CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA ROSSELLA LAMA (PD) SUL RICORDO DELLA PARTIGIANA GINA NEGRINI


Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Rossella Lama (Pd) sul ricordo della partigiana Gina Negrini (1925 - 2014).
Al termine del ricordo, il Consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio.

"Gina Negrini nacque a Bol...

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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Rossella Lama (Pd) sul ricordo della partigiana Gina Negrini (1925 - 2014).
Al termine del ricordo, il Consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio.

"Gina Negrini nacque a Bologna nel 1925 e si è spenta, ad 88 anni, sabato 17 maggio ad Ozzano.
Figlia di NN, è stata operaia, partigiana tra il 1944 e il 1945, bibliotecaria all’Istituto Gramsci, collaboratrice dell’Unità, scrittrice e pittrice. Una vita faticosa, ma anche incredibile, dove essere poveri, come disse lei, non voleva dire essere miserabili. Per questo per tutta la vita ha credito nell’apprendimento come fonte di emancipazione.
Ho conosciuto Gina Negrini nel 2010, quando venne presentato il suo terzo libro Il nome sulla pelle,Bacchilega Editore, il suo secondo libro autobiografico, quasi un sequel de Il sole nero.
Ha pubblicato Ai bambini non bisogna dire bugie, filastrocche didattiche per le scuole elementari con la prefazione di Renato Zangheri; Il sole nero, romanzo autobiografico pubblicato da Cappelli, Bologna, 1969, poi ripubblicato da Bacchilega editore, Imola. Da Il sole nero, la Compagnia Marco Baliani - Maria Maglietta ha tratto una versione teatrale. Poi Nei panni dell’eroe, romanzo ambientato nel dopoguerra sull’emigrazione clandestina partigiana in Cecoslovacchia, Mursia, Milano, 2001.
Nel 2010 festeggiai con lei il suo 85 compleanno, un incontro particolare per parlare dei suoi libri, delle sue poesie e filastrocche per bambini, dei suoi quadri che vennero ancora una volta illustrati dal professor Riccomini. La gran parte di questi fu donata da Gina ad una iniziativa di beneficienza che si chiamò La verità è un prezzo che vogliamo pagare ed il ricavato finanziò l’associazione delle vittime della strage del 2 agosto 1980. La vita di Gina fu grande anche per la sua generosità.
Nel libro Il nome sulla pelle la sua autobiografia prosegue e Gina Negrini racconta senza ipocrisie, il marchio di fabbrica degli emarginati, le violenze e gli aborti clandestini, in luoghi dimenticati dove i bambini sembrano come gli altri, ma non sono della specie migliore per la denutrizione, il rachitismo, la tubercolosi. 'Io ero una di loro', racconta l’autrice. Il nome sulla pelle è la storia di sogni, di ideali traditi, di amori cattivi, ma anche la storia di gente perbene che fa dell'onestà il suo vanto e che la pretende.
La vita di Gina, per la parte di essa che è stata assai faticosa, si è conclusa.
Ma io ho l’impressione che la sua incredibile storia continui.
Gina fu infatti la ragazza che fu arrestata in via 4 Novembre a Bologna mentre scriveva a macchina il comunicato per l'insurrezione di Bologna. Comunicato che non partì mai. Poi sposò nel 1946 a Milano Nuri Aliyev, soldato russo nato a Baku, quindi azerbaigiano, conosciuto a Bologna, perché fu catturato dai tedeschi, fuggì da loro e si unì ai partigiani italiani. Gina lo conobbe come partigiano. Poi, dopo il matrimonio Nuri dovette tornare in Russia, per incontrare la sua famiglia e Gina perse le sue tracce. Infatti quando Nuri volle rientrare in Italia per ricomporre la sua famiglia con Gina, fu arrestato ai confini della Polonia e – definito traditore della Patria – fu inviato in un Gulag dove resto fino al 1956. Gina lo ha cercato per decenni, ha creduto fosse morto, e solo in queste settimane grazie al lavoro di Mikhail Talalay e del suo libro Dal Caucaso agli appennini, ha saputo che Nuri era morto nel 2005.
Proprio sabato pomeriggio, qui a Palazzo D’Accursio, Flavia – figlia di Gina – e Tatiana – figlia di Nuri – si sono incontrate per la prima volta e conosciute. Un incontro incredibile, reso possibile dalla ricerca di Michail Talalay e dall'Ambasciata in Italia dell'Azerbaigian, dove il ricordo dei loro genitori è stato protagonista. Abbiamo ascoltato i loro racconti, eravamo increduli, e quando Tatiana ha detto che suo padre aveva tatuato su entrambe le braccia il nome di Gina, le sue figlie Flavia e Daniela, possono da quel momento sapere che quel titolo Il nome sulla pelle acquisiva anni dopo un senso molto più grande: quello di una donna figlia di NN, che è stata molto amata".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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