CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI NEL VENTENNALE DEL MASSACRO DI SREBRENICA
Di seguito l'intervento della presidente Simona Lembi in apertura del Consiglio comunale odierno sul ventennale del massacro di Srebrenica.
"Cari consiglieri, care consigliere,
tengo molto ad intervenire in apertura del Consiglio comunale odie...
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Di seguito l'intervento della presidente Simona Lembi in apertura del Consiglio comunale odierno sul ventennale del massacro di Srebrenica.
"Cari consiglieri, care consigliere,
tengo molto ad intervenire in apertura del Consiglio comunale odierno sul ventennale del massacro di Srebrenica, su cui in questi giorni i mezzi di comunicazione hanno scritto e detto molto e che ha anche a che fare, dirò meglio successivamente in quali termini, con Bologna.
L'11 luglio di 20 anni fa si compie nella città di Srebrenica il più grande massacro in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Per richiamare, seppur in un tempo breve come quello degli interventi di inizio seduta, quanto accaduto vent'anni fa, faccio riferimento alle parole di Gianni Sofri, presidente di questo Consiglio comunale, che nel 2005 ebbe a commemorare il decennale di Srebrenica.
Scrisse: 'Srebrenica era un villaggio della Bosnia, 15000 abitanti in prevalenza mussulmani. La sua “colpa” per così dire era quella di essere un enclave mussulmana in territorio Serbo: per soli 10 km, quelli che la separavano dalla Drnia, che faceva da confine.
Dichiarata dall'Onu “zona protetta e smilitarizzata” (i suoi difensori consegnarono, fidandosi, le armi), vide crescere la sua popolazione, con l'arrivo di profughi in cerca di un rifugio, fino a 60,000 persone, che conobbero tre anni di bombardamenti, di fame, di freddo. Poi, nell'estate del 1995 (Srebrenica cadde l'11 luglio) i suoi 320 “difensori” dell'ONU, olandesi, ora, prima erano stati francesi), preoccupati solo della propria sopravvivenza, la lasciaronoalla mercé del generale Mladic e delle sue bande sanguinarie.
Fu vana la fuga angosciosa degli abitanti – uomini, donne, bambini – sulle montagne e nei boschi, dove i soldati di Mladic li braccarono.
3000 di loro vennero uccisi, di altri 5000 non si trovarono tracce, se non anni dopo e cioè vennero anch'essi uccisi. Fucilati, sgozzati, impalati, sepolti vivi nelle fosse comuni, le donne anche violate. Molti si suicidarono, non reggendo all'orrore. La fotografia di una di questi, una ragazza di vent'anni con un maglia rossa e una camicetta bianca, impiccata ai rami di un albero, divenne allora l'immagine–simbolo di Srebrenica: si uccise quando era ormai quasi in salvo, nei pressi di Tuzla.
Torture e sevizie vennero documentate in un video girato dai soldati olandesi dell'Onu, che però non venne mai più trovato: distrutto dagli stessi autori o cancellato dai loro comandanti.
Ecco perché occorre ricordare a cosa portano gli odi etnici, religiosi, nazionali. Ecco perché occorre ricordare Srebrenica'.
Il Consiglio comunale di Bologna, dieci anni fa, volle ricordare i fatti del luglio del '95 a Srebrenica, la questione dell'intervento e dell'omissione di soccorso sostenendo che quanto accaduto non riguardasse solo i cittadini della ex Jugoslavia, perché per tutti è difficile sentirsi al riparo da odi nazionali, religiosi e culturali.
Il Comune di Bologna sottoscrisse un gemellaggio con quello di Tuzla il 21 luglio del 1994 e la cooperazione tra le due città è stata considerata un modello di riferimento per quanto riguardava la cooperazione tra una città dell'Unione Europea e di una città di di un Paese dell'est europeo, allora in transizione.
Furono avviati molti progetti cofinanziati dalle istituzioni europee e non. Ricordo la creazione dell'Ambasciata della Democrazia Locale, la cui sede fu inaugurata nell'ottobre del '95, un ulteriore protocollo di cooperazione tra i due Comuni nel '96, successivi progetti per il consolidamento della pace e il rafforzamento della democrazia locale. Furono inoltre sviluppate relazioni tra le Università, progetti a sostegno delle piccole e medie imprese e molte azioni istituzionali. Nel '98 il Sindaco Vitali, divenne cittadino onorario di Tuzla e una delegazione del Consiglio comunale effettuò un visita per incontrare il neo eletto Consiglio comunale della città bosniaca. Nel 2004 il presidente del Consiglio comunale Sofri, si è recato in visita ufficiale a Tuzla per partecipare alle celebrazioni del 60° anniversario della liberazione della città.
