CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA CATHY LA TORRE (AMBOVEN) SULLA TRAGEDIA DI LAMPEDUSA
Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Cathy La Torre (AmBoVen) sulla tragedia di Lampedusa.
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Questo detto mi è venuto in mente guardando le centinaia di corpi recuperati dal mare di ...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Cathy La Torre (AmBoVen) sulla tragedia di Lampedusa.
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Questo detto mi è venuto in mente guardando le centinaia di corpi recuperati dal mare di Lampedusa, da quella tomba marina che in 20 anni ha trattenuto 25.000 morti.
Meglio lontano dagli occhi, lontano dalle coscienze: il riassunto perfetto delle politiche Italiane in tema di flussi migratori.
Perché è proprio così che i nostri governarti e mi duole dirlo, anche parte della nostra opinione pubblica, hanno deciso di vivere non soltanto la sconvolgente tragedia di Lampedusa, ma ogni singola e più piccola tragedia che un migrante in cerca di salvezza o in cerca di una vita migliore è costretto a vivere.
In una terra in cui le logiche politiche più becere hanno reso prospera l’idea che un migrante è chi sottrae risorse a un nativo.
In un paese in cui le soluzioni legislative immaginabili sono sempre la repressione o la negazione: oggi assistiamo ad una gigantesca saga dell’ipocrisia.
Mentre a Lampedusa ancora si contano e recuperano i cadaveri, il Ministro Alfano ci ha spiegato che per far fronte all’emergenza immigrazione bisogna rafforzare le frontiere. Dunque l’unica risposta che il governo ha saputo dare è stata 'presidiamo di più le frontiere per evitare che i barconi giungano nelle nostre acque, così se moriranno da quell’altra parte non sarà affare nostro!'
Appunto sarà lontano dagli occhi e dunque lontano dalle nostre coscienze.
E chi difende quelle leggi, fucina di quelle morti, oggi definisce l’Italia campione di accoglienza!
Ma con quale coraggio?
Ma quale percezione della realtà accompagna queste menti annebbiate?
Come si può piangere quelle morti e dire, allo stesso tempo, che quelle morti nulla centrano con le nostre leggi che non danno altra scappatoia se non l’immigrazione clandestina?
Chi pensa che un sogno di libertà possa essere impedito da questa o quella legge, non è soltanto uno stolto ma dimentica come neppure i nostri sogni di libertà, i sogni di Italiani in fuga dalla fame e dalla guerra, furono fermati.
Chi nega che esista un nesso fra quelle morti e le nostre politiche in tema di migrazione nega la realtà e la verità.
Quelle persone sono costrette a prendere quei barconi fatiscenti perché, specie negli ultimi anni, non esiste altro modo per giungere in Italia.
Quelle donne e quegli uomini in fuga dalla guerra, fermati molto spesso alle frontiere libiche, non hanno un modo alternativo per giungere in Italia.
E come se non fosse già sufficiente, a questo orrore se ne somma un altro: chi aiuta a vivere può essere processato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e poi, chi sopravvive alla morte è esso stesso imputato del reato di clandestinità.
Un atto dovuto dicono dalla Procura, un orrore non dovuto, dico io!
Il modo più eloquente per definirsi campioni nell’accoglienza!
Quindi, cari colleghi, possiamo parteggiare, come spesso facciamo anche in questo consiglio, nasconderci dietro al feticcio delle nostre appartenenze, oppure possiamo tutti riconoscere che quelle politiche securitarie hanno fallito e che oggi l'abrogazione della Legge Bossi –Fini è un atto dovuto non soltanto per smacchiare le nostre coscienze ma soprattutto per scongiurare che quel mare diventi la tomba per molti altri ancora".
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Questo detto mi è venuto in mente guardando le centinaia di corpi recuperati dal mare di Lampedusa, da quella tomba marina che in 20 anni ha trattenuto 25.000 morti.
Meglio lontano dagli occhi, lontano dalle coscienze: il riassunto perfetto delle politiche Italiane in tema di flussi migratori.
Perché è proprio così che i nostri governarti e mi duole dirlo, anche parte della nostra opinione pubblica, hanno deciso di vivere non soltanto la sconvolgente tragedia di Lampedusa, ma ogni singola e più piccola tragedia che un migrante in cerca di salvezza o in cerca di una vita migliore è costretto a vivere.
In una terra in cui le logiche politiche più becere hanno reso prospera l’idea che un migrante è chi sottrae risorse a un nativo.
In un paese in cui le soluzioni legislative immaginabili sono sempre la repressione o la negazione: oggi assistiamo ad una gigantesca saga dell’ipocrisia.
Mentre a Lampedusa ancora si contano e recuperano i cadaveri, il Ministro Alfano ci ha spiegato che per far fronte all’emergenza immigrazione bisogna rafforzare le frontiere. Dunque l’unica risposta che il governo ha saputo dare è stata 'presidiamo di più le frontiere per evitare che i barconi giungano nelle nostre acque, così se moriranno da quell’altra parte non sarà affare nostro!'
Appunto sarà lontano dagli occhi e dunque lontano dalle nostre coscienze.
E chi difende quelle leggi, fucina di quelle morti, oggi definisce l’Italia campione di accoglienza!
Ma con quale coraggio?
Ma quale percezione della realtà accompagna queste menti annebbiate?
Come si può piangere quelle morti e dire, allo stesso tempo, che quelle morti nulla centrano con le nostre leggi che non danno altra scappatoia se non l’immigrazione clandestina?
Chi pensa che un sogno di libertà possa essere impedito da questa o quella legge, non è soltanto uno stolto ma dimentica come neppure i nostri sogni di libertà, i sogni di Italiani in fuga dalla fame e dalla guerra, furono fermati.
Chi nega che esista un nesso fra quelle morti e le nostre politiche in tema di migrazione nega la realtà e la verità.
Quelle persone sono costrette a prendere quei barconi fatiscenti perché, specie negli ultimi anni, non esiste altro modo per giungere in Italia.
Quelle donne e quegli uomini in fuga dalla guerra, fermati molto spesso alle frontiere libiche, non hanno un modo alternativo per giungere in Italia.
E come se non fosse già sufficiente, a questo orrore se ne somma un altro: chi aiuta a vivere può essere processato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e poi, chi sopravvive alla morte è esso stesso imputato del reato di clandestinità.
Un atto dovuto dicono dalla Procura, un orrore non dovuto, dico io!
Il modo più eloquente per definirsi campioni nell’accoglienza!
Quindi, cari colleghi, possiamo parteggiare, come spesso facciamo anche in questo consiglio, nasconderci dietro al feticcio delle nostre appartenenze, oppure possiamo tutti riconoscere che quelle politiche securitarie hanno fallito e che oggi l'abrogazione della Legge Bossi –Fini è un atto dovuto non soltanto per smacchiare le nostre coscienze ma soprattutto per scongiurare che quel mare diventi la tomba per molti altri ancora".
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Piazza Maggiore, 6