Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni

Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica)."Palestina: a 70 anni dal 15 maggio 1948 è ancora 'catastrofe'.La bandiera che porto dipinta sul volto, oltre a rappresentare un simbolo della lott...

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Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).

"Palestina: a 70 anni dal 15 maggio 1948 è ancora 'catastrofe'.

La bandiera che porto dipinta sul volto, oltre a rappresentare un simbolo della lotta contro l’omotransfobia e contro ogni forma di discriminazione legata al genere e all’orientamento sessuale, è anche un simbolo di pace.
Un simbolo di pace che esibisco in una settimana cruciale per il Medio Oriente.
L’inaugurazione, prevista per oggi, della nuova ambasciata americana a Gerusalemme “segna una svolta storica”, come riconosceva, proprio oggi, La Repubblica, benché soltanto nell’occhiello ad un pezzo a metà strada tra cronaca e colore, dedicato alla vittoria della cantate israeliana Netta all’Eurovision Song Contest 2018.
Perché una svolta storica? Perché il trasferimento della sede diplomatica Usa da Tel Aviv alla città santa è un trasferimento di sede dall’unica capitale di Israele riconosciuta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ad una città simbolo di un popolo senza stato, il popolo palestinese, che subisce, da 70 anni, un’occupazione, come riconosciuto nella risoluzione dell’ONU n. 194.
Ma c’è di più: ciò avviene in concomitanza con i festeggiamenti per i 70 anni dall’indipendenza dello Stato di Israele, dichiarata il 15 maggio 1948, che tuttavia i palestinesi ricordano come il Giorno della Nakba (Catastrofe): ciò perché l’occupazione dei territori e la pulizia etnica che ha colpito i palestinesi li ha trasformati in un popolo senza terra, senza stato e senza diritti.
Nel corso delle ultime settimane si è assistito ad una durissima repressione da parte delle forze armate israeliane delle proteste pacifiche della popolazione palestinese dei Territori Palestinesi Occupati (TPO), nell’ambito delle mobilitazioni popolari contro le politiche di occupazione israeliane, contro il blocco illegale israeliano della Striscia di Gaza e per il diritto al ritorno dei rifugiati (sancito dalla risoluzione 194 dell’ONU) che culmineranno proprio domani 15 maggio, nel settantesimo anniversario della doppia ricorrenza che poc’anzi rammentavo.
La repressione israeliana ha causato fino ad oggi più 40 morti e oltre 2000 feriti tra i manifestanti, in particolare nella Striscia di Gaza, lungo la barriera di separazione con Israele, spingendo alti funzionari dell’ONU a condannare Israele per uso di “forza eccessiva” e il Segretario Generale ONU Guterres a richiedere l’apertura di una indagine indipendente, richiesta avanzata dal Kuwait con una risoluzione in Consiglio di Sicurezza che ha visto il veto degli Stai Uniti. Del resto, si tratta del medesimo governo che, proprio oggi, sta trasferendo da Tel Aviv a Gerusalemme la sede della propria rappresentanza diplomatica, nonostante le proteste dei palestinesi in tutti i territori occupati e anche in Israele e la risoluzione contro questa decisione approvata a grande maggioranza dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 21 dicembre 2017 (con 128 voti a favore - tra cui l’Italia - 9 a contrari e 35 astenuti). Ma non si tratta, semplicemente, di una decisione inopportuna. Quella degli Stati Uniti è una decisione illegittima, perché è in contrasto con le risoluzioni dell’ONU 476 (1980), 478 (1980), 672 (1990) e 1073 (1996), 1322 (2000), e costituisce un tentativo di legittimare il controllo illegale di Gerusalemme da parte di Israele, che – come noto – ha annesso unilateralmente la parte est della città occupata nel 1967.
Nei giorni passati, in occasione della partenza del giro d’Italia, partito da Gerusalemme il 4 maggio con altre due tappe in Israele nei giorni successivi, il grido d’indignazione e protesta si è levato da parte di tutta la società civile internazionale: oltre ad intellettuali del calibro di Noam Chomsky o, per stare all’Italia, il nostro Moni Ovadia o un ex sindaco di questa città come Sergio Cofferati, si sono mobilitate decine di associazioni ed organizzazioni che vanno dalla FIOM-CGIL all’Arci, da Pax Christi, fino alla Rete degli Ebrei Contro l’Occupazione, fino a BDS Italia, che ha svolto un monitoraggio costante sulla situazione dei territori occupati, anche producendo materiali e documentazione utile per la redazione di ordini del giorno come quello che Coalizione civica ha presentato.
Fino ad oggi, più di centoventi organizzazioni per i diritti umani, sindacati, associazioni per il turismo etico, gruppi sportivi e religiosi da oltre 20 Paesi hanno reso pubblico un appello internazionale che invitvaa il noto evento ciclistico “Giro d’Italia” a spostare la sua “Grande Partenza” del 2018 da Israele a causa delle sue gravi e crescenti violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi.
I firmatari dell’appello hanno giustamente sottolineato che tenere il “Giro d’Italia” in Israele avrebbe occultato l’occupazione militare e la discriminazione contro i palestinesi da parte di Israele e al contempo ne avrebbe aumentato il senso di impunità, alimentando la continua negazione dei diritti dei palestinesi sanciti dall’ONU. Quella partenza e quelle tappe ci sono state, ma l’escalation di questa mattina, proprio a Gerusalemme, lascia sgomenti: in un solo giorno i sono stati altri 40 palestinesi ammazzati dalle truppe israeliane ed oltre 1500 feriti…e chi sa quale sarà il bilancio a fine giornata.
In Medio Oriente si consuma una bancarotta dell’lumanità, che, nel caso dei palestinesi, dura 70 anni: quelli che ci separano dalla fondazione dello Stato di Israele, mentre i palestinesi commemorano 70 anni di spoliazione, espulsione forzata e negazione dei diritti dei rifugiati palestinesi sanciti dall’ONU.
Consiglieri e consigliere, abbiamo la possibilità di dare, almeno, un segnale. Facciamolo".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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