CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE ZACCHIROLI (PD)
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD) sull'episodio accaduto all'Arterìa.
"Lo dico con tutta la franchezza necessaria: se un locale a Bologna, se qualche persona che ha la responsabilità di gestir...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD) sull'episodio accaduto all'Arterìa.
"Lo dico con tutta la franchezza necessaria: se un locale a Bologna, se qualche persona che ha la responsabilità di gestire una parte della vita notturna della città, pensa di poter agire in modo razzista, penso che l'amministrazione di Bologna e il Consiglio comunale non possano sottovalutare nemmeno per qualche secondo la situazione.
Dal 2004 questa città ha adottato la carta per i diritti umani nelle città, è tra i fondatori dell'associazione delle città europee contro il razzismo e le discriminazioni e di quell'associazione detiene ad oggi la vice presidenza.
Se quello che i giornali raccontano verrà confermato dalle istituzioni preposte i responsabili debbono essere puniti e se ci fossero responsabilità del locale quel locale andrebbe chiuso.
Su un tema come questo non si può tentennare. Bologna dice no e deve dirlo laddove è massimamente rappresentata come comunità, cioè qui in Consiglio comunale.
Il consiglio comunale deve dire no facendo fronte comune contro chi, nel 2015, pensa di ricondurre la violenza o la pericolosità non ai singoli individui ma a una etnia o a un colore della pelle. Se oggi non siamo uniti e non sentiamo suonare un campanello dall'allarme condanneremmo Bologna, la città dei diritti, la prima al mondo ad abolire la schiavitù, a un ritorno nella preistoria e questo non possiamo permettercelo.
Il tema è delicatissimo. Siamo una città in cui la sera migliaia di giovani e non solo giovani entrano ed escono dai locali, sappiamo benissimo quali sono le difficoltà dei responsabili dei locali nel gestire, a volte, situazioni difficili, ma tutto questo non può giustificare il comportamento raccontato dai giornali in questo fine settimana.
Chi dovrà fare chiarezza, Questura e Prefettura si muovano celermente, non lascino dubbi, ma noi, la politica, non possiamo aspettare, non possiamo permettercelo. Il segnale ai cittadini deve essere forte, nei confronti di tutti, giovani e meno giovani. Inoltre lo dobbiamo ai cittadini stranieri che vivono in città, a tutti, che siano profughi o meno, neri o bianchi. A loro prima di tutto deve arrivare forte il messaggio che queste differenziazioni sono per questa città, rinchiuse dentro una storia che non vogliamo torni presente.
Nessuno pensi possibile che in città ci siano luoghi vietati a etnie o a non italiani. A nessuno venga in mente che la discriminazione o il razzismo abbiano cittadinanza. Molto lavoro è stato fatto, ma tanto ne resta da fare, e non possiamo non sentire questa responsabilità.
A questo vanno poi aggiunti atti concreti, per questo, insieme al collega Barcelò e alla collega Lama presenterà un ordine del giorno di cui chiedo la trattazione urgente nei lavori odierni dell'aula".
"Lo dico con tutta la franchezza necessaria: se un locale a Bologna, se qualche persona che ha la responsabilità di gestire una parte della vita notturna della città, pensa di poter agire in modo razzista, penso che l'amministrazione di Bologna e il Consiglio comunale non possano sottovalutare nemmeno per qualche secondo la situazione.
Dal 2004 questa città ha adottato la carta per i diritti umani nelle città, è tra i fondatori dell'associazione delle città europee contro il razzismo e le discriminazioni e di quell'associazione detiene ad oggi la vice presidenza.
Se quello che i giornali raccontano verrà confermato dalle istituzioni preposte i responsabili debbono essere puniti e se ci fossero responsabilità del locale quel locale andrebbe chiuso.
Su un tema come questo non si può tentennare. Bologna dice no e deve dirlo laddove è massimamente rappresentata come comunità, cioè qui in Consiglio comunale.
Il consiglio comunale deve dire no facendo fronte comune contro chi, nel 2015, pensa di ricondurre la violenza o la pericolosità non ai singoli individui ma a una etnia o a un colore della pelle. Se oggi non siamo uniti e non sentiamo suonare un campanello dall'allarme condanneremmo Bologna, la città dei diritti, la prima al mondo ad abolire la schiavitù, a un ritorno nella preistoria e questo non possiamo permettercelo.
Il tema è delicatissimo. Siamo una città in cui la sera migliaia di giovani e non solo giovani entrano ed escono dai locali, sappiamo benissimo quali sono le difficoltà dei responsabili dei locali nel gestire, a volte, situazioni difficili, ma tutto questo non può giustificare il comportamento raccontato dai giornali in questo fine settimana.
Chi dovrà fare chiarezza, Questura e Prefettura si muovano celermente, non lascino dubbi, ma noi, la politica, non possiamo aspettare, non possiamo permettercelo. Il segnale ai cittadini deve essere forte, nei confronti di tutti, giovani e meno giovani. Inoltre lo dobbiamo ai cittadini stranieri che vivono in città, a tutti, che siano profughi o meno, neri o bianchi. A loro prima di tutto deve arrivare forte il messaggio che queste differenziazioni sono per questa città, rinchiuse dentro una storia che non vogliamo torni presente.
Nessuno pensi possibile che in città ci siano luoghi vietati a etnie o a non italiani. A nessuno venga in mente che la discriminazione o il razzismo abbiano cittadinanza. Molto lavoro è stato fatto, ma tanto ne resta da fare, e non possiamo non sentire questa responsabilità.
A questo vanno poi aggiunti atti concreti, per questo, insieme al collega Barcelò e alla collega Lama presenterà un ordine del giorno di cui chiedo la trattazione urgente nei lavori odierni dell'aula".
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Piazza Maggiore, 6