CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D' INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI


Di seguito l'Intervento d' inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (AmBoVe):

"Lavori? Allora ringrazia e stai zitta"
Questo evidentemente è il nuovo diritto del lavoro, stando a quello che è accaduto nel centro di Bologna nelle u...

Descrizione

Di seguito l'Intervento d' inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (AmBoVe):

"Lavori? Allora ringrazia e stai zitta"
Questo evidentemente è il nuovo diritto del lavoro, stando a quello che è accaduto nel centro di Bologna nelle ultime settimane. Alcune lavoratrici della multinazionale Alcott lo scorso dicembre hanno scioperato e protestato davanti alle vetrine del negozio, denunciando le condizioni lavorative a cui erano sottoposte. Erano tutte precarie a tempo determinato o con contratto di apprendistato. Hanno raccontato di stipendi pagati in ritardo, di straordinari che puntualmente non venivano retribuiti, della mancanza di sicurezza nel punto vendita, dell’obbligo di svolgere mansioni che non erano previste dal contratto e che costringevano spesso a lavorare fino a tardi, fino alle dieci o alle undici di sera, sempre non pagate.
Ci vuole coraggio, di questi tempi, a scioperare da precarie, e loro lo hanno avuto.
Hanno scioperato per loro e per le altre, anche quelle che dopo Natale, grazie anche alla loro lotta che è finita sui giornali, sono state assunte. Ma il loro regalo di Natale è stato il licenziamento in tronco. Avrebbero danneggiato l'immagine dell'azienda, che evidentemente pensa di offrire una bella immagine se licenzia chi fa sciopero. E questo è tragicamente vero se i clienti smettono di sentirsi cittadini...
Naturalmente la storia non finisce qui, perché le ragazze coraggiose continuano la loro battaglia, per loro e per tutti, come racconta Caterina, una di loro: " Noi non siamo scioperanti di professione che non vogliono lavorare, ma solo ragazze che hanno deciso di lottare per rivendicare i propri diritti. Ci sono troppe aziende in Italia che sfruttano i lavoratori e si arricchiscono sul loro sudore, sulla loro fatica. Ma andare a lavorare non dovrebbe significare sottoscrivere un contratto di sottomissione. È un diritto e un dovere, che però deve prevedere condizioni lavorative ed economiche dignitose”
Meditiamole bene queste parole perché in nessun luogo di lavoro, che sia privato, pubblico o cooperativo (dove questa parola abbia o meno un senso) deve passare il messaggio che il lavoro umano è una merce qualsiasi, che possa esistere un ignobile scambio, legale o sommerso, tra diritti e occupazione, tra il pane e la libertà di espressione e associazione. In nessun luogo di lavoro, in nessuna azienda privata, in nessun ente pubblico, in nessuna cooperativa.
Ora, mentre aspettiamo anche gli esiti del ricorso legale avviato dalla CGIL, e visto che siamo proprio a Bologna, vale la pena di fare un passo nel passato, per vedere quanto di nuovo c'è nei rapporti di lavoro ai tempi del jobs act.

Ricordavamo tempo fa che tra il 1947 e il 1966, a Bologna e Provincia furono licenziati per rappresaglia più di 8.000 lavoratori, tra cui 3.800 metalmeccanici. In un bollettino sindacale affisso alla Weber, nel 1954, si leggeva “I confini dello Stato italiano finiscono dove la Weber comincia". Proprio così, ma grazie alle grandi lotte operaie degli anni sessanta e settanta e allo statuto dei lavoratori, la costituzione e la democrazia varcavano quei confini e molti altri ancora.
Davvero, non è possibile che le istituzioni di questa città non si esprimano in maniera chiara, pur nel rispetto delle diverse appartenenze e sensibilità politiche, sindacali e culturali, in favore di un ritorno alla libera espressione della democrazia in tutti i luoghi di lavoro, tutti, senza eccezione.
In una fase storica in cui la precarietà e la mancanza di lavoro sono un dramma per milioni di persone, giovani e meno giovani, è gravissimo assecondare l'idea che possa esistere uno scambio tra lavoro e diritti. La storia ci insegna che non c'è lavoro sicuro senza democrazia e che non c'è democrazia se non c'è lavoro.
Chiedo al Sindaco, (che prese posizione contro l'esclusione della FIOM dalla Magneti Marelli due anni fa) e lo chiedo anche al Presidente della Regione e ai parlamentari bolognesi, di fare un gesto inequivocabile a difesa dei diritti violati. A me piacerebbe che andaste alla Alcott e con le modalità che riterrete più opportune rendiate noto che le Istituzioni di questa città sono solidali con le lavoratrici licenziate. Fatelo per loro, per tante altre ed altri, e fatelo anche per Eugenio, un ragazzino di 13 anni, che diceva qualche giorno fa: "Mamma, non entrare qui da Alcott. Non lo sai che sfruttano le commesse?!". Tutti in fila dietro di lui, a partire da chi ha responsabilità politiche in questa città, in questa regione e in questo paese.
E infine grazie ragazze, veramente, per la lezione di dignità e di democrazia che ci state dando".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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