CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE ZACCHIROLI (PD)
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD)
"Dieci giorni fa abbiamo assistito a uno spettacolo meraviglioso. La maggioranza dei cittadini bolognesi e dei turisti che affollavano quel giorno la nostra ci...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Benedetto Zacchiroli (PD)
"Dieci giorni fa abbiamo assistito a uno spettacolo meraviglioso. La maggioranza dei cittadini bolognesi e dei turisti che affollavano quel giorno la nostra città si è trovata per un po' di tempo col naso all'insù Qualche secolo fa saremmo stati tutti pieni di paure e non con il naso all'insù, ma con la testa china e pensierosa a chiederci quali oscuri presagi quella manifestazione celeste preannunciava. Nel corso dei secoli alle eclissi sono stati dati molteplici significati. Andare a rileggere le cronache dell'epoca suscita nel lettore simpatia per un'umanità ignorante che si sforzava di dare un nome e un significato a ciò che ancora non conosceva.
I potenti dell'epoca poi, per un verso o per l'altro, giocavano a loro vantaggio questa ignoranza, sfruttavano le paure di un fenomeno sconosciuto per dare forza e vigore alle loro idee, che riguardassero una pestilenza, una guerra, la morte di un potente, che fosse Papa o Imperatore.
Dieci giorni fa invece abbiamo assistito a un panorama diverso. La popolazione, rassicurata dalla conoscenza dell'evento astronomico in questione ha osservato con piena consapevolezza quel fenomeno, senza paure, quasi divertito.
Ecco. Fermiamoci un attimo e riflettiamo. Se qualche esponente della curia bolognese, qualche prete in un omelia, avesse ammonito quel giorno la popolazione che quell'eclissi altro non era se non il segno chiaro che dalla crisi economica non siamo ancora usciti, che catastrofi naturali sono all'orizzonte e avesse invitato i fedeli alla penitenza, come avremmo reagito? Ci avremmo riso sopra, lo avremmo visto come un esercizio di storia della retorica omiletica e basta.
Le polemiche di questi giorni che hanno come attori il mondo ecclesiale cittadino, il Cassero con le sue foto improvvide e inutilmente provocatorie, il dibattito della settimana scorsa in questo consiglio riguardante le sovvenzioni comunali, a tratti più che scomposto, hanno bisogno di chiarezza e di distinguo. Non si può fare di ogni erba un fascio e chi siede su questi banchi ha prima di tutto il dovere di chiedere a tutti un po' di responsabilità.
Responsabilità nel non affrontare temi delicati quali quelli concernenti l'umanità delle persone e la loro vita con una leggerezza, che francamente fa rabbrividire.
Da una parte non si può, non si deve trattare il tema religioso con l'irresponsabile leggerezza bagnata da un anticlericalismo fuori dal tempo di cui siamo stati testimoni. Dall'altra, però, non è consigliabile sentirsi soldati impegnati in una guerra santa contro un nemico che non c'é, creato ad arte, quasi si sia vittime di una impotenza cronica nell'annunciare una Buona Novella con toni positivi invece che sempre negativi.
Nella legittima separazione tra Stato e Chiesa, alla quale in Italia siamo arrivati con grandi sforzi intellettuali da una parte e dall'altra delle rive del fiume Tevere in quel di Roma, occorre che chi ha la responsabilità laica dell'amministrazione cittadina richiami alcuni sani principi di convivenza.
Mi chiedo: a chi torna utile leggere di invettive sgarbate sui giornali? A chi è utile questa contrapposizione che va contro la storia più bella di questa città che è fatta di convivenza rispettosa nella diversità? Nessuno chiede di annacquare le proprie convinzioni a nessuno, ma un richiamo fermo a quei toni va fatto.
Nessuno, tanto meno il Cassero, sta “colonizzando” una scuola tra le più prestigiose della città, che bene ha fatto la Preside Gallo a ricordare è uno scuola dello Stato e non della Chiesa. I termini educativi al Liceo Galvani sono tutti rispettati, tutti e da tempo.
Mettersi in questa prospettiva di scontro frontale non porta a nulla di buono. Parlare di “ideologia del Gender”, di oculistica filosofica riguardo all'amore tra le persone, parlando di cataratte è inaccettabile. Lasciate che la scuola faccia il suo mestiere, siate laici fino alla fine, rispettosi, e non riportate l'orologio del tempo indietro di secoli. Passate qualche ora nel mondo vero, quelle delle gioie e delle speranze, delle fatiche e delle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo, scoprirete che nessuno ha l'elmetto, scoprirete che l'amore esiste e non solo nelle forme contemplate da un mondo che ha secoli sulle spalle e che oggi è diverso, migliore e più giusto.
Ritorno da dove sono partito. Da quel fenomeno astronomico che secoli addietro spaventava e che oggi invece incuriosisce nella consapevolezza della verità.
“I giudici di Galileo furono incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria e credettero a torto che l'adozione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica e che era loro dovere il proibirne l'insegnamento. Questo errore soggettivo di giudizio, così chiaro per noi oggi, li condusse ad adottare un provvedimento disciplinare di cui Galileo ebbe molto a soffrire. Bisogna riconoscere questi torti con lealtà”.
Non sono parole mie. Vennero pronunciate dal Cardinal Poupard il 31 Ottobre del 1992 davanti a Giovanni Paolo II che aveva chiesto 13 anni prima una commissione vaticana su Galileo Galilei. Alla fine arrivarono le scuse, non è mai troppo tardi".
