CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE. L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI


Si trasmette il discorso di Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di Bologna, tenuto oggi nel corso della seduta solenne del Consiglio comunale per celebrare la diciottesima “Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vi...

Descrizione

Si trasmette il discorso di Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di Bologna, tenuto oggi nel corso della seduta solenne del Consiglio comunale per celebrare la diciottesima “Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie”

Signor Sindaco, signori e signore della Giunta, signori e signore consiglieri, signor Prefetto, signor Questore, signor presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, autorità civili e militari tutte, gentili ospiti, cari studenti,
celebriamo oggi la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, celebrata in tutta Italia e sancita qui da una Legge Regionale, la n. 3 del 2011 intitolata “Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”.
Vorrei partire da qui e dire che il Consiglio comunale di Bologna non ha mai avuto dubbi: tra i compiti civili della politica e delle istituzioni c’è quello di difendere la nostra comunità dalle infiltrazioni della criminalità organizzata, della mafia e di ogni altra realtà che mini i diritti dei cittadini a essere sicuri, a essere liberi.
Ci sono molti modi per affrontare questa questione. Vale la pena e vale richiamare per tutti l'impegno a promuovere una cultura diffusa di contrasto alla malavita organizzata, ed è quindi doveroso raccontare questo fenomeno, non rincuorarci con analisi consolatorie secondo cui la mafia sta sempre da un'altra parte del mondo o da un'altra parte d'Italia, oppure analisi datate secondo cui la mafia attecchisce solo in territori poveri e senza coesione sociale, o ancor peggio sottovalutare questo fenomeno.
Il nostro territorio, voglio ricordarlo, le nostre amministrazioni locali, da diversi anni, fanno questo.
A dirlo sono soprattutto ricerche come quelle che fra poco ci presenterà il professor Ciconte, autore di un’importante studio realizzato per conto della Regione Emilia-Romagna che ha permesso di mettere in evidenza quello che è il risultato del lavoro collettivo di tutti noi: nella nostra regione, nella nostra città, esiste, a mio parere, un muro invalicabile tra mafia e politica.
Da noi, i dati di cronaca lo raccontano in modo molto preciso, politici e amministratori sono tra i soggetti a cui la mafia rivolge minacce. Non loro complici.
Ricordo a questo proposito le lettere minatorie e i proiettili ricevuti dall'allora Sindaco di Riccione nel 2005, da Massimo Mezzetti (allora Consigliere regionale, oggi Assessore) nel 2008, dalla segretaria della Lega nord di Brescello e dall'allora Sindaco di Vignola che nel 2006 era stato oggetto di intimidazione. Ovviamente io non posso, non voglio tacere delle minacce avanzate a imprenditori e giornalisti. Ricordo ovviamente il caso di Tizian, su cui il Consiglio comunale è intervenuto e si è espresso più volte con ordini del giorno
Voglio in questa sede sopratutto non tacere il fatto che questo è il tempo segnato da un record per noi inaccettabile: cioè il fatto che al nord un numero rilevante di consiglieri comunali e provinciali, sindaci, consiglieri regionali siano stati in contatto, per ragioni diverse, con esponenti della mafia.
Affrontare questa questione oggi in Consiglio comunale significa dire da che parte stiamo e mostrare il volto migliore della politica e delle istituzioni: quello di chi si sente in dovere di affrontare queste questioni e di stare dalla parte della legalità.
Ecco, una particolarità di questa terra è che, pur non essendo immuni dal fenomeno, il nostro tessuto sociale, fatto di lavoratori, di imprese, di sindacati, di associazioni, di istituzioni locali hanno fatto e stanno facendo azioni concrete per arginare questo fenomeno.
Lo dicono, pur con toni e in modi differenti più soggetti. Ricordo per brevità di intervento di questo mio piccolo saluto di apertura, rimandando per gli approfondimenti alle analisi e agli studi del professor Ciconte, alcuni interventi recenti, penso alla relazione semestrale del 2010 messa a punto dal Centro operativo della Dia di Firenze che è competente anche dell'Emilia Romagna e all'intervento di inaugurazione dell'anno giudiziario del Procuratore della Corte d'Appello di Bologna, siamo nel gennaio 2011.
