CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D' INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE ROLANDO DONDARINI
Di seguito l'intervento del consigliere Rolando Dondarini (PD) "Terrorismo e Islam, una distinzione chiara per sperare in un futuro di pace e di convivenza"
"Le tragiche vicende della scorsa settimana in Francia e in Nigeria hanno sc...
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Di seguito l'intervento del consigliere Rolando Dondarini (PD) "Terrorismo e Islam, una distinzione chiara per sperare in un futuro di pace e di convivenza"
"Le tragiche vicende della scorsa settimana in Francia e in Nigeria hanno sconvolto le coscienze di ogni persona civile ripresentandoci le più efferate manifestazioni della brutalità umana e riproponendoci gli inquietanti e ricorrenti interrogativi sui nessi tra terrorismo e Islam. Che quei fanatici assassini che sotto la bandiera dell 'Isis o di Al Qaeda o di Boko Haram rivelano il più totale disprezzo per la vita altrui si richiamino alla loro fede musulmana è innegabile e altrettanto innegabile è che le esplosioni di odio di tali matrici si siano fatte sempre più frequenti in ogni quadrante del mondo.
Da circa 35 anni insegno la storia dell'Islam sia nei miei corsi di Storia medievale sia più di recente in quelli di Storia dei Culti e delle Religioni e per scelta didattica introduco un tema così complesso e interconnesso col presente attraverso lezioni, filmati e documenti che intendono effettuare un'attenta ricognizione sulle situazioni attuali da cui trarre ulteriori motivazioni per apprendere le radici delle vicende di cui siamo tutti spettatori e spesso protagonisti involontari. Compiendo un periplo del pianeta a partire dal Mediterraneo si possono rilevare innumerevoli zone calde in cui la frizione tra enclave islamiche e altre fedi generano conflitti che spesso sfociano in scontri violenti. Dalle contrapposizioni e dalle ostilità che si presentano nell'Africa boreale e nel Magreb a quelle che si registrano nei Balcani, in Siria, in Iraq, in Palestina, in Iran, in Georgia, in Cecenia, in Afganistan, in Pakistan, in Indonesia, nelle Filippine per poi approdare oltre il Pacifico nelle minoranze che anche negli Stati Uniti hanno abbracciato la fede musulmana come massima trasgressione nei confronti della società.
D'altronde le diramazioni violente dal ceppo originario dell'Islam furono quasi immediate dopo la morte di Maometto e conseguenti alle lotte per assumerne le veci col califfato che generarono la spaccatura più consistente tra Sunniti e Sciiti. Dopo la tragica frattura delle crociate e le vicende dell'impero ottomano, atteggiamenti fondamentalisti, integralisti e intolleranti si svilupparono dal XIX secolo come reazione al contatto col mondo occidentale generando movimenti come quello dei Salafiti o dei Fratelli Musulmani, fino alle esplosioni più recenti imputabili ad una pluralità di fattori tra cui l'assunzione di un malinteso orgoglio identitario di una parte degli immigrati in paesi occidentali e non esclusi i gravi errori da parte di questi ultimi.
Sta di fatto però che queste manifestazioni estreme ed inquietanti non sono tout court l'Islam, che per lungo tempo l'impero islamico sia stato il più grande vettore di cultura che si sia avuto nella storia, che la gran parte dei suoi fedeli non nutrano sentimenti ostili nei confronti dei seguaci di altre fedi e convinzioni.
Certo convengo con chi rileva che pochi stati musulmani compendiano lo stesso rispetto dei diritti umani dei paesi occidentali, ma cerchiamo di farci un piccolo esame di coscienza: solo pochi decenni fa proprio noi inaugurammo il fascismo che nelle sue degenerazioni nostrane e d'Oltralpe portò alla più grande tragedia dell'intolleranza.
Si tenga conto poi del fatto che l'Islam nelle sue varie espressioni e sette non solo costituisce la fede più diffusa con circa un miliardo e 300mila fedeli, ma che è da diverso tempo l'unica grande religione in espansione sia numerica che geografica in conseguenza della maggior natalità dei paesi d'origine e delle continue migrazioni.
La speranza di convivere con l'Islam dipende dalla capacità dei suoi fedeli di far prevalere la matrice pacifica della loro fede che pur esiste e che per quanto faticosamente sta approdando al rispetto dei diritti umani. Sulle drammatiche questioni dell'infibulazione e della condizione femminile hanno ottenuto maggiori risultati le coraggiose donne musulmane di tutte le altre sollecitazioni.
