CONSIGLIO COMUNALE, APPROVATO UN ORDINE DEL GIORNO SUL REATO DI TORTURA
Il Consiglio comunale, nella seduta odierna, ha approvato un ordine del giorno teso ad invitare il Parlamento e il Governo a riconoscere ed introdurre il reato di tortura nell'ordinamento penale italiano, a introdurre elementi di identificazione ind...
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Il Consiglio comunale, nella seduta odierna, ha approvato un ordine del giorno teso ad invitare il Parlamento e il Governo a riconoscere ed introdurre il reato di tortura nell'ordinamento penale italiano, a introdurre elementi di identificazione individuale degli appartenenti alle forze di polizia e altre azioni collegate, presentato dal consigliere Zacchiroli (Pd) e firmato dai consiglieri Lembi, Lo Giudice, Errani, Barcelò (Pd), La Torre, Pieralisi, Sazzini, Cipriani (AmeliaPerBo), Bugani, Piazza (M5S), Salsi (GMisto).
Esito della votazione: voti favorevoli 19 (Pd, AmeliaPerBo, M5S, GMisto), voti contrari 6 (Pdl, Lega nord), nessun astenuto.
Di seguito il testo dell'ordine del giorno approvato:
Viste:
- la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1984 ed entrata in vigore il 27 giugno 1987;
- la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, testo coordinato con gli emendamenti di cui al Protocollo n. 11 firmato a Strasburgo l’11 maggio 1994, entrato in vigore il 01 novembre 1998;
- la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a Strasburgo il 26 Novembre 1987;
Considerato:
che tutte e tre le convenzioni succitate impongono agli Stati di prevedere nel loro sistema penale interno il delitto di tortura, con pene di gravità adeguata, di mettere in atto opera di prevenzione e assicurare la punizione dei responsabili;
Ritenuto:
che due recenti sentenze della corte di Cassazione hanno messo in luce la grave lacuna normativa presente all’interno dell’ordinamento penale italiano in cui non è punito il reato di tortura:
- la prima emessa il 21 Giugno 2012 sul caso di Federico Aldrovandi, diciottenne ucciso durante un controllo di Polizia all’alba del 25 settembre del 2005 a Ferrara, ha ribadito la condanna di quattro poliziotti per eccesso colposo in omicidio colposo, confermando così le sentenze di primo e secondo grado;
- la seconda emessa a giudizio dell’irruzione eseguita dalla Polizia di Stato nel plesso scolastico di Genova denominato “Diaz” nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, dove erano alloggiati centinaia di manifestanti no-global giunti da tutta Europa in occasione del G8, nella quale i giudici della quarta sezione della Suprema Corte hanno confermato tutte le condanne a carico di 25 tra agenti e dirigenti di Polizia imputati;
Invita
il Parlamento e il Governo italiani
- a prevedere nella prossima legislatura l’introduzione nell’ordinamento penale del reato di tortura adottando una definizione di tortura che includa tutte le caratteristiche e le condotte giuridicamente rilevanti descritte nell'articolo 1 della Convenzione Onu di cui sopra (a partire dal testo approvato alla commissione giustizia del Senato il 13/09 u.s.).
- a condurre una revisione approfondita delle disposizioni in vigore nelle operazioni di ordine pubblico, incluse quelle in materia di addestramento e dispiegamento delle forze di polizia impiegate nelle manifestazioni, di uso della forza e delle armi da fuoco, tenendo conto della necessità di introdurre elementi di identificazione individuale degli appartenenti alle forze di polizia nelle operazioni di ordine pubblico quali codici di matricola o simili;
- a stabilire in maniera inequivocabile che le persone condannate in via definitiva, anche per pene inferiori ai 4 anni, ciò dovuto all’esercizio abusivo ed illegittimo di un potere pubblico, siano allontanate dalle Forze dell’Ordine, modificando ed integrando ove necessario le leggi e i regolamenti attualmente in vigore;
Invita inoltre
il Ministero dell’Interno
riferendosi nello specifico al “Caso Aldrovandi”, a che i quattro poliziotti, condannati in via definitiva, vengano estromessi dalla Polizia di Stato, poiché evidentemente, vista la sentenza, non in possesso dell’equilibrio e della particolare perizia necessari per fare parte di questo corpo e per la tutela dell’ordine e della incolumità pubblica;
Tutto quanto considerato
si desidera affermare che questo Consiglio è mosso alle considerazioni che precedono e ai conseguenti inviti anche dal rispetto e dalla gratitudine che si devono ai corpi di polizia che operano sul territorio e dalla consapevolezza che quotidianamente tante donne e uomini lavorano pur nella scarsità di risorse, con dedizione, professionalità e coraggio, al servizio dello Stato e dei cittadini, per il bene della comunità nazionale"
Esito della votazione: voti favorevoli 19 (Pd, AmeliaPerBo, M5S, GMisto), voti contrari 6 (Pdl, Lega nord), nessun astenuto.
