CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE ALDROVANDI (INSPERBO)
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Aldrovandi (InsperBo) su "Corsa a Sindaco: De Maria si sfila".
"Anche con il no di De Maria, certo è che anche all'interno del PD, come per altro in tutta Bologna, cresce l'in...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Aldrovandi (InsperBo) su "Corsa a Sindaco: De Maria si sfila".
"Anche con il no di De Maria, certo è che anche all'interno del PD, come per altro in tutta Bologna, cresce l'insoddisfazione per il mandato di Sindaco di Merola. Una delle tanti chiavi di lettura è data dalle sempre più deprimenti scelte che vengono prese dal Sindaco. Un esempio lampante è dato dal progetto di riforma dei Quartieri che ci appresteremo a votare a breve, inutile, sbagliata, costosa e antistorica. Con lo scarso tempo possibile negli interventi di Inizio Seduta , vorrei ricordare la genesi di queste Istituzioni, i Quartieri appunto. Nacquero, nel numero di 18 all'inizio degli anni 60', in un momento politico particolare con una significativa mediazione politica tra due grandi personaggi del passato bolognese, Dozza e Dossetti.
Salto molti passaggi per esigenze di tempo, a metà degli anni 80, si riaprì in maniera formale una discussione per una loro ridefinizione. Si contrapposero in via semplicistica due tesi. Quella del PC che voleva dare ancora più peso amministrativi ai Quartieri, dando ad essi reali poteri di governo e quindi di spesa, riducendo a 9 il loro numero, e quello della Democrazia Cristiana che voleva una loro missione più basata sulla capacità di ascolto e quindi di coinvolgimento dei cittadini, elevando il numero dei quartieri a 25, ritagliando in maniera più articolata il territorio, per favorire appunto la partecipazione.
Vinse il PC e non si tenne conto delle argomentazioni della DC, che, a distanza di tempo, si dimostrarono profetiche nell'anticipare una disaffezione crescente dei cittadini verso la politica.
Venne poi il governo Cofferati, che abborracciò il tutto, con una semplice riforma amministrativa, poi rivelatasi deleteria per le casse comunali, come oggi risulta a tutti evidente.
Ora per tentare di porre rimedio a quella struttura amministrativa che non ci possiamo più permettere con la carestia di denaro nella quale versa questa amministrazione, si sta portando avanti una nuova riforma. Si sconfessa nei fatto la scelta del PC degli anni 80', togliendo ai quartieri ogni capacità autonoma di spesa, e si da seguito all'idea della DC di allora, finalizzando l'azione dei Quartieri ad una missione di mero ascolto dei cittadini.
Ma lo si fa con una ulteriore riduzione del loro numero, portandoli a 6, e disegnando una divisione del territorio assolutamente senza senso per questo scopo perché inadatta a causa delle enormi disomogeneità territoriali risultanti. Lo smembramento in più quartieri del centro storico ne è solo un esempio, ma risulta evidente che, nella nuova configurazione, si siano accorpate aree che nulla hanno di comune tra di loro. Le motivazioni?
Sarebbe semplicistico parlare di valutazioni elettorali, non credo che il PD sia realmente interessato a mantenere il governo di larga parte dei Quartieri, per dare lo stipendio a quattro/cinque persone. La vera motivazione purtroppo viene dalle premesse. L'assoluta incapacità di questa amministrazione di una visione politica che guardi ai problemi veri della Città di oggi e di domani, incapacità resa ancor più penosa dal confronto con i grandi esempi del passato. Se a questa incontrovertibile affermazione aggiungiamo una acclarata incapacità amministrativa, che denunceremo nei dettagli quando entreremo nel merito della discussione del Bilancio preventivo 2015, viene spontanea una domanda.
Come fanno i bolognesi a sopportare ancora questa amministrazione e come fanno le opposizioni a non presentare una reale proposta politica alternativa?
Non possiamo che concludere che la Politica, e mi metto anch'io nel conto, vive a Bologna una delle fasi più tristi della sua storia".
"Anche con il no di De Maria, certo è che anche all'interno del PD, come per altro in tutta Bologna, cresce l'insoddisfazione per il mandato di Sindaco di Merola. Una delle tanti chiavi di lettura è data dalle sempre più deprimenti scelte che vengono prese dal Sindaco. Un esempio lampante è dato dal progetto di riforma dei Quartieri che ci appresteremo a votare a breve, inutile, sbagliata, costosa e antistorica. Con lo scarso tempo possibile negli interventi di Inizio Seduta , vorrei ricordare la genesi di queste Istituzioni, i Quartieri appunto. Nacquero, nel numero di 18 all'inizio degli anni 60', in un momento politico particolare con una significativa mediazione politica tra due grandi personaggi del passato bolognese, Dozza e Dossetti.
Salto molti passaggi per esigenze di tempo, a metà degli anni 80, si riaprì in maniera formale una discussione per una loro ridefinizione. Si contrapposero in via semplicistica due tesi. Quella del PC che voleva dare ancora più peso amministrativi ai Quartieri, dando ad essi reali poteri di governo e quindi di spesa, riducendo a 9 il loro numero, e quello della Democrazia Cristiana che voleva una loro missione più basata sulla capacità di ascolto e quindi di coinvolgimento dei cittadini, elevando il numero dei quartieri a 25, ritagliando in maniera più articolata il territorio, per favorire appunto la partecipazione.
Vinse il PC e non si tenne conto delle argomentazioni della DC, che, a distanza di tempo, si dimostrarono profetiche nell'anticipare una disaffezione crescente dei cittadini verso la politica.
Venne poi il governo Cofferati, che abborracciò il tutto, con una semplice riforma amministrativa, poi rivelatasi deleteria per le casse comunali, come oggi risulta a tutti evidente.
Ora per tentare di porre rimedio a quella struttura amministrativa che non ci possiamo più permettere con la carestia di denaro nella quale versa questa amministrazione, si sta portando avanti una nuova riforma. Si sconfessa nei fatto la scelta del PC degli anni 80', togliendo ai quartieri ogni capacità autonoma di spesa, e si da seguito all'idea della DC di allora, finalizzando l'azione dei Quartieri ad una missione di mero ascolto dei cittadini.
Ma lo si fa con una ulteriore riduzione del loro numero, portandoli a 6, e disegnando una divisione del territorio assolutamente senza senso per questo scopo perché inadatta a causa delle enormi disomogeneità territoriali risultanti. Lo smembramento in più quartieri del centro storico ne è solo un esempio, ma risulta evidente che, nella nuova configurazione, si siano accorpate aree che nulla hanno di comune tra di loro. Le motivazioni?
Sarebbe semplicistico parlare di valutazioni elettorali, non credo che il PD sia realmente interessato a mantenere il governo di larga parte dei Quartieri, per dare lo stipendio a quattro/cinque persone. La vera motivazione purtroppo viene dalle premesse. L'assoluta incapacità di questa amministrazione di una visione politica che guardi ai problemi veri della Città di oggi e di domani, incapacità resa ancor più penosa dal confronto con i grandi esempi del passato. Se a questa incontrovertibile affermazione aggiungiamo una acclarata incapacità amministrativa, che denunceremo nei dettagli quando entreremo nel merito della discussione del Bilancio preventivo 2015, viene spontanea una domanda.
Come fanno i bolognesi a sopportare ancora questa amministrazione e come fanno le opposizioni a non presentare una reale proposta politica alternativa?
Non possiamo che concludere che la Politica, e mi metto anch'io nel conto, vive a Bologna una delle fasi più tristi della sua storia".
A cura di
Piazza Maggiore, 6