Identificare l'Islam col terrorismo è dunque da irresponsabili sia perché significa spingere nelle mani di questo la gran massa di che ne è ancora estraneo sia perché ci garantirebbe un futuro ancor più pieno di paura. Fermezza, rigore, difesa della libertà ma anche dialogo e confronto."
"Le tragiche vicende della scorsa settimana in Francia e in Nigeria hanno sconvolto le coscienze di ogni persona civile ripresentandoci le più efferate manifestazioni della brutalità umana e riproponendoci gli inquietanti e ricorrenti interrogativi sui nessi tra terrorismo e Islam. Che quei fanatici assassini che sotto la bandiera dell 'Isis o di Al Qaeda o di Boko Haram rivelano il più totale disprezzo per la vita altrui si richiamino alla loro fede musulmana è innegabile e altrettanto innegabile è che le esplosioni di odio di tali matrici si siano fatte sempre più frequenti in ogni quadrante del mondo.
Da circa 35 anni insegno la storia dell'Islam sia nei miei corsi di Storia medievale sia più di recente in quelli di Storia dei Culti e delle Religioni e per scelta didattica introduco un tema così complesso e interconnesso col presente attraverso lezioni, filmati e documenti che intendono effettuare un'attenta ricognizione sulle situazioni attuali da cui trarre ulteriori motivazioni per apprendere le radici delle vicende di cui siamo tutti spettatori e spesso protagonisti involontari. Compiendo un periplo del pianeta a partire dal Mediterraneo si possono rilevare innumerevoli zone calde in cui la frizione tra enclave islamiche e altre fedi generano conflitti che spesso sfociano in scontri violenti. Dalle contrapposizioni e dalle ostilità che si presentano nell'Africa boreale e nel Magreb a quelle che si registrano nei Balcani, in Siria, in Iraq, in Palestina, in Iran, in Georgia, in Cecenia, in Afganistan, in Pakistan, in Indonesia, nelle Filippine per poi approdare oltre il Pacifico nelle minoranze che anche negli Stati Uniti hanno abbracciato la fede musulmana come massima trasgressione nei confronti della società.
D'altronde le diramazioni violente dal ceppo originario dell'Islam furono quasi immediate dopo la morte di Maometto e conseguenti alle lotte per assumerne le veci col califfato che generarono la spaccatura più consistente tra Sunniti e Sciiti. Dopo la tragica frattura delle crociate e le vicende dell'impero ottomano, atteggiamenti fondamentalisti, integralisti e intolleranti si svilupparono dal XIX secolo come reazione al contatto col mondo occidentale generando movimenti come quello dei Salafiti o dei Fratelli Musulmani, fino alle esplosioni più recenti imputabili ad una pluralità di fattori tra cui l'assunzione di un malinteso orgoglio identitario di una parte degli immigrati in paesi occidentali e non esclusi i gravi errori da parte di questi ultimi.
Sta di fatto però che queste manifestazioni estreme ed inquietanti non sono tout court l'Islam, che per lungo tempo l'impero islamico sia stato il più grande vettore di cultura che si sia avuto nella storia, che la gran parte dei suoi fedeli non nutrano sentimenti ostili nei confronti dei seguaci di altre fedi e convinzioni.
Certo convengo con chi rileva che pochi stati musulmani compendiano lo stesso rispetto dei diritti umani dei paesi occidentali, ma cerchiamo di farci un piccolo esame di coscienza: solo pochi decenni fa proprio noi inaugurammo il fascismo che nelle sue degenerazioni nostrane e d'Oltralpe portò alla più grande tragedia dell'intolleranza.
Si tenga conto poi del fatto che l'Islam nelle sue varie espressioni e sette non solo costituisce la fede più diffusa con circa un miliardo e 300mila fedeli, ma che è da diverso tempo l'unica grande religione in espansione sia numerica che geografica in conseguenza della maggior natalità dei paesi d'origine e delle continue migrazioni.
La speranza di convivere con l'Islam dipende dalla capacità dei suoi fedeli di far prevalere la matrice pacifica della loro fede che pur esiste e che per quanto faticosamente sta approdando al rispetto dei diritti umani. Sulle drammatiche questioni dell'infibulazione e della condizione femminile hanno ottenuto maggiori risultati le coraggiose donne musulmane di tutte le altre sollecitazioni.
Identificare l'Islam col terrorismo è dunque da irresponsabili sia perché significa spingere nelle mani di questo la gran massa di che ne è ancora estraneo sia perché ci garantirebbe un futuro ancor più pieno di paura. Fermezza, rigore, difesa della libertà ma anche dialogo e confronto."
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Piazza Maggiore, 6