivamente vissuto e sentito da amico come tutti. Poi per qualcuno era diventato più utile o indispensabile. Tra questi ci sono io, sono passato da averlo come sporadico cliente, ad averlo come collega in quest'aula di Consiglio e la vera presentazione a suo tempo mi fu fatta dal collega Patrizio Gattuso che era tra i fondatori della squadra di calcio, il quale mi chiese se volevo giocare a calcio. Gli ho risposto che avrei giocato a calcio molto volentieri, ma non sapevo giocare a calcio. Allora noi avemmo la pensata di mettermi in porta, come si fa con chi non sa giocare. E in questo fui indirizzato anche in parte dall'altro collega e fondatore della squadra, Paolo Foschini.
L'esperimento fu ovviamente fallimentare, all'epoca facevo palestra ero 130 chili, potete pensare un omone che non aveva mai giocato a calcio messo in porta: prendevamo goal a grappoli. Allora il capitano un giorno mi avvicinò e mi disse: 'Ma tu sei sicuro di voler giocare in porta?' Ed io: 'No, francamente mi è capitato'. E lui: 'Cosa ne dici di giocare fuori?'. E io dissi: ' Guarda, io al pallone non do neanche del lei, ma del voi. Però se tu mi dici che da qui non deve passare nessuno, qui nessuno passa".
Allora esordii in difesa, dove giocava anche Maurizio. Non passava nessuno, non facevo fallo, mi mettevo in mezzo e tutti rimbalzavano. Nacque così il soprannome che mi diede Maurizio che era quello di 'pacchetto di mischia' che mutuava l'esperienza avuta con l'altro collega Monteventi che veniva dal rugby. E, nei giorni, settimane e anni, ho cominciato a conoscere una persona che mi ha insegnato molto, mi ha mostrato molte strade.
Ma la cosa che mi ha sempre colpito moltissimo di Maurizio è l'enorme rispetto nei confronti degli altri. In realtà lui raggiungeva dei risultati, non perché cercava dei traguardi, ma perché erano la naturale conseguenza della sua cultura. Lui mostrava e aveva sincero rispetto per tutti, qualunque fossero le idee politiche e le opinioni. E questo immenso rispetto, che traspariva, lo ha messo sempre nelle condizioni di essere ascoltato oltre che di ascoltare. Ovvero, Maurizio rappresentava veramente quella che è l'icona del bolognese tipico e, in questi anni di cammino assieme, non ha mai fatto mancare a chi glielo ha chiesto un consiglio, una dritta, ma soprattutto di mostrare uno stile di vita che era volto a perseguire ciò in cui si credeva.
E cosa amava lui? Bologna. Ed era per questo che si prestava ai suoi molteplici ruoli: perché gli piaceva, gli piaceva vivere Bologna, viverla in Consiglio comunale, quando c'era la Festa dell'Unità, viverla quando c'era la partita di calcio.
A proposito del calcio, vorrei che fosse chiara una cosa, lui era appassionato di calcio, ma, come mi disse una volta, aveva visto nel calcio uno strumento culturale di avvicinamento con altre realtà. Il calcio serviva alla squadra del Consiglio comunale per avvicinare altri consigli comunali, con maggioranze anche diverse, serviva ad aprire dialoghi e conoscenze.
Ed è stata una bellissima avventura crescere accanto a lui e vi devo dire in tutta sincerità che a me manca terribilmente. Non è vero che tutto passa, questa è una cosa che non passerà mai. Grazie a tutti voi, grazie alla famiglia".

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Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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