Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni

Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica)."Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell'economia globale.Gentile Presidente,oggi ascolterete un intervento molto inconsueto, non rivolt...

Descrizione


Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).

"Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell'economia globale.
Gentile Presidente,
oggi ascolterete un intervento molto inconsueto, non rivolto tanto all’Amministrazione o a colleghe e colleghi seduti in consiglio, ma direttamente rivolto ai cittadini e alle cittadine di Bologna, ai giornalisti, alle Radio: soprattutto alle radio della città.
Oggi, alle 17.30 all’Archiginnaio, Bologna ospita un’italoamericana piuttosto importante, cui mi pare vada dedicata una certa attenzione.
Si tratta della Professoressa Mariana Mazzucato, che insegna all’University College of London, dove dirige l’Institute for Innovation and Public Purpose e insegna economia alla facoltà di scienze politiche dell’Università del Sussex, nel Regno Unito.
Mazzucato si occupa, insomma, d’innovazione, oltre che di economia, e dal quel particolare punto d’osservazione svolge una critica feroce del sistema capitalistico nel tempo presente.
Dopo Lo Stato innovatore, che l’ha resa famosa, Mazzucato ha, infatti, pubblicato un altro importante volume, tradotto recentissimamente da Laterza col titolo Il valore di tutto, ove sostiene che nelle economie avanzate (a partire dalle economie dei paesi anglosassoni), ci sono soggetti che creano valore e ce ne sono altri che non lo creano ma se ne appropriano, a partire dalla finanza.
Riprendendo l’importante lavoro che alcuni economisti francesi hanno svolto sui metodi di misurazione del Prodotto Interno Lordo, l’economista italo-americana s’interroga sull’adeguatezza di questo metro nel misurare la effettiva ricchezza di un Paese, di una Comunità, sottoponendo a critica gli indicatori utilizzati per misurare il PIL, specie in una stagione di conclamata e drammatica crisi ambientale, oltre che di aumento smisurato delle diseguaglianze su scala planetaria.
Nella prospettiva dell’autrice, peraltro, sia la grande finanza (le grandi banche d’affari, gli hedge fund, ecc.) sia i “grandi innovatori” (da Google a Facebook, da Amazon a Uber fino alle piattaforme come Airbnb) creano poco o nessun valore, ma hanno una grandiosa capacità di appropriarsi del surplus che altri hanno prodotto. Lo stiamo imparando, del resto, anche a Bologna, come in più circostanze ci è capitato di sottolineare...
Si tratta della capacità di appropriarsi in parte di sapere diffuso, in altra parte dei risultati innovativi scoperti e sviluppati dalla ricerca pubblica: si pensi ad agenzie come la Nasa, la Cia o altre importanti agenzie di Stato americane operanti nel settore farmaceutico.
Per ottenere queste “rendite”, il capitalismo moderno ha costruito una narrazione che presenta il settore pubblico come inefficiente, lento, corrotto, nemico della crescita e dell’innovazione.
Ebbene, come ha scritto Martin Wolf del Financial Times, il libro di Mazzucato ci obbliga a mettere in discussione convinzioni date ormai per scontate sul funzionamento dell’economia globale: convinzioni che Luciano Gallino chiamava “idee ricevute”, per tali intendendo teoremi e tesi prive di ogni fondamento teorico e dimostrazione empirica, divenute senso comune perché non efficacemente contrastate.
Una lettura della realtà da rovesciare, posto che il contributo dello Stato e, più in generale, del Pubblico, all’innovazione, è essenziale: e, per Mazzucato, andrebbe riconosciuto e remunerato.
Per far questo, ad opinione dell’Autrice, la politica dovrebbe archiviare la fiducia nei meccanismi del mercato e intervenire potentemente in economia, giacché “possiamo costruire i mercati in modo tale che producano risultati desiderabili come una crescita verde o una società più solidale”.
Non si tratta, dunque, di limitarsi a “correggere” i fallimenti dei mercati, bensì di “contribuire a creare e plasmare i mercati, per giungere a una coproduzione, ad un’equa distribuzione, del valore economico”.
Torna, qui, un tema già anticipato in un’opera collettanea del 2016, “Ripensare il capitalismo”, a cura di Mariana Mazzucato e Michael Jacobs: volume certamente ambizioso ed ampio, tanto da coinvolgere coautori del calibro di Joseph Stiglitz, Colin Crouch, Carlota Pérez e Stephany Griffith-Jones.
In particolare, quando la Mazzucato e Jacobs sostengono che “la creazione di valore è un processo collettivo” e che bisogna giungere ad una “coproduzione del valore”, hanno a mente il fatto che il valore, come accumulo di segni di ricchezza corrispondenti a beni e servizi concreti cui avere accesso, è in ultima analisi creato quando il pubblico, con le sue istituzioni di ricerca, formazione, ed i suoi investimenti infrastrutturali, interviene sistematicamente nella catena del valore, combattendo la tendenza del capitalismo finanziario contemporaneo al breve termine ed alla valorizzazione nominale.
Ebbene, per concludere, penso che questa lezione vada tenuta presenta in ogni scelta compiuta da ogni istituzione pubblica, inclusi gli enti territoriali e, perché no, le città e i comuni.
Pensiamoci, insomma, quando ragioniamo di servizi pubblici e di loro eventuali, esternalizzazioni, di energia, di acqua, di scuola, di urbanistica, di ambiente, di trasporti".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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