CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI (AMELIA PER BO)


Di seguito l'ntervento del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) "La sindrome di Maria Antonietta e l'agonia del centro sinistra":

"Non so cosa vogliono questi signori". Le parole con cui una dirigente del Partito Democra...

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Di seguito l'ntervento del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) "La sindrome di Maria Antonietta e l'agonia del centro sinistra":

"Non so cosa vogliono questi signori". Le parole con cui una dirigente del Partito Democratico commenta la protesta della folla davanti a Montecitorio, è forse una delle immagini simbolo della perdita di senso della realtà che avvolge la politica partitica. Come quelle di una smarrita Maria Antonietta, sorpresa che in mancanza di pane non si mangino brioches, le parole a vuoto di eterne ed eterni burocrati e i loro omologanti intercalari giustificano la rielezione di Giorgio Napolitano e non si rendono conto dell'abisso che li separa dal mondo reale. Potrebbero essere addirittura in buona fede, forse non capiscono proprio, e questo è ancora più agghiacciante, soprattutto per chi ha costruito carriera e privilegi sulla sua presunta capacità di interpretare la volontà popolare.
Terrorizzati dalla caduta del muro che avevano eretto, sono disposti a tutto per autoconservarsi: avevano umiliato Romano Prodi, lasciandone divorare la candidatura dagli sciacalli dell'urna segreta, avevano cancellato dalla loro storia Stefano Rodotà, come si eliminavano i volti dalle fotografie in epoca sovietica perché non restasse traccia di vita delle vittime di Stalin. Infine, seguendo l'idea lanciata per primo dall'insigne statista Sandro Bondi, hanno chiesto a Giorgio Napolitano di salvare non il paese, come da penosa e pelosa retorica, ma il loro partito. E il Presidente, sventuratamente, ha risposto, permettendo che la maggioranza partitica chiudesse le porte in faccia al 60% degli Italiani che avevano chiesto un cambiamento o addirittura una svolta ancora più radicale rispetto alle politiche degli ultimi anni.
Sia chiaro, l'accordo tra il PD e i parlamentari che sostennero la credibilità delle parentele di Mubarak, non è un golpe, come sostiene chi continua, anche quando è megafono di alcune buone ragioni, a "parlare pericoloso". Semplicemente è una resa, come scriveva ieri Marco Revelli, che aggiungeva:"Una clamorosa, esplicita e trasversale abdicazione del parlamento. Per la seconda volta in poco più di un anno una composizione parlamentare maggioritaria si è messa attivamente in disparte. Ha dichiarato la propria impotenza, incompetenza e irrilevanza, offrendo il capo e il collo a un potere altro, chiamato a svolgere un ruolo di supplenza e, in prospettiva, di comando" Per altro, aggiungo, il Parlamento, ancora per un accordo tra i due maggiori partiti, non ha nemmeno avviato il suo ordinario lavoro legislativo. Il patto dei resistenti al cambiamento ci porterà ad un governo coerente con le politiche precedenti, un governo che imporrà, pena lo sgretolamento di questa rinnovata unione consociativa, una ulteriore perdita di sovranità del parlamento ed un inasprimento della tensione tra cittadini e istituzioni.
Ora, come frutto maturo della deriva oligarchica delle democrazia italiana, una maggioranza trasversale senza un indirizzo politico sarà governante a giornata dei mercati e mercanti finanziari, e contemporaneamente sarà assediata da un corpo sociale sofferente e sempre più esasperato.
Sarebbe patetico sostenere che per la formazione di un governo non ci sono alternative a quelle del governo delle cosiddette "larghe intese". Alternative non sono state nemmeno cercate nel luogo dove si esercita la rappresentanza popolare, cioè il Parlamento italiano, ma si è deciso di rimanere nel chiuso delle proprie stanze, per scoprire poi di non essere al riparo da correnti, agguati e tradimenti.
La drammatica rottura del centro sinistra, sciaguratamente provocata e cinicamente perseguita dalla cerchia litigiosa che (non) controlla il suo partito largamente maggioritario, potrà avere conseguenze drammatiche non solo per il partito democratico, come già evidenziano le proteste e che si manifestano dentro e fuori le sue sezioni anche a Bologna, ma aumenterà fatalmente le tensioni anche nelle amministrazioni cittadine. Questo accadrà non perché qualche gruppo o consigliere di SEL abbia espresso la sua collera nei confronti del partito democratico, o perché in un referendum consultivo abbiamo la stessa opinione di Stefano Rodotà, ma perché le amministrazioni sono sempre più provate da politiche governative che le espongono alle domande inevase dei cittadini e sarà sempre più difficile trovare soluzioni condivise per affrontare la crisi senza sacrificare i beni più preziosi della collettività. Era ed è già difficile ora, lo sarebbe stato anche con un governo "amico" da cui avremmo potuto sperare l'allentamento del patto di stabilità, lo sarà molto di più con un governo in cui siedono ministri responsabili di politiche che hanno strangolato i comuni e ministri ostaggi del patto di governabilità.
E' vero, siamo qui per navigare nel mare in tempesta, non per andare alla deriva. Ma è ora di far salire in plancia tutto l'equipaggio, da soli non ce la facciamo. Io credo di aver capito "cosa vogliono questi signori"( e signore), e credo che senza di loro non si va da nessuna parte. A Bologna le larghe intese, tanto per cominciare, si dovranno fare con le maestre, con chi vive e lavora nei nostri servizi educativi e alla persona, con chi accoglie e chi ha bisogno di accoglienza".

Ultimo aggiornamento: 14/03/2025

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