CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE ERRANI (PD)


Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani (PD) sulla manifestazione di Rom e Sinti di sabato scorso.

"A Bologna il corteo di rom e sinti è stata una manifestazione per la pace, per manifestare in difesa dei dir...

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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani (PD) sulla manifestazione di Rom e Sinti di sabato scorso.

"A Bologna il corteo di rom e sinti è stata una manifestazione per la pace, per manifestare in difesa dei diritti delle minoranze e contro la xenofobia nel giorno dell'anniversario della rivolta nel campo di sterminio di Birkenau.
Durante l'Olocausto, furono uccisi più di 500mila Rom e Sinti, 350mila disabili e persone omosessuali. Dobbiamo conoscere la storia del popolo Rom, si tratta di una minoranza presente in tutti i paesi dell’Europa, le cui condizioni di vita sono, come per tutte le minoranze, il risultato della storia vissuta. Ebrei, Rom, disabili ed omosessuali vennero sterminati dai nazisti perché ritenute vite inutili, dei parassiti, uno spreco per l’economia.

Secondo l'ideologia nazista si trattava di persone dannose per noi. Sfruttavano l'assistenza pubblica, erano improduttivi e mettevano al mondo figli con le stesse caratteristiche. Le persone dietro il filo spinato erano persone come noi, anche noi potevamo essere in quelle "categorie". Ma potevamo essere anche gli aguzzini. In certe condizioni, economiche, sociali e culturali, avremmo potuto essere anche noi quegli aguzzini.
Il Giorno della Memoria non contempla gli “zingari”. Dal processo di Norimberga non c'è stato un riconoscimento a livello europeo, i Rom sono un popolo senza territorio. Per evitare schiavitù e repressione, i Rom si spostano, da qui nasce il pregiudizio sul cosiddetto "nomadismo". 

Nei campi nomadi, anche a Bologna, si sospendono i diritti, l'umanità, confiniamo qualcuno che riteniamo superfluo. Il "campo nomade" produce un sistema di esclusione, non c'è un buon abitare. È una minoranza chiusa nei campi.
L'Italia, la nostra regione, Bologna deve uscire da un sistema di “aree sosta” per nomadi che riduce in povertà economica e relazionale le famiglie dei rom-sinti che vivono da più di quaranta anni nella nostra città. La presenza dei rom nella città non è provvisoria ma è strutturale, dai primi anni novanta si sono stabiliti più di 6.000 mila rom provenienti dai Balcani (ex Yugoslavia, Romania e Bulgaria). Si trovano qui per cercare lavoro e per cercare asilo. Cercano casa, servizi, scuola e cercano di poter vivere riscattando la propria povertà. 
In questa situazione drammatica, a chi conviene invece alimentare paura e pregiudizio?
È grave ed è un errore produrre e alimentare una cultura violenta e razzista, alimentare risentimento verso l'altro. Una cultura che, particolarmente in tempi di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi anni, rischia di ritornare a riproporsi e a generare disumanizzazione, esclusione e violenze. Quando una minoranza, come spesso avviene con le persone Rom, viene ridotta al dato etnico o viene assegnata ad una collocazione sociale deprivata, in difficoltà, il rischio che si faccia strada la convinzione che queste vite siano solo un danno è molto serio.

L'UE chiede una maggiore integrazione dei Rom, ma occorre fare di più. Abbiamo una responsabilità comune di modificare questa situazione. Serve una strategia nazionale per l'integrazione. Dobbiamo cambiare le politiche e studiare proposte, progetti per superare la logica del campo e costruire un sistema di inclusione per migliorare la vita di tutti i cittadini, compresi i cittadini Rom e Sinti". 

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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