Toni diversi ma che sottolineano caratteristiche precise: “la popolazione, l'imprenditoria e gli enti amministrativi sono refrattari, fondamentalmente, alle infiltrazioni malavitose” (relazione semestrale, 31 maggio 2010).
L”'Emilia-Romagna non è terra di mafia nel senso tradizionale del termine” (Procuratore della Corte d'Appello di Bologna, gennaio 2011 inaugurazione anno giudiziario).
Sono grata, voglio dire in questo consiglio, al professor Ciconte per avere dato sistematicità a queste dichiarazioni ufficiali e averle così poste in modo molto evidente all'attenzione di tutti noi. Qui, voglio ricordarlo, sta la nostra forza. Quella di aver affrontato la questione e di non averla minimizzata. Possiamo dire di aver acceso i motori per reagire prima che il fenomeno diventasse radicato.
Lo fanno la magistratura e le forze dell’ordine, i cui esponenti ho salutato in apertura di Consiglio il cui lavoro non smetteremo mai di seguire e sostenere, lo ha fatto la Regione Emilia-Romagna che, appena due anni fa, ha varato una legge apposita per diffondere la cultura della legalità e prevenire le infiltrazioni mafiose.
Per questo voglio ringraziare la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera, che purtroppo all'ultimo momento non ha potuto raggiungere i lavori di quest'oggi, ma che di quella legge è stata l’autrice e forte sostenitrice.
La ringraziamo per il suo lavoro, un lavoro che ha fatto in soli due anni, con progetti concreti, ovviamente ci sono opinioni diverse, ma che sono 60, attivati sul tema lotta alla mafia e cultura della legalità. Progetti finanziati anche a Bologna, sappiamo della delega alla legalità assegnata all’Assessore Nadia Monti e ai tanti amministratori del nostro territorio, che hanno portato in questa terra a realizzare 15 progetti destinati a diffondere la cultura della legalità. Su questo non mi soffermo oltre perché so che il Sindaco rimarrà in particolare su questo aspetto.
Ma vorrei, a conclusione di questo mio breve intervento, ricordare che questa seduta del Consiglio comunale si svolge alla presenza anche di alcune scolaresche, in particolare dell'Istituto Pacinotti di Bologna a cui voglio rivolgere il saluto del Consiglio comunale tutto e che ringrazio, loro e le loro insegnanti per la presenza e soprattutto per l'impegno costante che promuovono per diffondere la cultura della legalità, "Fai la cosa Giusta" è già un titolo esplicativo, forte, preciso di quello che stanno facendo fuori e dentro le loro scuole.
Sostengo da tempo che i fenomeni violenti siano da considerarsi come dei mostri. Ed esattamente come succede per i bambini, i mostri fanno paura, bloccano, tengono in ostaggio, impediscono di muoversi, perfino di pensare, fino a quando non dai loro un volto, una voce, un nome.
Chi fa questo, dare volto, voci e nomi, sono anche uomini e donne comuni, che non hanno una divisa o un incarico istituzionale. Tra queste Cinzia Franchini, che voglio ringraziare per avere accettato il nostro invito a raccontare la sua esperienza in Consiglio comunale. La sua esperienza di denuncia è stata raccolta in un libro che si intitola ”Donne che resistono alle mafie” (edizione TransEuropa 2012).
Ho scelto di invitarla perché la sua storia e il suo esempio mandano in frantumi due stereotipi presenti nella retorica comune.
Il primo è relativo al lavoro che svolge: guida un camion, lavoro in cui le donne sono pochissime, e così facendo dimostra a tutte noi e soprattutto alle nuove generazioni che non c'è più limite al nostro agire; il secondo è relativo al suo essere donna che contrasta le mafie. Da qualche tempo la cronaca ci racconta come le donne, fino a qualche decennio fa ai margini dell'azione mafiosa e malavitosa, abbiano assunto potere, guidato interi clan, magari mentre i mariti sono in carcere o sono caduti sotto il fuoco della giustizia.
Contro questo stereotipo Nando Dalla Chiesa afferma “l'antimafia è donna, loro portano addosso la gioventù della libertà e del coraggio di guardare il mondo in faccia”. Io non so dire se sia ovviamente sempre e solo così, di certo però voglio sottolineare questo nuovo soggetto che interviene anche nelle azioni di promozione culturale e di denuncia del fenomeno mafioso.
Signor Sindaco, signori consiglieri, autorità tutte, affrontare queste questioni in Consiglio comunale è quindi doveroso, per ribadire come la lotta alla cultura mafiosa debba essere l’impegno di tutta una comunità".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

Back to top