"Dieci giorni fa abbiamo assistito a uno spettacolo meraviglioso. La maggioranza dei cittadini bolognesi e dei turisti che affollavano quel giorno la nostra città si è trovata per un po' di tempo col naso all'insù Qualche secolo fa saremmo stati tutti pieni di paure e non con il naso all'insù, ma con la testa china e pensierosa a chiederci quali oscuri presagi quella manifestazione celeste preannunciava. Nel corso dei secoli alle eclissi sono stati dati molteplici significati. Andare a rileggere le cronache dell'epoca suscita nel lettore simpatia per un'umanità ignorante che si sforzava di dare un nome e un significato a ciò che ancora non conosceva.
I potenti dell'epoca poi, per un verso o per l'altro, giocavano a loro vantaggio questa ignoranza, sfruttavano le paure di un fenomeno sconosciuto per dare forza e vigore alle loro idee, che riguardassero una pestilenza, una guerra, la morte di un potente, che fosse Papa o Imperatore.
Dieci giorni fa invece abbiamo assistito a un panorama diverso. La popolazione, rassicurata dalla conoscenza dell'evento astronomico in questione ha osservato con piena consapevolezza quel fenomeno, senza paure, quasi divertito.
Ecco. Fermiamoci un attimo e riflettiamo. Se qualche esponente della curia bolognese, qualche prete in un omelia, avesse ammonito quel giorno la popolazione che quell'eclissi altro non era se non il segno chiaro che dalla crisi economica non siamo ancora usciti, che catastrofi naturali sono all'orizzonte e avesse invitato i fedeli alla penitenza, come avremmo reagito? Ci avremmo riso sopra, lo avremmo visto come un esercizio di storia della retorica omiletica e basta.
Le polemiche di questi giorni che hanno come attori il mondo ecclesiale cittadino, il Cassero con le sue foto improvvide e inutilmente provocatorie, il dibattito della settimana scorsa in questo consiglio riguardante le sovvenzioni comunali, a tratti più che scomposto, hanno bisogno di chiarezza e di distinguo. Non si può fare di ogni erba un fascio e chi siede su questi banchi ha prima di tutto il dovere di chiedere a tutti un po' di responsabilità.
Responsabilità nel non affrontare temi delicati quali quelli concernenti l'umanità delle persone e la loro vita con una leggerezza, che francamente fa rabbrividire.
Da una parte non si può, non si deve trattare il tema religioso con l'irresponsabile leggerezza bagnata da un anticlericalismo fuori dal tempo di cui siamo stati testimoni. Dall'altra, però, non è consigliabile sentirsi soldati impegnati in una guerra santa contro un nemico che non c'é, creato ad arte, quasi si sia vittime di una impotenza cronica nell'annunciare una Buona Novella con toni positivi invece che sempre negativi.
Nella legittima separazione tra Stato e Chiesa, alla quale in Italia siamo arrivati con grandi sforzi intellettuali da una parte e dall'altra delle rive del fiume Tevere in quel di Roma, occorre che chi ha la responsabilità laica dell'amministrazione cittadina richiami alcuni sani principi di convivenza.
Mi chiedo: a chi torna utile leggere di invettive sgarbate sui giornali? A chi è utile questa contrapposizione che va contro la storia più bella di questa città che è fatta di convivenza rispettosa nella diversità? Nessuno chiede di annacquare le proprie convinzioni a nessuno, ma un richiamo fermo a quei toni va fatto.
Nessuno, tanto meno il Cassero, sta “colonizzando” una scuola tra le più prestigiose della città, che bene ha fatto la Preside Gallo a ricordare è uno scuola dello Stato e non della Chiesa. I termini educativi al Liceo Galvani sono tutti rispettati, tutti e da tempo.
Mettersi in questa prospettiva di scontro frontale non porta a nulla di buono. Parlare di “ideologia del Gender”, di oculistica filosofica riguardo all'amore tra le persone, parlando di cataratte è inaccettabile. Lasciate che la scuola faccia il suo mestiere, siate laici fino alla fine, rispettosi, e non riportate l'orologio del tempo indietro di secoli. Passate qualche ora nel mondo vero, quelle delle gioie e delle speranze, delle fatiche e delle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo, scoprirete che nessuno ha l'elmetto, scoprirete che l'amore esiste e non solo nelle forme contemplate da un mondo che ha secoli sulle spalle e che oggi è diverso, migliore e più giusto.
Ritorno da dove sono partito. Da quel fenomeno astronomico che secoli addietro spaventava e che oggi invece incuriosisce nella consapevolezza della verità.
“I giudici di Galileo furono incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria e credettero a torto che l'adozione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica e che era loro dovere il proibirne l'insegnamento. Questo errore soggettivo di giudizio, così chiaro per noi oggi, li condusse ad adottare un provvedimento disciplinare di cui Galileo ebbe molto a soffrire. Bisogna riconoscere questi torti con lealtà”.
Non sono parole mie. Vennero pronunciate dal Cardinal Poupard il 31 Ottobre del 1992 davanti a Giovanni Paolo II che aveva chiesto 13 anni prima una commissione vaticana su Galileo Galilei. Alla fine arrivarono le scuse, non è mai troppo tardi".
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