Di seguito il testo dell'ordine del giorno approvato:
"IL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA
Viste:
- la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1984 ed entrata in vigore il 27 giugno 1987;
- la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, testo coordinato con gli emendamenti di cui al Protocollo n. 11 firmato a Strasburgo l’11 maggio 1994, entrato in vigore il 01 novembre 1998;
- la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a Strasburgo il 26 Novembre 1987;
Considerato:
che tutte e tre le convenzioni succitate impongono agli Stati di prevedere nel loro sistema penale interno il delitto di tortura, con pene di gravità adeguata, di mettere in atto opera di prevenzione e assicurare la punizione dei responsabili;
Ritenuto:
che due recenti sentenze della corte di Cassazione hanno messo in luce la grave lacuna normativa presente all’interno dell’ordinamento penale italiano in cui non è punito il reato di tortura:
- la prima emessa il 21 Giugno 2012 sul caso di Federico Aldrovandi, diciottenne ucciso durante un controllo di Polizia all’alba del 25 settembre del 2005 a Ferrara, ha ribadito la condanna di quattro poliziotti per eccesso colposo in omicidio colposo, confermando così le sentenze di primo e secondo grado;
- la seconda emessa a giudizio dell’irruzione eseguita dalla Polizia di Stato nel plesso scolastico di Genova denominato “Diaz” nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, dove erano alloggiati centinaia di manifestanti no-global giunti da tutta Europa in occasione del G8, nella quale i giudici della quarta sezione della Suprema Corte hanno confermato tutte le condanne a carico di 25 tra agenti e dirigenti di Polizia imputati;
Invita
il Parlamento e il Governo italiani
- a prevedere nella prossima legislatura l’introduzione nell’ordinamento penale del reato di tortura adottando una definizione di tortura che includa tutte le caratteristiche e le condotte giuridicamente rilevanti descritte nell'articolo 1 della Convenzione Onu di cui sopra (a partire dal testo approvato alla commissione giustizia del Senato il 13/09 u.s.).
- a condurre una revisione approfondita delle disposizioni in vigore nelle operazioni di ordine pubblico, incluse quelle in materia di addestramento e dispiegamento delle forze di polizia impiegate nelle manifestazioni, di uso della forza e delle armi da fuoco, tenendo conto della necessità di introdurre elementi di identificazione individuale degli appartenenti alle forze di polizia nelle operazioni di ordine pubblico quali codici di matricola o simili;
- a stabilire in maniera inequivocabile che le persone condannate in via definitiva, anche per pene inferiori ai 4 anni, ciò dovuto all’esercizio abusivo ed illegittimo di un potere pubblico, siano allontanate dalle Forze dell’Ordine, modificando ed integrando ove necessario le leggi e i regolamenti attualmente in vigore;
Invita inoltre
il Ministero dell’Interno
riferendosi nello specifico al “Caso Aldrovandi”, a che i quattro poliziotti, condannati in via definitiva, vengano estromessi dalla Polizia di Stato, poiché evidentemente, vista la sentenza, non in possesso dell’equilibrio e della particolare perizia necessari per fare parte di questo corpo e per la tutela dell’ordine e della incolumità pubblica;
Tutto quanto considerato
si desidera affermare che questo Consiglio è mosso alle considerazioni che precedono e ai conseguenti inviti anche dal rispetto e dalla gratitudine che si devono ai corpi di polizia che operano sul territorio e dalla consapevolezza che quotidianamente tante donne e uomini lavorano pur nella scarsità di risorse, con dedizione, professionalità e coraggio, al servizio dello Stato e dei cittadini, per il bene della comunità nazionale"
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Piazza Maggiore, 6