Tengo molto a ricordare anche l'ultimo momento organizzato dalle donne dell'Anpi di Bologna che, nel maggio di quest'anno, hanno voluto incontrare le signore di Srebrenica venute a Bologna per partecipare alla manifestazione di Libera. Incontrarle, portare i saluti anche del Consiglio comunale, non solo è stato commovente, ma un ulteriore modo per continuare a ricordare Srebrenica".
"Cari consiglieri, care consigliere,
tengo molto ad intervenire in apertura del Consiglio comunale odierno sul ventennale del massacro di Srebrenica, su cui in questi giorni i mezzi di comunicazione hanno scritto e detto molto e che ha anche a che fare, dirò meglio successivamente in quali termini, con Bologna.
L'11 luglio di 20 anni fa si compie nella città di Srebrenica il più grande massacro in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Per richiamare, seppur in un tempo breve come quello degli interventi di inizio seduta, quanto accaduto vent'anni fa, faccio riferimento alle parole di Gianni Sofri, presidente di questo Consiglio comunale, che nel 2005 ebbe a commemorare il decennale di Srebrenica.
Scrisse: 'Srebrenica era un villaggio della Bosnia, 15000 abitanti in prevalenza mussulmani. La sua “colpa” per così dire era quella di essere un enclave mussulmana in territorio Serbo: per soli 10 km, quelli che la separavano dalla Drnia, che faceva da confine.
Dichiarata dall'Onu “zona protetta e smilitarizzata” (i suoi difensori consegnarono, fidandosi, le armi), vide crescere la sua popolazione, con l'arrivo di profughi in cerca di un rifugio, fino a 60,000 persone, che conobbero tre anni di bombardamenti, di fame, di freddo. Poi, nell'estate del 1995 (Srebrenica cadde l'11 luglio) i suoi 320 “difensori” dell'ONU, olandesi, ora, prima erano stati francesi), preoccupati solo della propria sopravvivenza, la lasciaronoalla mercé del generale Mladic e delle sue bande sanguinarie.
Fu vana la fuga angosciosa degli abitanti – uomini, donne, bambini – sulle montagne e nei boschi, dove i soldati di Mladic li braccarono.
3000 di loro vennero uccisi, di altri 5000 non si trovarono tracce, se non anni dopo e cioè vennero anch'essi uccisi. Fucilati, sgozzati, impalati, sepolti vivi nelle fosse comuni, le donne anche violate. Molti si suicidarono, non reggendo all'orrore. La fotografia di una di questi, una ragazza di vent'anni con un maglia rossa e una camicetta bianca, impiccata ai rami di un albero, divenne allora l'immagine–simbolo di Srebrenica: si uccise quando era ormai quasi in salvo, nei pressi di Tuzla.
Torture e sevizie vennero documentate in un video girato dai soldati olandesi dell'Onu, che però non venne mai più trovato: distrutto dagli stessi autori o cancellato dai loro comandanti.
Ecco perché occorre ricordare a cosa portano gli odi etnici, religiosi, nazionali. Ecco perché occorre ricordare Srebrenica'.
Il Consiglio comunale di Bologna, dieci anni fa, volle ricordare i fatti del luglio del '95 a Srebrenica, la questione dell'intervento e dell'omissione di soccorso sostenendo che quanto accaduto non riguardasse solo i cittadini della ex Jugoslavia, perché per tutti è difficile sentirsi al riparo da odi nazionali, religiosi e culturali.
Il Comune di Bologna sottoscrisse un gemellaggio con quello di Tuzla il 21 luglio del 1994 e la cooperazione tra le due città è stata considerata un modello di riferimento per quanto riguardava la cooperazione tra una città dell'Unione Europea e di una città di di un Paese dell'est europeo, allora in transizione.
Furono avviati molti progetti cofinanziati dalle istituzioni europee e non. Ricordo la creazione dell'Ambasciata della Democrazia Locale, la cui sede fu inaugurata nell'ottobre del '95, un ulteriore protocollo di cooperazione tra i due Comuni nel '96, successivi progetti per il consolidamento della pace e il rafforzamento della democrazia locale. Furono inoltre sviluppate relazioni tra le Università, progetti a sostegno delle piccole e medie imprese e molte azioni istituzionali. Nel '98 il Sindaco Vitali, divenne cittadino onorario di Tuzla e una delegazione del Consiglio comunale effettuò un visita per incontrare il neo eletto Consiglio comunale della città bosniaca. Nel 2004 il presidente del Consiglio comunale Sofri, si è recato in visita ufficiale a Tuzla per partecipare alle celebrazioni del 60° anniversario della liberazione della città.
Tengo molto a ricordare anche l'ultimo momento organizzato dalle donne dell'Anpi di Bologna che, nel maggio di quest'anno, hanno voluto incontrare le signore di Srebrenica venute a Bologna per partecipare alla manifestazione di Libera. Incontrarle, portare i saluti anche del Consiglio comunale, non solo è stato commovente, ma un ulteriore modo per continuare a ricordare Srebrenica".
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Piazza Maggiore, 6